sabato 5 dicembre 2015

pc 5 dicembre - Afghanistan - Dichiarazione del Partito Comunista (maoista) sul 50° della nascita del movimento comunista in Afghanistan

Celebriamo il cinquantesimo anniversario della fondazione del movimento comunista (marxista-leninista-maoista) e di nuova democrazia dell'Afghanistan ai allo scopo di rafforzare le attuali lotte comuniste e di nuova democrazia nel paese!

Il 4 ottobre del 1965, con la formazione, sotto la guida del compagno Akram Yari, della Youth Progressive Organization [PYO], basata su una linea marxista-leninista-maoista (allora pensiero Mao Zedong) e con orientamento anti-imperialista, anti-social-imperialista, anti-reazionario e antirevisionista, nasce il movimento comunista e di nuova democrazia. Grazie alla linea politica e di principio della PYO e alla situazione nazionale e internazionale, il nuovo movimento democratico duretto dalla PYO diventa il più ampio movimento politico del paese, mobilitando decine di migliaia di uomini e donne rivoluzionarie, studenti, insegnanti, intellettuali, operai e altre masse lavoratrici di tutte le nazionalità nelle lotte contro i reazionari, imperialisti, social-imperialisti; fu così che il movimento comunista maoista fiorì nel paese.
Sholajawid era il nome della rivista che propagandava le idee della nuova democrazia; promosso
dalla PYO e da altri due gruppi progressisti, che iniziò le pubblicazioni di due anni dopo la formazione del PYO, nel 1967. Per il ruolo decisivo di questa rivista nell'espansione e diffusione del movimento, lo stesso movimento divenne noto come Sholajawid. Nonostante siano stati pubblicati solo 11 numeri della rivista, poi censurati dalla monarchia reazionaria di Zahir Shah, questa pubblicazione limitata svolse un ruolo storico importante nella vasta e diffusa formazione del movimento di nuova democrazia.
Sicuramente, la PYO e il movimento Sholajawid, giovani e inesperti, non era senza difetti e debolezze; sicuramente aveva bisogno di crescere e svilupparsi. Purtroppo, le debolezze interne della PYO, insieme a una situazione sempre più sfavorevole nazionale e internazionale, ebbero come risultati che il movimento riuscì a continuare a svilupparsi ed evolvere. Dopo il breve periodo dell’iniziale prosperità, andò al collasso e dispersione.
Nel 1968, la messa al bando della rivista Sholajawid e il divieto di manifestare imposto delle forze repressive dello stato reazionario di Zahir Shah - così come l'arresto e detenzione di un gran numero di dirigenti della PYO e del movimento – oltre a produrre la prima scissione nel movimento Sholajawid, ebbe effetti negativi più ampi. All'interno della PYO emersero linee politico-ideologiche diverse dalla linea del suo fondatore (Akram Yari) e così nell'organizzazione si sviluppò la lotta tra le due linee. Queste lotte di linea non rafforzano né ampliarono l'organizzazione, ma ne provocarono il crollo, con impatto negativo sull'intero movimento.
Dopo il ritiro dalla lotta politica attiva del compagno Akram Yari, a causa di una grave malattia, nell'organizzazione prevalsero le deviazioni politiche deviazionisti. Queste deviazioni non solo posero le base per scissioni interne nella PYO, ma favorirono anche divisioni interne nel movimento in generale. La principale deviazione, che in seguito degenerò in pieno revisionismo a e capitolazionismo in senso pieno (e ancora ci sono alcuni che seguono questa via), portò ad una spaccatura significativa dell'organizzazione iniziale e del suo movimento, spingendo tutto movimento comunista e di nuova democrazia verso la dispersione – con deriva verso il revisionismo, e la capitolazione nazionale e di classe.
Il predominio delle deviazioni e delle linee revisioniste capitolazioniste sul corpo disperso del movimento comunista e di nuova democrazia dell'Afghanistan durò al meno una quindicina di anni (quasi tutti gli anni 70 e la prima metà degli anni 80). Così il movimento non riuscì evitare i due colpi di stato sostenuti dai sovietici – nel 1972 quello di Sardar Dawood e nel 1978 quello della cricca di satrapi revisionisti dei social-imperialisti sovietici, il Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan [PDPA] – e nella lotta contro il regime golpista e l'occupazione social-imperialista si adottarono tattiche e strategie politiche e militari non basate sui principi e sbagliate.
