venerdì 6 marzo 2015

pc 6 marzo - 14 dicembre, un'Onda che non si processa




14 dicembre, un'Onda che non si processa

Contro la rivolta di piazza del 14 dicembre 2010 le pesanti richieste di condanna arrivate oggi: chiesti per 26 attivisti pene tra i 4 anni e 6 mesi e 4 mesi.
Il 14 dicembre del 2010 decine di migliaia di giovani e precari invadevano Roma per riappropriarsi del loro futuro. Mentre il parlamento confermava la fiducia all'ultimo governo Berlusconi, in piazza esplodeva la rivolta di una generazione dopo due anni di mobilitazione iniziata con la lotta contro la Riforma Gelmini nel 2008. Quel movimento dell'onda che per primo in tutta Europa ha urlato: 'noi la crisi non la paghiamo'. Piazza del Popolo diventava teatro di ore di scontri con le forze dell'ordine. Mentre in migliaia sfidavano lacrimogeni, manganelli e caroselli, altre migliaia applaudivano e incitavano le prime file a resistere. Con un solo respiro e uno solo cuore una generazione intera in quella giornata ha detto no al futuro di povertà e sfruttamento che hanno continuato anche in questi anni a costruire per noi, determinati nel mostrare che il 'Re è nudo', l'abisso tra i palazzi del potere e le nostre vite. Nessuna fuga in avanti, nessuna avanguardia, nessun professionista della guerriglia come piace raccontare a molti media e alla magistratura. Per questo le richieste di condanna arrivate oggi in aula suonano come una vendetta, il tentativo di evitare che giornate come quella del 14 dicembre del 2010 torni a turbare i sogni di chi ci governa.

Comunicato stampa: "14 Dicembre 2010 Nella Piazza del Popolo non lasciamo solo nessuno"
Tre anni e otto mesi. A cinque anni dagli eventi, il paradigma repressivo torinese si ripropone anche a Roma, con l’assurda richiesta da parte della Magistratura capitolina, guidata dalla volontà repressiva del Pm Tescaroli, riguardo alle pene per i fatti del 14 dicembre 2010. A tanto ammontano le richieste dei suddetti Pm, un cumulo di decine di anni di carcere per gli organizzatori dell’imponente manifestazione, culmine di un autunno di proteste contro il governo Berlusconi in fase declinante, che vengono oggi colpiti da richieste fuori dalla realtà.
Spalleggiati in questo senso dal Comune di Roma, unica parte civile ancora in causa con gli organizzatori della mobilitazione, che certifica la sostanziale continuità politica tra l’ex sindaco Alemanno e il nuovo sindaco Marino nonostante i tentativi di smarcarsi dalla precedente amministrazione e nonostante la presenza, nella giunta Marino, di esponenti di Sel che quel giorno erano in piazza con gli accusati di oggi.
Gradiremmo una presa di posizione chiara da parte di tutti coloro che oggi si atteggiano a opposizione del paese ma che favoriscono la sete di vendetta di una Magistratura sempre in prima linea nel colpire il dissenso politico nel paese. E auspichiamo anche un esercizio di memoria storica: mentre si svolgeva quella manifestazione, nelle aule parlamentari la compravendita di voti garantiva la prosecuzione del governo Berlusconi, con i voti della Lega Nord che oggi gioca a fare l’opposizione.
Di fronte a tale scempio accertato della democrazia, gli unici a pagare sono coloro che manifestavano nelle strade di Roma. Da parte nostra non possiamo che rilevare come si sia imposto un modello, quello sperimentato a Torino contro i No Tav, che sta facendo scuola e che sta velocemente venendo applicato nei processi politici del resto del paese. Chiarendo, una volta di più, che non è la giustizia lo scopo di tali richieste, ma una vendetta politica che va al di là di ogni principio giudiziario.

Nessun commento:

Posta un commento