lunedì 9 maggio 2016

pc 9 maggio - De Magistris chiude un comizio urlando "potere al popolo" con il pugno chiuso - Ma, compagni... l'unica cosa che la storia ieri e oggi insegna è che per 'il popolo" (proletari e masse popolari) "il potere nasce dalla canna del fucile"! - Uno scritto del Pcc-Mao

(Da ex OPG Occupato - Je so' pazzo):

"Ci segnalano questo: De Magistris che ieri chiude un comizio urlando "potere al popolo" con il pugno chiuso. Ci dicono che è colpa nostra, che siamo stati noi a fomentarlo e gli facciamo perdere il voto dei moderati. Be', che dire? Meglio così! In questo momento di crisi non ci servono i moderati, ci servono i rivoluzionari, i sognatori, i combattenti! E se De Magistris dice certe cose, anche se le dicesse solo perché pensa di prendere voti, vuol dire che una certa sensibilità qui si è diffusa... che per vincere da noi non si devono promettere "ruspe sui campi rom", ma distribuzione del potere e giustizia sociale!
Quando un anno fa occupammo l'Ex OPG e iniziammo a parlare di assemblee popolari, di potere popolare, di pressione sulle istituzioni per controllarle e "abbassarle" ai bisogni delle persone (sottraendole così agli interessi dei capitali e degli speculatori), non immaginavamo che queste idee
sarebbero andate così lontano...
evidentemente la pazzia si è diffusa. e questo nell'Italia di Renzi, di corrotti e arrivisti senza scrupoli, non può che essere bene.
certo, tutto questo processo è lontano dall'essere qualcosa di davvero rivoluzionario. Il coinvolgimento popolare di cui avremmo bisogno per trasformare Napoli e il paese è qualcosa di ben più grosso e radicale. ci sono ancora troppe persone rassegnate, che vivono sotto la paura e l'ignoranza che impediscono la loro espressione, ci sono ancora poteri troppo forti, che fanno sì che non ci sia giustizia, non ci sia salute, non ci sia libertà, ci sia invece ancora troppo odio, esasperazione, problemi...
però è evidente che qualcosa si muove, spinge dal basso, e fa paura a chi sta in alto. e se qualcuno come De Magistris, che ha più visibilità di noi, vuole riprendere questa spinta, ben venga! la vuole riprendere perché ci crede o perché gli servono i voti? non lo sappiamo. terrà il punto anche dopo essere stato eletto? chissà.
Ma chi pensa che la Storia sia fatta da un uomo solo, nel bene e nel male, sbaglia. sono i popoli che scrivono la storia! quindi che esito avrà questo processo dipende solo da noi. da ognuno di noi. da quanto le masse prenderanno coscienza e imporranno alle classi dominanti quello che gli spetta di diritto.
"Zapatismo alla napoletana" è una bella formula. basta ricordarsi sempre che nello zapatismo non esiste un Capo, ma un Sub-Comandante. Così infatti Marcos decise di chiamarsi: "Sub", perché pensava che chi sta sopra è sempre il popolo...
per questo dobbiamo andare avanti con le lotte, non delegare a nessuno, impegnarci in prima persona! #poterealpopolo!"


(dagli scritti del PCC-Mao):
È DI ESTREMA IMPORTANZA PER IL POPOLO RIVOLUZIONARIO AVERE IN MANO IL FUCILE
L’esperienza storica della Comune di Parigi ha provato appieno che è di estrema
importanza per la rivoluzione proletaria e la dittatura del proletariato possedere
forze armate rivoluzionarie.
Parlando dell’esperienza della Comune di Parigi, Lenin cita un’importante tesi
di Engels, ossia che in Francia, dopo ogni rivoluzione, gli operai erano armati; il
disarmo degli operai era quindi il primo comandamento per i borghesi che si
trovavano al governo dello Stato. Lenin ritiene che in questa conclusione di
Engels, “l’essenza del problema, come del resto l’essenza della questione dello
Stato (la classe oppressa dispone di armi?), è afferrata in modo ammirevole”.
La Comune di Parigi nacque durante l’accanita lotta tra la rivoluzione armata e
la controrivoluzione armata. I 72 giorni di vita della Comune di Parigi furono 72
giorni di insurrezione armata, di lotta armata e di autodifesa armata. Ciò che
provocò un timor panico tra i reazionari borghesi fu proprio il fatto che il
proletariato di Parigi aveva impugnato il fucile. L’errore fatale della Comune di
Parigi risiedette precisamente nel fatto che essa si dimostrò troppo clemente verso
la controrivoluzione e non marciò immediatamente su Versailles, ciò che permise
a Thiers di riprendere fiato e di radunare le sue truppe reazionarie per gettarsi
furiosamente su Parigi rivoluzionaria. Come disse Engels: “Sarebbe la Comune di
Parigi durata un solo giorno se non si fosse servita di questa autorità del popolo
armato contro i borghesi? Non si può al contrario rimproverarle di non essersene
servita abbastanza?”

