mercoledì 7 ottobre 2015

pc 7 ottobre - Le donne in piazza contro il regime indiano per protestare per l'uccisione dopo torture e stupro delle compagne maoiste

Protest against police murders of Sruthi and Sagar in Hyderabad 

11140283_1155831047766448_1188440886224867170_n
12032176_1155831051099781_6959860805494793006_n

12042789_1155831054433114_4140044356640761003_n
11209454_1151018054914414_989853401701657844_n
12027635_1150962468253306_5764449663103301589_n

12027620_686058288197391_7605644806197230301_n
12038304_1151017944914425_1545413758294009935_n
12006359_686058371530716_792308212728505959_n


“Comrade Shruthi who was killed in alleged encounter on 16th September was captured alive & tortured brutally. Her elbow was twisted 180 degrees and torn apart by binette, police poured acid on her stomach, she was raped by the police and finally killed her in point blank range.“-Statement circulated by democratic activists on social media
Protest against police murders of Sruthi and Sagar in Hyderabad-Signalfire.

12049125_1154285577920995_6060383461932019127_n
HC flays cops over alleged Naxal’s rearrest




India against india Regime's repression


12047033_972081379529172_3346326220953897654_n
12115573_972081376195839_1915533164292687092_n
12143197_972082312862412_5576192820949389506_n
12118592_972083006195676_1142660762829900399_n
12106732_972082949529015_3811162562218871057_n

12019771_1672948139658459_2710023428079046504_n
12032187_1672948016325138_6683049580020180682_n
12079582_1672955809657692_981686156207621740_n

pc 7 ottobre - Con i migranti a Ventimiglia - contro Stato, Governo, Sindaci e razzisti

Ventimiglia si ribella ai “No borders”

pc 7 ottobre - Migranti tra condizioni inaccettabili e proteste al Nord come al Sud

“Abbiamo freddo, fame e ci serve il wi-fi”. I profughi protestano e si barricano in casa

I profughi durante la protesta, controllati dai carabinieri

Sale la tensione nei centri che in provincia ospitano i richiedenti asilo. Ieri mattina un gruppo di nigeriani e ghanesi ospiti della struttura che sorge in via Martiri della Libertà, al confine tra Cossato e Lessona, ha inscenato una protesta.

Non hanno i soldi che gli spetterebbero, i 2 euro e cinquanta al giorno stanziati dal Governo, non avrebbero abiti e scarpe sufficientemente caldi, i pasti non sarebbero sostanziosi e anzi provocherebbero loro problemi di salute. Denunciano inoltre condizioni igieniche precarie. Per finire non avrebbero neppure accesso al collegamento internet wi-fi che nella struttura è comunque presente. Questi i motivi che hanno portato la trentina di migranti africani a barricarsi in casa bloccando in sedie e brandine l'accesso al cortile agli operatori. Immediatamente per cercare di risolvere la situazione sono intervenute le forze dell'ordine con carabinieri e polizia. Sul posto anche i responsabili dell'associazione La Nuvola, la onlus di Torino che oltre a gestire  quella casa cura l’accoglienza dei richiedenti asilo in altre quattro strutture in provincia, tra cui quella di Zimone dove si sono verificate altre proteste.

"Questo riso fa schifo": e lo gettano. Protesta dei migranti a San Donato

"Quel riso fa schifo", plateale protesta di un gruppo di migranti a San Donato
Una trentina di profughi questa mattina è scesa in strada rovesciando a terra i piatti. E' intervenuta la polizia per riportare la calma

I rifugiati ospiti del centro di accoglienza di via Aquila protestano per la qualità del cibo.  E’ successo questa mattina (lunedì cinque ottobre, n.d.r.) nella struttura di zona San Donato dove venerdì scorso sono arrivati una trentina di persone  che si sono aggiunti al centinaio ospiti che da tempo soggiornano nella struttura.
Alcuni di loro si sono presentati con i vassoi della cena di ieri sera e li hanno buttati per terra in strada e sul marciapiede. “Il riso è immangiabile”, hanno detto agli operatori della cooperativa L’Isola di Ariel che si occupa dell’accoglienza.
Per evitare che la situazione degenerasse è intervenuta la polizia che per circa un’ora ha presidiato la zona. In breve comunque tutto è tornato alla normalità. “Tanto è vero che a pranzo anche chi aveva protestato per la cena, ha mangiato senza protestare e senza che ci fossero problemi”, dicono dalla cooperativa.
“Il problema è nato con gli ultimi arrivi -  dicono ancora -  Sono persone che non erano mai state qui e che forse si aspettavano una struttura diversa. Il problema è che noi come tutti i centri che accolgono i rifugiati ci troviamo in emergenza per i numerosi arrivi e incidenti come questo possono capitare”.

Nel centro sono ospitati 130 migranti per molti dei quali è scaduto il progetto di accoglienza.

pc 7 ottobre - INDIA: i maoisti si rafforzano avanzando verso il centro dello Stato di Odisha cogliendo di sorpresa l'esercito...

I maoisti si spostano verso l'Odisha centrale

POSTATO DA ICSPWI 6 ottobre 2015

BHUBANESWAR: Mentre la polizia di Stato fa pressione sulla roccaforte nei distretti meridionali degli estremisti di sinistra, il PCI (Maoista) ha iniziato ad espandere la sua base nel centro dell’Odisha cogliendo di sorpresa le forze di sicurezza. Questa volta, è la volta di Satkosia, la seconda riserva di tigri dello Stato. Il recente movimento dei maoisti nella riserva di tigri di Satkosia indica che la divisione Deogarh-Sambalpur-Sundargarh dell’organizzazione messa al bando ha compiuto incursioni in Angul approfittando della sua posizione geografica. In precedenza, Pallahara aveva assistito a movimenti dei maoisti ma la regione passò sotto la giurisdizione operativa delle unità Jajpur-Kalinga Nagar che da allora si è indebolita e non è più presa in considerazione.

pc 7 ottobre - Gli operai perdono 40.000 euro in 5 anni per 5 miliardi di ore di cassa integrazione: su chi si scarica la "crisi"?

Da uno studio della Cgil che ha pure il coraggio di pubblicarlo!

