giovedì 20 ottobre 2016

pc 20 ottobre - (SARDEGNA) RUMORI DAL CONFINO: ROMPIAMO IL SILENZIO, CONTRO LA REPRESSIONE - Solidarietà da Soccorso Rosso Proletario - srpitalia@gmail.com

(SARDEGNA) RUMORI DAL CONFINO: TESTO DEL COMPAGNO ANARCHICO MICHELE.

La notte tra il 20 e il 21 aprile 2016, durante un ‘’controllo’’ di polizia su due persone che zitte zitte se la pisciavano in un’ aiuola nel buio desolante di Lungarno Generale Dalla Chiesa a Rovezzano (FI), un gruppo di persone, decise a non sottostare più al controllo da parte degli aguzzini dello stato, si oppone a questi ultimi e in qualche modo riesce ad evitare che i propri amici e compagni vengano portati via. Di li a poco (con una celerità che ha dell’incredibile), di fronte al locale dove il gruppo di compagni si gode un concerto, si materializzano una decina di volanti tra carabinieri, polizia e municipalotti (e, ovviamente, anche la DIGOS, immancabile in questi casi). Come è loro consueto
fare, si scaraventano fuori dalle volanti, già col manganello in mano, e si lanciano sulle prime persone che incontrano (palesemente feriti nell’ orgoglio per il mancato arresto dei due pisciatori anonimi). Quello che forse non si aspettano è di trovarsi di fronte persone decise a resistere all’ ennesima operazione sbirresca, pronte a tutto pur di opporsi alla prepotenza dei cani da guardia dello stato. Ne scaturisce ovviamente uno scontro, Michele viene subito buttato in terra e ammanettato, e poco dopo caricato in volante. Il bilancio parla di 14 sbirri feriti e 3 compagni anarchici arrestati: Michele, e subito dopo Alessio e Francesca, presenti anche loro ad assistere a quel teatrino di ordinaria repressione. Le accuse: Resistenza pluriaggravata, Lesioni a pubblico ufficiale, Oltraggio e Danneggiamento aggravato.
Ma la notte non finisce con le sirene che corrono verso la Questura di Firenze. Mentre i tre erano intenti a prendere schiaffoni in questura, 4 molotov contro la stazione dei carabinieri di Rovezzano illuminano la notte fiorentina, danneggiandone parzialmente la facciata. A seguito di ciò, i tre venivano portati nel carcere di Sollicciano la mattina dopo, dove Alessio e Francesca soggiorneranno per 3 giorni, mentre Michele spenderà due settimane.
Rumore dal confino
“Sono passati quasi sei mesi da quella notte, e ad oggi le misure di custodia cautelare restano invariate. Dopo carcere e domiciliari, arriva l’obbligo di dimora, una misura cautelare non diversa dal confino.
Le accuse sono chiare esattamente come l’intento dell’accusa: Dividere i compagni per mandarli il più lontano possibile dai propri solidali, e renderli così ‘’innocui’’. In merito a ciò, nell’ arco di sei mesi, le istanze di scarcerazione vengono respinte adducendo le scuse più disparate, dal pericolo di reiterazione considerata la premeditazione, al ‘’mancato pentimento’’ da parte dei tre.
Il 10 ottobre c’è stata l’udienza di apertura del processo per i fatti di Rovezzano, di fronte al giudice Di Girolamo e al PM Ledda, quest’ultimo agguerritissimo e più che deciso ad opporsi alla revoca delle misure di custodia cautelare che, in questo caso specifico, potrebbero protrarsi per 2 anni.
Detto ciò, mi sento di fare un paio di doverose considerazioni. Hanno parlato di ‘’pericolo di reiterazione’’ e ‘’mancato pentimento’’, e per quanto mi riguarda hanno assolutamente ragione. Quella notte a Rovezzano ho opposto resistenza, ho cercato di impedire alla sbirraglia di compiere ‘’il proprio lavoro’’, dal momento che il loro lavoro non è altro che l’espressione violenta della funzione repressiva dello stato, consiste nel limitare la nostra libertà, ed eliminare chi, con caparbietà e rabbia, cerca giorno per giorno di ribaltare la realtà attuale, andando contro stato e potenti, sempre a testa alta e senza temere le conseguenze repressive. E’ una pratica che nel tempo ho fatto mia, che sento giusta e necessaria, oggi più che mai, e alla quale mai rinuncerò.

Il mio è un appello a tutti per la complicità, perché la pratica dell’opposizione al controllo da parte del braccio armato (e non) della macchina repressiva dello stato diventi consuetudine, che ai manganelli venga risposto con i bastoni e le bottiglie e che le nostre notti siano illuminate di mille fuochi.
Che sappiano che nulla spegnerà il fuoco che ho in corpo, che so aspettare, e che tornerò al fianco dei miei compagni, più deciso che mai a mettere a ferro e fuoco tutto ciò che di marcio esiste intorno a noi.

E che guardie e governanti si ricordino che La mia Passione per la Libertà, è più forte di ogni autorità.

E che tremino a questo pensiero.” Michele (dal Confino in Sardegna)

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