martedì 7 luglio 2015

pc 7 luglio - Aggiornamento dalla manifestazione di Roma contro la "buona scuola"

In più di un migliaio hanno riempito la piazza. Precari, docenti, studenti, tutti determinati a non accettare questa infame riforma. Come detto dalla cronista di Radio Popolare, Milano, in piazza si è da subito acceso un dibattito su come continuare la mobilitazione. Da chi proponeva una sorte di accampada e di riprendere la mobilitazione a settembre; a chi diceva che era snervante rimanere inermi fermi nella piazza ad aspettare l'esito scontato della votazione; a chi sosteneva un corteo selvaggio. Dal palco sono state fatte le proposte e quasi all'unanimità è partito il corteo.
Seguiranno aggiornamenti


pc 7 luglio - CONTRO LA "BUONA SCUOLA": anche a Cagliari gli studenti hanno assediato le sedi del PD


Cagliari. Contro la Buona Scuola assedio alle sedi del PD


Stamani, in vista del passaggio alla camera del DDL di Renzi sulla scuola, un gruppo di studenti delle superiori, universitari ed insegnanti autorganizzati si sono mobilitati a Cagliari assaltando varie sedi del Partito Democratico in tutta la città. Un presidio iniziale si è incontrato sotto la sede principale di Viale Regina Margherita. Gli insegnanti hanno appeso degli striscioni di protesta che diffondevano chiaro il rifiuto verso l'approvazione della '' Buona Scuola'' e inizialmente l'intenzione era quella di occupare la sede. Vista la disposizione delle forze di polizia che avrebbero impedito l'azione, un gruppo di studenti si è spostato sanzionando con degli attacchinaggi numerose altre sedi. Intanto continuava il presidio di insegnanti e studenti in Viale regina Margherita. L'ingresso nella sede principale è avvenuto successivamente, quando si è ricongiunta tutta la composizione nel presidio sottostante: uno striscione che recitava la frase ''Contro la scuola dei padroni'' è stato calato dal palazzo che si affaccia sulla strada principale di Cagliari. Fra i partecipanti erano presenti il Coordinamento Insegnanti di Cagliari, il Collettivo Autonomo Studenti Cateddu e il Collettivo Universitario Autonomo. Le azioni di stamani sono un chiaro messaggio di protesta e attacco verso quel partito che ha fatto sì che l'approvazione di questa riforma procedesse. Partito che ha inoltre aspettato il momento più difficile per le mobilitazioni studentesca e dei lavoratori della scuola: un momento in cui le scuole sono chiuse ed è più difficile organizzare il dissenso. Una mossa che esprime quindi la volontà di mettere a tacere quello che si agita contro un processo di privatizzazione della scuola, ma una mossa che non ci ferma. L'importanza della giornata è grande, non solo per il fatto che oggi fosse un momento significativo in quanto data di passaggio alla Camera della riforma, ma perchè ha visto una organizzazione di soggetti al di fuori delle logiche sindacali e partitiche, cosa che, a prescindere dalla possibile scelta di starne fuori su un piano ideologico, ha espresso una determinazione da parte di studenti e lavoratori che non viene accolta dalle mobilitazioni sindacali spesso ridotte a delle formali passeggiate prestabilite. L'importanza della giornata sta, anche, nel voler andare oltre quella scontata indignazione della maggior parte dei sindacati che però si muove agilmente entro i limiti stretti stabiliti dalla legge, indignazione che non osa e che non crea delle rotture. Non sembra quindi una risposta necessaria quella ''concessa'' da quelle stesse organizzazioni sindacali che si fermano sempre un passo prima, che da un lato approvano riforme di precarizzazione del lavoro e dall'altro si mostrano indignati su riforme di privatizzazione della scuola pubblica. Per questo pomeriggio è stato chiamato un altro sit-in da studenti e lavoratori della scuola. In seguito alla chiamata del presidio di stasera anche i sindacati hanno indetto un loro corteo che terminerà nella piazza antistante alla sede. La prospettiva quindi, anche per stasera, diventa quella di offrire una possibilità di determinazione della giornata, di esplicitare in maniera diretta questo dirompente rifiuto verso il DDL di Renzi ed il suo governo, di intravedere un'altro modo di partecipare alla protesta. NO ALLA BUONA SCUOLA per dire NO alla privatizzazione della scuola pubblica, per dire NO alla scuola azienda governata da un'autocrazia di presidi, NO alla meritocrazia del potere. 

