lunedì 30 marzo 2015

pc 30 marzo - È uscito il secondo numero di 'Polizia Violenta'

[Si raccolgono adesioni per procedere alla stampa di 1000 copie cartacee, a breve i dettagli dei costi]
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Editoriale
“Polizia Violenta. I banditi non stanno a guardare” è un progetto che nasce nel 2013. Era il decimo anniversario del 16 marzo, la notte dell’assassinio di Dax e degli scontri con polizia e carabinieri all’ospedale San Paolo di Milano. Ricordare quei fatti ha significato parlare dell’attualità della brutalità poliziesca. Oggi, di fronte all’inasprirsi della repressione sia nelle strade che sul fronte giudiziario, esce il secondo numero di “Polizia Violenta”. Lo dedichiamo a Davide Bifolco, colpito da una pallottola sparata da un carabiniere, e Riccardo Magherini, picchiato a morte sempre da dei carabinieri. L’ultimo capitolo “Sappiamo chi è Stato” approfondisce queste vicende ed è stato costruito grazie al contributo di ACAD (Associazione Contro Abusi Divisa). Un’associazione che, oltre a creare informazione, si occupa dei delicati aspetti legali e fornisce supporto ai famigliari delle vittime di
abusi polizieschi. Per questo suo lavoro ha recentemente subito minacce da parte di un noto sindacato di polizia. Dedichiamo questo numero anche a Remi, ucciso da una granata stordente lanciata della polizia francese il 26 ottobre 2014, per reprimere una protesta controla costruzione della diga di Siviens, nel dipartimento del Tarn in Francia, a Michael Brown, Trayvon Martin, Eric Ganer, Rumain Brisbon, Jordan Backer, Ramarley Graham, Antonio Martin … e a tutte le persone uccise dal razzismo di Stato negli USA. I moti di Ferguson dell’agosto 2014 hanno messo in luce come, nel Paese simbolo del capitalismo avanzato, le disuguaglianze sociali siano sempre più marcate e la violenza della polizia si abbatta sistematicamente e impunemente sulla popolazione più povera, composta in gran parte da afroamericani e latinos. Una vera e propria guerra su cui si sono accesi i riflettori dopo l’assassinio di Michael Brown, crivellato di colpi mentre era disarmato e con le mani alzate. La rabbia esplode nel sobborgo di Ferguson. Oltre una settimana di scontri, dove la polizia spara ancora, carica e arresta nel tentativo di placare una protesta che nel frattempo si estende anche ad altre città. Da Chicago a New York a Oakland migliaia di persone scendono nelle strade creando disordini. Una reazione che si consolida nel corso del tempo nonostante le centinaia di arresti e gli strumenti messi in campo per reprimere un movimento che reclama giustizia per Michael Brown, Eric Garner, Trayvon Marti, … una lista di nomi troppo lunga. Solo nel 2013 negli USA si registrano 500 omicidi da parte della polizia, nella maggior parte dei casi si è trattato di afroamericani. Non una violenza sporadica quindi ma strutturale, su cui si regge una “democrazia”, quella degli Stati Uniti d’America, fondata sul razzismo.

Se in Europa la brutalità poliziesca si dispiega sicuramente in modo diverso, anche qui la crisi endemica in cui versa il capitalismo sta gettando migliaia di persone sul lastrico. Cresce la disoccupazione, si abbassano i salari e i poveri diventano sempre più numerosi. A chi reclama giustizia sociale, a chi si oppone a questo modello di produzione e consumo, lo Stato risponde mostrando i muscoli. Nel primo capitolo “Collezione autunno-inverno 2014 – 100% di scontri” troverete una breve cronologia degli episodi di violenza poliziesca nelle strade in Italia, da settembre a dicembre 2014. Episodi i cui protagonisti sono studenti, precari, sfrattati, lavoratori o disoccupati, è la ormai consolidata “politica del manganello” utilizzata come strategia di governo della “crisi”. Mentre la crisi non sembra voler retrocedere, lo Stato si prepara alla guerra potenziando gli armamenti dei suoi servi in divisa. Nella seconda sezione “Accessori: nuovi arrivi”, troverete informazioni sulle sperimentazioni in corso e le future dotazioni delle forze dell’ordine, nuove e tecnologiche armi, dal taser o gli spray urticanti a lunga gittata, agli esperimenti in materia di droni. Il terzo capitolo “CS ”chemical attack” storia, utilizzo, chimica, salute” è un approfondimento sui lacrimogeni al CS, che sempre più spesso diventano strumento privilegiato nella gestione della protesta. Largamente utilizzati in Val Susa dove, solo nelle giornate del 27 giugno e del 3 luglio 2011, le forze dell’ordine hanno sparato 4357 lacrimogeni, li abbiamo visti messi in campo sempre più spesso, dagli sgomberi milanesi al corteo in solidarietà a Emilio, quando sono stati lanciati ben 456 i lacrimogeni.

