giovedì 30 marzo 2017

pc 30 marzo - Milano: Città Studi dice No alla devastazione e saccheggio del dopo Expo



Trasferire CittàStudi nel sito Expo? No grazie! – Aula piena per l’assemblea a Fisica

Venerdì ore 17, biciclettata da Piazza Leonardo Da Vinci a Palazzo Marino per dire no al trasferimento di Città Studi.
“Non vedevo quest’aula così piena da…”.
Questa la frase che, invariabilmente, quasi tutte le persone ripetevano entrando nell’Aula A del Dipartimento di Fisica ieri pomeriggio.
Poi ognuno pescava nella sua memoria.
Qualcuno non la vedeva così piena dai tempi dell’Onda…altri, più grandicelli, andavano indietro addirittura ai ruggenti anni ‘70.
 Che l’assemblea contro lo spostamento di Città Studi nell’ex-sito Expo sarebbe stata molto partecipata, in questo caldo mercoledì di fine Marzo, lo si percepiva già nei minuti precedenti alle 14,30 quando gruppi di studenti e lavoratori iniziavano a sedersi nella grande aula di Fisica.
La geometria dell’assemblea andava poi costituendosi con gruppetti e singoli che si spostavano in
continuazione nei capannelli tipici che precedono i momenti collettivi.  Nella prima parte dell’assemblea, che ha visto la presenza di almeno duecentocinquanta persone tra cittadini e universitari, numerosi interventi studenti e ricercatori e di alcuni professori hanno evidenziato le criticità del progetto del trasferimento ad Expo.  Un progetto che nasce esclusivamente dalla necessità di Governo e Comune di coprire il vergognoso buco di Arexpo, le cui aste sono andate sempre deserte e che non dà nessuna risposta alle esigenze dell’università e del quartiere. Non si può pesare di spostare un’università e 17.000 persone in mezzo a tre tangenziali solo perché c’è un luogo vuoto da riempire a Rho.

