giovedì 14 gennaio 2016

pc 14 gennaio - Dal meeting internazionale del 21 novembre a Parigi - 6

Klassenstandpuntkt– Germania

Proletari di tutti i paesi, unitevi!
Una classe – Una ideologia – Un Partito – Una rivoluzione

“I prossimi 50 o 100 anni, cominciando da ora, saranno una grande epoca di radicali cambiamenti nel sistema sociale in tutto il mondo, un'epoca di grandi sconvolgimenti, un'epoca senza pari in nessuna epoca precedente della storia. Vivendo in tale epoca, dobbiamo essere preparati a impegnarci nelle grandi lotte che avranno molte caratteristiche differenti nella forma da quelle del passato.”
(Mao Tse-Tung, "Libretto Rosso" da Peking Review # 2, 1969)

Dieci anni dopo la rivolta eroica dei giovani proletaria in Francia che scosse tutta l'Europa occidentale e mandò un messaggio di speranza per il futuro agli oppressi di tutto il mondo, in tutto il mondo troviamo oggi condizioni ancora migliori, più mature, per lo sviluppo di la rivoluzione proletaria mondiale. La rivoluzione preme sempre più forte, come tendenza storica e politica principale, in un mondo in cui le contraddizioni fondamentali, in particolare quella principale tra l'imperialismo e le nazioni oppresse, si acutizza. La situazione oggettiva è eccellente. Ciò che tutti sappiamo è che il problema siamo noi, i comunisti, e la nostra condizione scandalosamente arretrata. Negli ultimi decenni ci sono stati sviluppi positivi, soprattutto nelle nazioni oppresse, il che è particolarmente importante, perché sono la base della rivoluzione proletaria mondiale. Ma la situazione resta comunque quella in cui, principalmente in Europa occidentale, nonostante si debba segnalare l'esistenza in diversi paesi di partiti, organizzazioni e gruppi maoisti, non raggiungiamo la fase necessaria del nostro sviluppo. Per superare questa situazione, la sua è necessario individuare e superare i principali problemi, attraverso lo sviluppo della lotta teorica e pratica. In primo luogo, ciò richiede chiarezza politica.

Una classe – Una ideologia
Il marxismo-leninismo-maoismo è l'ideologia del proletariato internazionale. Il proletariato internazionale è una sola classe e di conseguenza può avere una solo ideologia. Ogni altra concezione nega la dialettica materialista. La rivoluzione proletaria ha lo stesso contenuto in tutto il mondo, ma la sua forma è corrisponde ai compiti specifici che esistono in ogni paese. Di conseguenza, i principi di base sono gli stessi ovunque. Dunque, non ci possono essere due o più "maoismi", il maoismo è la stesso ovunque. Perciò, la definizione del maoismo, non è una questione che ha a che fare con l'originalità di un dato paese, è questione di fino a che punto ci si subordina o no all'ideologia del proletariato, che significa che è questione tra Marxismo e revisionismo. Noi, i comunisti in formazione nella Repubblica Federale Tedesca (RFT), abbiamo affermato:

"L'ideologia del proletariato internazionale è il marxismo-leninismo-maoismo, principalmente Mao-ismo, e assumiamo il dovere, di assumerlo, difenderlo, e applicarlo, principalmente applicarlo, al servizio della rivoluzione socialista nella RFT, come una parte e al servizio della rivoluzione proletaria mondiale. L'applicazione superiore del marxismo-leninismo-maoismo, principalmente maoismo, nel mondo fino a oggi è il pensiero Gonzalo e riconosciamo il contributo universalmente valido del Presidente Gonzalo alla nostra ideologia. Imparare dai presidenti Gonzalo è necessario per risolvere i problemi urgenti della lotta di classe a livello nazionale e internazionale. Adottiamo come nostri i principi ideologici fondamentali, definiti dalla Base di Unità di Partito del Partito Comunista del Perù, consapevoli che essa deve necessariamente essere applicata politicamente alle condizioni specifiche della rivoluzione nella RFT".

