martedì 31 maggio 2016

pc 31 maggio - La cordata di Renzi per l'ILVA va verso la fabbrica in affitto... e potrebbe perfino comprendere Marchionne - se ne torna a parlare in quattro assemblee di presentazione del libro la tempesta perfetta dal 16 al 19 giugno a Torino, Brescia, Bergamo, Milano - info bastamortesullavoro@gmail.com



Renziani coraggiosi in rotta sull’Ilva

IL GOVERNO SCOMMETTE SULLA CORDATA ARVEDI-CDP-DEL VECCHIO PER STOPPARE GLI INDIANI. SUI VELENI NUOVA SENTENZA.

Leonardo Del Vecchio, Giovanni Arvedi e Claudio Costamagna: tutti a bordo per salvare l’Ilva dalle mire degli indiani della Mittal.

La cordata dei renziani coraggiosi prende forma e si appresta a definire l’offerta di locazione degli impianti dell’Ilva che alla fine di giugno sarà formalizzata alla gestione commissariale e al governo. L’ultimo a confermare la discesa in campo è stato Leonardo Del Vecchio tramite l’holding di famiglia Delfin: il fondatore della Luxottica dovrebbe mettere a disposizione 200 milioni di euro (spiccioli per chi vanta un patrimonio da 17 miliardi e vola su un Gulfstream G650 da 70 milioni) affiancandosi alla Cassa depositi e prestiti guidata da Claudio Costamagna e al gruppo Arvedi. La cordata potrebbe avvalersi del sostegno di Banca Intesa e di un partner estero (il gruppo turco Erdemir oppure alcuni acciaieri svizzeri vicini a Sergio Marchionne). L’obiettivo è sfidare il duo Arcelor Mittal-Marcegaglia non visto di buon occhio dall’esecutivo che teme che i franco-indiani puntino a rilevare l’Ilva solo per appropriarsi delle sue quote di mercato.
Ovviamente la politica potrà imporre le sue scelte fino ad un certo punto, ma non potrà non considerare anche i costi sociali che i piani industriali comporteranno, sia a Taranto sia a Genova, e dunque ecco perché il dossier Ilva viene seguito con molta attenzione dal premier Matteo Renzi che sarà a Taranto alla fine di giugno. Chi rileverà l’Ilva lo farà comunque con un impegno all’inizio della procedura limitato al fitto degli impianti perché tutta l’area a caldo di Taranto è sotto sequestro dall’estate del 2012, quando la magistratura arrestò proprietari (i Riva) e dirigenti dell’acciaieria più grande d’Europa, e da allora nessuno ha chiesto di rimuovere i sigilli, ben sapendo che per ottenere il dissequestro bisogna provare di aver eliminato le cause che portarono i tre periti del giudice Patrizia Todisco a definire altoforni e cokerie causa di malattie e morte per operai e cittadini. (Mimmo Mazza)

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