Alla repressione nelle strade segue quella giudiziaria, la magistratura apre inchieste, arresta, distribuisce denunce, condanne e limitazioni della libertà personale. L’ultimo dispositivo messo in campo sono i reati di terrorismo (artt.280, 280 bis, 270 sexies c.p) utilizzato per il sabotaggio del compressore nel cantiere del TAV a Chiomonte. Caduto nella sentenza di primo grado per Mattia, Chiara, Claudio e Niccolò, pende ancora sulle teste di Graziano, Lucio e Francesco, tutt’ora in carcere. Lo stesso reato di terrorismo è stato usato dalla Procura di Venezia per procedere alla perquisizione della casa occupata ex Ospizio Contarini, all’interno di un’inchiesta per delle scritte su un muro. Dopo la devastazione e saccheggio – reato di guerra, con pene dagli 8 ai 15 anni – il tentativo, per ora fallito, è quello di introdurre un dispositivo ancor più feroce e demonizzante, che implica lunghe detenzioni in regime di carcere duro. Oltre a questi tentativi di creare pericolosi precedenti giuridici, la magistratura continua a reprimere il movimento NoTav e non solo. Si parla di oltre settanta indagati per la resistenza antisfratto a Milano, mentre è da poco arrivato a sentenza il maxiprocesso per gli scontri del 27 giugno e 3 luglio alla Maddalena. Un processo svoltosi al ritmo serrato di due udienze a settimana per quasi due anni, che si è concluso con la condanna di 47 persone a un totale di 142 anni e 7 mesi di reclusione per reati come resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Alla pena detentiva si associa la condanna al pagamento di 150.000 euro in solido come risarcimento alle parti civili, a fronte di una richiesta che era di 650.000. Poco meno della metà andrà al ministero dell’Interno, il restante ai ministeri della Difesa e dell’Economia, a Ltf, ai sindacati di polizia e ad alcuni agenti feriti. Già nel 2009, con la chiusura del processo San Paolo e la condanna a 130mila euro di risarcimento per le parti civili, il cui pignoramento è iniziato nel 2011, si era potuto constatare il peso di questa “pena accessoria”. Un vero e proprio ergastolo pecuniario, un cappio, a cui si può far fronte solo con la forza della solidarietà, come accaduto a tre noti esponenti del movimento NoTav, condannati a pagare a LTF una somma complessiva di € 220.802,82. A questo crescente attacco alle tasche è dedicato il sesto capitolo “Alt polizia! Questa è una rapina”, che cerca di far luce sulle varie modalità con cui la magistratura attacca i beni patrimoniali dei condannati.

Infine il capitolo “Sindacati corporativi: per la difesa dell’impunità” ricostruisce la storia e fotografa l’assetto attuale dei principali sindacati di polizia. Organizzazioni schierate a difesa della categoria, che invocano maggiori tutele e armamenti, che si costituiscono parti civile ai processi contro i manifestanti, che si rendono protagonisti d’intimidazioni, come il presidio contro Patrizia, la mamma di Federico Aldrovandi. Sindacati di cui si conosce ben poco, che godono di appoggi politici espliciti e mal celati e ricoprono un ruolo sempre più insidioso.
Questa seconda edizione di “Polizia violenta” approfondisce quindi diversi aspetti, anche inediti. Nel tentativo di trasmettere conoscenze ed esperienza, per lottare in maniera consapevole e responsabile, autotutelandosi e autodifendendosi, perché ribellarsi vuol dire assumersi molti rischi e infrangere la “legalità”, dietro al quale si celano gli interessi di chi gestisce la ricchezza.
Ringraziamo tutti coloro che hanno animato la stagione autunno/inverno 2014, chi è complice e solidale, chi porta la propria solidarietà nelle aule di tribunale e sotto le carceri, gli avvocati che lavorano con passione e professionalità, l’osservatorio sulla repressione, ACAD e tutti i siti web che fanno controinformazione.
Tutta la nostra stima al gruppo hacktivista Anonymous che in maniera sistematica continua a violare siti internet di propaganda razzista e fascista, dei sindacati di polizia e degli organi repressivi, dimostrando che anche nel sistema virtuale nessuno può stare sereno…
Un saluto e la solidarietà a Mattia, Chiara, Claudio, Niccolò, Graziano, Francesco, Lucio, Marina, Vincenzo, … e tutti coloro che generosamente mettono a repentaglio la propria libertà all’interno di lotte collettive e che oggi sono rinchiusi in carcere, ai domiciliari, hanno restrizioni varie o sono inseguiti da un mandato di cattura.

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