domenica 5 marzo 2017

pc 5 marzo - "PROVATE VOI A STARE ALLA CATENA DI MONTAGGIO..." - L'8 MARZO SCIOPERO DELLE DONNE ANCHE PER QUESTO...

Lo “Sciopero delle donne” deve avere nella sua piattaforma anche il grave problema della salute e sicurezza delle lavoratrici.

L'MFPR nella piattaforma ha scritto:

- Meno orario e aumento delle pause
- Riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro, come difesa anche della nostra salute
- inserire nel TU sicurezza lo stress lavoro correlato-violenza.
- Riposo sabato e domenica o 2 gg consecutivi nelle aziende a turnazione continua
- Turni che non aggravino la condizione delle donne
- Condizioni di lavoro e ambienti di lavoro (compreso servizi igienici), DPI a tutela della salute, anche riproduttiva, delle donne e della dignità delle lavoratrici
- richiesta agli Enti ispettivi di una verifica generale, sotto il nostro controllo
Nel lavoro nelle campagne:
- No all’uso di prodotti tossici durante il lavoro nei campi, strutture mediche vicine ai luoghi di lavoro
- bagni, servizi igienici nelle campagne
Nei call center
- Divieto di controlli presonalizzati che comportano gravi danni-stress psicofisici

Eliana Como del “Sindacatoaltracosa” ha detto recentemente: “Un tema che si affronta pochissimo, in questo settore in particolare ma anche negli altri: la salute e la sicurezza delle donne nei posti di lavoro. Concetti che non sono affatto “neutri”, ma vengono perlopiù trattati come tali. C’è differenza tra i corpi degli uomini e delle donne. Eppure, i Dpi (dispositivi di protezione individuale: guanti, occhiali, cuffie etc) sono “neutri”, cioè pensati tutti, uomini e donne. E quando si dice che sono neutri, nelle fabbriche metalmeccaniche significa in realtà che sono pensati per gli uomini. Poi le donne si dovranno adattare. Non si parla mai nemmeno di salute riproduttiva. Aldilà di ogni altra considerazione, quando è uscita la campagna sul Fertility Day a nessuno è venuto in mente di parlare del rapporto tra condizioni di lavoro e fertilità/maternità (lavoro notturno, turni di sabato e domenica, catena di montaggio)».

Su tutto questo l'Mfpr aveva fatto tempo fa un dossier/inchiesta “Una realtà delle donne di cui si parla poco”. Per lo Sciopero delle donne dell'8 marzo riportiamo stralci dell'introduzione. Chi lo volesse richiedere anche on line, scriva a: mfpr.naz@gmail.com


“...Il 27,5% degli infortuni colpisce le donne, circa 250mila su un totale di oltre 910mila. L’8% delle donne muore per infortunio”.
Questi dati che possono sembrare bassi, non testimoniano affatto una condizione di maggiore sicurezza per le donne ma solo una condizione di minor lavoro...
...“Negli infortuni in itinere, invece, la quota rappresentata dalle lavoratrici, è rilevante e pari
esattamente al 46,1%. e le morti delle donne in questi infortuni vanno oltre il 50% dei decessi (contro il 22,3% tra gli uomini)” -
Come mai questo dato così alto? Questi infortuni denunciano la morte di lavoratrici, come braccianti, precarie che per arrivare sui posti di lavoro a volte devono viaggiare, spesso assiepate nei pulmini dei caporali o degli intermediari, mezzi spesso non a regola che vanno veloci per portare prima sul lavoro o dal lavoro.
Ma denunciano soprattutto la corsa che le donne devono fare per e da lavoro, per affrettarsi, già stanche e stressate, a fare l’altro lavoro, quello gratis in casa. Le donne, se hanno famiglia, vanno al lavoro dopo aver fatto a volte ore di lavoro prima per “mettere a posto la casa”, per preparare da mangiare, per i figli – vi sono lavoratrici che per andare a fare il primo turno lavorativo si alzano alle 4 di notte e fino alle 6 hanno già lavorato due ore e già comincia la stanchezza; lo stesso avviene al rientro dal posto di lavoro. E questo fa vivere le donne in una continua corsa, le costringe anche a uno sforzo mentale, dovendo pensare a più impegni, e la stanchezza si somma a tensione, nervosismo.

