lunedì 30 gennaio 2017

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sul  DOCUMENTO BASE DEL CONGRESSO DI FONDAZIONE DI SINISTRA ITALIANA

Da venerdì diciassette a domenica diciannove febbraio si terrà a Roma il congresso di fondazione della nuova formazione politica nascente dal connubio tra i fuoriusciti ex sedicenti democratici,  ed una parte di ciò che resta di Sinistra Ecologia Libertà dopo il recente suicidio; per preparare l'evento, due apposite Commissioni hanno licenziato altrettanti documenti: uno - intitolato "C'è l'alternativa" - da coloro che si sono occupati del Progetto, che è quello che qui interessa analizzare, l'altro è lo Statuto provvisorio.
Si tratta di uno scritto piuttosto corposo che consta di quindici capitoli, per un totale di venticinque cartelle: la parte che maggiormente può interessare i lettori di questo blog è certamente la prima, perché inquadra le generalità del pensiero di coloro che intendono costruire qesto nuovo soggetto politico; a chi scrive appare che chi ha redatto il documento abbia qualche problema di memoria dello svolgimento della storia, e manchi proprio delle basi del pensiero marxiano che deve fare da guida anche ad un qualsiasi partito abbia l'ambizione non di sovvertire l'esistente, ma anche solo di riformarlo.
Nelle prime righe si trova scritto: "Ci impegniamo attraverso l'attività politica a creare le condizioni perché ciascuno possa realizzare i propri progetti di vita liberi dal bisogno e da ogni forma di oppressione e di sfruttamento materiale e intellettuale"; il problema è che tutto questo impegno lo mettono - a parole, addirittura arrivando a prospettare, a pagina ventiquattro, una "lotta senza quartiere, a denti scoperti, contro illegalità, evasione fiscale, criminalità, mafie, contro il 'sovversivismo delle classi dirigenti' che ha infettato il corpo della società italiana, inquina l’economia e devasta l’etica pubblica" - ben sapendo che tutte queste cose possono avverarsi soltanto fuori dall'ambito del regime capitalista.
Da questo non può che discendere che non può certamente essere un soggetto soialdemocratico ciò di cui vi è necessità; per giungere al traguardo auspicato da Sinistra Italiana non può bastare "più giustizia sociale, redistribuire reddito e ricchezza, liberare il lavoro dallo sfruttamento e dalla precarietà, tutelare i beni comuni e l'ambiente, riaffermare i diritti sociali e civili come strumento di emancipazione individuale e collettiva": un programma del genere sarebbe sufficiente soltanto se la borghesia, ed il suo comitato di affari, lasciasse volontariamente al proletariato la gestione della res publica, ma ciò non è mai successo nella storia, e neppure mai accadrà visto che i borghesi non molleranno mai di propria iniziativa i privilegi di cui godono.
Chiarito quale sia l'abiettivo del nuovo soggetto politico, sembra utile spendere due parole per capire a chi si rivolgono i suoi promotori; per fare questo ci appoggiamo ad una parte del capitolo quarto che, dopo aver criticato la così detta 'sinistra radicale' per la sua marginaizzazione dovuta all'accettazione acritica dell'ideologia, sostiene quanto segue: "Esistono, nella nostra società, maggioranze sociali: sui temi del lavoro, delle pensioni, della casa, del reddito, dei beni comuni (pensiamo al referendum sull’acqua del 2011). .... di cui c’è bisogno è il lavoro politico di trasformazione di quelle maggioranze sociali in una forza popolare coesa, in grado di lanciare una proposta per il governo del paese e la trasformazione della nostra società. Bisogna organizzare i perdenti della globalizzazione per costruirne una nuova che unisca l’azione locale al pensiero globale".
Chi siano, poi, i soggetti evocati lo si legge più avanti, a pagina diciotto: "la catastrofe storico-politica e culturale del pensiero socialista nel suo complesso (socialdemocrazie e partiti comunisti travolti dal blairismo e dai suoi epigoni), arresosi alla contro-rivoluzione neoliberista, ha prima depotenziato e poi definitivamente cancellato gli ideali di uguaglianza sociale che furono il motore dell’utopia emancipativa della sinistra novecentesca".
 .. chiarisce la cosa  una intervista rilasciata a Daniela Preziosi, e da questa pubblicata sul Manifesto di martedì ventiquattro gennaio - asserisce che occorre dar vita ad una "sinistra antiliberista" con il resto delle formazioni socialdemocratiche presenti in Italia; non sembra essere un caso che, nel proprio linguaggio, si sostituisca la parola "anticapitalista" con quella assai più blanda di "antiliberista": essere contrari al liberismo non significa lavorare per abbattere il capitalismo, ma al massimo per renderlo più "umano".
Genova, 30 gennaio 2017

Stefano Ghio 

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