martedì 2 febbraio 2016

pc 2 febbraio - Gela: 15° giorno di lotta. Continuano i blocchi con forza e perseveranza degli operai dell'ex petrolchimico di Gela

Da quindici giorni ormai gli operai dell'ex petrolchimico di Gela sono in lotta per le strade della città, e si susseguono blocchi stradali da ogni parte.


Gli operai con il sostegno di tutta la città stanno dimostrando di non voler accettare ulteriori prese in giro come la cassa integrazione per tre mesi, fino ad aprile, “concessa” dal governo ma risultato delle lotte di questi giorni. Al goveno e al Ministero serve come sempre prendere tempo! Ma gli operai non ci stanno. Vogliono delle soluzioni ora. Non è possibile aspettare ancora la riunione del 18 febbraio a Palermo, quella in cui si dovrebbero sbloccare le procedure dei permessi di tipo ambientale e addirittura l'altra riunione del 24 febbraio presso il Ministero dello Sviluppo Economico a Roma (questo nome è una barzelletta, ma quale sviluppo economico?).
La forza dimostrata dagli operai sta raccogliendo consensi tra altri operai, come gli operai chimici scesi anch'essi in piazza ieri tutto il giorno a bloccare strade, e anche in altri settori come quello dell'agricoltura.

La vertenza è durissima, tanto che i consiglieri del Pd, per recuperare un po' di credibilità, hanno deciso di sospendersi dal partito fino a quando il governo non troverà una soluzione.
Questa soluzione per adesso sembra molto lontana perchè di fatto è tutto fermo, non solo perché
l'Eni, nonostante l'accordo, ha detto che se non ci saranno le autorizzazioni ambientali non inizierà i lavori, ma perché dei famosi 2,2 miliardi previsti per l'investimento solo una piccola parte riguarda in realtà i lavori di riconversione e inoltre, per dirla tutta, questo piano di riconversione è molto fumoso, dato che prevede la produzione di combustibile ecologico ricavato dalla lavorazione dell'olio di palma. Quest'olio dovrebbe arrivare dall'Indonesia visto che in Sicilia non c'è questo tipo di produzione agricola. Una cosa, se davvero dovesse partire, molto complicata e con ripercussioni forti per gli operai.

In questo senso è molto concreto il prete che si è schierato apertamente con gli operai invitando e partecipando alla lotta perfino dal pulpito della chiesa. Il parroco, che è confessore di Crocetta, si dice molto deluso dal presidente della Regione (ricordiamo che Gela è la sua città e Crocetta è pure pensionato Eni!), perché al contrario del presidente della Regione Toscana non è riuscito a salvare questi operai e perché “aveva promesso di lottare come l'ultimo samurai, ma qui a fare i samurai sono rimasti soltanto gli operai.”
Ma il parroco si esprime anche nel merito della vertenza e dice che “Bisognava firmare l'accordo con l'Eni soltanto quando fosse stato sul tavolo il progetto esecutivo. Solo allora si poteva fermare l'impianto”, e sul progetto di riconversione dice che “è un passo indietro. Parliamoci chiaro: si perdono almeno 700 posti di lavoro”. E ancora, alla domanda del giornalista: “Ma si può ancora investire sul petrolio? Forse una svolta 'verde' è necessaria”, il parroco risponde: “Si poteva mantenere la raffineria non bruciandoil coke ma utilizzando risorse alternative”.

Si tratta di una bella serie di accuse non solo al governo nazionale e regionale ma anche ai sindacalisti che adesso si preparano a nuove iniziative: stanno mandando 100mila cartoline di protesta a Renzi chiedendogli di “cambiare verso”...!!!

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