venerdì 17 giugno 2016

pc 17 giugno - Incendi e disastri in Sicilia: chi è il colpevole? Saranno “gli speculatori, i forestali, la mafia dei pascoli” …?

I veri colpevoli sono tutti coloro che hanno responsabilità politica sulla salvaguardia dell’ambiente, sull’organizzazione generale del servizio, sulla sicurezza degli abitanti dei vari centri colpiti…! E ancora: sulla mancata manutenzione, sulle attrezzature e strutture necessarie come i mezzi di spegnimento e di soccorso… e quindi tanto per cominciare l’attuale governo regionale, e invece ogni volta (ogni anno) che i boschi in Sicilia prendono fuoco, tutti cominciano la ricerca del “criminale” di turno su cui scaricare le colpe e anche questa volta da Crocetta ai quotidiani che se ne occupano si segue lo stesso schema.
Riportiamo come esempio questo articolo della Repubblica di oggi che si chiede appunto: “Dietro gli incendi potrebbe esserci la vendetta dei licenziati, il ricatto per farsi assumere ma anche il tentativo di accaparrarsi nuovi terreni”…
Certo, chi può negare che ci sono quei delinquenti addirittura qualche volta presi con le mani nel sacco, i cosiddetti “piromani per caso” e quelli per mestiere, che distruggono e mettono in pericolo la vita delle persone, ma tutto questo diventa un polverone che nasconde chi non ha mai davvero il pensiero alle possibili vittime… per esempio quelli che perdono la casa, il lavoro, quando non la vita!
E se le cose scritte nell’articolo, che sono “vere”, non si leggono in questo modo, se non si sottolinea la responsabilità politica innanzi tutto, e sono anche questi che devono pagare pesantemente, non si capisce niente e si crea volontariamente confusione!

(Da La Repubblica) - L’inchiesta. Dietro gli incendi potrebbe esserci la vendetta dei licenziati, il ricatto per farsi assumere ma anche il tentativo di accaparrarsi nuovi terreni
Speculatori, forestali esclusi o la mafia dei pascoli le tre piste sui piromani
Alle quattro del pomeriggio, vista dalle falde di Monte Pellegrino, Palermo sembra una città in guerra. Il cielo è una cortina plumbea, il bagliore dei roghi si alterna a colonne di fumo nero pece, le esplosioni all’interno di case raggiunte dalle fiamme inseguono le sirene delle ambulanze. In una città semideserta, con la gente barricata in casa per sfuggire alla tempesta di scirocco che ha fatto salire il termometro fino a 46 gradi e il sindaco Orlando che invita a non uscire, il presidente della Regione Rosario Crocetta è furioso: “Non è casuale che questo drammatico scenario sia esploso alla vigilia della partenza del piano antincendio varato dalla Regione e quando era previsto lo scirocco”.
Gli stagionali
Già, il piano antincendio della Regione: per i 6.500 forestali stagionali, 5.300 a 101 giornate e 1.200 a 151 entrati in servizio proprio da ieri, è stato un vero “battesimo del fuoco”. È tradizionalmente loro, ai forestali stagionali che ogni primavera attendono questo lavoro a giornale che per molti di loro è anche l’unico, che si attribuisce la mano criminale”, che al primo scirocco da sempre accende contemporaneamente focolai da un capo all’altro della Sicilia, solo ieri 500. Nel 2012 l’allora assessore alle Infrastrutture del governo Lombardo Andrea Vecchio li accusò apertamente di appiccare il 70 per cento dei fuochi. Ma stavolta primi 6.500 stagionali in attesa di chiamata sono appena stati assunti. E allora chi mette a ferro e fuoco la Sicilia?  Soprattutto perché?

Le ipotesi al vaglio
Speculazioni edilizie sui terreni bruciati, la mafia dei pascoli o magari, sempre a guardare nel variegato esercito dei 23.000 forestali siciliani, la vendetta di quanti (280) sono stati licenziati dal governo regionale un paio di mesi fa quando uno screening ha portato alla luce fedine penali di tutto rispetto, 17 condannati per mafia e alcuni con sentenza definitive proprio per aver appiccato incendi. “Mi fa orrore il pensiero che criminali siciliani possano incendiare parchi e boschi centenari – ragiona ancora Crocetta – ma non me lo toglie nessuno dalla testa che ci siano interessi speculativi dietro agli incendi in determinate zone della Sicilia”.
Le tecniche dei piromani
Il recente incendio che ha mandato in fumo 600 ettari della montagna di Pantelleria, alla vigilia dell’istituzione del parco, è una ferita ancora aperta. E ieri, quando il fronte del fuoco ha raggiunto con una serie di focolai anche il Parco dei Nebrodi, è il presidente Giuseppe Antoci (da poco sfuggito ad un agguato di mafia) a dare una risposta immediata a questi piromani organizzati.
“Noi, qui al parco faremo la guerra ai piromani. Metteremo telecamere, controlleremo ogni centimetro e se se ne prenderà qualcuno, ci costituiremo parte civile. Io sono certo che ci sia dolo e so anche che sarà difficilissimo provarlo. Perché usano mille tecniche diverse, alcune impossibili da smascherare come dare fuoco agli animali che, scappando, poi diffondono le fiamme”.
La “mafia delle campagne”
Migliaia di ettari andati a fuoco. In teoria le legge impedisce qualsiasi speculazione edilizia. I terreni bruciati dovrebbero essere registrati in un apposito catasto presso i comuni e non dovrebbero poter essere oggetto per dieci anni di licenze edilizie o di caccia. Ma la prassi è tutt’altra cosa e solo una minima percentuale dei terreni devastati da incendi dolosi viene registrata e dunque messa al sicuro da speculazioni. Dare in gestione le terre bruciate invece si può. Ed è proprio così che, prendendo alla gola poveri contadini incapaci di far fronte agli ingenti danni, la mafia delle campagne e dei pascoli si impossessa di centinaia di ettari su cui poi riesce quasi sempre ad ottenere contributi pubblici.
Le falle dell’antincendio
Che siano mafiosi o speculatori, forestali licenziati o assumenti, in Sicilia la macchina dell’antincendio per la quale vengono spesi centinaia di milioni di euro non funziona come dovrebbe. A cominciare dall’attività di prevenzione, vialetti tagliafuoco, pulizia di sterpaglie: avrebbe dovuto essere messa in atto da mesi ma lo scirocco è arrivato prima delle assunzioni degli stagionali. Anche le torrette antincendio e l’impianto di telerilevamento degli incendi, oggetto di un appalto che, la Sistet dei fratelli Campione di Agrigento si era aggiudicato a suon di mazzette, non sono mai entrati in funzione visto che la Regione, dopo l’inchiesta aperta dalla Procura di Palermo e l’intervento di Raffaele Cantone, ha bloccato tutto.
Il coordinamento non c’è
E poi ci sono i mezzi, totalmente insufficienti ad affrontare un’emergenza di questa portata. Dal 2007 al 2013 la Regione ha speso 30 milioni di euro per il sevizio di elicotteri antincendio. Poi l’anno scorso, dopo lo scandalo, il governo Crocetta ha stipulato una convenzione con la Forestale nazionale per avere a disposizione una piccola frotta di quattro elicotteri di stanza in Sicilia mentre dei canadair bisogna attendere l’arrivo da fuori. E, per incredibile che sembri, qui Protezione civile, vigili del fuoco e Corpo forestale lavorano su piattaforme informatiche diverse che non si parlano tra loro. “Manca il coordinamento – dice il capo della protezione civile regionale Calogero Foti – certo se si comincia così la stagione non c’è da stare allegri”.

17 giugno ’16

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