Il compagno Mao Tse-tung ha ricapitolato in modo conciso l’importante
significato della lotta armata e dell’esercito popolare e ha formulato la famosa tesi
secondo la quale “il potere politico nasce dalla canna del fucile”
Egli ha sottolineato: “Secondo la teoria marxista dello Stato, l’esercito è la principale
componente del potere statale. Chiunque voglia impadronirsi del potere statale
e conservarlo, deve possedere un forte esercito”.
La rivoluzione violenta è un principio universale della rivoluzione proletaria. I
partiti marxisti-leninisti devono seguire con fermezza questo principio universale
e applicarlo alla pratica concreta dei loro paesi. L’esperienza storica dimostra che
là dove il proletariato e i popoli oppressi hanno preso il potere e conquistato la
vittoria, essi l’hanno fatto con la forza del fucile, sotto la direzione dei partiti
proletari, in conformità delle condizioni specifiche dei propri paesi, costituendo
gradualmente forze armate popolari e conducendo la guerra popolare sulla base
dell’ampia mobilitazione delle masse nella lotta e ingaggiando ripetute lotte
contro gli imperialisti e i reazionari. Ciò vale per la rivoluzione russa, per la
rivoluzione cinese e per la rivoluzione dell’Albania, del Vietnam, della Corea e di
altri paesi, senza alcuna eccezione.
Al contrario, quando i partiti proletari non cercano di creare forze armate
rivoluzionarie o vi rinunciano, essi causano rovesci alla rivoluzione; esistono serie
lezioni a questo proposito. Avendo rinunciato a impugnare il fucile, alcuni partiti
sono stati presi alla sprovvista di fronte a un attacco di sorpresa dell’imperialismo e
dei suoi lacchè e alla loro repressione controrivoluzionaria e di conseguenza milioni
di rivoluzionari sono stati massacrati; in altri casi, poiché volevano ottenere posti di
alti funzionari nei governi borghesi o sono caduti nella trappola tesa dai reazionari,
alcuni partiti hanno consegnato loro le forze armate popolari, rovinando i frutti della
rivoluzione, quando il popolo rivoluzionario aveva già impugnato le armi e le forze
armate popolari si erano già sviluppate notevolmente.
In questi cento anni, molti partiti comunisti hanno partecipato alle elezioni e
sono entrati nel parlamento, ma nessuno di essi ha potuto instaurare la dittatura
del proletariato con tale mezzo. Anche se un partito comunista ottiene la
maggioranza nel parlamento o entra nel governo, ciò non significa che il carattere
borghese del potere politico sia cambiato e ancora meno che la vecchia macchina
statale sia demolita. La classe dominante reazionaria potrà proclamare non valide
le elezioni, sciogliere il parlamento o addirittura ricorrere alla violenza per
estromettere i comunisti. Se un partito proletario, invece di svolgere il lavoro tra
le masse e di impegnarsi nella lotta armata, sostiene con zelo le elezioni
parlamentari, esso non farà altro che addormentare le masse e corrompere se
stesso. La borghesia compra i partiti comunisti attraverso le elezioni parlamentari
e li trasforma in partiti revisionisti, in partiti borghesi. La storia non ci fornisce forse
numerosi esempi di questo genere?
Il proletariato deve conquistare il potere politico con il fucile e deve anche
difenderlo con il fucile. Un esercito popolare sotto la direzione di un partito
marxista-leninista è il solido pilastro della dittatura del proletariato e il fattore
principale tra i vari fattori per prevenire la restaurazione del capitalismo. Con un
esercito popolare armato dell’ideologia marxista-leninista, si può affrontare
qualsiasi situazione, per quanto complessa possa essere, nella lotta di classe sia
all’interno che fuori del paese e difendere il potere del proletariato

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