mercoledì 20 maggio 2015

pc 20 maggio - Il padrone assassino dell'amianto/Eternit prepara il ricorso per non essere nuovamente processato

Eternit bis, il magnate Schmidheiny verso il ricorso per diritti umani

Giovedì 21, nella terza udienza del processo Eternit la difesa di Stephan Schmidheiny farà ricorso per non essere processato due volte per lo stesso fatto


Prime battute del processo per omicidio volontario dove cominciano a delinearsi le strategie processuali in vista dell’udienza del 21 maggio, dove il giudice dovrà pronunciarsi in merito alle eccezioni sollevate dai legali dell’imputato.

Dalla competenza territoriale alla legittimazione della costituzioni di parte civile. “La difesa ha sollevato eccezioni rispetto alle costituzioni di parte civile da parte di associazioni ed enti di competenza non strettamente territoriale, come CGIL nazionale e ONA ad esempio- dichiara a Wired l’avvocato Laura D’Amico che rappresenta la Camera del Lavoro di Casale Monferrato e AFEVA (l’Associazione dei Familiari e delle Vittime dell’Amianto), pur accogliendone altre come Medicina Democratica, ad esempio, anche se nel precedente processo avevano contestato l’esatto contrario e chiesto lo spostamento del processo al Tribunale di Ivrea”.

Richiesta che l’avvocato Astolfo Di Amato, legale del patron di Eternit giustifica così: “Abbiamo chiesto la competenza del tribunale di Ivrea in quanto siamo in presenza di un reato continuato- conferma a Wired- e per definire la competenza territoriale dobbiamo risalire al primo reato perpetrato. Nel nostro caso riguarda un signore che ha lavorato nello stabilimento di Cavagnolo”.

L’avvocato Di Amato conferma i “rumors” in merito al ricorso alla Convenzione dei Diritti dell’Uomo per il suo assistito “La prossima udienza ci appelleremo al “Ne bis in idem” che fa riferimento al principio che non si può essere processati due volte per lo stesso fatto”. Ma, facciamo rilevare, nel precedente processo l’imputazione era per disastro doloso ( o meglio “innominato”), mentre in questo procedimento il reato contestato a Stephan Schmidheiny è l’omicidio volontario come dal capo di imputazione delineato dai Pubblici Ministeri Guariniello e Colace, secondo l’articolo 81 del Codice Penale, e riguarda 258 vittime causate da Eternit  di cui 68 lavoratori degli stabilimenti di Cavagnolo, Casale Monferrato, Rubiera e Bagnoli. “La Corte di Strasburgo ha precisato che non bisogna fare riferimento al tipo di reato, ma alla condotta, che è sempre stata la stessa”.

La stessa, però, che come aveva ricordato il procuratore Guariniello, all’indomani della prescrizione del reato di disastro ambientale non aveva scagionato l’imprenditore svizzero dalle sue colpe, ribadite all’interno delle motivazioni della Corte di Cassazione che lo ha ritenuto responsabile di tutte le condotte che gli sono ascritte: dalla omessa tutela della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, all”immane esposizione ad amianto di lavoratori e cittadini”. Il tutto per “mero fine di lucro” attraverso “sistematica e prolungata campagna di disinformazione”.

E intanto, come ricorda Enrico Brunoldi, avvocato di una delle centinaia di vittime di Eternit, “la strage continua a Casale, con i continui decessi , l’esposizione ambientale alle fibre di amianto ha pesato sulla sorte della popolazione come un’invisibile condanna a morte”. Anche per questo fa specie, la mancanza di costituzione di parte civile della Regione Piemonte e dello Stato. Soprattutto nell’ottica di una strategia processuale della difesa che sembra mirare ad un ridimensionamento “locale” del dramma causato da Eternit.

“Conosceremo la decisione del giudice in merito alla competenza territoriale. E’ un primo passaggio per capire se il processo rimarrà a Torino- conferma l’avvocato D’Amico- se fosse accolta la questione di legittimità costituzionale, in ipotesi teorica, il procedimento verrebbe sospeso e gli atti mandati alla Corte Costituzionale. Anche se finora tutte le questioni di legittimità costituzionale presentate dalla difesa sono state respinte”.

Tutte eccezioni che a Casale Monferrato già si aspettavano: “Non siamo sorpresi- conferma Bruno Pesce lo storico coordinatore di Afeva- ma non è ovviamente finita, confidiamo nelle decisioni del giudice, e noi saremo sempre in aula, la lotta per la giustizia continua”

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