Di conseguenza - e nonostante il movimento comunista e di nuova democrazia abbia sacrificato decine di migliaia di dirigenti, quadri, organizzatori, e masse sotto la sua direzione nello scontro con le forze reazionarie legate agli imperialisti occidentali e alle potenze regionali – questo movimento non riuscì a fare espandere, sviluppare e avanzare queste lotte di resistenza sulla via della rivoluzione di nuova democrazia. Al contrario, subì amare sconfitte. L’impatto negativo e il dolore per queste amare si sentono forti ancor oggi.
In questi quindici anni, la corretta linea comunista e di nuova democrazia non ha avuto espressione e presenza chiare; non è emersa come una sfida alle deviazioni e alle linee politiche collaborazioniste e revisioniste. A metà degli anni 1980 erano ben evidenti le gravi debolezze ideologiche, politiche e organizzative, unite a un basso livello di elaborazione teorica, di quel che restava del corretto movimento comunista e di nuova democrazia e dei sostenitori, che favorivano il predominio delle linee collaborazioniste e revisionisti sul corpo del movimento in dispersione.
A seguito della sconfitta delle deviazioni, e delle linee revisioniste e collaborazione di classe e nazionale - e grazie alla crescita relativa del movimento comunista nella nuova situazione internazionale favorevole per gli sforzi dei partiti e organizzazioni del Movimento Rivoluzionario Internazionalista [RIM] - emersero in Afghanistan i primi raggruppamenti di un autentico movimento comunista. L'emergere di questi primi gruppi e movimenti, che erano chiara espressione di una corretta linea comunista non solo ristabilì il movimento comunista e di nuova democrazia dell’Afghanistan, riprese e sviluppò la linea politica del nostro fondatore nella nuova situazione nazionale e internazionale, contro l'imperialismo e reazione e anche contro il dominio delle già indicate linee errate all'interno dei diversi settori del movimento.
Deviazionisti, revisionisti e capitolazionisti che ritenevano eterna e indiscussa la loro posizione dominante sui diversi settori del movimento - che consideravano morta e sepolta la linea di principio del fondatore del movimento - considerate le nuove parole d'ordine, e la posizione del nuovo movimento comunista come vecchia polvere che soffiava in aria. Invece, questa nuova iniziativa crebbe e si ampliò, diventando l'espressione della posizione di principio e delle parole d’ordine contro gli occupanti social-imperialisti e i loro satrapi, contro le forze dei reazionari jihadisti e la loro brutale guerra civile, e l’Emirato reazionario repressivo e arcaico dei talebani. Inoltre, questo movimento si è opposto fin dall'inizio all'invasione e all'occupazione imperialisti americani, combattendo i suoi alleati in tutto l'Afghanistan e la formazione del suo regime fantoccio; questa è stata l'unica formazione comunista - l'unico rappresentante non reazionario dei rivoluzionari - che ha sostenuto la resistenza nazionale contro gli occupanti e il regime fantoccio.
Anche se i vecchi revisionisti – spinti dalle condizioni soggettive ed oggettive del paese, dall'opinione pubblica mondiale, e dall'espansione delle lotte e resistenza di massa contro gli occupanti e il regime fantoccio – hanno gradualmente preso le distanze dall’aperta capitolazione espressa in precedenza – e, in qualche occasione e in misura limitata, hanno preso posizione contro gli occupanti imperialisti e il loro governo fantoccio - è il rinato movimento maoista l’unico solido difensore della lotta e della resistenza di principio contro l'occupazione e il suo regime fantoccio.
Fin dall’inizio e tuttora, la nuova iniziativa della linea comunista e di nuova democrazia è stata la bandiera teorica e pratica l'unità di principio all'interno del nostro più ampio movimento. Seguendo questo cammino di unità, ha lottato contro la dispersione e il settarismo. Così il movimento ha continuato a crescere, non solo qualitativamente ma anche quantitativamente. Il PC (M) A e altre organizzazioni e singoli maoisti fuori del partito rappresentano attualmente questa nuova iniziativa.