Questa definizione è la più importante per noi, perché è quella che ci dà una guida corretta, che ci permette di svilupparci come distaccamento combattente del proletariato internazionale. Il ruolo del Presidente Gonzalo non è solo quello di una figura storica che ha chiamato il marxismo-leninismo-maoismo con il suo vero nome, ma soprattutto quello di chi ha ne definito contenuto in modo corretto. È chiaro per noi, che il documento che ogni comunista nel mondo deve adottare per avere una comprensione corretta dell’ideologia del proletariato è "Sul marxismo-leninismo-maoismo" del Partito Comunista del Perù.
Altri documenti, ad esempio, la dichiarazione del Movimento Rivoluzionario Internazionalista, sono testi eclettici che contengono perfino posizioni chiaramente revisioniste e le conseguenze sono evidenti. Il problema è che così come il rombo dei cannoni della rivoluzione Ottobre ha stabilito il leninismo, la concezione corretta deve essere stabilita dalla pratica della lotta di classe, il che concretamente significa soprattutto attraverso la guerra popolare. La teoria deve essere dimostrata nella pratica, come criterio di verità. Il generale riconoscimento del maoismo è stato stabilito con la pratica del Partito Comunista del Perù, con la guerra popolare in Perù con tutti i suoi elementi. Le difficoltà del PCP all’inizio degli anni Novanta - precisamente l’arresto di suo presidente, l'escalation dell’intervento yankee e della guerra di bassa intensità su larga scale (compresa la guerra psicologica, l’azione dei traditori, approfittando politicamente della situazione mentre il presidente era nelle mani del nemico, ecc), il ruolo nero dei revisionisti in Perù, come la forma più evoluta di revisionismo nel mondo e il genocidio nelle campagne e nelle città - ha dato alla destra in seno al MRI e al movimento comunista internazionale (MCI) l'opportunità di iniziare una controffensiva, che ha portato grande confusione per molti. Una comprensione inadeguata del processo reale della guerra popolare in Nepal, del revisionismo di Prachanda e della sua connessione con Avakian, ha portato molti compagni ad affermazioni errate. La realtà che il Comitato centrale del PCP è stato usurpato dopo 1999 e l'infiltrazione nel lavoro del partito all'estero hanno reso la situazione ancora peggiore. Una situazione in cui la frazione rossa del MCI non è stata in grado di svolgere il suo ruolo necessario. Il tornate lungo la strada della guerra popolare in Perù è diventato di fatto una tornate lungo la strada del MCI. Naturalmente ci sono state anche tante cose positive in questo periodo, l'unificazione dei compagni in India con conseguente sviluppo più unitario della rivoluzione democratica in quel sub-continente, così come i progressi della ricostituzione corso dei partiti comunisti in America Latina, dove il riconoscimento del ruolo del PCP e del Presidente Gonzalo è ben evidente. Lo sviluppo del movimento comunista in America Latina merita grande attenzione da parte di chi è impegnato nella ricostituzione del partito comunista nei diversi paesi. In Brasile, Cile, Ecuador e altri paesi, i comunisti avanzano con decisione e in modo sistematico sulla strada del Presidente Gonzalo e le loro prospettive sono promettenti. In altri paesi, dove l'influenza di Avakian è stata e ed ancora né va trascurato il sostegno reale del revisionismo nepalese, queste posizioni hanno portato qualcuno addirittura a negare la necessità della rivoluzione democratica e altre rivoluzioni democratiche sono state ritardate.
Diventa quindi una necessità urgente di ogni comunista lottare per l’affermazione della definizione corretta del maoismo e per spazzare via ogni sorta di distorsione revisionista. Questo significa che occorre estendere nel mondo la controffensiva marxista-leninista-maoista, pensiero Gonzalo; il che significa che sforzi teorici ma soprattutto uno sviluppo mirato e sistematico, ma audace della nostra pratica rivoluzionaria sovversiva.