Ciascun cassintegrato a zero ore ha perso 40.000 euro di compensi in 5 anni

Cinque anni difficili per i lavoratori, tra crisi aziendali, recessione e nuove leggi. Cinque anni, le cui difficoltà trovano perfetta corrispondenza nelle cifre di un ammortizzatore sociale come la cassa integrazione, la cui durata per regola, sia nei trattamenti di Cig ordinaria che di Cig straordinaria, non può estendersi complessivamente oltre i 36 mesi nell’arco di un quinquennio ‘rigido’. Quello appena concluso era partito il 12 agosto del 2010 ed è terminato l’11 agosto scorso. È stato il periodo più voluminoso e in cinque anni ha prodotto un taglio netto di retribuzione pari per ciascun lavoratore coinvolto a zero ore, quelli con più possibilità di perdere il posto, di 40mila euro. I numeri mostrano un andamento crescente sin dal 2011 con segnali di miglioramento avvenuti solo nei primi otto mesi dell’ultimo anno. La Cig è data dalla somma di ordinaria, straordinaria e in deroga: su un totale di 5,17 miliardi di ore, la più utilizzata con oltre 2,39 miliardi è stata quella in deroga. I lavoratori coinvolti a zero ore sui cinque anni, invece, sono stati circa 500mila e hanno sofferto una decurtazione di reddito complessiva di oltre 20miliardi di euro. Dall’inizio del 2015 ad agosto, le aziende hanno continuato a far ricorso alla Cig, ma con minore intensità. Sono circa 330 mila le posizioni rimaste a zero con una perdita di reddito di circa 5.300 euro a testa. «Il calo del 22% della Cigo e del 27% della Cigs è solo l’ultimo dei segnali di ripartenza dell’economia italiana», ha commentato Filippo Taddei, responsabile economico del Pd. E il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, ha chiesto più impegno: «Proprio perché la cassa diminuisce e gli ordinativi sembrano migliorare, ci sarebbe bisogno di strumenti di qualificazione per i lavoratori e di più risorse. Invece, con gli ultimi decreti relativi al jobs act siamo in presenza di una riduzione degli ammortizzatori».

(05 ottobre 2015)

pc 7 ottobre - Operai Fiat Chrysler negli Usa minacciano lo sciopero: stanchi della concertazione sindacati/padroni?

Come è noto l’accordo precedente tra Marchionne e i capi sindacali prevedeva che gli operai “giovani” guadagnassero la metà dei vecchi; adesso questo accordo viene rigettato dagli operai, per i quali, a leggere questo articolo di Affari e Finanza, tifa anche il giornalista (quando si tratta degli operai degli altri paesi è più facile!) che parla del ricatto padronale delle delocalizzazioni e della classe operaia che rialza la testa!


Marchionne-Uaw il sindacato americano rialza la testa

Torna la lotta sindacale in America e a farne le spese è Marchionne. La clamorosa bocciatura della sua ipotesi di contratto metalmeccanico è una svolta dopo anni di pace sociale. La causa scatenante: la rivolta degli operai di serie B. Dopo la crisi del 2008-09 che portò Chrysler e Gm alla bancarotta, venne adottato col beneplacito sindacale un doppio regime salariale. I nuovi assunti da allora guadagnano praticamente la metà rispetto ai veterani, a parità di mansione ora le nuove leve ritengono che quel regime iniquo vada superato, essendo finita l’emergenza. La

pc 7 ottobre - Comincia il 23 novembre un altro processo ai padroni assassini Olivetti - Sosteniamo intanto il presidio manifestazione di Taranto 20 ottobre, dove parte 'la madre di tutti i processi': il processo a padron Riva e ai suoi complici

Amianto all'Olivetti, rinviati a giudizio Passera e De Benedetti

Sono stati tutti rinviati a giudizio (con l'eccezione di due posizioni) gli imputati del processo sulle morti da amianto fra gli ex lavoratori Olivetti.
Fra loro figurano l'imprenditore Carlo De Benedetti e l'ex ministro Corrado Passera. Il gup Cecilia Marino ha pronunciato alcuni proscioglimenti, relativi a posizioni marginali, e non ha accolto tutte le richieste della procura di Ivrea. Ad essere chiamate in causa erano persone che a partire dagli anni Sessanta avevano ricoperto incarichi dirigenziali e di vertice, o sedevano nei consigli di amministrazione.
Il processo si aprirà il 23 novembre. "La decisione di oggi, che pure assolve i semplici membri di cda, consente di andare a processo e stabilire finalmente le responsabilità anche individuali, a partire delle figure più autorevoli, amministratori delegati e presidenti, evitando lo scaricabarile verso le figure più in basso nella scala gerarchica", sottolinea Federico Bellono, segretario della Fiom di Torino. La Fiom è parte civile nel procedimento. "Un passo importante - ha aggiunto il sindacalista - per fare giustizia, per tutti coloro che fino ad oggi e, purtroppo, per gli anni a venire, moriranno per una patologia che non lascia scampo".

martedì 6 ottobre 2015

pc 6 ottobre - Bottiglia ricevuta sulla sporca faccia: la madre di Pavlos al processo contro i nazi fascisti di Alba Dorata che le hanno assassinato il figlio

Da infoaut
La madre di Pavlos scaglia bottiglietta contro assassino nazista

Oggi si è svolta un'altra udienza relativa all'omicidio del compagno greco e rapper antifascista Pavlos Fyssas, in arte Killah P., accoltellato a morte il 18 settembre di due anni fa dai fascisti di Alba Dorata. Durante l'udienza di oggi la mamma di Pavlos è stata chiamata a testimoniare. Dichiarazioni che giungono nette e solide da parte della madre del giovane ucciso, che accusa direttamente i vertici del partito di estrema destra, in particolare il leader del partito Nikos Michaloliakos, ritenuto il mandante dell'omicidio.

Trovandosi ancora una volta faccia a faccia con i responsabili, mandanti ed esecutori dell'assassinio, la madre di Pavlos ha scagliato contro le loro facce sporche e putride una bottiglia di plastica. Il gesto ha espresso non solo disprezzo ma soprattutto rabbia, un atto che verrà ricordato a lungo, soprattutto da chi quella bottiglia in faccia l'ha ricevuta. Una bottiglietta in faccia lanciata all'assassino del proprio figlio non dovrebbe quindi destare scalpore nei quotidiani che in queste ore fanno uscire la notizia, bensì far riflettere sulla dignità umana di una donna che non potrà di certo avere il proprio figlio indietro attraverso i banchi di un tribunale, ma che continua a dimostrare la sua forza e la sua consapevolezza.

pc 6 ottobre - Lo Stato borghese prepara la repressione all'americana contro i movimenti di lotta

Debutto in Questura: arriva la squadra anti-terrorismo sul modello delle Swat americane

Una squadra di Swat per le strade di Boston dopo l’attentato alla maratona dell’aprile 2013
Una squadra di Swat per le strade di Boston dopo l’attentato alla maratona dell’aprile 2013

Genova - Il conto alla rovescia è scattato. Un mese e mezzo, al massimo due, e Genova avrà una squadra antiterrorismo, creata sul modello delle Swat Usa. Dieci agenti pronti a fronteggiare le minacce ma anche ad entrare subito in azione in caso di blitz, secondo il modello voluto dal capo

pc 6 ottobre - La BUONA SCUOLA per gli studenti: irregimentati e in divisa - a Mondovì non ci stanno!

Alberghiero di Mondovì, protesta degli studenti: “No alla divisa a scuola”

Stamane (venerdì 25 settembre) mobilitazione fuori del “Giolitti” a Piazza. Intervento dei carabinieri per sgomberare il sit-in non autorizzato
La protesta di questa mattina (venerdì 25 settembre) all’Alberghiero

“No alle divise”. Un centinaio di ragazzi dell’istituto alberghiero di Mondovi sta manifestando questa mattina (venerdì 25 settembre) contro la decisione del “Giolitti” di adottare le divise per i 1000 ragazzi che lo frequentano a partire dall’anno scolastico in corso. «Vogliamo che la decisione venga revocata - chiedono al megafono i ragazzi. Alla preside diciamo: venga fuori».
La dirigente, Donatella Garello, spiega: «Non esco. Questa è una manifestazione non autorizzata. Le mie porte sono sempre aperte. Se vogliono vengano a parlare a scuola». Nel frattempo sono intervenuti i carabinieri. Hanno sgomberato il sit in perché privo delle necessarie autorizzazioni .

pc 6 ottobre - Sei un poliziotto massacratore o un torturatore del G8 Genova 2001?... allora meriti una promozione... è il turno della lurida carogna Anna Poggi. Ma c'è anche dell'altro in questa vicenda!