La celebrazione del 50° anniversario del movimento maoista in Afghanistan è un'occasione che ci chiama tutti ad avanzare verso l'unità sulla base di una corretta linea proletaria e di nuovo democrazia, a lottare insieme, in maniera forte e organizzata, contro gli occupanti e i loro satrapi come nemico principale del paese e del suo popolo, ad andare avanti sulla strada della preparazione per la guerra popolare e nazionale rivoluzionaria di resistenza.
Certo, la lotta di resistenza nazionale contro i principali nemici del nostro paese non significa cessare le lotte di nuova democrazia contro di loro, o neppure le lotte contro le forze antidemocratiche feudal-borghesi compradore che si oppongono agli occupanti e al regime fantoccio. Né questa lotta nazionale può trascurare le lotte contro altre potenze imperialiste ed espansioniste reazionarie.
L'esperienza della lotta a livello internazionale e anche in Afghanistan ha ripetutamente dimostrato che l'enfasi unilaterale sulla resistenza nazionale contro il nemico principale del momento, trascurando le lotte di nuova democrazia contro i nemici al momento non principali, finisce, in ultima analisi, per danneggiare la resistenza nazionale nel suo complesso. Questo tipo di lotta di resistenza nazionale unilaterale, ignorando le rivendicazioni democratiche delle masse, limita e riduce la partecipazione delle masse alla resistenza nazionale contro gli occupanti e il regime fantoccio; può perfino renderne impossibile la partecipazione e lascia così ampio spazio di manovra e terreno favorevole all'opposizione armata reazionaria e antidemocratica contro gli occupanti e il regime fantoccio.
Dunque, sulla base degli interessi delle masse dell'Afghanistan e del programma comunista e di nuova democrazia, non dobbiamo parlare semplicemente di lotta nazionale e guerra nazionale di resistenza contro gli occupanti e il regime fantoccio, dobbiamo parlare di guerra popolare rivoluzionaria e nazionale di resistenza. Occorre che portiamo avanti la lotta per la preparazione dell’inizio e sviluppo di una guerra popolare rivoluzionaria e nazionale di resistenza.
Resistenza perché siamo vittime di aggressione e occupazione imperialista -di una potenza straniera reazionaria - e sottoposti a un regime fantoccio. La nostra lotta contro questi nemici principali del popolo si caratterizza come resistenza: autodifesa, difesa dell'indipendenza del paese e difesa della libertà del paese e del suo popolo. Questa è la giusta lotta delle vittime di occupazione ed è contro gli invasori, gli occupanti e le loro marionette.
Nazionale perché la lotta di resistenza per difendere l'indipendenza del paese e l'indipendenza del suo popolo si basa fondamentalmente sulla lotta e la resistenza per nostri interessi nazionali, contro gli interessi degli invasori, degli occupanti imperialisti e i loro satrapi traditori della nazione - non una limitata lotta e resistenza ideologiche tra religioso e non-religioso. Qualsiasi tentativo di imporre tale limitazione finisce per limitare la portata della lotta contro gli occupanti e il loro regime fantoccio, a vantaggio dell'occupazione imperialista. Perciò, il carattere laico di questa lotta e resistenza è una necessità imprescindibile.
Nazionale perché questa lotta di resistenza deve considerare la difesa e l'indipendenza del paese nel suo complesso; non deve cacciare i lupi dalla porta in per fare rientrare le iene dalle finestre. Nell'epoca attuale il dominio globale del sistema capitalista imperialista mondiale è attraversato da gravi contraddizioni e tensioni tra imperialisti e potenze reazionarie, e queste potenze sono ansiose di usare ogni movimento e iniziativa politica come strumento per i loro interessi contro i loro rivali imperialisti e reazionari. Il movimento comunista e di nuova democrazia del paese, pur riconoscendo la necessità della lotta contro l'imperialismo americano e il suo regime satrapo, deve prestare attenzione anche alle necessità poste da questa responsabilità nazionale.
