martedì 23 giugno 2015

pc 23 giugno - Ieri il contratto nazionale e oggi Squinzi fa pressione sul governo per abolire pure il “welfare”

Le dichiarazioni di Squinzi fatte ieri all’assemblea di Federchimica sono un vero e proprio “manifesto” dei desideri dei padroni italiani e una valutazione complessiva di ciò che ha fatto il governo fino ad ora per loro.

Dopo aver attaccato il contratto nazionale, come abbiamo scritto ieri, oggi quello del “welfare”  dice il sole 24 ore di oggi, “È il prossimo traguardo che riguarda il mercato del lavoro in tutti i suoi aspetti. Ed è il «terreno più sfidante» delle moderne relazioni industriali … passo necessario se si vuole mantenere la «sostenibilità del nostro modello sociale.” E addirittura “Se non troviamo il modo di renderlo sostenibile sarà una catastrofe per il nostro paese»”. E Confindustria non perde tempo “«Abbiamo elaborato un documento inviato all’attenzione del Primo ministro, venerdì o questa mattina (ieri).” E vogliamo indovinare di cosa tratta principalmente questo documento? “pensioni e sanità. Di fronte ad un paese che non cresce…” E dove è finita la ripresina di cui parlano ogni giorno, la famosa luce in fondo al tunnel. Ecc. ecc.?

Squinzi si lamenta come si vede ma fino ad un certo punto perché “le novità arrivate finora con il Jobs act e con i decreti collegati … comunque vanno nella giusta direzione di relazioni industriali più moderne e al passo con la competizione.”

 Ma “Bisogna andare avanti, rivedendo le regole della contrattazione, dopo «l’importante accordo sulla rappresentanza» e avviare una riflessione complessiva su ammortizzatori sociali, politiche attive del lavoro, formazione, oltre a capire, ha aggiunto il presidente di Confindustria, l’orientamento del governo sulle pensioni.”

E qui arrivano gli elogi al governo perché “qualcosa sta cambiando, e non poco” e a questo punto “Sono i numeri a darne la misura: 40 miliardi di soldi pagati dalla Pa; 5,6 miliardi di riduzione Irap; 2,6 miliardi di abbattimento degli oneri sociali nel 2015; diminuzione del costo dell’energia, decreto Poletti e Jobs Act, credito d’imposta sulla ricerca e patent box, internazionalizzazione; incentivi agli investimenti privati, anche in innovazione; alternanza scuola lavoro. Ma bisogna andare avanti; c’è bisogno della riforma dell’assistenza e del welfare, della burocrazia, di una revisione della spesa pubblica, di liberare al mercato le rendite monopolistiche…”

Questo lungo elenco, non esaustivo, significano miliardi a fondo perduto dalle casse dello Stato a quelle dei padroni. A questo punto ci si potrebbe aspettare che Squinzi organizzi solo un brindisi finale e invece deve ancora arrivare “La riforma più difficile, ha aggiunto, è intervenire su quella cultura antindustriale «che è ancora ben diffusa e radicata».” E meno male che in questo paese c’è cultura antindustriale, pensa se avessero i governi a favore!!!

Al governo Renzi Squinzi non dimentica infine di lanciare il solito monito: “Il presidente di Confindustria ha sollecitato il governo a non «smarrire la determinazione» sulle riforme.”


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