mercoledì 23 settembre 2015

pc 23 settembre - Il nuovo business sulla pelle delle donne: aborto fai da te. Abortire legalmente a causa della massiccia "obiezione di coscienza" è diventato per le donne un problema insormontabile. Contro gli attacchi ai diritti e all'autodeterminazione lotta dura contro questo sistema moderno fascista

Aborto fai da te, il kit si acquista online. Il nuovo business sulla pelle delle donne
(Da L'Espresso)

Prolificano i siti che vendono farmaci per l'interruzione di gravidanza. Poche domande, anonimato garantito, prezzi scontati. E immani rischi per la salute. Una versione 2.0 delle mammane. Perché nonostante la legge 194 sia in vigore da quasi 40 anni, interrompere una gravidanza in Italia è ancora molto difficile
DI ARIANNA GIUNTI

A pubblicizzare il prodotto c’è una bella dottoressa bionda, avvolta da un camice bianco, che sfodera un sorriso smagliante.  Sembra dirti: “Non avere paura”. La paura, in effetti, passa mano a mano che si scorrono le rassicuranti spiegazioni mediche sulla homepage del sito. Sono scritte in inglese, ma non occorre aver studiato a Oxford per capirne il senso:  “Niente rischi medici, niente complicazioni, niente conseguenze future”. E soprattutto: “Privacy più assoluta”. Quindi basta scegliere la quantità (poche singole pillole o un’intera confezione), digitare il numero della propria carta di credito e fornire un indirizzo. Et voilà: per meno di 180 euro, entro cinque giorni lavorativi, ben nascosto in un anonimo pacchetto, eccoti servito il kit per l’aborto. Più facile che bere un bicchier d’acqua.

La prima a lanciare l’allarme sul fenomeno è stata la Procura di Genova. Che nel 2013 ha avviato tre inchieste parallele e che cinque mesi fa ha arricchito i propri fascicoli con la testimonianza di
Francesca, nome di fantasia di una studentessa di 17 anni, ricoverata all’ospedale San Martino per via di alcuni anomali e prolungati sanguinamenti. La liceale ha raccontato ai medici che era colpa delle mestruazioni, particolarmente dolorose e abbondanti. Davanti a un’ecografia, però, la verità è venuta a galla: ingoiando nove compresse di Cytotec in 24 ore il suo utero si era contratto fino a collassare in una lenta emorragia interna. I medici le hanno salvato la vita per un soffio.

Contemporaneamente, indagini simili su aborti definiti “spontanei” sono spuntate anche a Torino e a Pescara. Dove il comune denominatore, oltre alla giovane età delle protagoniste, è un medicinale: il Cytotec, appunto. Un farmaco per combattere l’ulcera composto da Misoprostolo dal costo di circa 14 euro a scatola che, se assunto in dosi massicce, provoca il distaccamento del feto dalla placenta e quindi la sua espulsione. In parole povere: un aborto.

Ormai è un dato di fatto: nonostante la legge 194 sia in vigore da quasi 40 anni, interrompere una gravidanza in Italia è ancora molto difficile. Lo dimostrano le cifre, lo raccontano le storie e lo ha messo per iscritto il Consiglio d’Europa, che di recente ha condannato il nostro Paese per non aver rispettato il diritto alla salute delle donne che vogliono interrompere la gravidanza.

E quindi il piano B si chiama “aborto fai-da-te”. Una versione rivista e corretta delle mammane – senza l’utilizzo di ferri chirurgici – alla quale non ricorrono solamente le donne straniere non in regola con i documenti che sono terrorizzate all’idea di rivolgersi a un consultorio o a un ospedale. Ma anche moltissime italiane. Che sperano così di accelerare i tempi e semplificare le cose. A loro rischio e pericolo.

Perché questi farmaci - loro malgrado - sono andati ad alimentare un incontrollabile mercato nero e un floridissimo business su internet. Un mare magnum in bilico fra il lecito e l’illecito in cui sono a disposizione flaconi e pastiglie che in Italia sono vietati senza ricetta medica. E che – è il caso del Cytotec – vengono utilizzati per scopi diversi rispetto alla loro funzione originaria. Ma non solo. Sul web è disponibile anche il Mifepristone, un principio attivo che contrasta l’ormone della gravidanza. Quella che viene comunemente chiamata pillola abortiva, la RU486. Che in questo caso viene comodamente acquistata con un click senza passare per consultori, ginecologi, eventuali obiettori di coscienza e quindi assunta senza assistenza medica.

