lunedì 26 ottobre 2015

pc 26 ottobre - CHE SUCCEDE CON LA CREAZIONE DELLA NEW.CO ALL'ILVA

Nell'incontro della scorsa settimana coi sindacati confederali, il ministro Guidi ha comunicato che si vuole costruire la new.co.

Ma vediamo che significa soprattutto per gli operai.

Primo. La nuova società sarà costituita da capitali pubblici e privati.
Per quanto riguarda i capitali pubblici, con la Cassa Depositi e Prestiti che avrà il ruolo di protagonista, con una partecipazione fino al 60%, vuol dire che la new.co verrà ancora una volta pagata dallo Stato, cioè dai contribuenti, compresi evidentemente gli stessi lavoratori.
Quindi i padroni "vecchi", Riva si è messo puliti i suoi profitti, fatti sullo sfruttamento e il sangue, in tasca, o meglio nei paradisi fiscali; e i potenziali padroni nuovi si trovano una grande fabbrica a pochi soldi - come fu nel 1995 per Riva.
Per quanto riguarda i capitali privati, si parla di banche, industriali dell'acciaio, investitori privati che dovrebbero mettere l’altro 40%; ma le banche si riprenderanno i soldi investiti con tutti gli interessi, mentre per i privati, è tuttora un terno a lotto: o la cosa deve essere per loro molto conveniente, o non possono e/o non vogliono.

Secondo. Si dice che la nuova società amministrerà l’Ilva per 24-36 mesi. Ma in questi due o tre anni l'Ilva dovrebbe: completare il risanamento ambientale, chiudere la partita dei lavori dell’autorizzazione Aia, e quindi riprendere la produzione con un portafogli clienti che ritorni a puntare sull’acciaio italiano, risolvendo il grosso indebitamento che fa perdere oggi 50mln al mese.
Ma per tutto questo i soldi sarebbero sempre e solo i famosi 1,2 miliardi dei Riva che stanno sempre nella cassaforte dell'Usb. Quindi che in realtà non ci sono. Gli 800 milioni dati dal governo sono solo un prestito, su garanzia dello Stato, ma che poi dovrà restituire. Fermo restando che non bastano assolutamente per fare un'effettiva opera di risanamento che non sia solo di facciata.  Mentre, non dimentichiamo, all'Ilva anche le attrezzature di lavoro ordinarie non servono più e mancano anche i più ordinari ricambi.
Così per i 150 milioni trovati per la gestione corrente, compresi i pagamenti degli stipendi agli operai, siamo di fronte ad un gioco da truffa: l'Ilva dovrebbe scontare in anticipo fatture, e per il magazzino l'idea è di aprire una linea di credito dando "in pegno" quanto nello stesso magazzino è presente - cioè niente, di economicamente consistente.
Gli stessi commissari dicono che il pareggio dei conti non potrà arrivare mai comunque prima del 2017 - in una situazione tra l'altro di sovrapproduzione europea, e in cui l’acciaio ha raggiunto i prezzi più bassi del decennio.
E sono gli stessi padroni dell'acciaio, per voce del presidente della Federacciai, Gozzi, a non fidarsi: "non c'è un credibile piano industriale" - dicono, e aggiungono "Risanare l'Ilva è una missione difficile. Impossibile per chi non ha competenze di acciaio" - riferendosi chiaramente ai tre commissari che stanno apportando una sciagura nella sciagura.

Terzo. La new.co "una volta costituita riceverà in affitto gli impianti industriali con cessione di ramo, per cui il core business sarà pulito dall'indebitamento finanziario".
Questa è la parte più pericolosa per gli operai. Più volte in passato quando si è parlato della new.co si è parlato contemporaneamente di una Bad company: vale a dire una società in cui accollare tutti i debiti, i risarcimenti, e... gli esuberi di operai.
E su questi tagli di posti di lavoro, le cifre oscillano tra i 4000 e i 5000 esuberi.

MA I SINDACATI CONFEDERALI HANNO PRESO TRANQUILLAMENTE ATTO E ATTENDONO FIDUCIOSI...

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