pc 7 luglio - Primo report della delegazione lavoratori della scuola di Torino e Milano, in Piazza Montecitorio

Arrivati intorno alle 16.00 all'Anagnina da subito si è organizzato un piccolo corteo con slogan continui che hanno raccolto la solidarietà di chi si trovava in metropolitana e un artista di strada gli ha dedicato un pezzo rap. Intorno alle 17.00 sono giunti nei pressi del Parlamento e dopo aver riformato il corteo si stanno dirigeno verso la piazza. Tra i primi commenti fatti dalle lavoratrici della scuola vi è stato questo: "se Renzi voleva la divisione dei lavoratori ha ottenuto l'effetto opposto".

pc 7 luglio - Contro "la buona scuola" di Renzi, questo governo deve essere cacciato. Stamattina hanno iniziato gli studenti a Palermo


Palermo: gli studenti occupano l'Assessorato all'istruzione contro la "Buona Scuola"


Oggi a Palermo, nel giorno in cui la Riforma della scuola approda alla Camera per l'ultimo passaggio dell'iter parlamentare, una cinquantina di studenti del coordinamento Studenti Medi Palermo ha occupato l'assessorato all'istruzione. Gli studenti hanno calato da uno dei balconi uno striscione con scritto “NO AL DDL BUONA SCUOLA. Studenti Medi Palermo.” Dopo essere stati protagonisti della lotta contro la Riforma della Buona Scuola per tutto l'anno, gli studenti colgono quest'ultima occasione, nonostante la fine della scuola e il caldo torrido palermitano, per manifestare ancora una volta il proprio dissenso e la propria contrapposizione nei confronti di una riforma che porta a compimento il processo di aziendalizzazione e definitivo smantellamento della scuola pubblica. Una contrapposizione che ha visto anche momenti caldi che hanno messo in difficoltà il governo e la ministra Giannini: basti pensare al boicottaggio delle prove Invalsi del 12 maggio, che a Palermo si è concretizzato nell'assenza nelle aule di più del 90% degli studenti che si sono rifiutati di svolgere i test a crocette, emblema di un modello di scuola aziendalizzato e fondato su discutibili criteri di “merito” che celano in realtà i sempre più imperanti meccanismi di controllo e selezione. Gli studenti hanno così dimostrato di essere in grado di mantenere l'attenzione sul tema e di saper cogliere tutte le opportunità per mostrare la loro volontà di opposizione nei confronti di una Riforma che toglie agli studenti la possibilità di essere protagonisti di una formazione, della loro formazione, che abbia come obiettivo la costruzione di coscienze critiche attraverso l'eliminazione di qualsiasi spazio politico quali ad esempio le assemblee d'istituto e la rappresentanza studentesca. Un modello di scuola, quello propinatoci dal governo, che non fa altro che imporre all'interno del mondo della formazione, un sistema aziendale di precarietà e sfruttamento che raggiunge il suo culmine con diverse ore settimanali di apprendistato obbligatorio, definito “avviamento al lavoro” e che altro non sono che prestazioni di lavoro gratuito. L'azione messa in campo dagli studenti oggi, in un periodo certamente non facile per le mobilitazioni, è l'ennesima dimostrazione che i protagonisti (quelli veri) della scuola rifiutano ancora una volta un decreto legge che porta a conclusione i piani del governo di totale smantellamento e dequalificazione del mondo della formazione pubblica e lascia con la prospettiva, a prescindere dalle decisioni di oggi alla Camera, di necessari e imprescindibili spazi di lotta e mobilitazione studentesca in autunno.

