giovedì 4 febbraio 2016

pc 4 febbraio - Anche il giornale dei padroni il Sole24ore avalla tra le righe che l'uccisione di Giulio Regeni è una possibile sparizione, tortura, assassinio di Stato, di stile argentino. Padroni italiani, governo Renzi vi riteniamo complici e responsabili!

Egitto, sul corpo di Giulio Regeni «segni di tortura e ferite coltello». 

...In questi giorni al Cairo c’era una missione, ora interrotta, del Business Council italo-egiziano, al Cairo per rafforzare i legami  economici con l’Egitto. In questo caso non è solo una questione di aziende, investimenti e affari. Con il presidente al-Sisi Matteo Renzi ha creato un rapporto di amicizia personale, investendo sul futuro egiziano e sulla sua sicurezza, fondamentale per il Medio Oriente.....

Sul corpo di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano trovato morto ieri in un fosso alla periferia del Cairo, ci sono segni di bruciature di sigaretta, tortura, ferite da coltello e segni di una «morte lenta». Lo ha riferito il procuratore egiziano alla Associated Press. Il cadavere di Regeni, scomparso il 25 gennaio è stato ritrovato lungo una strada desertica che porta ad Alessandria. Era stato per primo il sito on-line del quotidiano egiziano «al Watan» a parlare di «segni di tortura sul corpo del giovane 28enne », oltre che di 12 coltellate al petto e alle spalle e «di orecchie mozzate».
Lo stesso giornale che cita fonti giudiziarie e di sicurezza, ha aggiunto altri particolari scrivendo che «il corpo è stato trovato davanti alla fondazione `Hasem Hassan´ sulla strada desertica Cairo-Alessandria all'altezza di 6 October City (immenso quartiere all'estrema periferia del Cairo, ndr), distante circa una quarantina di chilometri dal luogo della scomparsa.
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La polizia egiziana depista e mente

La polizia parla di «incidente stradale»
La polizia locale egiziana ha provato ad accreditare un’altra versione dei fatti, sostenendo che «non c'è alcun sospetto crimine dietro la morte del giovane» e parlando di un «incidente stradale» come causa del decesso. E il direttore dell'Amministrazione generale delle indagini di Giza , il generale
Khaled Shalabi ha smentito che Regeni «sia stato raggiunto da colpi di arma da fuoco o sia stato accoltellato». Mentre il direttore dell'ufficio stampa del ministero dell'Interno egiziano ha smentito la ricostruzione fornita da Hosam Nassar, direttore della procura di Giza, parlando di lividi e abrasioni prresenti sul corpo del ragazzo, ma non di segni di tortura. Un comunicato ufficiale del ministero dell'Interno egiziano, ad ogni modo, è stato annunciato solo «dopo la fine dell'autopsia e delle indagini». 


Procura locale: chiari segni percosse e torture
La tesi del giornale “Al Watan” è stata di fatto confermata dalla procura di Giza (la circoscrizione amministrativa che copre la parte ovest dell'area metropolitana del Cairo dove è stato rinvenuto il corpo di Regeni), che ha disposto l'autopsia sul corpo per accertare le cause del decesso. Per la procura infatti il cadavere di Giulio Regeni «presenta chiari segni di percosse e torture».

Risparmiateci verità di comodo

L’obitorio al Cairo dove si trova il corpo di Giulio Regeni (Epa)L’obitorio al Cairo dove si trova il corpo di Giulio Regeni (Epa)
Forse la verità sarà trovata, probabilmente le autorità del Cairo ci offriranno la loro: e quella sarà la Verità da cui non potremo prescindere. Ma è forte il sospetto che Giulio Regeni, lo studente 28enne che amava l’Egitto, sia stato ucciso dall’Egitto. Non dall’idea del più antico Paese del mondo ma dal “sistema”, dall’ apparato di sicurezza dell’incerto Egitto di oggi. Giulio che era al Cairo per studiare l’economia egiziana, che apparentemente non si occupava di politica, era scomparso il 25 gennaio.
Quel giorno era il quinto anniversario dell’inizio della rivolta studentesca di piazza Tahrir, che per quanta instabilità abbia creato ha offerto all’Egitto un breve momento di democrazia nella sua millenaria storia. Giulio aveva un appuntamento in piazza Tahrir. Ma quel giorno la piazza e il resto dell’immensa metropoli erano presidiate anche più del solito da forze armate e polizia.
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È difficile pensare che i terroristi, i sostenitori dell’Isis nel Sinai, siano venuti al Cairo scegliendo un giorno così per compiere una delle loro azioni criminali. Soldati e poliziotti, giovani come Giulio, forse erano tesi e preoccupati. Chiunque attorno a loro poteva essere un terrorista. Soprattutto dopo che il governo ha deciso che qualsiasi forma di opposizione e di critica è terrorismo. In Egitto ci sono i terroristi veri, e poi migliaia di oppositori civili che non hanno alcun legame col fondamentalismo religioso. Le carceri egiziane sono piene di prigionieri finiti laggiù e dimenticati a causa delle leggi speciali fra le più liberticide.
Forse Giulio è capitato nel momento sbagliato, nel posto sbagliato, davanti alle persone sbagliate. Quelle che hanno fatto sparire centinaia di egiziani senza un arresto dichiarato, un’incarcerazione comunicata, un capo d’accusa formalizzato. Presi a casa, di notte, e scomparsi. Se fosse accaduto questo, forse le autorità troveranno il poliziotto e il funzionario colpevole (ne dubitiamo) e lo condanneranno. Ma se dovesse accadere, quel colpevole, probabilmente dell’età di Giulio, sarebbe un’altra vittima. Come Giulio.

In questi giorni al Cairo c’era una missione, ora interrotta, del Business Council italo-egiziano, al Cairo per rafforzare i legami economici con l’Egitto. In questo caso non è solo una questione di aziende, investimenti e affari. Con il presidente al-Sisi Matteo Renzi ha creato un rapporto di amicizia personale, investendo sul futuro egiziano e sulla sua sicurezza, fondamentale per il Medio Oriente.
Dateci una verità seria, non propaganda. 

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