lunedì 16 maggio 2016

pc 16 maggio - BRASILE: Impeachment e nuovo governo, si cambia per non cambiare niente

Editoriale A Nova Democracia

Si cambia per continuare a fare la stessa cosa

La rimozione di Dilma Rousseff e la presa in carica di Temer alla Presidenza, essendo una lotta di gruppi di potere dei rappresentanti delle frazioni delle classi dominanti locali, non cambierà per niente la situazione del paese dal punto di vista degli interessi delle classi sfruttate e della nazione brasiliana. Gestendo la politica di sottomissione nazionale, il programma di “aggiustamenti” sarà lo stesso di quello che Dilma avrebbe applicato anche se avesse nominato Luiz Inácio ministro e non fosse stata rimossa nel processo di impeachment. E questa affermazione è talmente reale che siamo arrivati al punto che è Meireles, lo stesso uomo che ha presieduto la politica economica degli otto anni di gestione di Luiz Inacio, il superministro di Temer.
La gravità della crisi economica che i lavoratori sentono già in tasca e in tavola viene minimizzata o
ingigantita secondo gli interessi delle due bande di politicanti in conflitto. Chiunque parli dei due lati della controversia dimostra solo che "ripete la stessa cosa" con toni e propaganda diversi.
Il campo di forze guidate da Temer si è affrettato a formare il nuovo governo, creando una situazione bizzarra con due governi, visto che prima di assumere l'incarico era praticamente un governo de facto, annunciando i ministri e guidando la politica economica già conosciuta da tutti. Cioè, la stessa annunciata da Dilma dal 2015: il risanamento dei conti pubblici, la riforma delle pensioni, tagli alla spesa, ecc., per colpire i diritti e le condizioni di vita del popolo e gli interessi nazionali al servizio dell'economia e degli interessi imperialisti.

Il governo di diritto e in corso di deposizione, l'opportunismo del PT ed i suoi congeneri, continuano a denunciare "il colpo di stato" con il quale ricattano il campo progressista cercando di costringerlo a serrare le file con loro ecc., attaccando Temer, accusandolo di "fare il golpe per cambiare verso la politica neoliberista".
Dimenticando le reali esigenze delle masse, come terra, lavoro, cibo, servizi igienico-sanitari, alloggio, istruzione e salute, ingannandole con programmi sociali "all’inglese", il PT ha dimostrato in modo molto chiaro da che parte sta nella lotta di classe. Ciò che di concreto ha fatto è stato di aprire spazi per l'ascesa di forze reazionarie, mentre infangava il nome di "sinistra" e il rosso glorioso.
L'orchestrazione dei monopoli della stampa, con Rede Globo sempre alla testa, con lo stesso tono davanti all’allontanamento di Dilma, aveva celebrato l'uscita del mafioso Cunha dalle sue funzioni, cercando di imporre l'idea che il paese passa ad una fase di pulizia e che quindi avremo un nuovo Brasile etico, democratico e nel segno dell’"ordine e progresso". Perciò Temer, non con lo stesso sciovinismo, con cautela ha parlato di nominare i ministri del suo incerto "governo", cercando di diluire l'impatto che causeranno le richieste dei suoi padroni.
Entrambe le fazioni parlano moltissimo di pratica repubblicana per cristallizzare il quadro costituzionale corrente con tutte le sue istituzioni mosse alla corruzione, e solleva di tanto in tanto campagne ipocrite di "moralizzazione". Né ora né mai si potrà cambiare la natura di questo sistema, la cui base marcia del capitalismo burocratico si muove e riproduce servendosi della corruzione, per questo non si può sradicarla, come tanto promettono da buoni banditi e bugiardi che sono. Anche perché le lotte tra le diverse frazioni delle classi dominanti locali, che ora si sono intensificate, sia nelle denunce di corruzione che nelle campagne di "moralizzazione", si danno una forma utile a risolvere le loro controversie.
La banda di politicanti guidata da Temer (PMDB, PSDB, DEM, PTB, PPS, PP...) dice di affrontare la grave crisi e uscirne il più velocemente possibile, salvare il Brasile dal disastro, ecc. La banda del PT, trascinandosi la maggior parte delle sigle elettorali opportuniste, con un discorso già provato, dice che ritornerà, a causa della politica "neoliberista", come se non fosse stata la stessa praticata dai suoi governi, di Luiz Inácio e Dilma. Dice di avere sconfitto la povertà e creato una nuova classe media, quando ciò che ha fatto è stato di dare libero corso al credito e ingannare il popolo che così “poteva comprare”, perché "il paese si stava sviluppando", mentre si indebitava e i banchieri e le multinazionali straniere facevano profitti e i latifondisti dell’"agribusiness" e delle miniere si impossessavano delle terre pubbliche. Chiama successi per il popolo l’"aumento delle iscrizioni" nelle università e istituti tecnici, quando ciò che hanno fatto è stato aumentare la privatizzazione dell'istruzione, in particolare con il finanziamento di borse per centinaia di migliaia di posti nelle università private, a scapito di tutta l'educazione pubblica. Tutto il supporto e l'incoraggiamento va al latifondo produttivo, all’"agrobusiness", e alle imprese minerarie, de-industrializzando, privatizzando e denazionalizzando il paese e la sua economia come mai visto prima.
Tuttavia, entrambe le parti hanno sperimentato l'arte di gestire lo sfruttamento dei lavoratori, al fine di garantire il saccheggio della nazione da parte delle multinazionali imperialiste e presiedere la repressione contro il popolo e soprattutto le masse in lotta, gettandosi una contro l'altra, ma in realtà, sono unite contro la Rivoluzione. Vincitori e vinti continueranno a comporre lo stato brasiliano vecchio e marcio in questa rotazione senza fine di ingannatori delle masse, nemici della Rivoluzione.
Rivoluzione che sta maturando negli strati più profondi delle masse impoverite che chiedono a gran voce una Nuova Democrazia, che, come già dimostrato, può essere raggiunta solo attraverso un processo sempre più massiccio e perciò stesso attraverso una lotta cruenta e prolungata.

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