La poliziotta del G8 e lo scandalo albanese



La promozione era arrivata a processo in corso, la riconferma dopo la condanna. Nei giorni bui del G8 del 2001 in cui la caserma di Bolzaneto si trasformò in un centro di tortura, Anna Poggi, dirigente di polizia genovese, era la responsabile dell’ufficio trattazione atti della struttura, in cui vennero arrestati illegalmente, umiliati e seviziati decine di manifestanti noglobal.
Come per tanti altri poliziotti perseguiti per le violenze durante il vertice, la condanna a 2 anni e 4 mesi (confermata in Cassazione ma prescritta) non le ha impedito gratificazioni e

pc 6 ottobre - Ancora sugli sgomberi di Ventimiglia - disinformazione, resistenza e solidarietà

Migranti: fumogeni e scritte no borders contro la polizia in piazza Matteotti a Genova

La polizia in piazza Matteotti

Genova - Blitz la scorsa notte davanti alla sede del commissariato di polizia in piazza Matteotti a Genova dove sono stati lanciati fumogeni contro l’atrio del palazzo ed è stata danneggiata una volante della polizia. Sul vetro di una banca adiacente all’ingresso è comparsa la scritta «Polizia infame Ventimiglia no borders».

Ventimiglia, "No borders" sgomberati davanti alla stazione

Ventimiglia, "No borders"  sgomberati davanti alla stazione    di GIULIA DESTEFANIS
Manifestazione, tensione con la polizia: "Siamo stati caricati"

Si è conclusa la manifestazione dei no border a Ventimiglia all'insegna di fatto di un altro sgombero dei manifestanti che occupavano le scale davanti all'ingresso dellsa stazione, avvenuto non senza tensioni e qualche collutazione: "Stavamo recuperando i nostri zaini - raccontano alcuni degli attivisti - quando ci hanno spinto via a forza e due di noi sono stati colpiti anche alla testa. Vogliamo continuare a stare vicino ai migranti, ma la polizia ce lo impedisce"
Circa 300 tra aderenti ai centri sociali e no border, provenienti da varie parti d'Italia, hanno infatti manifestato a Ventimiglia davanti all'ingresso del centro di accoglienza per migranti realizzato in uno spazio della stazione ferroviaria. Il centro è stato presidiato da alcune decine di agenti e carabinieri in tenuta antisommossa. La manifestazione non è stata autorizzata. I manifestanti protestano per lo sgombero dell'accampamento no border avvenuto nei giorni scorsi nella pineta dei Balzi Rossi, al confine italo-francese di Ponte san Lodovico, e per la chiusura della frontiera da parte della Francia che impedisce ai migranti di raggiungere il il paese transalpino. I giovani espongono striscioni. In uno è scritto "Siamo tutti clandestini"; in un altro campeggia la scritta "Solidarietà ai no border". Alcuni striscioni sono anche scritti in arabo. I manifestanti stanno tenendo un comizio per chiedere l'apertura della frontiera, che viene tradotto anche in inglese, francese e arabo.
Il raduno dei no border era cominciato intorno alle 14 con un pic nic davanti alla stazione ferroviaria di Ventimiglia.



Altri 40 saranno denunciati per la manifestazione non autorizzata

No Borders: denunciato manifestante per lesioni ad un agente

lunedì, 05 ottobre 2015No Borders: denunciato manifestante per lesioni ad un agente
VENTIMIGLIA - Denunciato per lesioni e raggiunto da foglio di via, per tre anni, un 53enne di Dolceacqua, appartenente al collettivo dei "no borders", con l'accusa di avere colpito con un pugno al volto un agente durante gli scontri di ieri sul piazzale della stazione ferroviaria di Ventimiglia.
Altri quaranta manifestanti saranno denunciati per la manifestazione non autorizzata di ieri pomeriggio. Anche nei loro confronti saranno avviate le procedure del foglio di via.

Nel frattempo, la Digos della Questura di Imperia sta esaminando tutti i filmati del presidio, al quale hanno partecipato circa trecento manifestanti tutti passibili di denuncia, qualora identificati o riconosciuti.

Ventimiglia, sgomberato il presidio No Borders, i migranti tornano sugli scogli

{}
Nella notte voci di un blitz  e il trasloco del campo dalla pineta alla scogliera, come agli inizi della protesta: poi l'arrivo di 12 camionette dei carabinieri e i primi fermi. E i francesi sbarrano il confine. Alle 12 manifestazione dei centri sociali. Il sindaco Ioculano: "Lo chiedevamo da tempo". Il vescovo tratta per una collocazione per l'inverno.

Confine sbarrato dai poliziotti francesi, dall'Italia 12 camionette di carabinieri e polizia arrivati all'alba ai Balzi Rossi: succede ora alla frontiera di Ventimiglia, al campo No Borders, autogestito da migranti e attivisti. Per evitare lo sgombero e l'arresto, 100 persone tra migranti e italiani sono fuggiti dal campo occupato sotto la pineta, e si sono rifugiati sugli scogli, portando tutto con loro, come a giugno all'inizio della protesta.
{}

Intorno alle 7, mentre albeggia, nel caos e tra le urla dei No Borders, le forze dell'ordine entrano nell'accampamento con un'ordinanza di sgombero: lo  smantellano e bonificano, "Come chiedevamo da tempo, troppi i disagi che causava", commenta subito il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano (sedicente democratico, n.d.r.). Gli attivisti hanno indetto una manifestazione per mezzogiorno nel centro di Ventimiglia; in arrivo giovani da varie parti d'Italia, confermata la presenza di associazioni solidali.

{}Ma qui, tra i migranti, nessuno si arrende, "Noi resistiamo, stiamo qui sugli scogli, come alle origini, guardandoci a distanza con gli agenti", spiega concitato Alexander, uno degli attivisti dagli scogli. Intorno, ritmi e slogan della protesta di sempre: “We are not going back”. Intanto le forze dell'ordine in assetto anti sommossa sono sempre più vicine, circondano gli scogli, e si teme uno scontro sulle rocce che potrebbe essere rischioso. "Le strade sono chiuse, ci sono ragazzi che stanno provando a raggiungerci ma vengono bloccati", denunciano dagli scogli i ragazzi, che mandano foto, "ma non sappiamo per quanto avremo ancora i cellulari carichi, nè cosa succederà".{} Per il sindaco "devono spostarsi, dove andranno lo valuterà la questura, ma questa situazione non poteva più andare avanti - spiega - capiamo le motivazione della loro protesta ma il campo era abusivo e ci vuole rispetto per una città che è stata accogliente e ospitale". Ma per mediare con le forze dell'ordine gli attivisti hanno chiamato il vescovo di Ventimiglia, Antonio Suetta, da sempre loro sostenitore: "Sta arrivando qui, ha già contattato la Prefettura e gli hanno assicurato che non useranno la forza - spiega Alexander - Vedremo... Di sicuro, il vescovo si era detto disponibile a concederci una struttura per traslocare il presidio. Se ci lasciassero passare, magari ci sposteremmo senza conseguenze per nessuno...".
{}

Per ora, però, il confronto è sugli scogli, da una parte decine di agenti in assetto antisommossa, dall'altra loro. "C'era tensione nell'aria, sapevamo del rischio di uno sgombero ma non pensavamo di arrivare a questo punto. Dodici camionette sono tante. Mentre i francesi hanno sbarrato il confine per evitarci vie di fuga", conclude Alex.

