martedì 25 agosto 2015

pc 25 agosto - Sgomberi al Corvetto: la vera storia di chi li ha vissuti

Milano quartiere Corvetto mattino del 19 agosto 2015: chiuso al traffico per spingere sulla strada 60 famiglie occupanti

Con un dispiegamento di polizia, carabinieri ancor più elevato (almeno 400 sbirri) di quello organizzato nello scorso metà novembre, il Corvetto è stato bloccato per cacciare da un vecchio condominio di via Comacchio occupato da tanti anni, intere famiglie provenienti in gran parte dal SudAmerica. Lo sgombero, per la sua mole, per tutte le istituzioni che vi hanno preso parte, assieme a quelle accennate cioè Aler l'ente pubblico regionale a capo dell'edilizia pubblica, Comune, Protezione civile, Amsa (trasporto rifiuti), Comunità di “accoglienza”...  è stato pianificato nei mesi scorsi infine realizzato a metà agosto anche per incontrare la minor resistenza possibile. In tal modo viene ripetuto che Milano è da intendere nell'affermazione, messa in mostra con Expo: una metropoli chiaramente nelle mani della proprietà e speculazione finanziaria, bancaria, edilizia, dove l'ambiente viene devastato, assieme alle condizioni di lavoro, sanitarie, culturali...della classe lavoratrice, puntando a dividerla sempre più anche attraverso il razzismo.
Il dispiegamento è iniziato verso le 7. Gli sbirri sganciati nei cortili del condominio, si sono lanciati lungo le quattro scale e i rispettivi camminamenti di ringhiera dei quattro piani, intimando alle famiglie di uscire immediatamente negli stessi istanti in cui spalancavano le porte degli appartamenti con la forza, con piedi di porco e simili. Quasi nessuna persona è riuscita a indossare qualche cosa, tantomeno a lavarsi il viso, prima della penetrazione degli invasori. Spavento, pianti in particolare di bambini-e, che hanno voluto muoversi solo se aggrappati alle gonne o addirittura in braccio alle madri e ai padri. Alle famiglie, abbandonate a se stesse, è stato ordinato di allontanarsi al più presto dal cancello e dalla via del condominio sgomberato; così non gli è stato permesso di portare giù tutta la roba, ma “solo il necessario”, di sistemarlo in cartoni, che gli sarebbero stati consegnati nei giorni successivi. Ciò che non è avvenuto se non in pochi casi.
Dopo alcuni giorni di sorveglianza dello stabile sgomberato affidata a polizia, carabinieri…sulla sua facciata sono state montate videocamere ed appeso un cartello di “inizio dei lavori” con su scritto: “Messa in sicurezza e disinfestazione” firmato ALER. In realtà la “sicurezza” è quella di sempre in questi casi: distruzione delle prime rampe di scale, dei cessi, delle tubature…così da innalzare le difficoltà ad una rioccupazione soprattutto collettiva, ma anche individuale.

Le famiglie infine sono state ulteriormente divise: la gran parte, oltre trenta sono “scomparse” magari presso parenti, soltanto una decina ha scelto di andare nelle “comunità d’accoglienza” del comune perché queste sono conosciute per lo stretto controllo esercitato sulla persona esercitato; altrettante si sono fermate in un grosso seminterrato occupato nel novembre scorso.
Da questo luogo liberato in serata famiglie occupanti, compagneros, insomma solidali, si sono messe in strada e condotto una manifestazione aperta dallo striscione “Tutti uniti contro sgomberi&sfratti”. Nel percorrere le vie interne del quartiere alla manifestazione si sono unite, direttamente e dai balconi, decine di famiglie con le loro bambine e bambini, anche neonati che conoscevano e urlavano: “Basta sfratti basta sgomberi”, “La paga è mille euro al mese per questo le case ce le siamo prese”, “Via via la polizia”, “Gli unici stranieri gli sbirri nei quartieri”, “La casa si prende l'affitto non si paga”, “Il Corvetto paura non ne ha”...
Anche in questo quartiere le premesse per mettere in piedi una resistenza adeguata al futuro ci sono, sta certamente a noi tutt* alimentarle.

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