domenica 22 maggio 2016

pc 22 maggio - RESOCONTO DELLA PRESENTAZIONE LIBRO ILVA ALLA LIBR. MONDADORI DI TARANTO - video su you tube

Partecipata, rappresentativa e interessante è stata l'assemblea organizzata nel quadro della presentazione del libro “Ilva la tempesta perfetta” alla libreria Mondadori di Taranto il 16 maggio.


Essa è stata aperta, per la libreria, dalla giovane giornalista Carucci che ha sottolineato l'importanza di questa presentazione alla vigilia della ripresa del maxi processo Ilva.

Subito dopo, Gianmario Leone, giornalista free-lance prima di TarantoOggi, ora del Manifesto e dei giornali web Corriere di Taranto e Siderweb, ha introdotto la presentazione del libro.
E' partito dicendo che questo è un libro fatto dal basso, accessibile a tutti, di cui ho apprezzato molto il taglio perchè è fatto per gli operai. Spesso e volentieri gli operai sono stati messi come in un tritacarne e fatti passare come complici e assassini. Si tratta di una visione superficiale della classe
operaia dell'Ilva che ha vissuto varie stagioni. Pensiamo anche che questa è una fabbrica che è passata attraverso varie vicende emblematiche, per es. la vicenda del mobbing della 'Palazzina Laf'.
L'Ilva è una problematica di livello nazionale e internazionale, ed interessante il taglio che dà il libro all'inchiesta giudiziaria.
Subito dopo ha denunciato, per spiegare il clima, in cui tutta la vicenda Ilva si è svolta, in quei due anni e negli altri a seguire, che lui e la sua testata 'TarantoOggi' sono stati esclusi dalle conferenze stampa dell'Ilva, quando, invece, numerosi giornalisti, citati anche nella stessa inchiesta giudiziaria, per intercettazioni, ecc., sono ancora lì, a fare la morale e a pontificare. Così come restano al loro posto i sindacalisti che hanno avuto un ruolo davvero grave. Così come nell'inchiesta non sono entrati tutta una serie di politici, dalla Di Bello a Fitto, ecc., da sempre legati alla gestione Riva. Indecente, poi, è che questo processo sia diventato ora essenzialmente un processo politico, in cui si parla di Vendola, ecc., mentre non si parla più dei Riva e di chi ha gestito questa fabbrica per 20 anni. Siamo di fronte ad una città che di fatto non ha voglia di cambiare.
Il libro segnala come tutti dovremmo fare un esame di coscienza e indica la strada giusta del 'processo popolare'.

Subito dopo uno degli autori del libro “Ilva la tempesta perfetta” ha innanzitutto apprezzato le cose dette nella introduzione perchè evidenziano il problema di fondo che il libro pone: equilibrare il punto di vista e rappresentare la classe operaia, i fatti e le opinioni che si sono sviluppati nelle sue fila, nei due anni più caldi della vicenda. Nello stesso tempo il libro mette in luce come lo shock provocato dall'inchiesta abbia avuto una reazione estesa e diffusa in fabbrica e in città, ma che le posizioni prevalenti in fabbrica e in città hanno impedito che questa reazione operaia e popolare approdasse a qualcosa, tanto che giustamente si può affermare che non è cambiato nulla di sostanziale.
Gli operai sono stati presenti e attivi, ma non hanno fatto pesare la loro dialettica e la loro posizione. Il 27 novembre 2012 la fabbrica è stata occupata e quella giornata, che resta importante, poteva aprire il cambio di passo e della situazione, ma questo non è avvenuto anche per le posizioni che hanno agito.
Il libro afferma e cerca di dimostrare che nocivo è il capitale e non la fabbrica e che le posizioni del “ritorno all'indietro” hanno pesato negativamente nella mobilitazione operaia e popolare, senza mettere in discussione il sistema del capitale. Il libro, in questo senso, fa discutere di nodi che vanno al di là della vicenda locale.
Rispetto all'inchiesta giudiziaria, l'assenza dei sindacalisti tra gli imputati è stata una scelta della Procura che, lo abbiamo anche direttamente detto al Procuratore, non ci convince. Il processo, quindi, non può essere lasciato ai giudici.

