martedì 15 marzo 2016

pc 15 marzo - Giulio Regeni - speciale 7 - La protesta dei medici egiziani

Un movimento davvero significativo, emerso in Egitto, in occasione della morte di Giulio Regeni, è stato senz'altro quello dei medici, dei 4 mila medici che hanno scioperato e denunciato la repressione poliziesca, nei giorni successivi al ritrovamento del martoriato corpo di Giulio.
In una manifestazione, considerata la più grande di sempre dei medici, è stato denunciato che, come nelle peggiori ditttaure sudamericane, in Egitto oggi si viene torturati nelle carceri, in luoghi e case adibite, perfino negli ospedali, e che queste pratiche sono efferate e quotidiane e i loro autori restano ignoti, impuniti e quasi sempre gratificati per i servizi resi.
Tutti sappiamo come in queste dittature il ruolo dei medici è fondamentale
Il loro silenzio contribuisce che non si aprano fessure nella denuncia, conoscenza, opposizione a questo sistema.
Sappiamo bene in Italia quello che è avvenuto nel periodo fascista; però non dobbiamo andare molto lontano per capirne la logica, se pensiamo a quello che è avvenuto nella “macelleria messicana” del G8 di Genova. Sappiamo come qui, in particolare a Bolzaneto, dove dei medici, degli infermieri, hanno partecipato alle torture o contribuito a nasconderle.
Per questo possiamo capire il valore di questa manifestazione al Cairo. Ma anche il disvalore del silenzio dei medici nel nostro paese, delle loro associazioni, che avrebbero dovuto far sentire anche la loro voce, la loro solidarietà e avrebbero dovuto pretendere di far parte della inchiesta sulla vicenda.
Ma, in questo paese la coscienza civile se non è morta, è addormentata e si alzano lamenti contro il governo nella maggior parte dei casi solo quando si è toccato nei micragnosi interessi personali e professionali.

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