È ovvio che la lotta e la resistenza ha la sua base materiale ma anche una sua sovrastruttura ideologica e politica. Allo stesso tempo, però, è anche vero che in una società di classe multi-nazionale dove ci sono diverse classi e interessi nazionali, e diversi pensieri politici e visioni del mondo, una resistenza ampia contro gli occupanti e i traditori nazionali deve essere multiforme e diversificata e avere un carattere democratico. Naturalmente, le diverse forze impegnate in questa lotta competeranno tra loro per la direzione di questa resistenza, non può essere altrimenti. Se le forze comuniste e di nuova democrazia non prestano attenzione a questa realtà, ciò le potrebbe portare al liquidazionismo politico-ideologico e infine organizzativo, con conseguente capitolazionismo, indebolimento della lotta, e incapacità di consolidare la direzione rivoluzionaria e progressista della resistenza.
Tuttavia, questa lotta deve essere portata avanti nell'interesse generale della resistenza contro le forze di occupazione e il regime fantoccio, non in conflitto con gli interessi generali della resistenza. Qualsiasi forza, noi compresi, che ignori questo problema, in ultima analisi, finirà per sostituire la contraddizione principale con contraddizioni non-principali, a solo vantaggio del regime fantoccio e delle forze di occupazione.
Va sottolineato che una resistenza che sia solo maschile non può essere un’autentica resistenza nazionale. Le donne costituiscono la metà della società e una resistenza che sia nazionale nel vero senso della parola non può darsi senza la loro inclusione. Qualsiasi tentativo di limitare le donne, sulla base di un qualche pretesto religiosa o culturale che le privi dei loro diritti personali e sociali fondamentali, compreso il diritto di partecipare alla resistenza contro gli occupanti e i loro satrapi, è un tentativo di allontanare la metà della popolazione della resistenza nazionale attiva e, allo stesso tempo, coscientemente o no, di spingere verso la trappola ideologica e politica che gli occupanti e i satrapi nazionali traditore, che spesso propongono slogan ingannevoli sui diritti o la libertà delle donne. È evidente che tali tentativi sono anche estremamente antidemocratico.
Guerra popolare perché una lotta nazionale di resistenza può essere lotta ferma e implacabile solo se ha un carattere di massa, basata sugli interessi superiori delle masse - cioè delle masse rivoluzionarie che lottano contro gli occupanti e il regime fantoccio - e non sugli interessi delle classi sfruttatrici ed oppressive classi feudali e borghesi compradore. Quest'ultima fazione delle masse sono classi i cui interessi sono in linea con l'imperialismo, in particolare con gli invasori e occupanti imperialisti, e con le classi dei proprietari terrieri e della borghesia compra dora, sempre pronte a colludere con gli occupanti e il regime fantoccio. Dare carattere di massa della resistenza nazionale contro gli occupanti e i loro burattini non significa semplicemente coinvolgere le masse nella resistenza: questo coinvolgimento deve significare partecipazione cosciente alla resistenza nazionale sulla base dei propri superiori interessi rivoluzionari, e non degli interessi delle classi sfruttatrici. Da questo punto di vista, dare carattere di massa alla resistenza nazionale contro gli occupanti e i traditori nazionali richiede la diffusione della coscienza rivoluzionaria tra le masse popolari, in particolare negli strati più bassi delle masse lavoratrici, gli operai, i contadini, i poveri e piccola borghesia. Elevare le masse con la coscienza rivoluzionaria richiede sforzi prolungati e continui, ma dobbiamo riconoscere che, senza un determinato avanzamento in questo lavoro, la resistenza nazionale contro gli occupanti e il regime fantoccio non può sviluppare, ampliare e approfondire il suo carattere popolare/di massa.
Rivoluzionaria perché la resistenza nazionale popolare contro gli occupanti e il regime fantoccio deve armarsi di una visione del mondo scientifica rivoluzionaria per riuscire a dirigere la resistenza contro il sistema capitalista-imperialista, e il sistema reazionario nel paese. In caso contrario, la resistenza corre il rischio di essere tronca, anche se si sviluppa come resistenza nazionale e dopo aver raggiunto il suo obiettivo di una parziale indipendenza - il paese rimarrebbe ancora alla catena del sistema mondiale di oppressione e lo sfruttamento e le masse, nonostante gli eroici e disinteressato sacrifici, resterebbero sottoposte al sistema capitalista imperialista mondiale sotto il controllo delle classi semifeudale / semi-coloniali. Ancora più importante, l'orientamento strategico rivoluzionario della resistenza contro gli occupanti e il regime fantoccio, è garanzia di continuo sviluppo delle caratteristiche nazionali e popolari della resistenza.
