venerdì 16 giugno 2017

pc 16 giugno - Dalla manifestazione di Bergamo dei lavoratori della logistica

Cento lavoratori della logistica appartenenti allo Slai cobas per il sindacato di classe e al Si.Cobas hanno rappresentato la massa dei lavoratori in sciopero generale nella provincia di Bergamo.
Uno sciopero generale per aprire la lotta per il contratto nazionale, fermo da anni e per le condizioni di lavoro sulla piattaforma decisa dai lavoratori; sciopero che a Bergamo si è unito alla lotta contro i licenziamenti per la logica di sfruttamento, taglio dei costi, profitto negli appalti e cambi appalti, e contro i licenziamenti antisindacali, politici verso i lavoratori più attivi, i delegati sindacali alla Kamila.
In uno spirito unitario e combattivo. “Se toccano uno toccano tutti” è risuonato nel corteo più volte.
Fortissima è stata la denuncia della repressione contro i dirigenti dello Slai cobas sc e del Si.Cobas “Giù le mani dal Si.Cobas”, “Giù le mani dallo Slai cobas” è stato gridato insieme dai lavoratori, che a queste organizzazioni devono le loro conquiste e dignità e che comprendono benissimo che i padroni vogliono cancellare queste loro organizzazioni sindacali per trattarli come schiavi.
Questo piano non è passato, né passerà!
Il corteo ha voluto essere un elemento di lotta concreta, in particolare quando si è riversato con una forte delegazione alla Direzione prov.le del Lavoro, rompendo i divieti e imponendo al direttore della stessa di incontrare i rappresentanti dei lavoratori, che hanno posto la necessità di interventi urgenti che portino ad effettivi provvedimenti, cambiamenti, in realtà in cui vi è il concentrato di violazioni di leggi, di norme di sicurezza, e un ruolo attivo della DpL nel non far passare gli attuali licenziamenti illegittimi.

Attraversando il centro il corteo ha raggiunto la prefettura, blindata e resa inaccessibile dalla polizia.
I lavoratori qui hanno fatto il punto della lotta, chiedendo con forza che la prefettura torni ad occuparsi dei licenziamenti, a fronte delle aperte violazioni di leggi di cui si rendono protagoniste le cooperative e i loro committenti, che mentre buttano fuori 90 operai li sostituiscono con il superlavoro di altri.

Il corteo si è concluso nel p.le della Stazione, dove i lavoratori hanno fatto il punto della lotta e preso impegni su come continuare.

E' stato comunque uno sciopero difficile, su cui ha pesato il ricatto del lavoro, che la vicenda dei 90 licenziamenti della NewUtility ha elimentato. In alcuni ai posti di lavoro non si è scioperato abbastanza, nei numeri necessari e anche la venuta dai posti di lavoro alla manifestazione ha presentato diverse difficoltà.
La lotta per il contratto, sin da questa giornata mostra essere una guerra di lunga durata per i lavoratori, che lo sciopero di oggi ha esperto, ma che richiederà altri scioperoìi e altre iniziiative per arrivare a risultati.
La determinazione dei lavoratori è tanta, ma attraverso l'unità occorre trasformare questa determinazione, inn un grande, compatto organizzato ìmovimento di lotta.
Bisogna sempre capire che i padroni non hanno intenzione di dare alcun contratto nazionalke nuovo. Questo sistema gli sta benissimo, come sta benissimo al governo, ai sindacati confederali e a tutto l'arcipelago politico economico nche si muove e si arricchisce nel settore.
Lo sciopero di oggi ha dimostrato però che gli operai non stanno sulla difensiva e che non si faranno più cancellare.
Ma, certo, per vincere la guerra e il contratto bisogna vincere battaglie decisive che sono dentrp questa guerra di classe; quella dei licenziamenti a Bergamo è una di queste battaglie.
I padroni usano la divisione vogliono portare i lavoratori alla disperazione e alla resa, vogliopno alimentare una guerra tra poveri che possa riconsegnare completamente nelle loro mani il potere sulle condizioni di lavoro, i diritti dei lavoratori, i salari.

E' fondamentale che vi sia una linea unica nella lotta ma anche nelle trattative. Cosa che non si è verificata negli ultimi giorni, in cui anche nel sindacalismo di base presente si manifesta una linea di cedimento sulle questioni essenziali: i 90 lavoratori devono rientrare, nessun lavoratore deve rimanere senza lavoro e nessuna mediazione è accettabile che non sia quella della ricollocazione al lavoro di tutti. Non si può dire Sì all'avvio della procedura senza queste garanzie.
Per questo tra i lavoratori è stata vivace la discussione per mantenere coerenza e unità su questo.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe mercoledì tornerà ad incontrare tutti i lavoratori che vogliono licenziare al magazzino per decidere insieme le forme di lotta necessarie per affrontare insieme il futuro confronto alla Direzione pro.le del Lavoro.

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