venerdì 17 marzo 2017

pc 17 marzo - Fincantieri Palermo: i padroni tagliano la pausa mensa e vogliono ancora più “produttività” per liberarsi degli ultimi operai… che continuano gli scioperi della mezz’ora

Dopo l’”approvazione” del Contratto nazionale i padroni (pubblici) di Fincantieri pensano di poter fare quello che vogliono. E con l’aiuto di Fim e Uilm sicuro e diretto: “A fronte di un impegno di nuove commesse nella lavorazione, trasformazione e riparazione dei tronconi di navi da parte dell’azienda, riteniamo che siglare un verbale sull’efficientamento del cantiere navale di Palermo, che segue del resto l’accordo integrativo approvato anche dai lavoratori, non sia altro che un ulteriore passo di un percorso per il rilancio dello stabilimento, che non può più essere rinviato”. Si legge sul Giornale di Sicilia del 15 marzo, insieme al resto: “Lo scrivono, a seguito della riunione di lunedì sera con Fincantieri, Ludovico Guercio, segretario Fim Cisl Palermo Trapani; e Nino Clemente, della Rsu Fim Cisl. “Con il verbale l’azienda chiede di rendere più competitivo il cantiere, aumentare i livelli produttivi, impegnandosi a sua volta a indirizzare nel capoluogo nuove commesse… serve l’impegno di tutti. È chiaro però – concludono guercio e Clemente – che per un vero rilancio attendiamo ancora la realizzazione del bacino da 80 mila tonnellate”.
A parte il solito ricatto dello “scambio” produttività-nuove commesse, che, tra l’altro, vale solo per lo stabilimento di Palermo, nell’attesa del “vero rilancio” gli operai, secondo Fim e Uilm, devono subire di tutto e rinunciare pure alla pausa!
Ma gli operai non possono nemmeno sperare nell’“azione” della Fiom che prima firma il contratto nazionale e poi pretende che l’azienda non lo applichi nelle forme più pesanti richiedendo il massimo di “produttività”.
E infatti, in un altro incontro, come riportato dalla Fiom in un comunicato, la Fincantieri ha presentato dei dati “che, a loro dire, dimostrano che lo stabilimento di Palermo non è in grado di competere sul mercato a causa della mancata produttività, che attribuiscono unicamente ai lavoratori”.
È chiaro che a forza di cedere su ogni punto (gli operai si ricordano ancora con rabbia quando qualche anno fa non è stato più dato il latte che storicamente ricevevano per “disintossicarsi” dalla tossicità dell’ambiente di lavoro) poi diventa difficile mantenere i diritti. E questo fanno oramai da decenni Fim, Fiom, Uilm!

È per questo che gli operai possono solo sperare di cominciare a cambiare le cose se prendono nelle loro mani la lotta!

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