giovedì 16 luglio 2015

pc 16 luglio - Dall'India all'Italia il proletariato non ha nazione!

Alla Tenaris Dalmine, multinazionale siderurgica, con queste parole d'ordine e con spirito internazionalista in queste settimane abbiamo portato ancora tra gli operai italiani e immigrati, la nostra solidarietà con la guerra popolare in India, perchè siamo coscienti che quello che ci unisce come proletari è la necessità di una guerra di liberazione dal sistema imperialista, una guerra che dobbiamo condurre in ogni paese, contro il sistema fondato sullo sfruttamento del lavoro salariato degli operai per il profitto dei padroni, mantenuto in vita dagli stati e dai governi che permettono ad una esigua minoranza di borghesi di arricchirsi sempre più riservando alla maggioranza del popolo miseria, guerra e repressione.

Tutti i giorni lottiamo per costruire un sindacato di classe nelle mani dei lavoratori, contro i peggioramenti sui posti di lavoro, le ristrutturazioni delle fabbriche, i licenziamenti le leggi che cancellano i diritti dei lavoratori (ultimo il jobs-act del governo Renzi), ma tutti i giorni i lavoratori che lottano si rendono conto che per difendere anche le loro condizioni minime servirebbe fare una rivoluzione, perchè oltre al padrone si trovano contro tutto l'apparato repressivo dello stato che non esita a criminalizzare le lotte, mentre il governo punta ad attaccare anche il diritto di sciopero.
Se la tendenza in atto nei nostri paesi e quella della reazionarizzazione dello stato borghese, dove fascismo padronale e moderno fascismo si stringono la mano per mantenere la dittatura dei padroni, resistere e lottare non basta se non è in funzione della lotta per il potere, per una società socialista: il comunismo.
Per questo è importante la lotta di liberazione dei popoli e le sue punte avanzate come le guerre popolari dirette dai partiti comunisti maoisti in India.

Proletari di tutto il mondo uniamoci!

A seguire un'estratto dall'opuscolo di controinformazione della campagna:
Nuova ondata di repressione e di guerra contro il popolo in India da parte del regime fascista indù di Modi. Rispondiamo intensificando controinformazione, denuncia, solidarietà internazionale e internazionalista
Lo stato Indiano, retto dal regime di Modi al servizio dei padroni indiani e dell’imperialismo, sta sviluppando una nuova fase di intensa repressione su tutti i fronti con l’obiettivo di schiacciare il popolo, fermare la guerra popolare, attaccare i maoisti che la guidano Lo Stato Indiano, per accelerare i piani di svendita delle risorse del paese alle multinazionali indiane e straniere. riforma il suo intero apparato repressivo: esercito, aviazione, polizia, bande paramilitari.
Attacca non solo la “minaccia naxalita”, ma tutti movimenti che si oppongono alla sua politica e che resistono alla operazione ‘Green Hunt’. Lo stato indiano attacca inoltre gli intellettuali democratici, attivisti dei diritti umani e ogni voce di dissenso che si faccia sentire, per fare tabula rasa intorno ai movimenti popolari e alla guerra popolare guidata dai maoisti. Lo Stato attacca le popolazioni adivasi che vivono sui territori
ricchi di risorse naturali e dove più forte è la guerra popolare, per soffocare sul nascere il un nuovo potere.

