domenica 17 luglio 2016

pc 17 luglio - La lotta dei lavoratori migranti delle campagne di Puglia - comunicati

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BARI, 15 LUGLIO: I LAVORATORI DELLE CAMPAGNE INCONTRANO LA REGIONE PUGLIA – DALLE PAROLE SI DEVE PASSARE AI FATTI!

Comitato lavoratori delle Campagne Rete Campagne in Lotta


Ieri, 15 luglio, i lavoratori delle Campagne della provincia di Foggia hanno nuovamente incontrato alcuni rappresentanti della Regione Puglia per ribadire le loro richieste riguardo i documenti e il rispetto dei contratti collettivi. L’incontro segue i cortei del 9 maggio a Foggia e del 30 giugno a Bari. Per mesi, le istituzioni regionali sono rimaste sorde alle richieste dei lavoratori, non coinvolgendoli nelle decisioni che li riguardano e disattendendo le promesse fatte durante il precedente incontro dello scorso 3 marzo.
L’atteggiamento della Regione non si è smentito nemmeno ieri, quando i suoi dirigenti non si sono presentati all’appuntamento accordato proprio il 30 giugno. È stato necessario quindi insistere per diverse ore, davanti ai locali nei quali il Presidente ed altri rappresentanti erano impegnati in una
conferenza stampa contro il TTIP, prima di poter finalmente essere ricevuti.
Le questioni sul tavolo riguardavano lo stanziamento di un milione di euro per casa e trasporti per i braccianti; l’intenzione, più volte manifestata dalla Regione, di procedere allo ‘sgombero umanitario’ del più grande insediamento di lavoratori e lavoratrici della provincia di Foggia; l’investimento per garantire ai lavoratori delle campagne i servizi sanitari; l’impegno a favorire la regolarizzazione di permessi di soggiorno e residenze per coloro che ne sono sprovvisti.
Siamo convinti che il miglioramento generalizzato delle condizioni lavorative dei braccianti agricoli passi per una ristrutturazione complessiva dell’organizzazione produttiva locale. Proprio per questo le misure finora proposte, la cui attuazione procede con molto ritardo anche a causa dello scollamento tra le varie figure istituzionali, sono senz’altro un tentativo di affrontare la questione, ma parziale, timido e ad oggi ancora totalmente inapplicato. Non bastano i proclami, né tantomeno le indicazioni date nel protocollo d’intesa tra regioni e ministeri, che ad oggi rimane una traccia priva di una reale applicazione.
Se c’è una reale volontà da parte della regione Puglia di modificare 20 anni di gestione disastrosa del lavoro agricolo è necessaria una presa di posizione netta nei confronti delle irregolarità presenti ancora oggi sul territorio foggiano in materia di residenze e permessi di soggiorno, spingendo il governo centrale ad un processo di regolarizzazione dei lavoratori senza il quale ogni proposta rischia di naufragare miseramente.
La Regione Puglia si è detta disponibile a tenere costantemente aggiornati i lavoratori nel processo di applicazione delle misure relative a casa, trasporti e sanità che sta mettendo in atto. In ogni caso è necessario che si tenga conto della voce dei diretti interessati, attualmente demandata, salvo le lotte autorganizzate portate avanti dai lavoratori, al solo sindacalismo confederale – il quale ad oggi non è affatto rappresentativo dei lavoratori, e che negli ultimi 20 anni si è fatto esclusivamente promotore di soluzioni emergenziali e per nulla risolutive come le tendopoli o la Rete Lavoro Agricolo di Qualità.
Saremo vigili e presenti in ogni passaggio che la regione Puglia vorrà fare nelle prossime settimane. Torneremo nuovamente a far sentire la nostra voce, e non siamo disponibili a nuovi tentennamenti come quelli del recente passato. All’alba della nuova stagione di raccolta del pomodoro, i lavoratori delle campagne foggiane sono pronti a riprendere la mobilitazione e la lotta fin quando non saranno evidenti dei miglioramenti.

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Comitato lavoratori delle campagne
Rete Campagne in Lotta
Sindacato Intercategoriale Cobas
Solidaria – Bari
Slai Cobas SC TA
Diritti a Sud
Lecce Meticcia

Da settembre 2015 come lavoratrici e dei lavoratori delle campagne della provincia di Foggia, ci siamo mobilitati chiedendo la regolarizzazione dei permessi di soggiorno e il rispetto dei contratti collettivi di categoria, per uscire dai ghetti e ottenere ciò che ci spetta. La Regione Puglia e il Governo centrale hanno siglato protocolli e stanziato risorse per affrontare quello che viene definito come il problema del caporalato e salvare l’immagine del Made in Italy, ma nonostante le promesse e i proclami, ad oggi le uniche misure che sembrano concretizzarsi sono ancora una volta tese a gestire un fenomeno strutturale in chiave emergenziale. Si continua a parlare di sgombero umanitario, con l’ipotesi di trasferire i lavoratori in tendopoli e campi container che riproducono e istituzionalizzano il ghetto.
Già il 3 marzo si era tenuto un incontro presso la Presidenza della Regione Puglia tra il Comitato Lavoratori delle Campagne e il dirigente della Sezione Sicurezza Cittadino, Politiche per le Migrazioni ed Antimafia Sociale Stefano Fumarulo, incaricato di individuare delle soluzioni rispetto alla questione dei ghetti e dello sfruttamento. In tale data era stato sancito un impegno a favorire il percorso di regolarizzazione dei lavoratori attraverso l’impiego di strutture e risorse regionali. Nulla si è però concretizzato né noi lavoratori siamo stati informati delle misure che la regione intende adottare rispetto alla questione della casa, dei trasporti, dell’assistenza sanitaria, di loro diretta competenza.
Dopo la manifestazione del 30 giugno a Bari, in cui i lavoratori delle campagne sono scesi in piazza determinati ad avere risposte, supportati da precari, disoccupati e occupanti di case italiani e stranieri, ospiti del Cara di Bari, solidali da tutta la Puglia (Solitaria Bari, Slai COBAS SC Taranto, Meticcia Lecce, Diritti a Sud Nardò), e dal sindacato SI COBAS è stato ottenuto l’impegno del dirigente Stefano Fumarulo ad incontrare i lavoratori in un tavolo con diversi membri della giunta regionale.

Vogliamo una condizione giuridica riconosciuta! Molti di noi sono in Italia da 15/20 anni, costretti a vivere ai margini perché quando abbiamo provato a “conquistare” un permesso di soggiorno siamo stati truffati dalle stesse leggi di questo paese, mentre chi di noi è arrivato più recentemente ha pochissime possibilità di ottenere un permesso, condannati a subire tutti i possibili meccanismi di sfruttamento.
Vogliamo vivere e lavorare in condizioni migliori! Le baracche e i ghetti in cui viviamo sono noti a tutti, così come le sfruttate condizioni di lavoro – in agricoltura come in altri settori. I contratti collettivi per i lavoratori agricoli, violati in tutto e per tutto, prevedono fra l’altro il diritto a trasporto ed alloggio gratuiti, che eviterebbero molti dei problemi più urgenti che ci affliggono.

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