mercoledì 25 gennaio 2017

pc 25 gennaio - Protesta dei terremotati a Roma... ma non si tratta di incapaci e burocrazia

Roma. I terremotati portano “la scossa"


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"La scossa dei terremotati" era il titolo della manifestazione che ha portato oggi a Roma, in piazza Santi Apostoli, la protesta delle popolazioni del centro Italia colpite dal sisma e dal maltempo di questi giorni. Tante le fasce tricolori "simboliche" , gli striscioni e i cartelli scritti a mano e numerose le realtà presenti in piazza: da “Amatrice e le sue 69 frazioni”, al comune di Grisciano, da Illica a Cittareale e Poggio d'Api, dalla pro-loco di Norcia e quella di Colle Gentilesco, solo per citarne alcuni.  Il sit-in organizzato da “Quelli che … il terremoto, gruppo spontaneo di cittadini apartitici provenienti da tutto il territorio coinvolto” e presentata come apolitica dagli organizzatori, si è poi trasformato in un corteo che ha raggiunto piazza Montecitorio.
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 da proletari comunisti 
 Ciò che sta accadendo a Rigopiano, nelle zone terremotate e sommerse dalla neve delle Marche, dell'Abruzzo, le voci di denuncia delle popolazioni locali, mostrano l'inconciliabilità tra questo sistema capitalista, il suo Stato, il suo governo e le necessità vitali delle popolazioni. Mostra, in maniera tragicamente esemplare, il contrasto stridente tra il livello pur avanzato delle forze produttive, della tecnologia, delle conoscenze scientifiche e il fatto che questo sistema sociale, economico, politico, non riesce a fare neanche una previsione meteorologica in tempo, ad attrezzarsi per affrontare fenomeni straordinari ma prevedibili della natura, soprattutto quando già sono accaduti nella zona, non riesce ad arrivare nei tempi necessari a soccorrere le persone, a salvaguardare animali, strutture, ecc. Un sistema imperialista che usa i droni per scovare i cosiddetti "terroristi" nei paesi teatro delle sue guerre, poi non riesce a trovare le persone isolate dalla neve, non garantisce luce, viveri, gasolio, ecc., come e peggio che in un paese del terzo mondo.

Mostra la contraddizione irrisolvibile, tra ciò che potrebbe essere fatto, già oggi, per impedire questi disastri o salvare vite umane, e questo sistema capitalista che invece usa il livello di sviluppo attuale e possibile delle forze produttive non per metterle al servizio delle masse popolari, per rendere non distruttivo il rapporto tra uomo e natura, ma unicamente per rafforzare il suo potere economico e politico, per fare profitti speculando sui territori, devastandoli, ponendosi in aperto contrasto con la natura (che di fatto distrugge, ma che alla fine - come scriveva Engels, si vendica); per destinare i fondi pubblici non per interventi a salvaguardia dei territori e delle popolazioni, ma alle banche, al sostegno ai grandi industriali, alle missioni di guerra, alle grandi opere speculative e di distruzione di altri territori.

Ma la tragedia di questi giorni, settimane, mesi mostra anche, e diremmo soprattutto, un'altra cosa:
il contrasto lampante tra tutto l'apparato, la mega macchina di questo Stato, governo che non riesce a salvare alcunchè, nè prima nè dopo, tra i capi di governo, ministri, partiti parlamentari che fanno dichiarazioni ipocrite a tragedie avvenute, e sempre più ravvicinate; e la grande forza, capacità, intelligenza, eroismo degli uomini che, come sta accadendo in questi giorni, si inventano mezzi, modi per arrivare comunque nelle zone piene di neve, spalano con le mani, riescono a salvare persone in condizioni impossibili.

Questo contraddizione sta ormai arrivata al suo punto letale e va affrontata e risolta. Liberandosi, con la rivoluzione delle masse proletarie e popolari, di questo sistema mortifero, morente.

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