lunedì 9 marzo 2015

pc 9 marzo - CURDE/8 MARZO 1 - LE POSIZIONI A DESTRA DEL FEMMINISMO NOSTRANO

(da MFPR) - In occasione dell'8 marzo è stato lanciato un appello dalla rappresentanza internazionale del movimento delle donne curde, per chiedere di dedicare quest'anno le manifestazioni per l'8 marzo alle donne rivoluzionarie delle YPJ (Unità femminili di Difesa del Popolo – Rojava)....”.

Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario hanno raccolto l'appello e la battaglia e il sostegno alle combattenti curde è stato uno dei temi centrali nelle iniziative fatte l'8 marzo. Nei mesi scorsi, il 25 novembre, l'Mfpr aveva fatto un presidio con striscione all'ambasciata turca al fianco delle combattenti curde contro l'Isis e l'imperialismo. Quindi, per noi era ed è naturale esprimere solidarietà alle donne rivoluzionarie curde che hanno vinto una importante battaglia con la liberazione di Kobane. E sapendo bene che la lotta non finisce ma deve andare avanti contro il nemico più forte, l'imperialismo, Usa ed europeo e il suo braccio nella zona lo Stato fascista turco.

Altre realtà di donne, collettivi femministi hanno ugualmente raccolto l'appello.

Ma questo appoggio necessario alla battaglia delle combattenti curde non prescinde da alcuni elementi di chiarezza.
A maggior ragione questa chiarezza è necessaria a fronte delle posizioni di alcune realtà femministe, le cui motivazioni sul sostegno alla resistenza delle Ypj, alla linea, all'esperienza di Rojava, risultano "a destra" della linea delle Ypj, operando anche una sorta di stravolgimento, pro domo sua, delle teorie del Ypj/Pkk.

Da realtà che hanno esaltato "Il carattere inequivocabilmente femminista della lotta", e che hanno scritto, le "donne curde che con determinazione e coraggio si sono esposte per fermare il patriarcato più violento e radicale rappresentato dall'Is";
alle creatrici del nuovo blog "dakobaneanoi", che hanno scritto: "Nel relazionarci con le compagne kurde in lotta vogliamo partire dalle tensioni comuni e dai comuni desideri e pratiche: separatismo, autodifesa, autodeterminazione e orizzontalità. Partire da noi, dunque, ma senza restare a noi... per reagire collettivamente ai dispositivi di oppressione del sistema globale di dominio patriarcale e neoliberista".

Noi abbiamo fatto mesi fa alcune critiche alle posizioni teoriche, politiche, alle prospettive del Ypj/Pkk, ma c'è da dire che le combattenti curde non hanno mai detto che il carattere "inequivocabile" della loro battaglia è femminista - così si riduce una lotta che ha una visione e prospettiva generale di società (sia pur, secondo noi, su posizioni fondamentalmente socialdemocratiche e idealiste) in cui la questione femminile è parte centrale, ad una lotta solo femminista - così si sminuisce la lotta delle stesse combattenti curde e ne si prendono solo gli aspetti che vanno bene alle femministe piccolo borghesi occidentali.
Così, è oggettivamente di destra e riduttivo parlare dell'Isis come rappresentante del "patriarcato più violento e radicale"; questo è solo una parte, conseguenza di un impianto generale di integralismo fascista che riguarda ogni aspetto della loro idea e prassi di Stato islamico.

Ancora. Le combattenti curde non hanno poi mai parlato di "separatismo", nè l'hanno mai praticato e si farebbe torto alle stesse donne curde parlare di "autodifesa, autodeterminazione, orizzontalità" solo riferite alle donne e non ad una visione globale della loro battaglia.

Per non parlare del fatto che sul richiamo della posizione del Pkk/Ypj: ''impianto del confederalismo democratico che mette radicalmente in discussione il concetto di stato-nazione" citato in alcuni comunicati di sostegno all'appello, noi riteniamo questa impostazione socialdemocratica, colorata di anarchismo, illusoria, impotente verso i governi della zona. turchi in primis, e l'imperialismo, e sicuramente perdente per i popoli.
E che questo sia vero, lo dimostra lo stesso Ocalan che recentemente ha fatto l'appello al disarmo.

Quindi una cosa è il sostegno ad una lotta centrale in questa fase in Medio Oriente nello scontro complesso tra imperialismo e popoli oppressi, altro è fare di questo sostegno un alimento di posizioni piccolo borghese, femministe, libertarie, ecologiste nel nostro paese,
che annacquano di fatto la linea comunque rivoluzionaria delle combattenti curde.

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