Una Classe – Un Partito
La forma nazionale della lotta di classe del proletariato richiede un Partito comunista in ogni paese. La rivolta dei giovani proletari del 2005 in Francia, così come le grandi rivolte in Inghilterra e Svezia e le migliaia di piccole ribellioni viste in tutta Europa negli ultimi decenni, mostrano in tutta evidenza, da un lato, il grido delle masse a organizzare la ribellione e, dall’altro, l'attuale incapacità del movimento comunista in Europa, in generale, ad entrare in sintonia con le esigenze immediate delle masse. Un rapido sguardo alla storia degli ultimi 15 anni mostra che sono molto rari i casi in cui i maoisti in un paese europeo hanno diretto masse a centinaia nella lotta e casi in cui si può parlare di migliaia si contano sulle dita una mano. La situazione dei partiti turchi costituisce un'eccezione che, sulla scorta della loro concezione politica dell’internazionalismo proletario, con le rispettive differenze, richiede una discussione particolare.
La ricostituzione dei partiti comunisti come partiti marxisti-leninisti-maoisti è il presupposto per poter approcciare correttamente il problema di fare la rivoluzione, ma l'esperienza ha dimostra ripetutamente, per esempio in Francia e Italia, che l'esistenza di un partito comunista di per sé non è sufficiente. La ricostituzione del partito è solo l'inizio, che richiede un'applicazione creativa della verità generale del marxismo-leninismo-maoismo, principalmente maoismo, alle condizioni specifiche di ogni paese e soluzioni adatte ai problemi specifici che ogni rivoluzione incontra necessariamente, il che richiede soprattutto un giusto e corretto maneggio del rapporto tra partito, violenza rivoluzionaria e fronte unito nei diversi momenti della lotta di classe e della lotta tra le due linee. Ciò significa l’effettiva e sistematica concretizzazione nella pratica dei comunisti del grande principio della costruzione: “Sulle fondamenta della base ideologico-politica, costruire simultaneamente le forme organizzative nel mezzo della lotta di classe e della lotta di due linee, tutte queste all’interno e in funzione della lotta armata e la conquista del potere.” (PCP – Linea della costruzione dei tre strumenti della rivoluzione)

Oggi nella RFT abbiamo a che fare con una situazione politica complessa: l'imperialismo tedesco è la potenza dominante in seno all'Unione europea, e aspira a fare il salto per diventare una superpotenza. Un'aspirazione che significa più guerra, più miseria, più sfruttamento e oppressione per il proletariato internazionale e dei popoli del mondo. Un'aspirazione che acuisce tutte le contraddizioni nella società tedesca, in particolare quella tra proletariato e borghesia. Gli imperialisti tentano di utilizzare l'espansione del Terzo Mondo – quella che il Presidente Gonzalo aveva già analizzato nel 1992 - per creare un movimento di massa fascista. In queste circostanze la nostra debolezza diventa ancor più chiaramente. Esistono le condizioni oggettive per un rapido sviluppo del movimento proletario rivoluzionario, ma le forze soggettive sono, specie politicamente ed organizzativamente, in ritardo. La mancanza di un partito comunista di tedesco si avverte come un grido. Noi comunisti in formazione nella RFT dobbiamo accelerare gli sforzi, mettere gli stivali delle sette leghe per portare il processo di ricostituzione del nostro partito, il glorioso Partito Comunista di Germania, al suo culmine, come un presupposto necessario per sviluppare la lotta di classe del proletariato in preparazione per dell’ILA.
Sosteniamo una lotta implacabile contro il revisionismo e l'opportunismo. Al momento il pericolo più grave per il nostro lavoro sono le posizioni revisioniste opportuniste di destra che si ricoprono di "maoismo". Il revisionismo nelle nostre file è stato decisamente schiacciato e la lotta ideologica al revisionismo si è sviluppata ad un livello superiore. Il maneggio corretta della lotta tra le due linee, in teoria e in pratica, è necessario per affermare l'incarnazione del maoismo.

Lottiamo contro tutti i falsi cosiddetti partiti e organizzazioni"comunisti", combattiamo contro gli opportunisti della L ... P ... e ogni falso "dirigente dei lavoratori", che traffica con il nome del marxismo. Sviluppiamo la lotta per l'applicazione del marxismo-leninismo-maoismo, principalmente maoismo, per affermarlo come unica guida e comando della rivoluzione socialista nella RFT. Il che contribuisce a imporre il marxismo-leninismo-maoismo, principalmente maoismo, come unica guida e comando della rivoluzione mondiale del proletariato oggi.
Lo sviluppo abbiamo sperimentato è il superamento dei circoli da parrocchia, la rottura con i residui da studenti piccolo borghese, la lotta per la creazione di un’avanguardia proletaria. Negli ultimi due anni, questo ha portato ad aspri conflitti. In una città i maoisti sono diventati bersaglio dell'Ufficio per la Protezione della Costituzione (Verfassungsschutz) grazie ai revisionisti e addirittura con un piano annunciato pubblicamente, compresa la denuncia pubblica dei compagni sulla stampa borghese, la mobilitazione di sottoproletari per azioni di violenza contro-rivoluzionaria contro i compagni e molto altro ancora. In un'altra città il Comitato Donne Rosse è stato temporaneamente liquidato, a causa delle manovre dei capitolari guidati da una disertore che traffica con il marxismo-leninismo-maoismo, ma in nessun modo vuole sviluppare lotta principale, non svolge ideologicamente politicamente la critica, ma solo intrighi e che ovviamente non si vergogna di ostentare le sue posizioni piccolo-borghesi, patriarcali e scioviniste; sono gli stessi che cercano di confondere i compagni a livello internazionale via Facebook e altri canali. Naturalmente, ci sono altri e per loro natura più importanti conflitti, ma questi due sono val la pena di menzionare qui. In generale, li abbiamo battuti con successo, e anche se abbiamo fatto alcuni errori particolari, questi sono secondari, abbiamo elevato la nostra unità e determinazione a un livello superiore.
È necessario denunciare l'atteggiamento eurocentrico e sciovinista di quanti cercano di negare le esperienze della nostra classe, col pretesto del carattere semi-coloniale e semi-feudale dei paesi del terzo mondo, in questo tipo di paesi che sono attualmente senza paragoni i più avanzati. Questi "maoisti" europei, che gonfiano il petto come gorilla e dichiarano che "hanno scoperto maoismo senza influenze straniere" o cercano di sollevare personaggi della storia del movimento comunista nel "loro paese" ad un significato che non hanno mai avuto e soprattutto non hanno oggi, per fare, come gorilla, le scimmie di se stessi.
Sì, abbiamo lanciato la parola d’ordine "Imparare da presidenti Gonzalo!", che era e resta corretta. Su questa questione Lenin:

La vostra conclusione invece è che non bisogna stimolare dall‘esterno il movimento operaio. […] Questo "stimolo esterno" del nostro movimento non è stato eccessivo, ma scarso, vergognosamente scarso; fino ad oggi ci siamo cotti nel nostro brodo[…] Di questo "stimolo" noi, rivoluzionari di professione, dobbiamo occuparci e ci occuperemo molto di più. Ma con la vostra espressione odiosa, "stimolo dall‘esterno", che inevitabilmente ispira all‘operaio (almeno all‘operaio poco sviluppato come voi) la sfiducia verso tutti coloro che gli portano dal di fuori le cognizioni politiche e l‘esperienza rivoluzionaria e suscita istintivamente in lui la voglia di cacciare lontano da sé tutti coloro che lo stimolano, voi fate della demagogia e i demagoghi sono i peggiori nemici della classe operaia.” (Lenin – Che fare?)

Quelli che cianciano di "troppo Perù", "troppo da altri paesi e troppo poco dalla Germania" e cercano perfino di usare la parola d’ordine disfattista rivoluzionaria di Liebknecht "Il nemico principale è in casa nostra!" per negare in realtà l’internazionalismo proletario, sono esattamente questo, demagoghi e, in quanto tali, sono "i peggiori nemici della classe operaia", ed è dovere di tutti i compagni combattere certi banditi.
Senza schiacciare dei da parrocchia, non solo formalmente, ma in teoria e pratica, i comunisti non potranno svolgere il ruolo di avanguardia del proletariato, non importa quale sia il loro livello di svi-luppo, non importa in quale paese. Essere comunisti significa "la più rottura radicale con le idee tradizionali”. Un comunista deve essere disposto a subordinare i suoi interessi agli interessi della classe, il che significa che deve fare gli interessi della sua classe. Inoltre, abbiamo bisogno di rivoluzionari di professione che danno tutta la loro vita al partito per affrontare il potere, che ha creato dalla moltitudine di figure professionalmente al servizio dell'ordine esistente. Vivere senza pretendere altro che lottano duro è il principio che ci guida.
Non ci servono "comunisti" nel tempo libero o "partiti" che non siano partiti di militanti. Abbiamo già troppi di questi. Abbiamo bisogno di compagni che capiscono per accelerare il processo della rivoluzione proletaria mondiale.