{}

Ventimiglia, via i migranti dalla scogliera. Arriva il vescovo, un arresto

Il blitz all’alba

Ventimiglia - È scattato all’alba lo sgombero dell’accampamento al confine tra l’Italia e la Francia, a Ventimiglia, dove ancora un centinaio di stranieri era accampato, insieme ai giovani dei centri sociali, da più di cento giorni. Polizia e carabinieri sono intervenuti con circa 200 uomini e decine di blindati, circondando la tendopoli organizzata dagli attivisti italiani e francesi “No Borders” che ospitava gli immigrati. Non ci sono stati episodi di resistenza o violenza.
Arriva anche il vescovo e tenta la mediazione
Intorno alle 10 è arrivato al confine tra Italia e Francia di Ponte San Ludovico il vescovo di Ventimiglia monsignor Antonio Suetta. Il sacerdote si è inoltrato sugli scogli e ha parlato con i migranti e No Borders che si sono rifugiati in riva al mare. Don Suetta, nelle scorse settimane, è stato al centro di polemiche per la donazione di duemila euro al presidio No Borders. “Ho chiesto ai No Borders un passo indietro, ora decideranno loro che cosa fare” ha raccontato dopo l’incontro.
“Riconosco che in un contesto ordinato della società queste persone stavano agendo in maniera formalmente illegale. Conoscendoli meglio ho anche capito che però in loro ci sono delle buone attitudini, soprattutto quella di considerare lo straniero non solo una persona da assistere, ma come uomo a tutti gli effetti. Credo che questa attitudine, se ben indirizzata, vada coltivata”. Il vescovo ha confermato che il convegno di questa sera organizzato dalla Caritas e al quale aveva invitato i No Borders si svolgerà regolarmente.
Un arresto
Nel frattempo la polizia ha eseguito un arresto: fermato un cittadino bosniaco di 40 anni che risultava colpito da un ordine di cattura internazionale. Una decina di persone, individuate come i promotori della protesta, sono state accompagnate in commissariato per notificare loro una serie di provvedimenti da parte della magistratura.
La circolazione è bloccata dalla parte italiana poco dopo la frazione di Latte, mentre, in Francia, i veicoli non possono transitare verso il confine all’altezza del porto di Mentone Garavan

Sequestro cautelativo dell’area
Le forze dell’ordine hanno eseguito un provvedimento di sequestro cautelativo dell’area in cui sorgeva l’accampamento dei No Borders firmato dal gip Bracco del Tribunale di Imperia. Nel fascicolo aperto dalla procura di Imperia vengono ipotizzati i reati di occupazione abusiva e di furto di acqua e di energia elettrica. Alcuni esponenti dei centri sociali sono stati accompagnati in commissariato ma non risultano in stato di fermo.
Smantellato tutto l’accampamento abusivo dei No Borders
Era stato allestito presso la frontiera di Ponte San Ludovico, ed è stato smantellato da polizia e carabinieri. Sul posto, alle 7:30, sono arrivati i camion della nettezza urbana che hanno cominciato a caricare tende, materassi, sedie, tavoli. Nel frattempo una cinquantina di persone è tornata sulla scogliera dei Balzi Rossi. Si tratta di un gruppo di attivisti No Borders e di una cinquantina di migranti, di quelli che da quasi 100 giorni si trovavano alla frontiera. La situazione è tranquilla, con un gruppo di poliziotti che a loro volta sono scesi sulla scogliera circondando gli immigrati e gli attivisti dei centri sociali.
La rabbia esplosa il 13 giugno
Dopo giorni di tensione al confine, la Francia aveva bloccato la frontiera, impedendo ai migranti di attraversare il confine. Di fronte al tentativo della polizia di sgomberare l’improvvisato bivacco che si era formato sulla aiuole del varco di San Ludovico, ottanta immigrati erano scappati sulla scogliera, pronti a tuffarsi in mare. Lo slogan: «Non possiamo tornare indietro, di qui non ce ne andiamo».
È stato questo il prologo della rivolta degli scogli, che per molti giorni ha catalizzato l’attenzione dei media nazionali. Dopo più di cento giorni, la protesta ha però cambiato volto. A dar man forte agli immigrati sono arrivati i No Borders, giovani d ei gruppi sociali che hanno installato un accampamento sotto la scogliera e tra le arcate ferroviarie dei Balzi Rossi.
Una tendopoli organizzata con cucine e punti si assistenza intorno alla quale hanno continuato a gravitare circa 150 persone tra italiani e stranieri. Ma l’iniziale spinta di solidarietà per i migranti si è trasformata in un’onda di disagio e protesta. I continui cortei, blocchi stradali e manifestazioni non autorizzate hanno colpito soprattutto i frontalieri e i commercianti che fanno affari con i clienti di oltreconfine.
A sollecitare in ogni modo lo sgombero è stato Enrico Ioculano, il giovane sindaco Pd che ha abbattuto una delle ultime roccaforti del centrodestra nel Ponente ligure. Parole di fuoco: «Questa occupazione deve finire. Queste persone hanno offeso la città, che ha vissuto tutto quel che è accaduto negli ultimi mesi con spirito di solidarietà, tolleranza, accoglienza. La risposta è stata quella di creare continui disagi».
Ioculano ha anche risposto picche all’invito del vescovo Antonio Suetta a riaprire il dialogo con i No Borders in occasione di un incontro organizzato dalla Caritas per questa sera. Vescovo a sua volte investito dalle polemiche per per aver donato duemila euro ai No Borders nel corso di un incontro chiesto dai giovani: «L’ho fatto per garantire ai migranti di mangiare», ha reagito il sacerdote. A far deflagrare una situazione già elettrica è poi arrivato un episodio inquietante.

