mercoledì 22 giugno 2016

pc 22 giugno - Amianto all'Olivetti - gli operai e le loro famiglie hanno diritto anche nei tribunali borghesi a giustizia e risarcimenti e bisogna lotta re per questo - chi non lotta per questo è lontano dagli operai, comunque si definisca - ma sappiamo bene che l'unica giustizia è quella proletaria e ch eessa è il frutto della lotta di classe e della rivoluzione politica e sociale che affermi il primato della vita degli operai sulle esigenze del capitale e della produzione

Torino - "Sei milioni di risarcimento per le vittime dell’amianto all’Olivetti"

Formulate  le richieste delle parti civili nel processo contro gli ex manager e dirigenti







Sono arrivate , lunedì 20 giugno, le richieste risarcitorie dalle parti civili nel corso del processo contro gli ex manager ed ex dirigenti di Olivetti che hanno guidato l’azienda tra gli anni Sessanta e i primi anni Duemila, chiamati in causa per la morte di otto lavoratori e la malattia di altri due ex dipendenti, tuttora in vita. La richiesta, sommata a quanto avevano già chiesto il Comune di Ivrea e la Città metropolitana nel corso della precedente udienza, supera i 6 milioni di euro complessivi.
A parlare in aula, per prima, è stata Laura D’Amico, l’avvocato che tutela gli interessi di 2 famiglie (le altre 4 avevano già raggiunto un accordo risarcitorio con Telecom, che si è costituito responsabile civile nel processo), di Afeva, l’associazione famigliari vittime dell’amianto e la Fiom Cgil. Il legale, nel corso della sua requisitoria, durata quasi 2 ore, ha parlato direttamente al giudice, Elena Stoppini chiedendo, dopo aver citato sentenze della Cassazione e tabelle, nello specifico quella di Milano, sulle quelli si calcola il risarcimento danni su malattie professionali: «Quanto vale la vita di una persona in una ipotetica scala di valori, considerando il diritto alla vita in rapporto alle forme di libertà sancite dalla Costituzione?». E’ poi arrivato l’affondo della D’Amico: «Aspettiamo una giustizia che non trovi la facile scappatoia della provvisionale».
Ecco il risarcimento chiesto: 1 milione e 53 mila euro per la vittima Marcello Costanzo, deceduto a 75 anni (553 mila euro per il danno subito dal lavoratore, 250 mila euro per la moglie, Lidia Joly, 200 mila per il figlio Mauro Cesare Nicolin, 50 mila euro per la nipote, Claudia Cesare Nicolin); 1 milione e 437 mila euro per il caso di Silvio Vignuta, deceduto a 59 anni nel 2009 (510 mila euro per il danno subito dal lavoratore, 327 mila euro alla vedova, Teresina Alma Nicolello, e rispettivamente 300 mila euro a testa ai figli, Michele e Vittoria Vignuta). D’Amico ha poi chiesto un risarcimento di 60 mila euro per Afeva e 120 mila per la Fiom Cgil.
E’ toccato poi al legale dell’Inail, Loretta Clerico, ente anch’esso costituitosi parte civile nel processo. L’avvocato ha sottolineato come “l’Olivetti non abbia mai stipulato un’assicurazione per l’asbestosi nonostante i rischi all’esposizione all’amianto fosse conosciuta”. L’Inail chiede al giudice che venga riconosciuto agli imputati il pagamento in solido di 2 milioni e mezzo di euro, una cifra pari alle prestazioni erogate dall’ente. A queste richieste di risarcimento vanno aggiunte quelle già formulate nel corso della precedente udienza da parte di Giulio Calosso, per il Comune di Ivrea (600 mila euro) e dalla Città metropolitana (500 mila euro).
Ultima tappa dell’udienza di oggi (nel pomeriggio) è relativa all’arringa dei difensori di Camillo Olivetti, amministratore delegato dell’azienda di Ivrea dal marzo del 1963 al maggio del 1964 per i quali i legali chiedono l’assoluzione.

Nessun commento:

Posta un commento