lunedì 14 marzo 2016

pc 14 marzo - Giulio Regeni - speciale 2 - I legami al-Sisi/Renzi è uno dei nessi tra questione Egitto e questione Libia

Dietro la guerra? Profitti!” Questo diceva il grande giornalista comunista John Reed.

Ma, ancor prima di lui Robert Clive, che creò la potenza delle Indie orientali britanniche e fu anche governatore del Bengala, spiegò e teorizzò l'interdipendenza tra espansione commerciale e forza delle armi, sintetizzandola in una frase: “I commerci finanziano le armi e le armi proteggono i commerci”.
Questo oggi è particolarmente evidente nell'attivismo commerciale e militare in progress dell'imperialismo italiano. In particolare se si pensa al regime di al-Sisi, Matteo Renzi è stato il primo capo di governo europeo a visitare il Cairo e ha partecipare ad un mega Forum economico a Sharm el Sheikh.
L'Eni è impegnato nella nuove esplorazioni con la mega scoperta del giacimento di Al-Zhor che vale a regime ben 200mila barili di petrolio al giorno e investimenti per almeno 12 miliardi di dollari.
Quella scoperta ha cementato un'amicizia che vale, in scambi commerciali (nel 2014), oltre 5 miliardi di euro e che in prospettiva mira a progetti per i quali complessivamente il governo egiziano ha annunciato di voler investire 80/90 miliardi di dollari nei prossimi anni.
Infine l'Egitto confina con la Libia, dove l'Italia nel 2011 ha perso terreno a causa dell'intervento franco-britannico per abbattere Gheddafi - sostenuto dalla Clinton, rispetto alla posizione più tiepida del suo presidente Obama. Quindi, l'Egitto è anche il garante, l'alleato principale nella zona dell'Italia, nel quadro dell'intervento-tentativo di riprendersi la Libia, o almeno riuscire a salvare la restante presenza dell'Eni che gestisce impianti strategici per il gas. Ma non ci sono solo i commerci e il petrolio, ma anche le telecomunicazioni e tutta la rete di presenza nel Mediterraneo, dato che la Libia è la porta dell'Africa Sub sariana dove vi sono importanti materie prime e tassi di crescita economica forti, su cui l'Italia vuole mettere le mani o almeno non essere tagliata fuori.

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