domenica 6 novembre 2016

pc 6 novembre - Il processo infinito della Eternit - chiedono l'assoluzione del padrone assassino - E' bene ricordare a tutti che l'unica giustizia è quella proletaria!


Eternit, la difesa chiede l'assoluzione del supermanager Schmidheiny,

Eternit, la difesa chiede l'assoluzione del supermanager Schmidheiny

E' accusato per 258 casi di morti d'amianto

Il 29 novembre si saprà se Stephan Schmidheiny, l'imprenditore svizzero per anni amministratore dell'Eternit, dovrà essere processato per 258 casi di morte da amianto a Casale Monferrato. L'udienza preliminare, davanti alla giudice Federica Bompieri, è stata aggiornata a fine mese dopo che questa mattina hanno nuovamente parlato i difensori del magnate che, dopo la morte del barone belga Louis
De Cartier, è rimasto l'unico accusato per la lavorazione dell'asbesto in Italia: “Abbiamo chiesto il proscioglimento di Schmidheiny perché non c'è stato né dolo, né colpa nella sua condotta” ha spiegato l'avvocato Astolfo Di Amato al termine dell'udienza, che si è svolta a porte chiuse.
Il pm Gianfranco Colace, che il 29 potrà replicare alle posizioni dei difensori, aveva chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di omicidio volontario. Il processo era stato sospeso per quasi un anno dopo che era stato chiesto alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sulla questione del “ne bis in idem”: la sentenza era arrivata il 21 luglio dando l'ok alla prosecuzione del processo, ma proprio sulla base di quelle motivazioni l'udienza scorsa i legali dell'imprenditore avevano sostenuto che non dovesse essere mandato a processo perché mancherebbero le condizioni di procedibilità. Una tesi respinta sia dalla procura che dagli avvocati delle parti civili.

NUOVA SOCIETA' TORINO (ALESSANDRIA)

Eternit bis, la difesa chiede il proscioglimento per Stephan Schmidheiny

Eternit bis, la difesa chiede il proscioglimento per Stephan Schmidheiny
di A.D.
I legali dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny hanno chiesto il proscioglimento del loro assistito nell’udienza preliminare per “Eternit Bis”
«Abbiamo sostenuto l’insussistenza sia del dolo sia della colpa e abbiamo chiesto il proscioglimento dell’imputato», ha spiegato uno dei difensori, Astolfo Di Amato, al termine dell’udienza a Torino.
Lo scorso 21 luglio la Corte Costituzionale si era espressa sulla questione legata al principio giuridico “ne bis in idem”, secondo il quale non si può essere giudicati due volte per lo stesso reato. Proprio in base a quella decisione la difesa sostiene che non ci siano le condizioni di procedibilità.
Il 29 novembre le repliche del pubblico ministero Gianfranco Colace, la cui tesi è che Schmidheiny sia processabile per tutti i 258 casi di morte, collegati all’Eternti.
Il giudice Federica Bompieri poi dovrà pronunciarsi sia sul capo di imputazione sia sulla procedibilità per decidere se rinviare o meno a giudizio l’imputato.

ALESSANDRIA NEWS

Il processo Eternit Bis riprende con la tesi della difesa

Ripreso il processo a Torino "Eternit Bis". La parola è stata lasciata alla difesa per chiarire un punto fondamentale del procedimento: il grado di consapevolezza di Schmidheiny nella catastrofe. "Non c'è stato dolo. Al massimo colpa"
 CASALE MONFERRATO - E' ripresa ieri, 4 novembre, a Torino l'udienza preliminare del processo Eternit Bis, dove l'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny è imputato di omicidio doloso per la morte di 258 persone esposte - secondo l'accusa - all'amianto lavorato dalla multinazionale con sede nella città di Casale Monferrato.

In questa udienza la parola è lasciata alla difesa dell'imprenditore svizzero per chiarire un punto fondamentale del procedimento: il grado di consapevolezza di Schmidheiny nella catastrofe. Nel gergo si chiama "elemento soggettivo" e può fare la differenza tra condanna e assoluzione o fra omicidio volontario e colposo.

Come riportato dall'agenzia di stampa Ansa, nella precedente udienza il professor Astolfo Di Amato ha sostenuto "come non ci sia stato dolo. Al massimo una colpa". Aggiungendo: "sempre tenendo presente che per effetto della sentenza del 21 luglio della Corte Costituzionale, questo processo non dovrebbe neppure essere celebrato: ci sono le condizioni per l'improcedibilità". Il pubblico ministero e le parti civili - tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri - non sono d'accordo.

Si torna in aula a Torino il 17 e 18 novembre 2016.

Nessun commento:

Posta un commento