Questo nonostante le case farmaceutiche produttrici (nel caso del Cytotec, la Pfizer) elenchino sul foglietto illustrativo, nel pieno rispetto delle regole, indicazioni ed effetti collaterali. Fra quelli del Cytotec - che può essere venduto solo su ricetta medica non ripetibile - c’è il fatto di essere particolarmente rischioso per le donne in gravidanza.

VUOI IL KIT? PAGA SUBITO
I siti stranieri che commerciano questi medicinali sono a centinaia e in continuo aumento. Basta andare su Google e digitare  “buy Cytotec”, “self induced abortion” o semplicemente “abortion kit”. Il motore di ricerca in pochi secondi mette in fila una lista di siti, alcuni sono addirittura in evidenza perché vendono le pastiglie più a buon mercato di altri. Molti di questi sono tradotti in italiano.

Uno dei più popolari è  abortionpillrx.com. La grafica è chiara: si può scegliere fra 16 diversi prodotti per il “controllo delle nascite”. In cima alla lista campeggia il kit per l’aborto. Che comprende dosi di pastiglie di entrambi i principi attivi: misoprostolo e mifepristone. Viene spiegato tutto per filo e per segno: prima bisogna ingerire il mifepristone – che agisce togliendo all’embrione l’apporto di ossigeno e il nutrimento -  poi il misoprostolo che provoca le contrazioni e il vero e proprio aborto.

Nei dettagli è elencata anche la posologia: quante pastiglie assumere, ogni quante ore e come comportarsi dopo averle ingerite. Oltre al kit basico (199 dollari), il supermarket dei farmaci offre anche quello più completo (240 dollari) che comprende in aggiunta medicinali da assumere “in caso di complicazioni mediche”: antinfiammatori e coagulanti del sangue. Se le viene un’emorragia, insomma, la paziente si deve auto medicare.

Il sito assicura che i farmaci sono stati approvati e sperimentati con successo dalla Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. Ed è vero. Soltanto che la FDA ne prevede l’utilizzo per altri scopi e solo dietro parere del medico.
Qui, per esempio, la funzione del Cytotec “generico” come gastroprotettore - quella che dovrebbe avere per legge - non viene neppure menzionata. Ma viene direttamente consigliato come “pillola utilizzata per interrompere una gravidanza indesiderata”. Sul web si possono acquistare dalle 4 alle 12 pillole. Quattro pillole costano 100 dollari. E poco importa che la farmacia virtuale sconsigli alle clienti di assumere i farmaci contenuti nel “kit per l’aborto” oltre le dieci settimane di gravidanza. Perché tanto nessuno controlla. E per riceverle più in fretta basta pagare una cifra più alta.

Healthydancer.com parla un perfetto italiano e va dritto al sodo: “I nostri farmaci sono più economici del 70% rispetto alla vostra farmacia locale”. Qui, in bella vista, sono effettivamente messi in vendita farmaci super scontati con tanto di categoria “offerte speciali” e “più venduti”. Questo sito rispetta la legge: il Cytotec viene indicato come medicinale per curare l’ulcera. Ciò non vieta, però, a chi volesse acquistarlo per altri fini, di accaparrarsi una scatola da dieci pillole per 35 euro e 54 centesimi. O di comprare una singola pillola per 1,78 euro.

Oltre al Cytotec, in questo negozio virtuale è possibile fare spesa di Viagra e Cialis, spesso dati in omaggio a chi acquista altri medicinali. O ci si può procurare potentissimi psicofarmaci, la cui vendita normalmente potrebbe avvenire solo dietro ricetta medica firmata da uno psichiatra.
Il punto di forza di Healthydancer è la discrezione: il pacchetto con il medicinale arriverà a casa imballato in maniera accurata per non far vedere cosa si è acquistato. “Riceverete un pacco discreto così nessuno a parte voi saprà del vostro ordine – rassicurano dalla farmacia web – inoltre non indichiamo il costo del vostro ordine sul pacco, che sarà spedito come un regalo. In questo caso non dovrete pagare i diritti doganali”.

Più esplicito è il sito www.womenonweb.org, tradotto in 13 lingue e con sede ad Amsterdam, che si definisce una “comunità digitale per il diritto all’aborto”. Lo scopo è quello di dare supporto e assistenza virtuale alle donne che vivono in Paesi dove l’interruzione di gravidanza è illegale e di “condividere le esperienze”. Ma a rivolgersi al portale ci sono donne da tutto il mondo, anche italiane. Prima di ricevere le pillole bisogna rispondere a un test online sul proprio stato di salute fisico e mentale. In pratica, però, mentire sulle risposte è un gioco da ragazzi. E perché la consegna vada a buon fine, è obbligatorio fare una donazione di come minimo 90 euro.