Una classe – Una rivoluzione
All'interno di questa periodo "da 50 a 100 anni" in cui ci troviamo oggi, dell'offensiva strategica della rivoluzione proletaria mondiale, la comprensione dei comunisti dell’internazionalismo proletaria è più importante che mai. Chi non comprende la rivoluzione mondiale come unica, non sarà in grado di comprendere i compiti dei comunisti in un determinato paese, né il compito dei comunisti sull’arena mondiale. Chi si preoccupa solo della "sua rivoluzione" o dei suoi interessi nazionali, che sia in un paese oppresso od oppressore, mette gli interessi immediati di un popolo al di sopra della rivoluzione proletaria mondiale, non lo si può definire un comunista ma uno sciovinista. Un comunista è solo chi sviluppa la rivoluzione nel suo paese come una parte e al servizio della rivoluzione proletaria mondiale.
Un utile esempio per riconoscere queste persone, è che in realtà questi non fanno lavoro antimperialista, ma realizzare solo "attività", quando gli fa comodo, per spacciare la loro merce revisionista e confondere i rivoluzionari autentici. Per questo tipo di persone il TTIP è una questione molto importante, ma non lo è il sistematico lavoro antimperialista nei quartieri proletari, come dovere internazionalista proletario e necessità strategica per mobilitare le masse più ampie più profonde. Apparire con slogan antimperialisti nelle manifestazioni ma disprezzare il lavoro quotidiano non si addice a un comunista né a un rivoluzionario, ma solo a degli opportunisti. La questione del TTIP e l’enfasi su di essa di opportunisti e revisionisti nella RFT è una questione di cui ci occuperemmo in un altro contesto, qui basti affermare che ogni trattato tra gli imperialisti è diretto contro il proletariato internazionale e i popoli del mondo, e così anche il TTIP, ma schierarsi con l'imperialismo tedesco "in nome della classe operaia " è tradimento di classe.

Il cuore del nostro lavoro antimperialista è lo sviluppo delle guerre popolari, di quelle forze che lottano per la realizzazione della rivoluzione democratica e l'unificazione dei movimenti di liberazione nazionale con il movimento operaio internazionale. Il secondo elemento deve essere il sostegno dello sviluppo delle lotte guidate da partiti comunisti nei paesi oppressi.
Inoltre, si deve sviluppare il lavoro antimperialista generale, che si divide in quattro parti principali.
La prima è l’appoggio alle forze arretrate, comunque esse siano, in ogni paese dobbiamo avere attenzione determinazione e in nessun caso dobbiamo confondere queste forze con i partiti e organizzazioni revisioniste, allo stesso modo distinguiamo i rivoluzionari dai revisionisti nella RFT, così dobbiamo distinguerli in generale. In secondo luogo: essere contro OGNI intervento imperialista e a difesa del diritto all’indipendenza nazionale. Terzo: denunciare e combattere l'imperialismo. Riconoscere l’imperialismo yankee come il nemico principale dei popoli e, dato che operiamo in Germania, in particolare il ruolo dell'imperialismo tedesco e la sua presenza sempre più aggressiva sulla scena mondiale. Quarto: Sostenere i popoli e le nazioni oppresse, come per esempio la Palestina e, a proposito della Palestina, rigettare anche ogni ipocrisia e cedimento all’opportunismo lottando anche contro ogni tentativo di contrabbandare l'accusa di antisemitismo verso il sostegno alla lotta di liberazione del popolo palestinese.