Dato che la resistenza contro gli occupanti social-imperialisti sovietici e il loro regime fantoccio fu portata avanti sotto la guida di forze reazionarie dipendenti dagli imperialisti occidentali, e quindi mancò completamente di un orientamento strategico rivoluzionario, quella resistenza ha preparato il terreno all'invasione dell'imperialismo americano e la sua alleati e alla successiva occupazione e formazione del regime fantoccio attuale. Tuttavia, dato che l’attuale resistenza contro gli attuali occupanti e le loro satrapi non ha ancora portato al ritiro totale delle forze di occupazione e al crollo del loro regime fantoccio, il monopolio della resistenza armata reazionaria ha portato al materializzarsi di un'altra invasione e occupazione straniera - l'invasione e occupazione che considera l'intero paese una provincia di un "califfato" arabo reazionario.
Le forze che hanno sollevato in Afghanistan le bandiere nere dello Stato Islamico [ISIS] sono gli eserciti di questo califfato arabo reazionario e sono quindi, in realtà, forze di occupazione di uno stato straniero reazionario, anche se alcune di esse sono hanno origini interne al paese. Nel loro complesso, in Afghanistan queste forze sono nate e cresciute tra le fila della corrente di resistenza reazionaria. Ancora più importante, i fondatori e primi dirigenti di questo califfato reazionario (ISIS) rivendicano l’ascendenza dalla resistenza reazionaria contro i social-imperialisti sovietici e il loro regime fantoccio. Nonostante il "califfo arabo" dichiari apertamente che il capo dell'Emirato Islamico dei talebani è un servo ignorante di Al-Qaeda, e definisca lo stesso Emirato una "medicina scaduta", la direzione reazionaria dei talebani mandano all’ISIS con umiltà e sottomissione messaggi di "fratellanza islamica", chiedendo loro di non diventare causa di attrito nella "resistenza islamica in Afghanistan". Non hanno capito che l’ISIS non riconosce l'Afghanistan come un paese e lo vede una provincia del suo arabo Califfato?

Se pensassimo che la resistenza contro gli invasori e occupanti social- imperialisti e i loro burattini ha portato all’invasione e occupazione degli imperialisti americani e dei loro alleati, e quindi che la resistenza contro gli occupanti attuali e le loro marionette in corso d’opera prepara il terreno all'invasione e occupazione di un califfato arabo reazionario, e che questo sia il destino dell'Afghanistan, allora dovremmo essere molto preoccupati.
Col diffondersi in Afghanistan dell’influenza dell’ISIS, da un lato, e la misteriosa morte dell’ex-leader dei Talebani Mullah Muhammad Omar Akhund, dall'altro, la situazione del paese è diventata ancora più complicata. Con l'espansione dell'influenza dell’ISIS in Afghanistan, tutti gli jihadisti stranieri nella regione sono ora possibili soldati dell’ISIS devono essere considerati forze potenziali o attive dell'invasione di quella potenza straniera, obiettivo della resistenza rivoluzionaria popolare e nazionale.
Mullah Muhammad Omar Akhund, che era fattore di unificazione di un movimento dei talebani frazionato (attraversato da fratture etniche, tribali, regionali e politiche), è morto. Mancando lui, mantenere l'unità di quella armata è, se non impossibile, estremamente difficile. Inoltre, la sua morte misteriosa in Pakistan (mantenuta per due anni segreta, salvo una cerchia ristretta a pochi individui), e il metodo di nomina del suo successore, sono forti fattori di attrito tra i talebani. Sicuramente, si sono fatti grossi sforzi per consolidare la leadership del mullah Akhtar Mansur, dai suoi sostenitori all'interno dei talebani e anche da "amici" stranieri, e non c'è dubbio che la maggior parte del movimento talebano resterà sotto la nuova leadership. Tuttavia, alcuni settori di talebani non hanno accettato la nuova leadership. È difficile che queste forze riescano a reggersi sulle proprie gambe; è assai probabile che, sotto la pressione della nuova leadership dei talebani siano spinte verso il regime fantoccio o a unirsi ISIS. Perciò, queste forze vanno considerate potenzialmente sia capitolatrici di fronte regime o parte dell'esercito invasore dell’ISIS.
