lunedì 17 agosto 2015

pc 17 agosto - La legge bavaglio in Spagna esempio della marcia moderno fascista degli Stati europei - una legge da soluzione finale contro i diritti democratici e i movimenti di opposizione sociali e politici

Spagna, un bavaglio per la rabbia
da Cecilia Sanchez  Le Monde diplomatique-il Manifesto - luglio 2015

Dal 1° luglio è in vigore alla «legge per la sicurezza cittadina» approvata dal Parlamento il 26 marzo. L’obiettivo principale è rendere illegali le azioni di numerosi collettivi  che si oppongono alle misure di austerità.
Il movimento del 15 maggio e l’occupazione delle piazze delle grandi città avevano molto irritato le frange più conservatrici della classe politica spagnola. Arrivato al potere con le elezioni legislative del novembre 2011, il Partito popolare (Pp, destra)mostrò molto rapidamente la volontà di sottoporre a regole più rigide alcun iaspetti della libertà di
riunione.
Il 2 ottobre 2012, la delegata del governo di Madrid, Cristina Cifuentes, suggeriva di razionalizzare l’uso degli spazi pubblici. Lo sciopero generale del 29 marzo 2012 aveva già convinto diversi dirigenti conservatori di un’urgenza:immaginare, per riprendere le parole del leader politico catalanoFelip Puig «un sistema giudiziario che faccia paura ai manifestanti » (TV3, 3 aprile2012).
Dal canto suo, Jorge Fernández Díaz, ministro dell’interno nel governo di Mariano Rajoy,
l’11 aprile 2012 sosteneva – senza dimostrarlo – che il«salto qualitativo» nei fatti di violenza registrati giustificava una riforma del codice penale, perché rivelava la vera natura delle manifestazioni: una forma di terrorismo. Tre anni dopo, il suo sogno è diventato realtà. Ribattezzata «legge bavaglio», la nuova normativa elenca minuziosamente le diverse modalità di protesta del movimento sociale spagnolo... e le vieta. Occupazioni di piazza, distribuzione di volantini, affissione di manifesti: niente rimane fuori.
«La legge bavaglio condanna pratiche che rientrano nell'esercizio legittimo del diritto di riunione e manifestazione' sostiene Anaïs Franquesa, avvocata penalista. Manifestare davanti a un centro di salute, per esempio, può portare a una multa che arriva a 600.000 euro.»
Uno degli aspetti più preoccupanti del testo, sottolinea Franquesa, è il fatto che certe infrazioni stabilite nell’ambito del diritto penale passano ora nel diritto amministrativo:
«Questo permette di fare a meno delle garanzie previste dal diritto penale in termini di presunzione di innocenza, diritto alla difesa,processo equo, ecc.»
L’indefinitezza del testo accresce le preoccupazioni. I concetti utilizzati sono vaghi, ambigui, aperti a ogni genere di interpretazioni. Come definire,ad esempio, i «comportamenti obiettivamente suscettibili di mettere in pericolo la sicurezza cittadina»? Non c’è nessuna precisazione, eppure il«principio di chiarezza» giuridico impone che i testi legislativi siano abbastanza intellegibili da permettere a ciascuno di regolare il proprio comportamento così da conformarvisi», come chiede il Consiglio dei diritti umani
dell’Organizzazione delle Nazioni unite (Onu) per le leggi che limitano la libertà di espressione.

Divieto di indire manifestazioni
Del resto, il testo punisce la diffusione sulle reti sociali di appelli a manifestare. Ormai una persona che informi su Facebook o Twitter circa un raduno, per esempio, corre il rischio di essere accusata di reato se nel corso dell’evento si verificano infrazioni.Le organizzazioni alle quali appartengono le persone accusate di turbarel’ordine pubblico potranno anch’esse essere sanzionate, con multe fra i 600 e i 30.000 euro. Si tratta di un inedito attacco al principio della personalità della pena, secondo il quale«la pena colpisce soltanto l’autore del reato».
La riforma del codice penale trasforma la resistenza in attentato: un’azione pacifica come un sit-in equivale ormai a un’aggressione contro l’autorità. Infine, e senza pretendere di essere esaustivi, occorre accennare alla introduzione di una pena detentiva«permanente rivedibile»: una forma di ergastolo che non dice il proprio nome, in un paese nel quale la pena massima ammonta già a 40 anni di carcere, e una misura che viola l’articolo 25 della Costituzione secondo il quale «la privazione della libertà e le misure di sicurezza devono favorire la rieducazione e il reinserimento sociale».
Invece, può dormire fra due guanciali chi possiede fortune ottenute malamente. Il nuovo codice penale non solo non aggrava le pene previste per i reati di corruzione – un vero flagello anche in Spagna –, ma riduce quelle per i funzionari colpevoli di malversazione. Stessa impunità per le imprese: ormai, affinché si configuri la frode fiscale, l’ammontare deve essere superiore ai 120.000 euro annui.
Le imprese private, poi, potranno finanziare i partiti purché i versamenti non superino la sommetta di... 500.000 euro.
Su queste basi, Luis Bárcenas, ex tesoriere del Pp, non sarebbe nemmeno inquisito. L’uomo diventato simbolo della corruzione in Spagna si trova in prima linea nell’affare Gürtel, che sconvolge il partito: è accusato di frode fiscale, falsificazione di documenti, storno di fondi e tentativo di frode processuale.
Ma malgrado un simile albo d’onore e le somme astronomiche sui documenti contabili che lo inchiodano, con la nuova legge egli non potrà più essere condannato: nessuna delle transazioni che ha effettuato supera i 500.000 euro...A tutto questo si aggiungano la legislazione relativa al rinvio immediato dei migranti verso il territorio marocchino, l’assenza di indagini serie sui crimini del franchismo e anche l’annullamento del principio di giustizia universale, quello che permette di perseguire i responsabili di reati gravi perpetrati all’estero.
Il commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks,ha ritenuto la legge
«molto problematica».
Human Rights Watch e l’Onu hanno espresso la propria preoccupazione difronte a simili
attacchi ai diritti umani in Spagna. Senza ottenere alcun risultato.
luglio 2011.

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