Dobbiamo vedere chiaramente il fatto che - a 10 anni dalla grande rivolta nelle banlieues - quello che non abbiamo fatto, lo hanno fatto i salafiti. Loro hanno diffuso in quei quartieri il loro "antimperialismo" noi, nel migliore dei casi, lo abbiamo fatto insufficientemente. Loro hanno fatto un lavoro di massa sistematico e metodico, in cui hanno trafficato con le esigenze delle masse (siano esse di tipo politico, culturale o economico), per organizzarle per i loro obiettivi. Il risultato è evidente a tutti: Migliaia di persone provenienti dai paesi dell'Unione europea, che hanno capito che si può cambiare il mondo solo con le armi, combattono e muoiono in Siria e in Iraq sotto bandiere feudali o portano avanti il combattimento con mitragliatori d'assalto e bombe per le strade di Parigi, non al servizio del proletariato, ma per il " Califfato".
La teoria del"l’entroterra tranquillo" e i suoi seguaci, hanno fatto ancora una volta bancarotta. I seguaci di questa teoria, tra cui alcune organizzazioni che normalmente conosciamo come nostri alleati in diverse situazioni, lavorano insieme allo Stato imperialista e alle sue istituzioni, se non direttamente con le direzioni di polizia, il governo dello federale e le autorità scolastiche, per “combattere i salafiti, in nome della Costituzione del RFT". Che questo approccio non abbia nulla in comune con il lavoro rivoluzionario è evidente e getta fango sulla bandiera rossa agli occhi di gran parte della gioventù ribelle.
I comunisti devono rovesciare questa situazione, affinché le masse non versino il loro sangue per bandiere di altre classi e straniere. Molte cose sono necessarie per realizzare ciò, ma la condizione fondamentale è che applichiamo fermamente i "tre con", che il Presidente Gonzalo ci ha insegnato: Lavorare, vivere e combattere con le masse.
Un comunista dovrebbe vivere in funzione delle esigenze della rivoluzione. In generale i compagni dovrebbero vivere con le masse più ampi e più profonde, condividendo ogni aspetto della vita delle masse. I compagni devono ottenere risultati personali nei settori in cui devono sviluppare il loro specifico lavoro di massa. I compagni dovrebbero svolgere un lavoro che gli permetta di sviluppare il loro legame con le masse (possono esserci eccezioni nel caso di partiti sviluppati). I comunisti, inoltre, deve sforzarsi di sviluppare l'iniziativa delle masse, sviluppare e condurre lotte politiche ed economiche nei rispettivi organismi, nella lotta nei quartieri, sui posti di lavoro e ovunque si trovino, e sostenerle sotto la guida del rispettivo organismo.
Si devono distinguere i differenti livelli della lotta e puntare ad elevare le lotte. Sempre osservando il principio di lotta: con vantaggio, per cause giustificate, con limitazione. Mettere la politica al posto comando nelle iniziative e le lotte delle masse e analizzare la situazione specifica. In questo senso è importante considerare la "limitazione" e sviluppare il sistematicamente il lavoro.
Per quanto riguarda questo lavoro è una necessità urgente osservare le cinque necessità del lavoro di partito: centralismo democratico, vigilanza, segretezza, clandestinità e disciplina.
Il centralismo democratico è la principale delle cinque necessità, dove il centralismo è principale, dato che l’aspetto della direzione e la democrazia ne sono il fondamento. Senza il centralismo democratico non c'è direzione proletaria e tutto è vano. La vigilanza è principalmente vigilanza politico-ideologica contro il revisionismo, la sua lotta sporca, i suoi intrighi, ma significa anche vigilanza contro ogni forma di infiltrazione e il liberalismo in materia di clandestinità e segretezza. Clandestinità significa che anche il nostro 'lavoro più aperto' deve essere mantenuto clandestino. Il segreto riguarda la riservatezza su tutto ciò che attiene alla stessa struttura comunista.
Siamo convinti che questi sono passi da realizzare immediatamente, non solo per noi ma per tutti coloro che vogliono fare un lavoro comunista. Tutte le esperienze che conosciamo in Europa occidentale confermano la loro piena validità. Ogni comunista deve incarnare le parole di Mariátegui: “se la rivoluzione richiede la violenza, autorità, disciplina, io sono per la violenza, l'autorità, la disciplina. Li accetto nel loro insieme con tutti i loro orrori, senza vili riserve.”

Un’annotazione necessaria
I fatti avvenuti a Parigi la settimana scorsa sono espressione dell'epoca "da 50 a 100 anni". Sono, come ha detto Hollande, un atto di guerra. È espressione del fatto che la guerra che gli imperialisti conducono contro i paesi oppressi "torna a casa". Come comunisti, dobbiamo avere chiaro che in una situazione del genere la nostra solidarietà non va al paese imperialista ma al proletariato internazionale e ai popoli del mondo. Gli imperialisti e tutti coloro che beneficano del sangue succhiato ai popoli non hanno alcun diritto di chiedere che vi mostriamo verso le vittime civili nei paesi imperialisti più solidarietà che alle cento, mille volte più numerose vittime nei paesi oppressi. Siamo e rimaniamo disfattisti rivoluzionarie e ci auguriamo la sconfitta dello Stato imperialista in cui viviamo.

Avanti, al sevizio della rivoluzione proletaria mondiale!
Dieci anni dopo la grande rivolta della gioventù proletaria in Francia, è necessità urgente che i comunisti svolgano il loro ruolo. Dobbiamo crearci molto spazio di manovra in questa parte del mondo. Siamo convinti che è necessario rafforzare tra noi gli scambi a livello teorico e pratico e imparare gli uni dagli altri. Pensiamo che questa conferenza sia una buona iniziativa e salutiamo gli sforzi fatti dagli organizzatori. Siamo certi che sarà un impulso per lo sviluppo del movimento comunista in questo continente. Lottiamo insieme al servizio della rivoluzione proletaria mondiale!

Viva il marxismo-leninismo-maoismo, principalmente maoismo!
Imparare dal Presidente Gonzalo!
Per la ricostituzione del Partito Comunista di Germania!
È giusto ribellarsi!
Guerra popolare fino al comunismo!

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