mercoledì 16 dicembre 2015

pc 16 dicembre - I giudici della santa inquisizione contro i NOTAV insistono con l'accusa di 'terrorismo'. Ma intanto si organizzano anche le mamme NOTAV

No Tav, appello per l'assalto al cantiere. Il pm: "E' terrorismo, condannateli a 9 anni"

No Tav, il pm al processo d'appello per l'assalto a Chiomonte: "E' terrorismo, condannateli a 9 anni e mezzo"
Maddalena ribadisce l'accusa ai quattro attivisti assolti in primo grado: "Si minimizza troppo, anche il sabotaggio ha fini eversivi". E cita Renzi: "Anche lui era contrario all'opera"

Torna l'accusa di terrorismo per Niccolò Blasi, Mattia Zanotti, Claudio Alberto e Chiara Zenobi, i quattro No Tav imputati dell'assalto del maggio 2013 al cantiere Tav di Chiomonte per i quali i giudici di primo grado avevano escluso il reato eversivo, condannandoli a tre anni e mezzo per danneggiamento e incendio. Dopo un discorso finale su cosa sia il terrorismo, ovvero "una minaccia alla democrazia, quella finalità di costringere i pubblici poteri a fare o non fare", e un ultimo parallelo
con il caso "Adinolfi" (in cui è stata riconosciuta la finalità eversiva), il procuratore generale Marcello Maddalena ha chiesto la condanna degli imputati alle stesse pene chieste dall'accusa in primo grado: 9 anni e mezzo di carcere, senza concessione delle attenuanti generiche. "Perché - ha ribadito - non sono ragazzi sbandati che fanno scherzi goliardici o ragazzate. Hanno identità e connotati politici. Non prenderli sul serio sarebbe fare un torto a loro".

Non spaventano le due sentenze della Cassazione, tantomeno il verdetto di primo grado che assolveva gli imputati dall'accusa di terrorismo: il procuratore generale Marcello Maddalena è convinto che l'assalto al cantiere di Chiomonte del maggio 2013 da parte dei quattro attivisti No Tav Niccolò Blasi, Mattia Zanotti, Claudio Alberto e Chiara Zenobi sia stato un'azione con finalità terroristiche.

Gli anni di piombo. "So benissimo che in questo processo l'accusa parte molto in salita" ha esordito il pg nell'ultima requisitoria della sua carriera, sottolineando nel suo discorso le differenze tra il "terrorismo" del passato e quello dell'epoca presente: "Io per ragioni anagrafiche ho ricordi di sabotaggio e istintivamente li colloco assieme a tanti fatti di terrorismo che hanno martoriato questo paese. Mi sono chiesto come mai quest'opera di 'minimizzazione': credo che derivi dal fatto che mancano in questa vicenda alcune nozioni classiche come i colpi di rivoltella o di pistola, come nelle Br. Su questo clima aleggia e si avverte l'innegabile sproporzione tra le condotte addebitate rispetto ad altre ben più gravi manifestazioni di terrorismo da cui siamo afflitti in questo periodo, anche se in altre parti d'Europa, ma che si stanno avvicinando a noi a grandi passi. Chi ha vissuto negli anni 70 sa che finché non ci scappa morto è difficile utilizzare la parola 'terrorismo'. Ma questo non è un processo in cui si deve dare la patente di terrorismo ad alcune persone: si tratta di vedere se sono stati commessi fatti che rientrano nelle finalità che il legislatore ha messo dentro quella norma". E rivolgendosi ai giudici ha aggiunto: "Voi avete la parola definitiva nel merito, voi dovete verificare se si sono verificate condotte con una di quelle finalità. Le sentenze della Cassazione, in questo procedimento, non fanno stato".

"L'anello di una catena". Maddalena ha quindi proseguito nell'inquadrare l'assalto come "l'anello di una catena che proseguirà con altre azioni". "Sono gli stessi imputati - ha spiegato il pg - a parlare di un contesto duraturo e non destinato ad esaurirsi. Questo assalto addirittura è stato sottolineato in modo esaltatorio secondo le tecniche usate nell'eversione, esaltando cioè l'importanza di quello che erano riusciti a fare la notte tra il 13 e il 14 maggio che aveva per loro segnato un salto di qualità, tanto è vero che subito dopo si era tenuto un comitato straordinario con il ministro dell'Interno Alfano e quello dei Trasporti Lupi, ed erano stati mandati 200 militari in più per presidiare il cantiere". Un'azione studiata a lungo, con telefoni cellulari attivati e utilizzati appositamente. Un'azione che, per il procuratore Maddalena non sarà di certo l'ultima: "La storia non finisce qua nemmeno con questo processo".

