giovedì 28 luglio 2016

pc 28 luglio - Renzi e la crisi economica: il suo ottimismo distrutto da un Ufficio del parlamento!

Renzi, si sa, è ottimista, e se la prende con tutti quelli che non lo capiscono o “remano contro”, come ha continuato a dire oggi in un suo altro giro per le “aziende che funzionano”. Naturalmente evita tutto il resto del Paese che non ha gli stessi occhiali di Renzi!

Per sua disgrazia perfino il suo dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (UpB) gli va contro! Vedremo nei prossimi giorni se licenzia questi esperti!
Secondo l’analisi di questo ufficio, riportata dal Sole 24 ore di ieri, l’Italia è in crisi profonda e ci rimane, altro che ripresa!
Il giornalista dice che “L’economia italiana sta rallentando… e a fine anno la sua crescita resterebbe al di sotto dell’1”. Una dinamica che viene confermata anche nel 2017.
Che si tratta di una crisi tutta interna alla crisi mondiale lo dicono i “fattori di debolezza della congiuntura, che continua a essere trainata dalla spesa per consumi delle famiglie e dalle variazioni delle scorte, mentre gli investimenti restano al palo e la domanda estera netta resta negativa (-0,2%).” Quindi, non ci sono investimenti. I padroni nonostante le chiacchiere a valanga non investono perché non avrebbero dove e a chi vendere ciò che producono (gli operai!). E nemmeno dall’estero comprano tanto da poter rilanciare l’economica e questo, appunto, perché la crisi è mondiale.

Questo studio dice poi che “il potere d’acquisto dell’Italia è aumentato”, cioè con la stessa quantità di moneta si acquista più merce di prima. Ma questo è solo l’effetto della “caduta dei prezzi petroliferi” che in genere si ripercuotono su tutte le merci, trasporti, ecc. Non solo, ma questo non può incidere sulla ripresa anche “perché una quota rilevante del maggiore potere d’acquisto è stata destinata a ricostruire i risparmi delle famiglie [per chi riesce a risparmiare!], alla restituzione dei debiti, all’accantonamento di riserve da parte delle imprese»”. Per non parlare del numero dei nuovi “occupati”!

Proprio per questo Renzi, nonostante faccia l’ottimista, non può giocare fino in fondo la carta dell’economia che si riprende sotto il suo governo, anzi è costretto a correre ai ripari, privatizzando tutto il possibile, dalle poste all’Enav e dicendo che grattando qui e là dei soldi comunque si trovano; per continuare a salvare le banche sbraita ancora contro l’austerity imposta dalla Germania, perché alla fine deve trovare i soldi per una nuova campagna elettorale e, soprattutto, continuare a dare miliardi di incentivi a fondo perduto ai padroni!


UpB: il Pil frena, il 2016 sotto l’1%
L’economia italiana sta rallentando e, secondo le stime dei modelli a breve dell’Ufficio parlamentare
di Bilancio (UpB), a fine anno la sua crescita resterebbe al di sotto dell’1%. Siamo tra i due e i tre decimali in meno rispetto alle previsioni del Governo. E lo scenario di una ripresa meno dinamica verrebbe confermata anche nel 2017, con un “effetto Brexit” che impatterebbe negativamente tra lo 0,2 e lo 0,4%, a seconda della severità delle ripercussioni sui mercati finanziari e sull’offerta di credito.
In attesa delle prossime stime Istat (12 agosto) sul secondo trimestre, l’UpB vede un aumento del Pil tra aprile e giugno dello 0,2% (contro lo 0,3% del primo trimestre) mentre nel terzo trimestre si scenderebbe a un +0,1%.
Diversi i fattori di debolezza della congiuntura, che continua a essere trainata dalla spesa per consumi delle famiglie e dalle variazioni delle scorte, mentre gli investimenti restano al palo e la domanda estera netta resta negativa (-0,2%). Purtroppo sarebbe la stessa domanda interna a correre meno del suo potenziale. Secondo l’UpB, l’organismo indipendente che a fine settembre dovrà validare il nuovo quadro macroeconomico del Governo, dall’avvio della ripresa «il potere d’acquisto dell’Italia (command Gdp) è aumentato in modo apprezzabile (+2,9%), grazie alla caduta dei prezzi petroliferi, ma i consumi e gli investimenti sono cresciuti di meno (+1,8%) perché una quota rilevante del maggiore potere d’acquisto è stata destinata a ricostruire i risparmi delle famiglie, alla restituzione dei debiti, all’accantonamento di riserve da parte delle imprese». Tra le componenti del Pil meno dinamiche continuano a esserci gli investimenti, il cui livello resta del 30% inferiore al pre-crisi.
Ad aggravare il quadro c’è poi la dinamica dei prezzi , con un’inflazione che resta in territorio negativo sia per gli impulsi al ribasso provenienti dall’estero sia per gli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata:«La quota di beni e servizi del paniere Istat caratterizzati da bassa inflazione (incrementi tendenziali dei prezzi sotto lo 0,5%) ha superato il 50%. Contemporaneamente, la percentuale di famiglie che dichiara di attendersi prezzi stabili o in calo si avvicina al 60%» scrivono gli analisti UpB. Infine il mercato del lavoro, pure in rallentamento per effetto della minore decontribuzione sui contratti: «Sulla base dei dati Istat, nel bimestre aprile-maggio l’aumento dell’occupazione (+0,4% sul primo trimestre) è stata trainata dagli occupati a termine (+2,3%). Sulla base dei dati Inps - conclude l’Upb - il numero di assunzioni a tempo indeterminato si è fortemente ridotto nei primi cinque mesi dell’anno (-280mila unità rispetto allo stesso periodo del 2015) e la loro incidenza è calata di almeno 20 punti percentuali».

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