Inoltre, la morte del mullah Muhammad Omar Akhund e lo scoppio di frizioni interne tra i talebani sulla scelta del suo successore ha portato a una stretta collaborazione tra la nuova leadership e gli "amici" pakistani. In effetti, per consolidare la sua posizione, Akhtar Mansur ha tenuto incontri pubblici in tutto il Pakistan. Questa situazione ha provocato la completa l'identificazione delle loro truppe, aumentando in modo significativo il controllo su di loro degli "amici" pakistani, e dunque non possono più dure "che solo in parte hanno il sostegno degli pakistani". Si può senz’altro dire che il riconoscimento del Pakistan come garante della pace in Afghanistan da parte degli imperialisti americani e il regime fantoccio ha anche aumentato significativamente il controllo del Pakistan sui Talebani.
Tutti questi problemi illustrano il fatto che la portata dell’aggressione delle potenze occupanti straniere sull'Afghanistan è aumentata: mentre l'aggressione e occupazione degli imperialisti americani ei loro alleati non si è conclusa, in alcune sacche del paese sono emerse altre forze di aggressione e occupazione reazionarie, dell’ISIS, e stanno controllando la vita degli abitanti. Allo stesso tempo, sono aumentate gli interventi dello stato pakistano, continuamente realizzati con incursioni militari transfrontaliere, nonché gli interventi dell'Iran,. Pertanto, le nostre responsabilità rivoluzionaria in termini di lotta contro il nemico principale si sono moltiplicate, ma sono aumentate anche in relazione a nemici non principali, e dobbiamo aumentare i nostri sforzi verso per ciascuna di esse.
Nonostante l'impegno verbale di Obama a ritirare entro la fine del 2016 le truppe da combattimento americane - fatta eccezione per i 1000 che sarebbe rimaste a proteggere l'ambasciata americana a Kabul – la sua attuazione pratica non si è ancora materializzato. I recenti scontri in diverse parti del paese mostrano che il regime fantoccio non può mantenere il suo potere senza la presenza di forze di occupazione straniere. Se anche su realizzassero gli impegni di Obama secondo il trattato di sicurezza tra gli americani e il regime fantoccio, è sempre a disposizione la scappatoia legale per il ritorno degli americani in Afghanistan e, grazie al trattato di sicurezza tra la NATO e il regime fantoccio è anche disponibile una via legale per il ritorno delle truppe di occupazione della NATO.
In realtà, la sopravvivenza del regime fantoccio corrotto e in crisi si fonda più sulle speranze di futuro sostegno dei suoi padroni imperialisti occupanti, che sulla sua Costituzione. Tuttavia, l’esito della più lunga guerra dell'imperialismo americano, la guerra in Afghanistan, mostra chiaramente che gli occupanti americani e i loro alleati e burattini non riusciti a imporre con la guerra la completa sottomissione dell'Afghanistan. Perciò, nonostante il prolungamento della loro presenza di occupazione - il loro sostegno al regime fantoccio con mezzi militari e non -per consolidare la loro autorità, gli imperialisti cercano continuamente di portare i ribelli reazionari islamici al tavolo dei negoziati promettendo loro una quota di potere.
Dunque, lo Stato imperialista americana, affiancato dallo stato indiano espansionista, sta facendo pressione sul Pakistan per restringere le arre di manovra dei talebani, per costringerli a negoziare finalmente con il regime fantoccio. A questo scopo, per rafforzare la pressione politica, gli USA stanno fermando gli aiuti economici al Pakistan - che potrebbe intensificarsi nel prossimo futuro. Le tensioni tra Pakistan e India per il controllo del Kashmir e il prolungato impegno militare di entrambe le parti, è una guerra parziale che si sta portando avanti per i negoziati di pace in Afghanistan tra le due potenze atomiche regionali reazionarie ed espansioniste.
I revisionista ed espansionisti al potere in Cina partecipano a loro modo alla partita. Il piano cinese di investire 50 miliardi di dollari in Pakistan non è solo un segno della sua linea politica ed economiche espansionista, è anche una tattica accondiscendente per convincere il Pakistan a non consentire l’uso del proprio territorio come base per la formazione e l'organizzazione di milizie islamiche Uiguri. Il punto, qui, è evitare che ci sia un rifugio sicuro per i ribelli islamici che si oppongono al regime fantoccio e le potenze che occupano l’Afghanistan.