Una trentenne lombarda, accampata da un mese e mezzo nella pineta con la sua tenda, ha denunciato nei giorni scorsi alla polizia: «Sono stata violentata da un migrante, un senegalese. Ero entrata nella doccia allestita sotto la ferrovia, è entrato, mi ha zittito e poi ha approfittato di me per un’ora». Ancora: «Gli altri ragazzi hanno cacciato quel giovane, ma mi hanno chiesto di tacere per evitare ripercussioni sugli altri stranieri». Fatti sdegnosamente smentiti dai No Borders: «È stata una vendetta dopo che l’abbiamo allontanata per i suoi comportamenti».
la cronaca

corrispondenza
ANCORA DIS-INFORMAZIONE DI REGIME

Domenica quattro ottobre, a Ventimiglia, a partire dalle ore 14:00, si è svolto – sulla piazza della stazione ferroviaria, dove è allestito il centro di prima accoglienza per i richiedenti asilo – un presidio in solidarietà con i No Borders allontanati con la forza qualche giorno prima dalla zona dei Balzi Rossi, dove erano accampati da circa tre mesi in appoggio alla lotta dei migranti, ai quali è tutt’ora impedito di attraversare il confine francese.
La denuncia del vice sindaco di Ventimiglia: "No border invitano migranti a restare"

Della giornata ecco il comunicato in tempo reale, apparso su una nota rete sociale, diramato dagli attivisti sopra citati - “Piazzale della stazione a Ventimiglia sotto attacco. La polizia ci carica insieme ai manifestanti e migranti a termine del presidio della manifestazione di questo pomeriggio. Vari feriti e alti livelli di repressione. Le cariche sono state seguite da inseguimenti a piedi per le vie della città”.
Il giorno successivo ci si aspetterebbe che la stampa borghese regionale desse ampio risalto alla vicenda: invece ancora una volta i fogliacci (almeno quelli telematici, che sono gli unici che riesco a leggere in tutte le loro edizioni locali) si dimostrano organi di dis-informazione; l’unica testata a dare uno spazio decente alla manifestazione – con un pezzo dal titolo “Ventimiglia, ‘No borders’ sgomberati davanti alla stazione” – è  La Repubblica.
Per parte sua, Il Secolo XIX qualcosa fa trapelare; peccato che ne accenni soltanto all’interno di un pezzo, apparso sull’edizione genovese, dal titolo “Migranti: fumogeni e scritte no borders contro la polizia in piazza Matteotti”, il cui contenuto si limita a sei righe: di queste solo qualche parola – “Ieri, al termine di un corteo ‘no borders’ alcuni manifestanti sono stati caricati dalle forze dell’ordine” – si riferisce ai fatti accaduti nella cittadina di confine.

Genova, 06 ottobre 2015
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova

contro le sedi del Pd 

(la foto è ripresa dalla Stampa, n.d.r.)

Due blitz contro due sedi del Partito Democratico di Torino sono state imbrattate con scritte di vernice bianca e rossa la scorsa notte. Gli attacchi diretti contro i circoli di via Colautti, nel quartiere Borgo Vittoria, e di via Cervino, nel quartiere Barriera di Milano. Si tratta degli ennesimi blitz contro sedi del Pd a Torino, soprattutto nell'area Nord della città, dove si trova anche il quartier generale dei Democratici a Torino già preso di mira. Tanto che viene sorvegliato dalle forze dell'ordine.
Questa volta il pretesto non è la Tav e le scritte non hanno connotazioni " No Tav". Vengono invece "attaccate" le politiche sull'immigrazione e l'accoglienza dei profughi. In particolare lo sgombero del campo a Ventimiglia, sul confine italo-francese.
Su i due episodi indaga la polizia: si pensa che le scritte siano state tracciate da esponenti del movimento antagonista. Si chiede la chiusura dei Cie, lo 

Migranti, volantino contro il sindaco e il prefetto. La polizia indaga

LA questura di Genova

Genova - La digos indaga su un volantino diffuso in questi giorni a Genova, firmato `antirazzisti solidali´, che critica «il sindaco di Genova, il prefetto e il portavoce del Forum terzo settore» per l’accordo firmato il 17 settembre per fare lavorare i migranti in lavori di pubblica utilità su base volontaria.
«Nella barbarie generalizzata che avvolge l’Europa - si legge nel volantino - le istituzioni genovesi fanno la loro parte. I profughi accolti in Liguria potranno `migliorare la citta´` ed ´essere una risorsa per la collettività’. Con risorsa il prefetto intende merce, senz’altro. Le parole sono importanti. Infatti i profughi lavoreranno gratis in opere atte a impedire le alluvioni».
«Ci si pulisce le coscienze - prosegue il documento - rendendo i profughi degli schiavi e l’accoglienza un affare per i nuovi affaristi. Rimettere a posto le parole è importante. Ma il problema è sapere chi sono i nuovi padroni. E organizzarsi». Il documento verrà trasmesso nelle prossime ore in procura, al pool specializzatostop agli sgomberi e alle retate e la risoluzione della situazione migranti di Ventimiglia.

pc 6 ottobre - STORIE DI BRACCIANTI, DI SCHIAVITU', DI SFRUTTAMENTO. URGE RIBELLIONE E LOTTA! IL LAVORO DI INCHIESTA DEL MFPR VERSO IL NUOVO SCIOPERO DELLE DONNE

Continuando nel lavoro di coinvolgimento delle operaie legate alle aziende 

agricole, stiamo portando avanti incontri-confronti con alcune operaie che

raccontano le condizioni di lavoro a cui sono costrette.

Una denuncia che si aggiunge a quelle già raccolte nei giorni scorsi è quella dell'uso di casse denominate in gergo tecnico G.P.R. Questi sono dei contenitori in cui vengono poste cassette di frutta del peso di 2 kg l'una per un totale di 20 kg che vengono sollevate per svariate volte al giorno fino allo sfinimento del personale, soprattutto quello femminile.

Da questa inchiesta in corso viene fuori però la paura delle braccianti. I racconti su come sono costrette a lavorare si risolvono troppe volte purtroppo esclusivamente in uno sfogo alla ricerca di un conforto morale, poichè nel momento in cui si cerca di forzare, seppur delicatamente per un atteggiamento e una presa di posizione un pò decisa nei riguardi del o dei datori di lavoro, vi è un irrigidimento per il timore di perdere il proprio posto di lavoro.

Bisognerà lavorare, avere molta pazienza per non perdere la fiducia ottenuta e studiare dove e quando si potrà agire, ma soprattutto far prendere consapevolezza alle lavoratrici che le consenta di partire decise.


Riportiamo alcune notizie raccolte anche dalla stampa

DA MFPR - Taranto


IL DIARIO DI PAOLA
Paola Clemente di San Giorgio (TA), morta quest'estate di fatica, di sfruttamento annotava ogni giornata di lavoro sul suo calendario.
Un diario lungo due anni, un resoconto preciso e giornaliero che inguaia, definitivamente, le società per le quali aveva lavorato, i mediatori.
Paola lavorava anche 30 giorni in un mese. A giugno dello scorso anno sono segnate 25 giornate, di cui 21 consecutive. E accanto si trova l'indicazione dell'orario e in alcuni casi anche della ditta e del caporale per i quali prestava servizio. Chiaramente la busta paga di quel mese - ma lo stesso accade anche con altri periodi, tutti oggetto dell'indagine - non corrispondono a quanto appuntato. Nonostante siano bollate da un'agenzia interinale.
Paola veniva pagata due euro per ogni ora di lavoro, nonostante però avesse un regolare contratto.
Venivano contabilizzate meno giornate di quelle effettivamente lavorate in modo da dribblare i controlli, come dimostrano i diari. E anche perché in busta spesso erano appuntati degli anticipi che in realtà la lavoratrice non aveva mai ricevuto. 