Il piano. "Gli imputati non sono bambini capricciosi o dispettosi, non hanno fatto una goliardata, o una marachella. Sono persone con cui non condivido un'idea, nè gli scopi, tantomeno i metodi, ma non possiamo trattarli da ragazzacci che fanno scherzi di cattivo gusto, sono persone serie, capaci di elaborare e attuare un'idea politica, e una strategia di combattimento". Per Maddalena l'attacco al cantiere ha avuto un preciso scopo: "Qui si voleva fare un'azione politica con cui si vogliono ottenere determinati risultati di natura politica. Non sviliamola come è stata svilita nella sentenza primo grado. Sono persone dotate di intelletto ragione e serietà professionale che sapevano che non è con quell'azione che otterranno qualcosa di definitivo. La loro è una goccia ma si arriva poi di goccia in goccia al traboccare del vaso, e sappiamo bene come vanno queste cose. Alla fine anche la goccia scava la pietra". Ecco allora il loro scopo: "Se le persone, gli operai, si spaventano e non vogliono più essere costrette a lavorare in quelle condizioni di insicurezza e anche le forze dell'ordine protestano perché non piace rischiare tutti i giorni, se i politici si rendono conto che proseguire a tutti i costi può significare uno stillicidio tutti i giorni, ecco che allora forse anche i pubblici poteri possono iniziare a pensare che a quell'opera si possa rinunciare".

Renzi "testimone". Ed è qui che Maddalena sfodera il suo asso nella manica, il premier Renzi: "Tanto più- ha infatti detto il pg in aula- se questa operazione tav è ritenuta come all'epoca era ritenuta, inutile se non dannosa dal futuro astro nascente ovvero il presidente del consiglio Matteo Renzi".
"Sono andato a rivedere 'porta a porta' e a quell'epoca Renzi disse che 'l'opera era inutile: si tratta sicuramente di soldi mal spesi'" ha ricordato il magistrato.  Per l'accusa la volontà dell'azione era che lo stato sulla tav pensasse: "Si può tornare indietro", e per questo scopo, non basta solo un danneggiamento ma qualcosa di più eclatante ed evidente, non distruggere cioè solo un compressore ma è necessario qualcosa che determini lo spavento, un pericolo per l'incolumità."

Il cantiere militarizzato. "Ho i miei dubbi- ha spiegato Maddalena- che militarizzare un cantiere con 700 persone per 365 giorni per anni e anni, sia normale. Dove si è visto che si fa una legge per dichiarare quella zona di interesse strategico? Questa è la realtà, piaccia o non piaccia. Vi dico una cosa in più. Lo stesso presidente del consiglio che prima riteneva così inutile l'opera, come mai una volta passato da aspirante segretario del partito maggiore d'Italia a primo ministro non abbandona l'opera? Forse perché ha cambiato idea o come penso io ha capito che il danno grave per il paese era la libera determinazione dello stato democratico, ovvero che rinunciare avrebbe significato mettere a rischio il principio di democrazia? Allora ecco che l'opera deve andare avanti a costo di impiegare esercito".

Dopo le notizie sulla presenza di amianto è nato il comitato delle "Mamme No-Tav"

mamme no tav
NASCONO LE “MAMME NO TAV”:
Si sono riunite per la prima volta sabato 5 dicembre ad Isoverde, sono le “Mamme no Tav”, un gruppo di madri (ma anche nonne e padri) di bambini delle vallate coinvolte dai lavori del terzo valico ferroviario. «Abbiamo manifestato, assieme ai nostri bambini a Isoverde» spiegano due rappresentati delle Mamme No-Tav «Ormai qui non si tratta più di infrastrutture o questioni politiche, adesso c’è a rischio la salute dei nostri figli, dopo la scoperta di ingenti quantità di amianto nelle vallate» ci dicono le Mamme No-Tav che, in poco tempo, sono riuscite a coinvolgere tante persone, anche quelle più anziane che di solito sono difficili da mobilitare «se, come sembra, le quantità di amianto sono alte, questo materiale non sta fermo, durante i lavori si diffonderà e il problema coinvolgerà quantomeno l’intera vallata». Il gruppo delle mamme ha incontrato l’amministrazione comunale di Campomorone, ma, spiegano, non è stato un incontro proficuo «si è presentato solo il Vicesindaco Moreno Pecollo, che ha rassicurato sulla non pericolosità dell’opera ma, alla nostra richiesta di spiegazioni non ci ha detto nulla», il comitato delle mamme non si fida «già a luglio ci eravamo accorti che le misure precauzionali erano pressochè nulle, abbiamo chiesto di fare vedere dei dati precisi alla popolazione, ma non ci hanno dato risposte in merito, continuando a tergiversare». La mancanza dei dati della qualità dell’aria preoccupa molto le Mamme No Tav «vediamo che le centraline ci sono e sono attive, perché non vengono comunicati i dati da Arpa Liguria sulla qualità dell’aria in zona? Noi abbiamo paura per la salute dei nostri bambini, ben sapendo che le malattie collegate all’amianto hanno tempi di incubazione lunghissimi e basta una sola fibra per mettere a rischio la salute. Abbiamo deciso di muoverci, anche per dare una scossa e farci sentire nei paesi coinvolti dai lavori del Terzo Valico, molti genitori sono poco o nulla informati, ma il rischio è enorme».

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