Questi dati testimoniano che, a parte infortuni simili e rischi uguali agli altri lavoratori, c’è, anche sul fronte della sicurezza/salute, una condizione diversa delle donne rispetto ai lavoratori uomini...
...il lavoro domestico porta alla “doppia fatica”, al doppio stress, ad un peggioramento della salute (tante lavoratrici soffrono di dolori diffusi, costanti, di ansia, insonnia, dolori allo stomaco, ecc. che si dovranno portare per anni...
Un attacco alla salute e alla vita meno quantificabile nelle tabelle statistiche sulla sicurezza, ma molto più generale e costante...

...Non rientrano nelle statistiche gli infortuni e gli attacchi alla salute nei settori in cui le lavoratrici sono spesso a nero, come il commercio, il terziario, il settore dei Pubblici servizi, l’agricoltura, le piccole ditte, le cooperative, l’ampio settore del finto volontariato.
Vengono nascosti – anzi “non esistono” - gli infortuni, le malattie delle lavoratrici immigrate, dalle “schiave dei rifiuti” del nord est, alle badanti in tutt’Italia...
Per le badanti, costrette, come sono, a stare chiuse in case per lunghe ore con un rapporto solo con l’assistito, a badare spesso ad anziani malati anche di notte, il lavoro è anche usurante sia fisicamente che mentalmente. Ma le immigrate non hanno diritto neanche ad ammalarsi e a curarsi, perchè esistono solo se lavorano...
Tra le immigrate, le lavoratrici del sesso, perseguitate, offese, cacciate, come “portatrici” di malattie, sono invece quelle che si prendono le peggiori malattie dagli uomini-clienti per la loro concezione di uso/abuso del corpo delle prostitute.
Malattie che possono portarle a gravi invalidità, fino alla morte. Malattie che non possono neanche farsi curare, altrimenti rischiano di essere arrestate e cacciate...

...Ma soprattutto denunciamo che non viene registrato l’esaurimento/morte lenta delle donne. “Bastano pochi anni di lavoro perchè più di un terzo delle operaie intervistate abbia consapevolezza dei danni che il lavoro ha prodotto sul proprio corpo; dopo 10 anni è oltre il 60% a denunciarne gli effetti – inchiesta Fiom”.
Nelle fabbriche, come la Fiat (oggi Fca), alle vecchie condizioni di lavoro fondate su ripetitività, parcellizzazione, su movimenti anormali del corpo e ripetuti per ore ed ore, soprattutto delle braccia e delle mani, su aumento dell’orario, si sommano le nuove fondate su aumento e nuovi ritmi produttivi, velocizzazione dei tempi, pesantezza dei turni di lavoro...
...per le lavoratrici questi movimenti ripetuti, forzati, i ritmi intensi di lavoro, la stanchezza di ore ed ore di lavoro sempre nelle stesse posizioni, legati all’insieme della condizione di vita, al fatto di poter cambiare di meno l’orario di lavoro, i turni (perchè devono conciliarsi comunque con i “tempi familiari”), al mancato riposo e all’altro lavoro in casa, comportano in più gravi problemi all’apparato riproduttivo, con disfunzioni del ciclo mestruale (che talvolta sparisce anche per mesi), problemi legati alla maternità, mal di testa sempre più frequenti, ecc...
...Ci sono altre lavoratrici che effettivamente invecchiano visibilmente prima. Provate a chiedere l’età alle braccianti e l’80% delle volte, soprattutto tra le donne non giovanissime, diranno un’età che è inferiore a quella che sembra guardandole in faccia. Alla fatica si aggiunge il sole o il freddo che rovina la pelle. Ma non basta, le lavoratrici rischiano altre malattie della pelle, anche respiratorie, anche dell’apparato riproduttivo per le sostanze chimiche tossiche usate in agricoltura.
Quando troveremo questo attacco alla salute delle donne, continuo, lento, ma gravissimo, nelle tabelle ufficiali?

