martedì 19 luglio 2016

pc 19 luglio - Torino Basta razzismo - ai razzisti la casa bisogna torglielela o bruciargliela!

“Niente stanza in affitto perché sono di colore”

L’episodio si è verificato in un alloggio vicino a Porta Susa I coinquilini: “La proprietaria non voleva neri”. Se ne sono andati anche loro

I quattro universitari che occupavano l’alloggio avevano un contratto d’affitto regolare




19/07/2016
TORINO
«Se una persona mi sta antipatica per il colore della sua pelle, sarò pur libera di non volerla in casa». È la risposta che lo studente Bernardo Basilici Menini sostiene di aver ricevuto dalla padrona di casa, al momento di far subentrare nell’affitto Bashir Abdalla, 27 enne, con una laurea in ingegneria chimica e una borsa di studio ministeriale per frequentare i corsi di Scienze della mediazione linguistica. Ma Bashir arriva dal Sudan ed è di colore. «La padrona di casa mi ha detto che il contratto andava bene per chi, come me, già viveva in quella casa, ma che non voleva un nero». Mentre racconta, Bernardo fa gli scatoloni. Dopo cinque anni, lui e gli altri tre inquilini hanno deciso, per solidarietà, di fare le valigie. «Finora non avevo avuto nessun problema con la proprietaria - spiega - tanto che lei voleva farci stare lì. Il nostro contratto sarebbe scaduto tra tre anni, invece l’abbiamo interrotto dal 1° agosto». Aggiunge: «Non potevo vivere in una casa che non accetta le persone di colore: è stata una decisione corale di tutti noi coinquilini. Ora sarebbe bello cercare la nuova casa tutti insieme, questa brutta vicenda ci ha uniti moltissimo. Ci rivolgeremo anche a un’associazione contro il razzismo».
PROPRIETARIA IRREPERIBILE
Questa la versione degli studenti. È stato impossibile avere quella della controparte. La proprietaria di casa, che abita nello stesso stabile, in un palazzo signorile a due passi dalla nuova Porta Susa, si nega. Al citofono risponde una voce femminile: «Lei non c’è e non sappiamo quando torna, non ha il telefono». Anche l’amministratore di condominio non vuole parlare di questa storia. Raggiunto al cellulare, appena ci qualifichiamo come giornalisti riaggancia subito. «Ho intenzione di sporgere denuncia alle forze dell’ordine - dice Bashir Abdalla, che parla sei lingue tra cui l’italiano - non posso accettare di essere trattato in questo modo».
Gli studenti sostengono di essersi sempre occupati loro del «casting» dei nuovi inquilini, quando qualcuno si laureava o cambiava città e bisognava sostituirlo. «La padrona non ha mai avuto da ridire sulle nostre scelte, abbiamo preso uno spagnolo, ragazzi e ragazze, mai un problema, finché non è arrivato il “nero”». Che invece loro avevano scelto: «Uno che sta prendendo la seconda laurea, brillante e simpatico. Non abbiamo avuto dubbi», dice Menini, che oltre a studiare Scienze del Governo è giornalista e ha raccontato la storia sul giornale online «Nuova società».
«DI CHE COLORE SEI?»

Ma Torino è razzista? Il giovane sudanese non ha dubbi. «Ho incontrato tante persone accoglienti, non si può generalizzare». Però racconta di aver già avuto difficoltà: «Più volte mi è capitato di andare a vedere delle case e mi veniva detto, solo una volta lì, che era appena stata affittata. Una volta ho risposto a un annuncio sulla bacheca di Palazzo Nuovo: dall’altra parte del telefono, quando hanno sentito il mio accento straniero, mi è stato chiesto di che colore fossi. Allora non ho potuto far altro che attaccare».

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