venerdì 28 aprile 2017

pc 28 aprile - Polizia e istituzioni razziste e carogne contro una famiglia marocchina

Nessuna casa per la famiglia marocchina scambiata al cinema per gruppo di terroristi

Nessuna casa per la famiglia marocchina scambiata al cinema per gruppo di terroristi

La donna: "Dopo quell'episodio molti ci hanno chiesto scusa ma sono state solo parole. Mi hanno proposto di andare nei dormitori”.

Stanno per scadere i due mesi di proroga che Mustapha Lahfidi e sua moglie Souad Ghennam avevano ottenuto per evitare lo sfratto. Otto settimane non sono bastate per trovare una soluzione e ottenere una casa popolare per la famiglia marocchina che la notte di capodanno al cinema di via Livorno era stata scambiata per un gruppo di terroristi seminando il panico in sala. "Dopo quell’episodio c’era la fila sotto casa nostra, l’assessore del Comune, poi quello della regione, tutti
hanno voluto venire a casa e farsi fotografare. Hanno chiesto scusa e ci hanno promesso aiuto ma sono rimaste tutte parole al vento”. Lahfidi è arrabbiato mentre esce dagli uffici del comune in via Corte d’Appello: “Mi hanno detto che per me e per la mia famiglia non c’è la casa, mi hanno proposto di andare nei dormitori”.

Mustapha, da oltre 20 anni in Italia cerca anche un lavoro, per ora vive con la disoccupazione. Quella serata al cinema, quando alcuni degli spettatori li avevano additati come terroristi per il semplice fatto di indossare l’hijab e per aver fatto qualche gesto in direzione della figlia e del fidanzato sordi seduti un paio di file più indietro, doveva essere una consolazione per il licenziamento del capofamiglia. Invece è stato il primo di una serie di guai: “Noi ci stiamo provando ad arrangiarci per conto nostro ma trovare una casa non è semplice, alcuni non affittano agli stranieri, altre sono fuori dalla nostra portata”. Mustapha e Souad mantengono tre figli. “Io non pretendo niente ma mi chiedo che fine abbiano fatto tutte quelle promesse che ho ascoltato con le mie orecchie. Perché hanno detto che avrebbero aiutato se poi non lo fanno?”, si chiede il capofamiglia.

Da due mesi nell’ordinatissimo appartamento di via Ceva vivono come se dovessero partire da un momento all’altro pronti al trasloco non appena se ne presentasse l’occasione, ma non è mai arrivata. E intanto le cicatrici per quel che è successo a capodanno sono ancora ben visibili: “Mia moglie non sta ancora bene. E’ stato terribile per tutti”.
La speranza è che domani mattina Comune, ufficiale giudiziario e proprietario di casa trovino l'accordo per una nuova proroga.

Nessun commento:

Posta un commento