L’espulsione di due militanti del SI.Cobas decisa dal coordinamento nazionale del 15 maggio, accompagnata da una campagna di pesantissime calunnie e diffamazioni pubbliche nei loro confronti, condotta in prima fila da funzionari retribuiti dall’organizzazione, rappresenta una svolta inaccettabile nella storia dell’organizzazione, che mette in discussione i principi di unità operaia costruita dal basso in 5 anni di dure battaglie contro il padronato

2., Le trattative nazionali con la FEDIT[1], condotte dai vertici del sindacato, vanno verso una vera e propria capitolazione al padronato che darebbe il via libera alla competitività, alla produttività e alla flessibilità richiesta dai padroni, al totale controllo aziendale sull’organizzazione del lavoro, all’autoregolamentazione degli scioperi, e ribalterebbe i contenuti su cui il SI.Cobas si è costruito, nella lotta, durante tutto il suo percorso politico-sindacale sin dalla sua fondazione..

Il processo di epurazione in corso, è diretta conseguenza di questa svolta politica e si basa sulla denigrazione degli operai in lotta, considerati apertamente come una “insignificante goccia nel mare che potrebbe essere spazzata via in qualsiasi momento”, e soprattutto, sul fatto  che “il potere operaio è un’utopia mai realizzata nella storia”. La strategia anticapitalista, base del congresso fondativo del SI.Cobas, si riduce così ad una semplice dichiarazione propagandistica, delegata ad un’astratta unità dell’organizzazione rappresentata da vertici (per altro fuori da ogni controllo collettivo) non soggetti ad alcuna critica possibile.

Il ribaltamento dei principi dell’organizzazione, fondati sul conflitto di classe e sulle avanguardie reali che esso produce, motiva una reazione immediata del corpo sano dell’intera organizzazione capace di denunciare, innanzitutto, la manovra divisionista perpetuata dai vertici del sindacato, che non ha esitato, per perseguire i suoi obiettivi, a rivolgersi ai padroni per delegittimare i militanti scelti dagli operai organizzati in fabbrica come propri rappresentanti.

Conseguentemente i 120 delegati e attivisti dei coordinamenti provinciali di Milano, Bergamo, Lodi e Novara, convenuti a questa assemblea pretendono:

La revisione delle decisioni prese dal coordinamento nazionale del 15 maggio e il  conseguente reintegro a pieno titolo dei compagni espulsi dall’organizzazione.
Una presa di posizione esplicita delle strutture dirigenti nazionali del SI.Cobas contro la “minuta di discussione” tra SI.Cobas/ADL e TNT/Fedit di cui all’allegato
La pubblicazione del bilancio economico nazionale dell’organizzazione, finalizzato a decisioni utili a collocare i Cobas aziendali, e i rispettivi coordinamenti territoriali, come fondamenta concrete dell’organizzazione di tutto il SI.Cobas su scala nazionale.

Tutte le strutture di base che condividono questa mozione sono invitate a dare il proprio appoggio esplicito attraverso comunicazioni scritte al coordinamento nazionale del SI.Cobas
Peschiera Borromeo, 22 maggio 2016