FINCHÉ VIENE GIORNO (STORIA CORALE DI DONNE BRACCIANTI)

In un vicolo bianco di un piccolo paese del Sud, la casa di Carmela. Una tenda all’ingresso del seminterrato, tre scalini e il suo sguardo ad accoglierci nella casa

pc 6 ottobre - ILVA la crisi si accentua, i padroni rimpiangono Riva... gli operai invece stanno a guardare... è tempo di ritornare a lottare fuori e contro i sindacati confederali!

Ilva, casse vuote: corsa contro 
il tempo. In 9 mesi bruciati 400 milioni  
il gazzettino.it di Giusy Franzese

I numeri sono impietosi: dai 40 milioni in media di perdite mensili nel primo semestre dell’anno (per un totale di 250 milioni di euro) ai 150 milioni bruciati da luglio a settembre (circa 50 al mese, quindi). Sarà la concorrenza spietata di un mercato in sovrapproduzione, sarà che i clienti - tra incidenti, sequestri, dissequestri, blocchi delle forniture, gestione commissariale - non si fidano più di tanto e temono ritardi nelle consegne, sta di fatto che i conti dell’Ilva di Taranto sono sempre più un colabrodo. E la cassa, nonostante le linee di

pc 6 ottobre - Grande rivolta dei lavoratori Air france - manager assediati fuggono con la camicia stracciata... un esempio decisamente da seguire!


Air France, irruzione dei dipendenti in riunione: manager fugge a torso nudo

Nella sede della compagnia aerea era in corso una riunione sul piano di ristrutturazione che prevede quasi 3mila esuberi. Gli impiegati hanno strappato la camicia a Xavier Broseta, direttore delle risorse umane. Anc buhe il presidente Gagey costretto a scappare
Decine di dipendenti di Air France hanno fatto irruzione nella sede della compagnia aerea interrompendo la riunione del comitato d’impresa sul piano di ristrutturazione che prevede 2.900 esuberi. Il presidente di Air France, Frédéric Gagey, è riuscito ad allontanarsi velocemente, mentre il direttore delle risorse umane, Xavier Broseta, è stato circondato dai dipendenti, che gli hanno strappato la camicia e così è stato costretto a scappare a torso nudo

La direzione della compagnia aerea ha condannato questi atti, sottolineando che presenterà denuncia per “violenza aggravata“. I sindacati avevano proclamato un giorno di scioperi che ha avuto poco impatto sul traffico aereo della società e una dimostrazione alle porte della sede di Air France, che si trova vicino all’aeroporto di Parigi Roissy-Charles de Gaulle. Secondo i dati forniti dai sindacati, il taglio del 10 per cento dei voli previsto dal piano di riassetto del vettore francese porterebbe a una riduzione a livello di personale di 300 piloti, 700 assistenti di volo e 1.900 addetti del personale di terra. Air France conta 64mila dipendenti

Il governo francese, che ha il 17,6% delle azioni della società, sostiene la ristrutturazione, ma attraverso vari ministri ha chiesto di riaprire i negoziati e ai piloti di fare concessioni.

Air France chiede ai suoi dipendenti più ore di volo senza aumenti salariali, una misura che i piloti rigettano sostenendo che già adesso le loro condizioni sono peggiori di quelle dei colleghi di altre compagnie aeree, come Swiss Air, British Airways e Klm, quest’ultimo socio di Air France. Secondo la società francese i dipendenti dovrebbero aumentare la produttività del 17% per tornare di nuovo alla competitività. Air France ha affermato di essere stata danneggiata dalla concorrenza agguerrita delle compagnie low cost.

pc 6 ottobre - Migranti affidati ad associazioni bastarde che li tengono in condizioni pessime... a Taranto come a Cossato-Biella

Migranti al freddo, problemi a Cossato

Abiti troppo leggeri, ne nasce una violenta discussione
biella

Abiti troppo leggeri per i freddi di stagione. L’altra sera è scoppiata una violenta discussione tra i richiedenti asilo ospitati in un centro di via Martiri della Libertà a Cossato ed il personale che gestisce la struttura. A riportare la situazione alla normalità ci hanno pensato i carabinieri. Certo che il problema di dare ai migranti abiti adatti ad affrontare l’inverno dovrà essere risolto.

pc 6 ottobre - Migranti e informazione di regime... a Ventimiglia la battaglia non è finita

Mentre a Ventimiglia dopo le violenze poliziesche anche commerciati e Comune preparano iniziative di stampo razzista contro i migranti e i loro sostenitori, la stampa borghese fa la propria parte...

ANCORA DIS-INFORMAZIONE DI REGIME
Domenica quattro ottobre, a Ventimiglia, a partire dalle ore 14:00, si è svolto – sulla piazza della stazione ferroviaria, dove è allestito il centro di prima accoglienza per i richiedenti asilo – un presidio in solidarietà con i No Borders allontanati con la forza qualche giorno prima dalla zona dei Balzi Rossi, dove erano accampati da circa tre mesi in appoggio alla lotta dei migranti, ai quali è tutt’ora impedito di attraversare il confine francese.

Della giornata – a cui non ho potuto partecipare personalmente – voglio pubblicare il comunicato in tempo reale, apparso su una nota rete sociale, diramato dagli attivisti sopra citati; costoro, in serata, scrivono: “Piazzale della stazione a Ventimiglia sotto attacco. La polizia ci carica insieme ai manifestanti e migranti a termine del presidio della manifestazione di questo pomeriggio. Vari feriti e alti livelli di repressione. Le cariche sono state seguite da inseguimenti a piedi per le vie della città”.

pc 6 ottobre - Renzi, la ripresa e la crisi: un ridicola pantomima che continua...

Renzi a proposito di “ripresa economica” continua a spandere “ottimismo” e chiede “fiducia”, anche nelle interviste pubbliche, come per es. alla trasmissione “In mezz’ora” di Rai3, perché con le leggi del suo governo, come tiene a precisare, l’Italia diventerà la prima economica europea superando la Germania e via di questo passo.


Nel frattempo chilate di libri e studi vari dimostrano e confermano che l’economia mondiale, e tra questa naturalmente quella italiana, è in crisi e ancora non si è ripresa.
Un articolo di Affari&Finanza di ieri è uno di questi: parte dall’analisi delle materie prime, cioè quelle fondamentali per la produzione di ogni tipo il cui “crollo” - si intende dei prezzi – viene inserito, tanta è l’importanza, nella “geopolitica”.

lunedì 5 ottobre 2015

pc 5 ottobre - 32 giornalisti kurdi arrestati dal fascista Erdogan e nessuno protesta. Gli imperialisti della UE tacciono

Articolo21
Quanto accade nel sud della Turchia, nella regione curda, non è scorretto definirlo un atto di guerra. Erdogan impone il coprifuoco nelle città curde, l’esercito entra nelle città e la conseguenza sono uccisioni e occupazioni da parte delle forze militari e di polizia speciale. Sono ormai all’ordine del giorno in certe città. A Silvan ad esempio è la terza volta che succede. Ma Cizre, Silopi e Batman hanno già vissuto questa brutalità. Ai media turchi i rappresentanti del partito di Erdogan, l’AKP, raccontano che tutto questo, gli scontri a fuoco e le inevitabili morti tra civili è causato dai “terroristi”

pc 5 ottobre - Foxconn: la globalizzazione dello sfruttamento intensivo dei padroni.