Nelle ultime settimane in particolare, lo Stato indiano ha ampiamente propagandato gli arresti illegali di stimati intellettuali rivoluzionari e attivisti sociali, già criminalizzati e costretti alla clandestinità e poi marchiati come terroristi, il cui unico crimine è l’appartenenza al PCI (Maoista). I compagni Murali Kannampally e Ismail Hamza sono stati arrestati nell’ospedale di Talegaon Dabhade dove il primo stava subendo trattamenti medici. Mentre il compagno Roopesh, la moglie Shyna, ed altri sono stati catturati a Coimbatore.
Ad almeno 2 questi è stata negata assistenza legale e le cure mediche di cui necessitano, mentre altri prigionieri hanno denunciato che durante gli interrogatori sono stati minacciati di essere portati via e giustiziati in “falsi incontri” o che avrebbero
arrestato i loro familiari. Con ogni pretesto viene prorogata la loro carcerazione illegale e si teme, come già avvenuto in molti casi, l’uso della tortura. Contro questi arresti si sviluppa da giorni in India una mobilitazione per ottenere la loro scarcerazione e per difenderne condizioni di vita e detenzione. Non si è mai fermata la persecuzione contro gli intellettuali e democratici nelle Università.
GN Saibaba, professore alla Delhi University, disabile al 90 per cento, è detenuto da un anno senza che il processo sia neppure iniziato e dopo ripetuti rifiuti di concedergli la libertà su cauzione, nonostante sia evidente che non costituisca un pericolo e che non abbia possibilità di fuggire.
Nel frattempo, prosegue la caccia alle streghe verso studenti e intellettuali marchiati di ‘connessioni con i maoisti’, minacciati, perseguitati, arrestati detenuti anche per anni senza un processo che, quando si celebra, alla fine il più delle volte li
scagiona dalle accuse. In India e nel mondo si moltiplicano e diffondono le iniziative di solidarietà che rivendicano la loro liberazione immediata e l’abrogazione delle leggi draconiane di eredità coloniale applicate per perseguitarli. Quelle stesse che sono servite per comminare l’ergastolo per la generica accusa di “sedizione”, a Raja Sarkhel e Prasun Chatterjee, esponenti del Fronte Democratico Rivoluzionario, organizzazione ufficialmente non bandita, insieme a Chatradhar Mahato e altri tre noti attivisti del popolo. Il regime di Modi rilancia su larga scala la repressione e la cacciata, spesso con massacri, contro gli adivasi e le popolazioni che resistono alla deportazione delle loro terre per far spazio grandi progetti che minacciano di devastare per sempre i loro territori. Il PCI (Maoista) denuncia come lo stato indiano si prepari a lanciare un ‘salva judum 2’, la replica del primo scatenato negli anni scorsi. Salva Judum è un nome tristemente noto in India, dato all’esercito di paramilitari fondamentalisti indù cui fu data mano libera e piena impunità per atrocità, incendi, distruzioni, stupri,
massacri, commessi conto interi villaggi adivasi in nome dello ‘sviluppo’. Si tratta di una nuova intensificazione della guerra scatenata contro il popolo dal 2009 - GREEN HUNT - che le masse popolari in lotta e tutti i settori democratici e di opposizione della società indiana stanno controbattendo su tutti i piani. Come è successo in occasione del primo Salva Judum, le cui bande sono state sbaragliate e colpite dalle masse e dalla guerra di popolo, diretta dal PCI (Maoista). In tutta l’india si moltiplicano le iniziative di resistenza per fermare la guerra contro il popolo, mentre cresce il movimento popolare che punta a rovesciare le classi dominanti.
La repressione non ferma ma alimenta la ribellione. I compagni arrestati sono conosciuti e amati dal popolo, che esprime solidarietà e intensifica la lotta. Ma serve molto anche intensificare la solidarietà internazionale e internazionalista, che in questi anni si è espressa in tante forme, per fermare la mano genocida di Modi e sostenere la lotta delle masse indiane. Il Comitato Internazionale di
Sostegno alla guerra popolare in India chiama tutto il movimento a mobilitarsi per una campagna prolungata di controinformazione e denuncia del regime indiano e dell’imperialismo che lo sostiene.
Fermare Green Hunt, difendere i compagni arrestati e i prigionieri politici, sostenere le masse in lotta!
Un mese di azioni e iniziative alle ambasciate, consolati, centri degli interessi economici delle multinazionali indiane, assemblee popolari per informare e sviluppare solidarietà popolare, onorare i martiri della rivoluzione, presentazioni di libri e pubblicazioni del PCI (Maoista) e di intellettuali indiani per conoscere la situazione in India e gli avanzamenti della lotta rivoluzionaria del popolo.
Comitato di Sostegno Internazionale alla Guerra Popolare in india
per contatti, adesioni, iniziative:

csgpindia@gmail.com icspwindia@wordpress.com guerrapopolare- india.blogspot.com 

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