sabato 23 luglio 2016

pc 23 luglio - ETERNIT: IMPORTANTE SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE CHE RIAPRE IL PROCESSO AI PADRONI ASSASSINI, DOPO LA SCANDALOSA SENTENZA DELLA CASSAZIONE DI ANNULLAMENTO DI TUTTE LE CONDANNE

(Da Stefano Ghio - Rete sicurezza Alessandria/Genova)
"La Corte Costituzionale ha preso, la sera di mercoledì venti luglio, la sua decisione in merito alla possibilità di processare il padrone svizzero dell’Eternit per l’omicidio di 258 persone, tra ex lavoratori della sua azienda e cittadini dei luoghi sui quali insistevano stabilimenti della stessa.
I giudici della Consulta hanno stabilito che l’assassino potrà subire un procedimento, con l’imputazione di omicidio doloso, per il decesso di quelle centinaia di persone che sono morte – a causa del tumore tipico dell’esposizione all’amianto, il mesotelioma pleurico – dopo la pronuncia della sentenza definitiva del processo originario.
- Questo vale anche per le vittime che erano già state nominate nel maxiprocesso potrebbe, secondo la prima interpretazione dei legali (tra cui Maurizio Riverditi e Esther Gatti), non valere il «ne bis in idem» (cioè il fatto, invocato dai difensori dell’imputato) che una persona non può essere processata due volte per i medesimi fatti - 
Con questo pronunciamento, cadono le assurde pretese per cui i legali dell’avvelenatore – Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva – pretendevano che il serial killer non potesse subire un nuovo processo, argomentando che secondo la Legge italiana non si può mettere sotto accusa una persona due volte per lo stesso motivo: il principio così detto “ne bis in idem”. Certamente questa sentenza non rappresenta altro che una vittoria in fase preliminare del processo: ora tocca fare le dovute ‘pressioni’ alla futura Corte perché si pronunci nella direzione di far pagare "un minimo di quanto dovuto" a colui che – secondo quanto affermato da suo fratello in occasione della sua testimonianza al precedente procedimento – già dagli anni cinquanta conosceva la nocività dell’asbesto, ma non ha mai fatto nulla per sospendere la sua lavorazione"

(Dalla stampa) - Stephan Schmidheiny, l’ultimo patron di Eternit italiana era stato condannato – in primo grado e poi in Appello – per disastro ambientale doloso; la Cassazione, invece, aveva applicato la prescrizione. La procura di Torino, subito dopo, aveva avanzato una nuova richiesta di rinvio a giudizio per l’imprenditore svizzero, contestandogli però un reato diverso: l’omicidio doloso di 258 persone. È il fascicolo che viene chiamato «Eternit Bis». 
Alcune delle vittime che rientrano nell’elenco di 258 erano già inserite nell’Eternit Uno, a riprova che il disastro ambientale doloso aveva provocato malati e morti, ma in quel procedimento non si era entrati nel merito dei singoli decessi. Ecco perché gli inquirenti andarono avanti con l’Eternit Bis. 
Ora ci sarà da fissare nuove date, a Torino, per l’udienza preliminare al termine della quale il giudice dovrà prendere quella decisione. Nel caso di processo per omicidio volontario, sarà poi la Corte d’Assise a esprimersi. E, dice l’avvocato Sergio Bonetto, «se Schmidheiny sarà riconosciuto colpevole, la condanna sarà non meno severa di quelle di primo grado (16 anni) e d’appello (18 anni) del maxiprocesso».  

Con questa sentenza viene sconfessato il Gup che invece aveva detto che il manager essendo già stato prosciolto per prescrizione in un precedente giudizio, nel quale erano però stati contestati i reati di disastro innominato aggravato e di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, non poteva essere di nuovo processato, e viene soprattutto impedito che gli assassini padroni dell'Eternit siano impuniti, liberi di uccidere ancora.

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