Facilissima reperibilità del “kit dell’aborto” anche su www.buyabortionpillx.com. Qui, oltre ai blister e alle spiegazioni su come assumere le pillole, compaiono le recensioni di alcune donne che ne hanno fatto uso. Tutte le testimonianze sono – ovviamente – entusiastiche.

INDAGINI IN CORSO
Nella realtà, pero, c’è ben poco di che entusiasmarsi. Le conseguenze di questa pericolosa tendenza agli aborti fai-da-te sono scritte nero su bianco sui referti medici degli ospedali, che si sono poi trasformati in denunce in tutta Italia.

Ruota intorno al pronto soccorso ligure di Lavagna, per esempio, l’indagine della Procura di Genova che cerca di fare luce su una serie di ricoveri di donne reduci da violente emorragie interne, dopo aborti definiti “spontanei”.
A fare partire l’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Alberto Landolfi è stato il caso di una ragazza di 24 anni che in un anno si è presentata al pronto soccorso 14 volte, con emorragie in corso. Per ben quattro volte i medici le hanno diagnosticato un avvenuto aborto. Messa alle strette, la ragazza ha aperto uno squarcio su un sottobosco illegale fatto di commercio clandestino di farmaci, spesso reperiti sul web. Il suo caso si è quindi andato a intrecciare ad altre due indagini: quella di due ragazze originarie dell’Ecuador di 17 e 29 anni che hanno assunto Cytotec dopo essere state convinte da due “imbonitori” e quello di cinque prostitute che, minacciate dai loro sfruttatori, sono state obbligate a fare uso del farmaco con serie conseguenze. Indagini che poi dal Genovese si sono estese a tutta la Liguria.

Agghiacciante anche lo spaccato ricostruito lo scorso febbraio dalla Squadra Mobile di Pescara che ha portato alla luce l’utilizzo clandestino del farmaco da parte di un’organizzazione di sfruttatori romeni, che obbligava le prostitute in stato interessante a ingerire il Cytotec e ad abortire in sordide stanze d’albergo, sopportando perdite di sangue e dolori lancinanti fino a rischiare la vita.

Una preoccupante lista di “aborti spontanei sospetti” – così li hanno definiti i medici del pronto soccorso – si è registrata negli ultimi cinque anni anche al Sant’Anna di Torino. “Le ragazze arrivano terrorizzate e soprattutto da sole – raccontano dall’ospedale piemontese - chi le ha aiutate rischia infatti una denuncia penale per procurato aborto”.

PERICOLO CONTRAFFAZIONE
E se la Francia qualche anno fa è corsa ai ripari con una campagna informativa finalizzata a mettere in guardia le donne dall’utilizzo sbagliato di questi farmaci acquistabili online, l’Italia sembra ancora ignorare la portata del problema.
Conferma a l’Espresso Luigi Conte, segretario generale della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici Chirurghi: “Si tratta di un business incontrollabile e pericolosissimo, che non permette nessuna verifica sulla qualità dei medicinali venduti”. “Oltretutto – aggiunge – non c’è garanzia per il cittadino che così facendo esce dalla normale catena di controllo dei prodotti venduti in farmacia e, in caso di effetti collaterali, non ha garanzie da parte dell’azienda produttrice”.  Il rischio di incappare in medicinali contraffatti, inoltre, è altissimo. Come spiegano i Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni: “Su internet i siti scrivono il nome del brand che si vuole acquistare, specificando però che si tratta di un “generico”. Spesso sono farmaci con un principio attivo minimo o con eccipienti nocivi per la salute, che sono stati lavorati in condizioni igieniche disastrose”.
Va da sé, dunque, che la situazione diventa ancora più grave quando si parla di farmaci delicatissimi, come quelli per provocare un aborto.
“A volte le lunghe procedure che prevede la legge italiana sull’interruzione di gravidanza, unite alla carenza di educazione sessuale e sanitaria nelle ragazze molto giovani e all’assenza di serie campagne di sensibilizzazione, possono portare a dare credito a siti che, vendendo il “kit per l’aborto”, si spacciano per “benefattori” – conclude il medico Luigi Conte – in realtà tutto viene fatto per soldi, per alimentare un business fuori controllo”. Sulla pelle delle donne.

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