venerdì 6 marzo 2015

pc 6 marzo - Giù le mani dai ragazzi del 14 dicembre 2010 - se eseguirete la vostra vendetta di Stato pagherete caro e pagherete tutto - proletari comunisti - PCm Italia


14 dicembre 2010: chieste pesanti condanne per i manifestanti

14 dicembre 2010: chieste pesanti condanne per i manifestanti

14 Dicembre 2010: "Nella Piazza del Popolo non lasciamo solo nessuno"
Tre anni e otto mesi. A cinque anni dagli eventi, il paradigma repressivo torinese si ripropone anche a Roma, con l’assurda richiesta da parte della Magistratura capitolina, guidata dalla volontà repressiva del Pm Tescaroli, riguardo alle pene per i fatti del 14 dicembre 2010. A tanto ammontano le richieste dei suddetti Pm, un cumulo di decine di anni di carcere per gli organizzatori dell’imponente manifestazione, culmine di un autunno di proteste contro il governo Berlusconi in fase declinante, che vengono oggi colpiti da richieste fuori dalla realtà. Spalleggiati in questo senso dal Comune di Roma, unica parte civile ancora in causa con gli organizzatori della mobilitazione, che certifica la sostanziale continuità politica tra l’ex sindaco Alemanno e il nuovo sindaco Marino nonostante i tentativi di smarcarsi dalla precedente amministrazione e nonostante la presenza, nella giunta Marino, di esponenti di Sel che quel giorno erano in piazza con gli accusati di oggi.
G
radiremmo una presa di posizione chiara da parte di tutti coloro che oggi si atteggiano a opposizione del paese ma che favoriscono la sete di vendetta di una Magistratura sempre in prima linea nel colpire il dissenso politico nel paese. E auspichiamo anche un esercizio di memoria storica: mentre si svolgeva quella manifestazione, nelle aule parlamentari la compravendita di voti garantiva la prosecuzione del governo Berlusconi, con i voti della Lega Nord che oggi gioca a fare l’opposizione. Di fronte a tale scempio accertato della democrazia, gli unici a pagare sono coloro che manifestavano nelle strade di Roma. Da parte nostra non possiamo che rilevare come si sia imposto un modello, quello sperimentato a Torino contro i No Tav, che sta facendo scuola e che sta velocemente venendo applicato nei processi politici del resto del paese. Chiarendo, una volta di più, che non è la giustizia lo scopo di tali richieste, ma una vendetta politica che va al di là di ogni principio giudiziario.

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