TURNI DI 12 ORE E DORMITORI, L’EUROPA DI FOXCONN SEMBRA LA CINA.

DA INTERNAZIONALE di Michelangelo Cocco

Devi Sacchetto ha condotto (assieme a Rutvica Andrijasevic) una ricerca sugli stabilimenti Foxconn nella Repubblica Ceca e in Turchia. Il lavoro del docente di “Sociologia del lavoro” all’Università di Padova e della sua collega ha evidenziato similitudini e differenze tra il modo di produrre della multinazionale taiwanese dell’elettronica (tristemente nota in Cina come “La fabbrica dei suicidi”) in Europa e nella Repubblica popolare. “Ci sono alcune analogie – ci spiega Sacchetto -, come quella del subappalto o delle agenzie, molto più pronunciata in Europa, ma che si sta facendo strada anche in Cina”. Sacchetto, curatore assieme al suo collega di università Ferruccio Gambino del volume “La fabbrica globale” ( pubblicato da ombre corte) sottolinea che, soprattutto, persiste il problematico rapporto tra grandi brand (in questo caso Apple, HP e tanti altri) e chi produce (Foxconn), che vorrebbe rimanere nell’invisibilità: “una caratteristica non certo cinese, sviluppata piuttosto nei paesi occidentali per scaricare su altri (i fornitori) tutto il peso della gestione della forza lavoro e di salari bassissimi e tassi di profitto irrisori, necessari per generare quelli stratosferici del brand che appalta la produzione”.

Professor Sacchetto, l’ultimo suicidio in un impianto cinese di Foxconn è stato registrato nell’agosto scorso. Quali condizioni di lavoro avete riscontrato invece nel corso della vostra ricerca, condotta nella Repubblica Ceca, dove Foxconn impiega 9.000 lavoratori, e in Turchia, dove ha circa 400 dipendenti?

Per quanto riguarda la Cina il nostro impegno è stato soprattutto quello di portare all’attenzione del pubblico italiano dei lavori (i saggi di Pun Ngai, Han Yuchen, Guo Yuhua e altri, raccolti in “Nella fabbrica Globale”) che ci sembrano particolarmente interessanti. Ci risulta che in Cina Foxconn non abbia migliorato se non in misura minima le condizioni che possono aver contribuito all’ondata di suicidi di operai del 2010 (14 nel solo parco industriale di Shenzhen), salvo forse aver limitato i rapporti più “feroci” che si registravano all’interno dei suoi stabilimenti, cioè il controllo ferreo da parte delle guardie giurate sui lavoratori. Ma, da quanto ci riferiscono i ricercatori locali con cui siamo in contatto, da allora non sono stati registrati cambiamenti sostanziali e il sindacato (quello ufficiale è legato al Partito comunista cinese, ndr) rimane una costola fondamentale nella gestione della forza lavoro. Anche se i nostri colleghi spingono molto su questo punto, in un’azienda con circa 1 milione di dipendenti come Foxconn (in Cina il primo datore di lavoro del settore privato, ndr) è complicato collegare direttamente la questione dei suicidi ai ritmi di lavoro. Tuttavia è certo che mansioni altamente ripetitive, la dimensione enorme degli stabilimenti e le condizioni di lavoro causano alienazione, isolamento, schiacciamento della propria identità.

L’estrema ripetitività delle mansioni è indicata come una delle principali cause di alienazione negli stabilimenti Foxconn. Ora però si parla molto di robotizzazione, con le macchine che andrebbero a sostituire gli operai proprio nei lavori più ripetitivi…

L’innovazione tecnologica è quasi sempre benvenuta, se va ad alleviare condizioni di lavoro pesanti. Ma nel caso di Foxconn è chiaro che la robotizzazione mira a risparmiare forza lavoro, producendo dunque disoccupazione. Per Foxconn – come per tante altre aziende – l’elemento fondamentale che determina se queste innovazioni tecnologiche vengono introdotte o meno è il rapporto tra il costo dei robot e quello della forza lavoro. La multinazionale taiwanese tra l’altro aveva già annunciato “1 milione di robot” cinque anni fa, sulla scia dei primi suicidi in fabbrica. Eppure nel frattempo non sembra avere fatto passi avanti su questo punto, anche perché – come riportato dalla stampa locale meno di un anno fa – questi robot non sono così precisi come la forza lavoro, come le mani di operai in un lavoro che richiede, sui prodotti elettronici, una precisione millimetrica. Stiamo parlando di un lavoro su device che vengono vendute a prezzi particolarmente elevati e sulle quali Apple (una delle principali aziende appaltanti di Foxconn, ndr) prevede standard di tolleranza di 0,02 millimetri, mentre i Foxbot (i robot testati da Foxconn) sono capaci di arrivare solo a 0,05 millimetri. Questo ci dà un’idea molto precisa della “ossessione” di questi livelli qualitativi i quali – oltre alla ripetitività – rappresentano un altro punto chiave dell’alienazione prodotta da questi stabilimenti. Inoltre ricorderei un tentativo di robotizzazione a noi molto vicino, quello di Cassino negli anni Ottanta: dieci anni dopo, Melfi aprì con una regressione del livello tecnologico, con una fase che dovette tenere conto del fatto che la robotizzazione spinta presenta tanti problemi di funzionamento.

Il caso Foxconn in Cina è emblematico del rapporto tra brand internazionali, aziende appaltatrici e governi locali. Quali sono i reciproci vantaggi di questi tre attori?

La Apple si è avvalsa a lungo di Foxconn come terzista. Dietro all’affidamento a Foxconn di così tanti prodotti da parte della multinazionale californiana ci sono anche le esigenze di segretezza di quest’ultima: in un settore come quello dell’elettronica in cui c’è un tasso di imitazione molto alto, affidarsi a un unico terzista significa riuscire a instaurare con esso rapporti di medio periodo con livelli di segretezza elevata riguardo ai prodotti che si stanno costruendo, cosa che non sarebbe possibile lavorando con più terzisti. Tuttavia negli ultimi mesi Apple sta provando a capire se può appaltare anche ad altri, non solo per le polemiche relative alle condizioni di lavoro in Foxconn, ma anche in risposta a una sua strategia di diversificazione. Tra Apple, Foxconn e Stato cinese c’è un legame molto stretto per quanto riguarda il mantenimento delle condizioni della forza lavoro. Nello stabilimento Foxconn che abbiamo preso in esame in Turchia – dove la multinazionale taiwanese produce per HP -, quest’ultima e Foxconn si sono presentate, come “uno solo uomo”, a contrattare con l’agenzia per gli investimenti turca. In Cina il rapporto è ancora più stretto, perché lì lo Stato – con le sue varie articolazioni – costruisce pezzi di produzione, aiutando le imprese a reperire luoghi di produzione e forza lavoro.

Possiamo dire, in base alle vostre ricerche nel Vecchio continente, che in Europa il lavoro si sta “sinizzando”?