Giancarlo Girardi, ex operaio Ilva, è intervenuto, prima di tutto raccontando come per tanti anni, prima dell'esplosione del dominio Riva, la classe operaia dell'Ilva si è battuta per cambiare l'organizzazione del lavoro in fabbrica che ha tanta influenza sulla sicurezza, sulla salute e sul rapporto fabbrica/ambiente.
La classe operaia ha cercato di svolgere il ruolo che nel libro è indicato, cercando di attuare quella concezione “che liberando sé stessa libera l'umanità”. Gli operai negli anni '70 hanno lottato per mettere insieme ambiente e sicurezza, hanno imposto un cambio dell'organizzazione del lavoro, a cui però i gestori, pubblici, dell'azienda non hanno fatto seguire fatti. In questa fabbrica la lotta non è mai dipesa tanto dai numeri, ma dalla coscienza operaia.
Quindi, anche per rispondere alla sollecitazione venuta dall'introduzione sul perchè ancora oggi il movimento ambientalista non è unito, anzi, è andato sempre più dividendosi e frammentandosi, ha tracciato la sua traiettoria una volta uscito dalla fabbrica con il suo impegno nel movimento ambientalista, prima col Comitato per Taranto e poi in Alta marea. Questo movimento non è riuscito a rivolgersi agli operai - e dobbiamo tener conto che gli operai assunti nella fase di Riva sono figli di una selezione preventiva che risponde a logiche clientelari e padronali – ed è il mancato rapporto con la classe operaia e i giovani la causa dell'indebolimento del movimento ambientalista.
Il 2 agosto è stato una sconfitta dei sindacati e ha posto l'esigenza del sindacato di classe e del partito della classe operaia, necessari ora più che mai di fronte all'avvicinarsi di una nuova multinazionale che potrebbe acquisire l'Ilva. Questa si deve trovare di fronte ad una classe operaia che vuole salute e sicurezza.

L'Avv. Bonetto, alla vigilia del processo Ilva che lo vede attivo nel pool di avvocati delle parti civili presentate dallo Slai cobas sc, ha parlato subito del recente processo Thyssen e del fatto, simbolico forse ma importante, che vede i condannati in Cassazione italiani materialmente in carcere – cosa che non era mai successa. Mentre la Ministra Guidi, oggi dimessasi, aveva ritenuto normale nominare uno dei condannati che oggi sono in prigione alla dirigenza dell'Ilva commissariata.
Ma i processi si fanno quando non si riescono a rimuovere problemi in altro modo. Il processo Ilva è importante. Si tratta di un processo per reati di particolare gravità: per disastro doloso, per aver messo in pericolo la vita di un numero indefinito di persone. In occasione del processo Thyssen madri e familiari degli operai morti sono andati dovunque e hanno indirizzato con la loro presenza il dibattito processuale. Basti pensare a quest'ultima fase. In Cassazione, dopo la requisitoria del procuratore generale che aveva chiesto l'azzeramento del processo e il suo ritorno all'inizio, è esplosa in aula la rabbia e la protesta dei familiari presenti che hanno gridato: “venduti, bastardi”. E, sarà come sarà, la Corte ha preso poi una decisione diversa, mantenendo condanne e prigione.
Se non riusciremo a produrre una pressione simile in questo processo Ilva non avremo nulla da esso e solo la non salute e il non lavoro.

Vi sono stati in seguito altri interventi a testimoniare l'interesse della discussione, fatta in un'assemblea in cui erano presenti operai dell'Ilva, lavoratori precari, disoccupati, donne, giovani, ambientalisti conosciuti, a testimonianza della funzione che questo libro sta assumendo e già verificata nelle diverse presentazioni succedutesi a Taranto e su scala nazionale.

In particolare un operaio dell'Ilva attualmente in fabbrica e parte civile al processo ha informato come in fabbrica si vanno discutendo queste cose e diversi operai vogliono far sentire la loro voce e prendere la loro iniziativa. Come non è stato vero che durante i due anni caldi siamo stati fermi – ha ricordato come il giorno della marcia del 30 marzo organizzata da azienda e capi, vari operai sono rimasti in fabbrica, pur rischiando - non lo è neanche oggi né lo sarà in futuro.
E con forza ha fatto un appello agli ambientalisti di venire a parlare con gli operai, di dare un contributo di conoscenza, informazione che serva alla chiarezza e all'azione. Un intervento importante che ha colpito tutta l'assemblea e che segna un'indicazione che va tradotta in fatti e organizzazione.

Questa discussione è interesse di tutti che non rimanga tale ma che si traduca in fatti e proposte per l'avanzamento della lotta e della partecipazione popolare al processo, per imporre una soluzione reale alla tutela della salute, del lavoro e al cambiamento radicale della fabbrica e della città.

ESISTE SU YOUTUBE UNA VIDEO REGISTRAZIONE DELL'ASSEMBLEA PER TUTTI COLORO CHE VOGLIONO APPROFONDIRE. 

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