giovedì 30 marzo 2017

pc 30 marzo - Solidarietà con le compagne e compagni di Taranto contro la repressione da "Il pasquino"


Non si sono fatti pipì addosso per rimanere sul posto di lavoro, né hanno accettato di essere sfruttati e neanche di non avere nessun lavoro.
Hanno lottato per i propri diritti, quelli che sono il senso ed il significato della parola libertà e dignità, per questo, solo per questo, il nostro Stato li perseguita, li condanna.
Chi non accetta di subire il ricatto, chi non arriva ad ottenere il posto di lavoro con la ormai famosa partita di calcetto/raccomandazione deve per forza fare i conti con le “regole” di chi comanda, sottostare ad esse, o farsi da parte, con le buone o con le cattive.
Se rivendichi i tuoi diritti sei colpevole, colpevole di estorsione, estorsione di quei diritti che dovrebbero essere nostri a prescindere, oltre ogni ragionevole dubbio, oltre ogni contestazione, oltre ogni indagine di una magistratura che sta mostrando il suo volto di boia del sistema sempre più chiaramente.
Margherita Calderazzi, coordinatrice dello Slai Cobas dei disoccupati organizzati di Taranto, era alla testa di quelle proteste che ebbero il loro culmine nell’aprile/maggio del 2010.
Con una tenda organizzarono, sotto il Comune di Taranto, un punto d’incontro e di autoorganizzazione per tutte quelle persone disoccupate che volevano reagire, riconquistare il proprio futuro, in poche parole ritornare ad essere liberi.
Non piaceva la tenda né al sindaco né a tutti quei benpensanti sinistrorsi che di chi non ha nulla se ne fregano alla grande, da sempre, per sempre.
La tenda fu violentemente attaccata dalle forze della polizia municipale, distrutta, chi la occupava fu malmenato, alcuni ed alcune furono anche feriti.
Ma c’è chi non molla, c’è chi ritiene la libertà di parola e di protesta un bene che va ben oltre la stessa paura, le stesse minacce, le stesse manganellate.
Il presidio fu nuovamente organizzato…solo chi non lotta ha già perso.
Le provocazioni da parte dei vigili urbani del luogo andarono avanti, senza sosta, ma questa volta trovarono la ferma opposizione dei disoccupati organizzati dallo Slai cobas e dalla sua coordinatrice Margherita Calderazzi.
L’unica strada per chi vuole imbavagliare le lotte è colpire chi non molla, con ogni mezzo, anche il più vile, il più vigliacco.
Margherita fu accusata di aver “offeso” uno dei capo dei vigili urbani del luogo, inviata immediatamente a processo, assolta in primo grado, condannata in secondo grado per oltraggio a pubblico ufficiale ad un mese di detenzione.
Margherita è colpevole di essere una persona libera, che non ha paura e per questo vogliono fermarla, perché sono loro che hanno paura delle persone libere.

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