Nelle fabbriche tessili, confezioni varie, in cui la stragrande maggioranza dei lavoratori è donna... l’attacco alla salute è... ugualmente molto presente. Esso è dato dal lavoro monotono e ripetitivo, dai ritmi supercontrollati, con conseguente stress mentale, da danni alla vista. Poi c’è il rumore, spesso continuo per tutta la giornata, spesso insopportabile che oltre a portare danni all’udito, porta danni nervosi.
Ma ugualmente sono sottovalutati i danni fisici portati dagli ambienti di lavoro, che possono essere anche gravi. Spesso, soprattutto nelle piccole e medie fabbriche tessili, le lavoratrici sono costrette a stare in ambienti di lavoro senza adeguata areazione, senza aspiratori – per non parlare delle fabbriche in cui lavorano immigrate che sono il più delle volte in locali nascosti e quindi con poca aria – e nello stesso tempo respirare fibre di tessuto, di ovatta, sostanze coloranti, colle, ecc. con danni rilevanti all’apparato respiratorio...

...Tra le lavoratrici precarie, la fatica si somma alla precarietà del futuro, e la precarietà diventa di per sé un fattore di stress, di rischio salute fisica e psichica.
Inchieste mostrano come la condizione di precarietà, di continua incertezza (che riguarda 12,3% di donne e il 35% tra le immigrate – dati inchiesta Fiom), creano ansia, depressione, patologie gastro-enterinali, pressione alta, ecc.
Le lavoratrici precarie... (non hanno) un lavoro stabile con una ditta, un ufficio, ma (sono) a disposizione per tutta la giornata, per tutti i giorni di tutti i padroni, esaurendo energie fisiche e mentali in questa iperflessibilità o nell’attesa.
Se ti ammali o ti infortuni in un lavoro precario in cui spesso sei pagata solo per i giorni di effettivo lavoro, in cui non hai diritti, le lavoratrici sono costrette a ridurre i tempi della cura, ad andare al lavoro anche con disturbi mestruali o con una gravidanza a rischio.
Nei call center, settori emblematici della precarietà, è stato inventato un nuovo termine: “tecnostress”. Le donne rischiano la salute fino ad ammalarsi non solo per il fatto di stare ore ed ore davanti un computer, ore ed ore a sentire voci in cuffia, con forti riduzioni della capacità uditiva, ma anche per lo stress di essere costantemente sotto controllo dei capi...

Infine dobbiamo denunciare un altro taciuto aspetto di rischio per le donne: le molestie sessuali sui luoghi di lavoro, fino agli stupri. Questi oltre ad essere una violenza odiosa verso le donne, costituiscono anche un attacco alla salute come lavoratrici. Allo sfruttamento da lavoro si unisce lo schifoso sfruttamento del corpo, il ricatto sessuale che a volte dura per tanto tempo, così come il mobbing, che per le donne è spesso unito ad una persecuzione sessuale, portando ad esaurimento, depressione, fino a casi di suicidio. Questi dati... non verranno mai denunciati come infortuni sul lavoro...


...Questa condizione delle donne, se in termini di freddi dati di infortuni, di morti sul lavoro, è inferiore a quella dei lavoratori maschi, è in realtà peggiore. Ma soprattutto mostra le varie, complesse e dure facce di questo attacco alla vita e alla salute, e pone in maniera più chiara la necessità di legare anche questa battaglia per la sicurezza sui posti di lavoro, per la vita, la salute alla battaglia più generale contro questo sistema capitalista di morte, che schiaccia le vite in nome del profitto, che sfrutta e opprime doppiamente le lavoratrici. 

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