venerdì 10 giugno 2016

pc 10 giugno - Il programma razzista anti-rom di Raggi, la "signorina Grillo", spazzatura da eliminare a Roma come altrove con il "non voto" e la lotta sociale e politica

Al contrario del giornalista, autore dell'articolo che riportiamo, noi pensiamo che l'ideologia della Raggi e del suo partito non è razzismo "inconsapevole" ma è organico e al servizio del razzismo di Stato utile ai poteri forti, all'immondizia politico-sociale che alimenta Mafia Capitale a Roma.


I diritti agli italiani, i doveri ai Rom: Virginia Raggi, antiziganista a sua insaputa.

Carlo Gubitosa da L'Espresso
Di recente ho riassunto in questa infografica pubblicata nel volume "Tracce Migranti" alcuni dati sulla questione Rom pubblicati dall'associazione "21 Luglio", che negli ultimi due anni ha prodotto nei suoi rapporti annuali quella che considero finora la piu' seria analisi sul problema dell'antiziganismo, dei campi nomadi come ghetti segregazionisti, della logica emergenziale come comodo espediente per avere sempre un cattivo su cui puntare il dito mentre si chiedono voti ai cittadini.

"Il Rapporto Annuale 2015 - scrivono dall'associazione - contiene inoltre un focus sulla situazione a Roma, dove oggi circa 8 mila persone vivono in baraccopoli istituzionali, micro insediamenti e “centri di raccolta”. Nel solo 2015, nella Capitale, le autorità locali hanno condotto 80 sgomberi forzati (+135% rispetto all’anno precedente, quando gli sgomberi erano stati 34). Tali azioni - prosegue il rapporto - in violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, hanno coinvolto 1.470 persone, tra cui donne e minori, per un costo complessivo superiore a 1,8 milioni di euro, pari a 1.255 euro per ogni persona sgomberata".

Ma per Virginia Raggi, in ossequio ai piu' classici stereotipi dell'antiziganismo, il "dato piu' devastante" relativo ai campi Rom e' che ci costano troppo (e non che sono dei ghetti indegni dove il
segregazionismo abitativo su base etnica nega a molti bambini il diritto alla scuola, alla salute e al futuro), il problema dei Rom e' che non lavorano, li manteniamo con i nostri soldi, mandano a rubare i bambini, e se i campi Rom vanno chiusi perche' ci obbliga l'Europa, e non perche' i nuovi ghetti di Roma ci fanno schifo quanto il vecchio ghetto di Varsavia.
In breve, "i Rom devono pagare le tasse e rispettare la legge come gli Italiani, e i loro bambini devono andare a scuola" come se per loro fosse in vigore un regime fiscale e un codice penale a parte, con la contestuale sospensione dell'obbligo scolastico.

Verrebbe da chiamarlo razzismo, se fosse basato su una ideologia organica e su un sistema di pensiero strutturato, ma il problema e' che quello della Raggi e' un pensiero unico discriminatorio "a sua insaputa", che non nasce da una ideologia organica, per quanto malata e aberrante, ma dal cocktail mortale tra ignoranza, superficialita' e "buon senso" da bar, appena imbellettati con polvere di stelle. In altre parole il temibile, disinformato e pericoloso pensiero della "brava gente" animata da buone intenzioni e tanti pregiudizi, che nel nostro paese ha fatto danni quanto la cattiva.
Il problema non e' una etnia su cui la politica scarica le proprie responsabilita' e il cittadino le proprie frustrazioni, ma la negazione del diritto alla casa, un diritto che va riconosciuto ai Rom che vivono nei campi, ai poveri che vivono nei dormitori caritas, alle famiglie povere e sfrattate, ai giovani che cercano nell'occupazione quella soluzione al problema abitativo che nessun'altra agenzia sociale riesce a fornire.
Una soluzione che la politica potrebbe fornire con poco sforzo, a condizione di saper tenere la schiena dritta contro i palazzinari, contro l'ondata montante di insofferenza fasciopadana (che pure sposta voti) e contro le grandi aziende che preferiscono veder crollare le loro strutture dismesse piuttosto che accettarne l'uso a fini sociali.

Non si puo' ignorare inoltre un curioso paradosso: per Virginia Raggi i Rom (anche quelli con cittadinanza italiana) devono lavorare perche' adesso "li mantiene lo stato", e devono rispettare dei precisi doveri.
Ma per Raggi Virginia gli italiani (anche quelli di etnia Rom) devono avere un reddito di cittadinanza e farsi mantenere dallo stato, perche' gli vanno riconosciuti dei diritti.
E il razzismo inconsapevole sta tutto qui: quando chiedi rispetto dei doveri per alcuni in base all'etica del lavoro mentre chiedi riconoscimento dei diritti per altri in base all'etica della sussidiarieta', e la differenza tra gli "uni" e gli "altri" viene fatta su base puramente etnica.

Non mi basta che la Raggi parli di chiusura dei campi Rom ritrovando un europeismo che sembra perduto tra le fila della sua compagine politica, o che abbia fatto l'encomiabile sforzo di prendere atto che i Rom sono per la maggior parte cittadini italiani. Sul delicato tema dell'immigrazione, dell'integrazione e del razzismo non mi basta cambiare la classe politica.
Mi piacerebbe invece che si cambiasse mentalita' a partire dalla capitale, passando dall'egoismo abbrutito di sempre (anche se verniciato a nuovo) ad una visione della societa' dove il nemico da combattere e' la poverta' e non sono i poveri, e si va a cercare la soluzione fuori dal recinto degli stereotipi.
Magari presentando il conto fiscale del disagio sociale a chi si e' arricchito dalla crisi, quel 5% di famiglie che in base ai calcoli Bankitalia controlla il 30% della ricchezza nazionale, lasciando i piu' poveri a scannarsi tra di loro per decidere se il nemico del giorno e' il vigile urbano fannullone, l'insegnante parassita, l'invalido finto, il sindacalista inutile, il pensionato d'oro, il commerciante evasore o il Rom delinquente, con quest'ultimo che accontenta un po' tutti perche' tanto sara' sempre e comunque "straniero", "altro" e "diverso", anche se in tasca ha un passaporto italiano.

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