Abbiamo lavorato sugli stabilimenti Foxconn cechi e turchi. La Repubblica Ceca rappresenta il centro logistico europeo di Foxconn, mentre in Turchia ha sede il suo stabilimento più piccolo. Studiando i due impianti cechi è saltata all’occhio, da un lato, la questione dei turni di 12 ore, una cosa tipicamente cinese, molto meno diffusa in Europa e, dall’altro, la presenza dei dormitori accanto alle fabbriche.

In quelli turchi invece non ci sono lavoratori migranti né dormitori. Foxconn fa leva sulle condizioni che trova nei diversi contesti locali: ad esempio, nella Repubblica Ceca fa affidamento su lavoratori migranti europei importati attraverso le agenzie di reclutamento, mentre nel caso turco – dove il bacino di reclutamento è più ricco – si affida a manodopera locale e alcuni programmi messi in campo dal governo turco quali ad esempio i periodi di tirocinio, stage, etc, che coinvolgono fino al 10% della forza lavoro (ad esempio chi è disoccupato lavora circa tre mesi nell’azienda, pagato dallo Stato, e al termine di questo periodo una parte dei lavoratori viene confermata); così come, sempre in Turchia, Foxconn si affida a tirocini di studenti delle scuole professionali. La questione dei turni di 12 ore a mio avviso è emblematica dei tentativi di forzare sulla lunghezza della giornata lavorativa e sull’organizzazione complessiva del lavoro.

Altre questioni, come la ripetitività del lavoro, non sono invece caratteristiche del sistema lavorativo cinese, nonostante in Europa si sia spesso pensato che il lavoro alla catena di montaggio fosse superato (le nostre ricerche ci hanno invece confermato la sua permanenza). Si parla erroneamente di una “sinizzazione” del sistema lavorativo europeo: si tratta semplicemente di un peggioramento delle condizioni di lavoro in Europa, sotto la spinta anche di quanto accade altrove. Ma le colpe non sono certo da attribuire a i cinesi.

pc 5 ottobre - Expo: contestare la cgil è vietato! Oggi la componente del "il sindacato è un'altra cosa" ha potuto "verificare" che la Cgil della Camusso non solo è stampella di Renzi e delle sue politiche, ma che è parte integrante del fascismo sindacale. Solidarietà ai fermati dallo Slai Cobas sc Milano

Expo. La polizia ferma cinque dirigenti dell'opposizione Cgil
Lunedì, 05 Ottobre 2015 12:30


C'era stata polemica aspra, dentro la Cgil e fuori, sulla decisione di convocare una riunione del direttivo della confederazione all'interno dell'Expo. Tanto che Maurizio Landini e la sua area avevano annunciato che non avrebbero partecipato alla riunione. A molti era sembra una tardiva "leccata" al governo Renzi, nonostante proprio all'Expo siano state messe in pratica alcune delle peggiori "innovazioni" contenute nel Jobs Act, fino al lavoro gratuito. Ma stamattina la polizia - e chi la dirige - hanno fatto vedere che non c'è spazio per nessuno, neanche per i sindacalisti critici all'interno della cgil. Alcuni delegati dell'opposizione interna si sono infatti presentati ai cancelli dell'Expo volantinando e magafonando tra la gente in fila. Cinque dirigenti invece - quattro componenti del

pc 5 ottobre - Ancora bastardi sbirri stupratori... prima o poi pagherete tutto!

Roma: arrestati tre agenti di polizia per violenza sessuale.

La Squadra mobile di Roma ha arrestato tre agenti di polizia per violenza sessuale. I fatti contestati si riferiscono a due diversi episodi: uno nei confronti di una sudamericana ai domiciliari, l’altro ad una ragazza italiana che era stata fermata per accertamenti la notte della finale degli europei di calcio dello scorso anno.
Gli arrestati sono un sostituto commissario, un assistente ed un operatore tecnico della polizia in servizio alla Questura di Roma.
Arresto poliziotti; una vittima era 18enne – Una delle due vittime di uno dei poliziotti arrestati per violenza sessuale a Roma aveva 18 anni all’epoca dei fatti contestati. La ragazza, romana, era stata fermata assieme ad altri amici nel 2012, la sera della finale degli Europei di calcio, perché in possesso di hashish. Una volta trovatasi sola in ufficio al commissariato di San Basilio, mentre gli altri fermati venivano sottoposti al fotosegnalamento, la vittima avrebbe avuto un rapporto sessuale con un agente in borghese. La giovane ha denunciato l’accaduto alcuni mesi dopo. Gli altri due poliziotti arrestati, a cui viene contestato un altro episodio, sono dello stesso commissariato. A denunciarli è stata una prostituta sudamericana che era agli arresti domiciliari dal dicembre 2012. Nel corso di alcuni mesi seguenti, durante i controlli dei due agenti, la donna avrebbe avuto diversi rapporti sessuali.
fonte: Ansa

pc 5 ottobre - LA PALESTINA SI PUO' LIBERARE SOLO SE AVANZA LA GUERRA POPOLARE

Un ministro israeliano, Israel Katz, ha aggiunto che per arginare "l'ondata di violenza" palestinese, il governo è pronto, se necessario, a un'altra operazione su larga scala come quella del 2002 su GAZA.

Palestinian stone throwers clash with Israeli soldiers in the West Bank city of Hebron, 04 October 2015. Clashes broke out in Hebron, in reaction of the tough security measures imposed by Israel on the Palestinian territories that followed the killing of two Israelis in the two attacks, and the wounding of three others including a child. A Palestinian man fatally stabbed two Israelis with a knife in the Old City on 03 October night. Only hours later, another man stabbed a 15-year-old, who was then taken to the hospital. Both Palestinian attackers were fatally shot by police. EPA/ABED AL HASHLAMOUN




M.O: Alta tensione tra Israele e Palestina. Morto un palestinese
Due razzi lanciati dalla striscia di Gaza verso Israele. Ieri la chiusura della Città Vecchia di Gerusalemme
Resta alta la tensione tra Israele e Palestina. Ieri sera due razzi sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele, facendo scattare le sirene d'allarme, mentre Netanyahu ha ordinato nuove azioni contro le abitazioni di presunti terroristi. Secondo i media palestinesi un giovane sarebbe rimasto ucciso negli scontri. Ieri la chiusura della Città Vecchia di Gerusalemme per sicurezza dopo tre accoltellamenti.
Dall'Alto rappresentante Ue Mogherini un appello affinchè "le parti usino tutti i mezzi a disposizione per condannare gli atti di violenza e cooperare".
Un morto negli scontri di stanotte - Un palestinese di 18 anni è stato ucciso questa notte in scontri con l'esercito israeliano nei pressi della città di Tulkarem, nel nord della Cisgiordania. Lo riportano i media palestinesi aggiungendo che oltre a Hudhayfah Ali Suleiman (il nome del giovane ucciso), altri quattro palestinesi sono rimasti feriti dal fuoco dell'esercito.
Banca Mondiale avverte: si rischia un nuovo conflitto tra Palestina e Israele a causa delle pessime condizioni economiche
di Elisa Gennaro