sabato 15 agosto 2015

pc 15 agosto - La barbarie della giustizia borghese: come e peggio dei nazisti.


Acido, Martina è diventata madre: separata dal figlio subito dopo la nascita. La nonna: "Un'atrocità"
La decisione del tribunale in attesa di decidere sul futuro del piccolo. Durante il parto la giovane è stata assistita dalla madre mentre al compagno era stato negato il permesso di recarsi in clinica
di ALESSANDRA CORICA


15 agosto 2015 

Martina Levato  Cinque minuti, poi madre e figlio sono stati separati: il neonato in una delle 80 culle della Mangiagalli di Milano, la madre in una delle stanze della clinica, piantonata dagli agenti della polizia penitenziaria, un uomo e una donna in borghese. Il figlio di Martina Levato e Alexander Boettcher - i due amanti condannati a 14 anni di carcere per aver sfigurato con l'acido Pietro Barbini - è nato con un taglio cesareo poco prima dell'una e pesa 3,5 chili. Subito dopo il parto, su decisione del tribunale dei minori, il bambino è stato separato dalla madre che non gli ha potuto dare neanche la prima poppata: dopo il parto, al quale ha potuto assistere solo la nonna materna, al momento del taglio ombelicale i medici le hanno appoggiato il bimbo sul seno, permettendole così di conoscerlo. Subito dopo però - dopo il bagnetto e i controlli di routine - non è più stato portato alla madre. La decisione è stata presa dal tribunale dei minori che ha dato apposite istruzioni all'ospedale. I giudici dovranno esprimersi entro metà della settimana prossima sul futuro del piccolo che potrebbe essere dichiarato adottabile oppure affidato ai nonni materni o, ancora sistemato in una struttura di custodia attenuata. "Quella che è avvenuta è un'atrocità - dice Patrizia Ravasi, la nonna paterna - Martina è stata condannata solo in primo grado. Non farle vedere il bambino è una lesione dei suoi diritti fondamentali. In più mio figlio, a cui è stato per due volte negato il permesso di poter assistere al parto, credo abbia saputo della nascita del suo bambino dalla televisione. Non è giusto".
Il termine della gravidanza era lunedì 17, ma il travaglio è iniziato venerdì mattina verso le 11, grazie a una leggera induzione medicale fatta dai ginecologi: nel tardo pomeriggio Levato è stata poi trasferita in sala parto, dove è rimasta fino alla nascita del piccolo, alla quale ha potuto assistere la nonna materna. Nelle scorse settimane anche Boettcher, padre del bambino, aveva chiesto di essere presente. I giudici avevano però rigettato la domanda. Allo stesso modo, il Riesame nei giorni scorsi ha detto no alla richiesta presentata da Levato di trascorrere ai domiciliari i primi sei mesi di vita del piccolo. Il rigetto è stato motivato visto il rischio di "reiterazione" del reato. Levato, in ogni caso, dopo il parto non tornerà a San Vittore: andrà all'Icam, l'istituto "a custodia attenuata" senza sbarre alle finestre e con  guardie che non indossano la divisa, dove la mamme detenute possono restare con i figli fino ai tre anni di vita dei piccoli. L'ex bocconiana vi rimarrà in attesa della decisione del Tribunale dei minori, che dovrà stabilire se il bambino potrà restare con la madre (che in questo caso rimarrà all'Icam per i prossimi anni), oppure se dovrà essere affidato ai nonni o dichiarato adottabile. Levato dal 18 settembre dovrà anche affrontare un secondo processo, con rito abbreviato, insieme con Andrea Magnani, il bancario che secondo gli inquirenti sarebbe stato il complice della cosiddetta 'coppia diabolica'. Al centro del processo ci sono altre due aggressioni con l'acido, entrambe dello scorso novembre: la prima ai danni di Stefano Savi, vittima di uno "scambio di persona" e, per questo, rimasto sfregiato. E l'altra ai danni del fotografo Giuliano Carparelli, la vittima "prescelta" di Levato e Boettcher (Savi sarebbe stato, secondo l'accusa, scambiato proprio per lui) che però riuscì a salvarsi dal liquido corrosivo che gli era stato scagliato addosso proteggendosi con un ombrello. Anche a Boettcher la Procura di Milano muove le stesse accuse: il broker però non ha scelto l'abbreviato ma il rito ordinario, e per questo sarà imputato in un altro procedimento.

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