Se questa politica tripartita, americana, indiane, cinese di bastone e carota verso il Pakistan continua, e anzi si intensifica diventando irresistibile per il Pakistan, è fin troppo probabile che prima o poi i talebani sotto la guida del mullah Akhtar Mansur, ormai saldamente in pugno al Pakistan, saranno costretto a riprendere i negoziati con il regime fantoccio sotto il controllo di Pakistan, Stati Uniti e la Cina. In questo caso, gli intensi e diffusi scontri militari della fase attuale della guerra - che certamente possiamo dire sia sfavorevole per tutti i soggetti coinvolti - verrebbero usati nei negoziati come moneta di scambio per ottenere concessioni politiche.
In effetti, la resistenza reazionaria di talebani non è, nella sua essenza, una resistenza antimperialista ferma e implacabile. Anche in caso di vittoria militare - che comunque hanno dimostrato dato di non poter raggiungere - i talebani non possono liberare il paese dall'orbita del sistema imperialista mondiale reazionario.
Inoltre, anche se i negoziati riprendano e vanno avanti, alla fine la parte che spetterà a ciascuno sarà determinato in base al peso politico ed economico, e il nostro popolo continuerà a patire un sistema arcaico di sfruttamento e di oppressione - il paese non avrà una vera indipendenza. Il processo di continuazione dei negoziati non sarà né piano né facile; causerà al nostro popolo immensi sacrifici e gravi difficoltà.
Abbiamo fatto appello a celebrare il cinquantesimo anniversario del movimento comunista (marxista-leninista-maoista) e di nuova democrazia in Afghanistan per gridare a gran voce una presenza lunga 50 anni di questo movimento nell'arena della lotta politica rivoluzionaria in Afghanistan, per segnalare che: il cinquantesimo anniversario della fondazione del movimento maoista è un'occasione che ci chiama a considerare cinque decenni di alti e bassi della lotta rivoluzionaria e riaffermare il nostro impegno a assolvere con forza le nostre responsabilità patriottiche, nazionali, democratiche e rivoluzionarie.
Il Partito Comunista (maoista) dell'Afghanistan ha più volte ribadito che il difetto maggiore e la debolezza dell’attuale movimento comunista e di nuova democrazia in Afghanistan è la sua sola presenza politica, la mancanza di un espressione militare nel campo della lotta armata contro gli occupanti e il regime fantoccio. In effetti, è questa limite che sta riducendo l'impatto della nostra lotta politica e ideologica contro i nostri nemici principali e non principali. In circostanze in cui l'aspetto principale delle lotte del paese è la lotta armata, voci meramente politiche e non militari in un contesto che risuona di bombe, cannoni e fucili raramente si fanno sentire. Perciò, in queste circostanze, la nostra lotta può riuscire ad aprire una nuova via solo se portata avanti in preparazione della guerra popolare e nazionale rivoluzionaria di resistenza contro gli occupanti e il regime fantoccio (forma attuale della guerra popolare nel nostro paese).
Per una corretta, basata sui principi, tempestiva ed efficace realizzazione di questi sforzi, il Partito Comunista (maoista) dell'Afghanistan deve costantemente mobilitare e raggiungere tutti i suoi membri, sostenitori, e le masse sotto la sua direzione. Inoltre, nella situazione attuale è necessario, da un lato, che il Partito Comunista (maoista) dell'Afghanistan e le altre forze e singoli maoisti stabiliscano la più forte l'unità più tra di loro, e, dall’altro, che proseguano discussioni e lotte per risolvere le divergenze teoriche, in modo da di espandere la cooperazione pratica tra loro, e avanzare ideologicamente e praticamente verso la cooperazione, il coordinamento e l'unità.

Avanti nel cammino per l’inizio e sviluppo della la guerra popolare e nazionale rivoluzionaria di resistenza contro gli occupanti imperialisti, il regime fantoccio, e gli occupanti reazionari dell’ISIS!
Avanti nel cammino della lotta contro altri reazionari allineati alle potenze imperialiste e reazionarie!

 Partito Comunista (maoista) dell'Afghanistan

4 ottobre 2015

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