pc 7 luglio - L'imperialismo spagnolo a fianco dei tagliagole dell'IS reprime la solidarietà internazionalista


Madrid: arrestati due internazionalisti arruolati nelle milizie curde
Martedì, 07 Luglio 2015


Con l’ennesima retata repressiva, lo Stato Spagnolo si dimostra uno dei maggiori alleati delle forze reazionarie in tutto il mondo. Era accaduto alcuni mesi fa con un consistente numero di internazionalisti che avevano combattuto in Donbass nelle milizie popolari contro l’esercito e i neonazisti ucraini, ed è riaccaduto di nuovo con alcuni attivisti solidali con la lotta del popolo curdo contro i jihadisti dello Stato Islamico. Gli agenti della Policia Nacional hanno arrestato ieri due persone nella capitale dello stato accusandoli di ‘collaborazione con organizzazione terroristica’, ‘addestramento all’uso di armi da guerra’ e “utilizzo di artefatti esplosivi”. A finire in manette sono stati due comunisti spagnoli di ritorno dal Kurdistan dove erano andati per dare man forte alle milizie locali contro l’Isis, accusati ora di aver partecipato ad un conflitto armato fuori dai confini del paese senza la necessaria autorizzazione delle autorità dello Stato, “ponendo così a rischio gli interessi nazionali”. Nel corso della retata che ha portato ai due arresti gli agenti hanno perquisito quattro diversi domicili a Madrid sequestrando materiale informatico ed altra documentazione sulle attività di solidarietà con il Kurdistan. A Gennaio i Servizi di Intelligence spagnoli intercettarono, controllando la propaganda della resistenza curda, un video nel quale due persone annunciavano di essersi uniti alle milizie di autodifesa del popolo del Rojava, il territorio curdo nel nord della Siria. A volto coperto, indossando abiti militari e sventolando una bandiera repubblicana spagnola e una bandiera rossa con la falce e martello, nel video i due giovani si definivano militanti marxisti-leninisti. I due spiegarono, parlando in castigliano, i motivi che li avevano condotti ad unirsi alla lotta di resistenza contro quello che definirono “il fascismo” del cosiddetto Stato Islamico. Nel video, insieme ai due spagnoli - i cui nomi di battaglia sono 'Paco Arcadio' e 'Camarada Martos' - si vedono anche alcuni giovani tedeschi e curdi che spiegano nelle loro lingue i motivi della scelta di campo. Come detto, una operazione simile era stata compiuta dalle forze di sicurezza spagnole lo scorso 27 febbraio quando otto cittadini erano stati arrestati dopo esser tornati dal Donbass dove avevano presuntamente combattuto nelle milizie della resistenza antigolpista. Anche in quel caso gli arrestati sono stati accusati di possesso di armi ed esplosivi, omicidio e violazione della neutralità dello Stato Spagnolo. Poco dopo, però, l’Audiencia Nacional – il tribunale speciale antiterrorismo ereditato dal regime franchista – ha parzialmente sminuito le accuse nei confronti dei giovani.
L’articolo 591 del Codice Penale punisce con pene detentive dai 4 agli 8 anni coloro che “durante una guerra alla quale non partecipi la Spagna, compiano qualsiasi atto di violazione della neutralità dello Stato”. Le organizzazioni dello Stato Spagnolo che si battono a sostegno della resistenza curda chiedono in un comunicato l’immediato rilascio dei due attivisti arrestati – e accusati di far parte del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, inserito dall’Unione Europea nelle liste delle organizzazioni terroriste – e invitano il governo di Madrid a seguire l’esempio di quello olandese. Il quale ha dichiarato che non processerà ne sanzionerà in alcun modo i volontari arruolati nelle milizie che combattono contro i tagliagole islamisti che insanguinano ormai non solo il Medio Oriente.