sabato 28 maggio 2016

pc 28 maggio - FOXCONN: "PRODUZIONE SENZA LAVORO UMANO"? E IL PLUSVALORE?...

La Foxconn, azienda taiwanese che produce la metà delle componenti dei dispositivi elettronici di consumo venduti nel mondo, “ha ridotto la propria forza lavoro da 110 mila a 50 mila persone grazie all’introduzione dei robot e ha segnato un successo nella riduzione del costo del lavoro”.

"La Foxconn era anche conosciuta per l’alto tasso di suicidi tra i suoi lavoratori, schiacciati da ritmi infernali. Quindi non si può davvero dire che non avesse di mira la massima “produttività”. Ma i robot fanno meglio, più velocemente, senza soste fisiologiche, 24 ore su 24. Non si lamentano, non pretendono adeguamenti salariali, non si ammalano, non scioperano mai e non rischiano di farlo in futuro. Al massimo si rompono e vanno aggiustati... L’automazione della produzione sta del resto conquistando tutte le fabbriche del pianeta e i “futurologi” stanno già sfornando elenchi di mansioni lavorative a rischio scomparsa e percentuali da capogiro nella sostituzione di uomini e donne con macchine. Tutto ciò che è seriale può esser fatto meglio, con più precisione e senza soste da un robot... La “quarta rivoluzione industriale” ha per orizzonte la produzione senza lavoro umano o quasi (resteranno, seppur molto più limitate, solo le attività di installazione, manutenzione e programmazione dei robot), sia sulle linee che negli uffici". (da Contropiano).

"Produzione senza lavoro umano..."? E da dove trarrebbe poi il capitalista il plusvalore?
Questo "sogno" per i borghesi o questo "incubo" per i piccolo borghesi, restano appunto "sogno" e "incubo", ma non per le leggi del capitale, che attraverso il plusvalore relativo, realizzato attraverso la riduzione del tempo di lavoro necessario e l'allungamento del tempo di lavoro gratis dell'operaio per il capitalista "(combinato oggi spesso con il plusvalore assoluto: allungamento della giornata lavorativa), da un lato, certamente, riduce sempre più il numero degli operai (fissi - salvo utilizzare forza-lavoro momentanea e altamente flessibile per periodi di più intensa produzione - vedi Fca); dall'altro intensifica al massimo il lavoro, spreme al massimo la forza-lavoro degli operai che comunque deve far lavorare nella produzione delle merci.
Quindi a introduzione dei robot non corrisponde solo riduzione degli operai, ma da un lato licenziamenti e aumento della disoccupazione, dall'altro aumento dello sfruttamento, del pluslavoro degli operai e operaie (CONSIGLIAMO SU QUESTO DI LEGGERE IL 4° QUADERNO DELLA FORMAZIONE OPERAIA SU 'IL CAPITALE' DI MARX) 

Anche perchè, come spiega un piccolo stralcio del racconto di un operaio della Foxconn preso dal libro "Nella fabbrica globale - vita e resistenze operaie nei laboratori della Foxconn", il robot, le macchine devono funzionare, non si possono "spremere"... l'operaio sì e l'operaio deve diventare più veloce delle macchine...

"Quando siamo arrivati nel capannone siamo stati accolti dal frastuono delle presse e dall'odore pungente della plastica... dunque questo capannone gigante e rimbombante era il mondo delle macchine a cui dovevo far fronte. Nel reparto venivano prodotti i piani di sostegno dello schermo dei notebook. Il ciclo produttivo era il seguente: la materia plastica veniva iniettata in una pressa per darle forma; un braccio meccanico metteva da parte il pezzo e lo poneva nella macchina tagliatrice; poi venivano eseguiti dei fori e il pezzo veniva messo nella stazione di trasferimento. Questo processo le macchine lo svolgevano da sole. Ogni ventinove secondi veniva completato un pezzo. Io e i miei colleghi avevamo il compito di prendere i pezzi dalla stazione di trasferimento e soffiare via con una pistola ad aria compressa i residui della perforazione rimasti attaccati. Poi prendevamo uno straccio e liberavamo i pezzi dallo sporco e dal grasso. Inoltre tagliavamo la bava ai lati con un coltello, controllavamo a vista se c'erano abrasioni, graffi o granelli di polvere, impaccavamo i pezzi con la pellicola di plastica e li mettevamo in una scatola di cartone. Poichè la macchina buttava fuori i pezzi a intervalli regolari, dovevamo adeguarci alla sua velocità... dovevamo quindi aumentare la nostra velocità di lavoro al punto di riuscire ad eseguire tutti i movimenti in trenta secondi... Ripetendo tutti i giorni, dalla mattina alla sera, per dodici ore la stessa procedura, il mio corpo si è adattato al ritmo di produzione. Riuscivo addirittura a guadagnare un secondo e a riposare un attimo le mani, stendere le dita e scrollare le spalle. Volevo già festeggiare questo successo ma un operaio che era già lì da sei mesi mi ha detto: "Se ti sei abituato al ritmo di ventinove secondi e se c'è molto da fare i tecnici aumenteranno la velocità della macchina a ventidue o ventitrè secondi. Allora non ti rimane che muoverti più in fretta e abituarti al loro ritmo". Gli operai dovevano continuamente sfruttare le loro capacità fisiche fino al limite massimo... Ho vissuto sul mio corpo quello che un operaio ha descritto così: "Gli estranei dicono spesso che noi saremmo delle macchine. Sbagliato, noi non siamo delle macchine. Dobbiamo essere più veloci delle macchine"..."

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