Numerosi interventi hanno rimarcato la necessità di un’espansione delle facoltà scientifiche della Statale a Milano. E’ necessario che vengano stanziati fondi per rilanciare l’Università a Città Studi e nei luoghi limitrofi nei quali potrebbe espandersi come la zona Rubattino: caserma, scali ferroviari, ex Innocenti.  Non si può fare l’errore di pensare che chi si sta organizzando per opporsi a questo folle trasferimento sia contrario a nuovi poli di ricerca all’avanguardia, ma in tanti hanno evidenziato come l’interazione tra l’università e il quartiere e tra l’Università e il Politecnico degli Studi siano un elemento indispensabile per immaginare il futuro delle facoltà scientifiche della Statale. Inoltre la partecipazione dell’Università a Human Tecnopole, che sarebbe gestore del 75% degli spazi dell’Arexpo contro il 25% della Statale, pone l’istruzione pubblica universitaria e la ricerca in una condizione di totale sudditanza rispetto a multinazionali e privati. Nella seconda parte dell’Assemblea sono intervenute tutte le anime del quartiere contrarie al trasferimento: dall’associazione ‘Che ne sarà di Cittastudi’, al ‘Progetto Lambrate’, al comitato Salviamo Cittàstudi fino all’ANPI Cittàstudi.
 Probabilmente non è stato un caso se il Corriere della Sera, da sempre impegnato in prima fila nella promozione della nuova città vetrina, proprio ieri presentava un gigantesco “spot pubblicitario” a favore del trasferimento di Città Studi in cui il Rettore Vago sostiene che lo spostamento è “un’opportunità irripetibie”, che “non esistono piani B”, che “l’ateneo non può indebitarsi”…e via di questo passo. Quando però si parla concretamente di cosa dovrebbe arrivare in Città Studi al posto delle facoltà trasferite…beh…le certezze del Magnifico si fanno meno granitiche…subentrano mille condizionali…e il tutto si fa più…vago… 
Riassumendo quindi gli interventi di ieri il trasferimento a Rho risulta assolutamente inutile e come ha sostenuto uno studente è stato “deciso da pochi, imposto a tutti e utile per nessuno”. Assolutamente possibile invece un piano B di investimenti per migliorare la qualità dei servizi e degli spazi in una zona, quella di Milano Est, ancora piena di aree dismesse. Il trasferimento nelle ex-aree di Expo, significherebbe una doppia speculazione: la prima dove sorgeva l’Esposizione Universale e la seconda dove sorgeva Città Studi. La proposta uscita dall’assemblea è quella di formare un unico comitato che unisca le istanze di residenti a quelle degli studenti e che si organizzerà per presentare un progetto alternativo allo spostamento a Rho. Il primo appuntamento in cui il fronte della protesta si muoverà compatto sarà la biciclettata di venerdì che partirà alle 17 da piazza Leonardo Da Vinci per raggiungere Palazzo Marino dove si terrà la seconda seduta della commissione (dopo il clima frizzante di settimana scorsa) per discutere di Città Studi.
Questo invece è il comunicato di iLight che ha introdotto l’assemblea a Fisica:
NO ALLO SPOSTAMENTO DI CITTASTUDI
PERCHE’ NO?
Questa vicenda comincia con le aste sui terreni di Expo andate deserte e con la necessità del governo di coprire il buco di Expo. Nonostante le critiche e le pressioni ricevute dai cittadini, ad oggi non esiste nessun piano su cosa diventerà Città Studi dopo lo spostamento. Anche per quanto riguarda l’area di Rho emergono tante contraddizioni: non è chiaro in che modo potranno interagire università, aziende e IIT che si spartiranno la zona, non esiste un progetto per le persone che lavorano e studiano in università. Trasferire la Statale non è solo questione di spazi! Le principali motivazioni che ci portano a dire di no:
– Mancato coinvolgimento: Quella che inizialmente era una proposta è diventata decisione inamovibile senza nessun tipo di coinvolgimento di studenti, lavoratori dell’università e abitanti del quartiere.
– Assenza di visione: Dopo mesi che se ne parla non sono ancora uscite proposte credibili e concrete che tengono in conto le esigenze dell’università. – Soldi sottratti alla ricerca: La Statale riceverà un decimo dei fondi rispetto all’IIT. Parte di questi soldi verranno sottratti dal fondo per la ricerca e utilizzati per edilizia.
– Manca spazio: Lo spazio dedicato alla Statale a Rho conta 100000 mq a fronte dei 250000 mq presenti a Città Studi. Già è stato anticipato che i laboratori andranno condivisi fra i diversi gruppi di ricerca.
– Governo dei privati: Una sola cosa è certa: grandi multinazionali del farmaco e biomediche sono protagoniste. Ci aspettiamo che tutta la ricerca che non ha direttamente a che fare con gli interessi di queste grandi aziende sarà fortemente penalizzata considerando il fatto che Unimi si dovrà indebitare per lo spostamento.
– Desertificazione: La presenza dei poli universitari nella città genera dinamismo nei quartieri, con lo sposamento delle facoltà scientifiche della statale verrà desertificato uno dei quartieri più giovani e vitali.
LE NOSTRE PROPOSTE
– CittàStudi: Annullare il progetto di Human Technopole e spostare tutti gli investimenti per rinnovare CittàStudi per trasformarla in un polo scientifico d’avanguardia. Non vogliamo solo che si ristrutturino gli edifici e i laboratori, ma un piano di rilancio dei dipartimenti scientifici che pongano la didattica e la ricerca in Unimi al centro.
– Città e quartiere: Sogniamo un campus aperto che interagisce con la città e le dà vita. Ci proponiamo di costruire un progetto su CittàStudi che non coinvolga soltanto gli studenti e i lavoratori dell’università, ma che sia rivolto a tutto il quartiere di Lambrate-CittàStudi.
– Diritti: Nessuna riqualificazione e rinnovamento dell’università può prescindere dal garantire una serie di diritti a partire dall’accessibilità del polo (mobilità per i pendolari e diritto allo studio), passando dalla calmierazione degli affitti per gli studenti, fino al diritto a non spendere le proprie giornate sotto la tangenziale Ovest nei terreni di Expo.
– Apertura serale dell’università: E’ inconcepibile che uno dei poli universitari più grandi d’Europa rimanga chiuso alla sera. L’università dovrebbe aprirsi sia a chi ha necessità di spazi per studiare sia per ospitare eventi culturali che interessano anche alla cittadinanza. Ovviamente ciò non sarebbe possibile a Rho.
– Lavoro: Per rilanciare i dipartimenti di Unimi servono nuove assunzioni di ricercatori e borse di dottorato e postdoc. In questo modo si riuscirebbe anche a sfruttare meglio i fondi europei per la ricerca. Tutto ciò lo possiamo riassumere nel diritto all’università. Costruiamo fin da subito un fronte comune per rilanciare CittàStudi e costruire un’università diversa!
iLight

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