Tanto rumore per nulla, ma intanto il guru del Movimento 5 stelle Roberto Casaleggio si agita e ci prova ad allontanare l’ipotesi che a Settimo Vittone, il paese eletto a suo buen retiro fra Ivrea la Valle d’Aosta, arrivino i profughi. In una lettera scritta dal suo avvocato, Alessandro Orsenigo, e indirizzata al presidente della Regione Sergio Chiamparino e al sua assessore all’Immigrazione Monica Cerutti, Casaleggio espone tutte le sue “perplessità” rispetto alla possibilità che un gruppo di immigrati provenienti dal Nord Africa possa essere ospitato a Settimo Vittone in un albergo in località Caney. Una voce che gira nel paese. Il guru pentastellato non avrebbe «nulla da obiettare a che la Comunità locale di Settimo Vittone si faccia carico nei limiti delle proprie capacità e possibilità di tale emergenza sociale », ma Casaleggio, che nel paese in provincia di Torino possiede una villetta circondata da tre ettari di terreno, sottolinea attraverso il suo legale che si tratta «di un immobile dismesso e fatiscente, privo dei minimi requisiti igienico sanitari e che di alberghiero ha solo la denominazione e la destinazione d’uso». Insomma, quello stabile non va bene.
Una presa di posizione, inviata anche al sindaco di Settimo, alla Asl e alla prefettura di Torino, che il legale inquadra in un «senso di umanità». Forse c’è anche la voglia di evitare di avere a poche centinaia di metri dal cortile di casa un gruppetto di profughi. Casaleggio, però, può stare tranquillo. La voce che gira nel paese in provincia di Torino è solo una voce. Nulla di vero. Nessuno ha intenzione di usare il vecchio albergo di Settimo Vittone.
A rispondere all’avvocato del guru del Movimento 5 Stelle è l’assessora Cerutti. «I soggetti istituzionali da noi interpellati non sono a conoscenza di questa possibilità paventata e che deve aver turbato il suo assistito».
Cerutti fa presente anche al legale di Casaleggio che da parte della Regione c’è molta attenzione alla gestione dei gruppi che arrivano dal Sud Italia: «Il senso di umanità oltre che il rispetto di adeguate condizioni igienico sanitarie, inducono tutti gli attori a opportune verifiche preventive circa la sussistenza dei requisiti minimi per poter offrire una dignitosa ospitalità a chi fugge da situazioni estreme di fame, guerra ed epidemie », scrive l’assessora della giunta Chiamparino.
Insomma, i profughi non vengono stipati alla bene meglio dove capita o in strutture fatiscenti, soprattutto dopo ciò che hanno passato.