domenica 29 marzo 2015

pc 29 marzo - JOBS ACT: TUTELE CRESCENTI, MA SOLO PER I PADRONI - SPUNTI UTILI DA "SBILANCIAMOCI"

Tutele crescenti, ma solo per i padroni - cancellazione dell'art. 18
...il “Contratto a tutele crescenti”, in realtà, non è un contratto, né prevede tutele crescenti per i lavoratori. Si tratta, invece, di un'abrogazione camuffata dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori... L'unica cosa che sarà, quindi, effettivamente crescente nel tempo è il numero di lavoratori esclusi dalla tutela dell'art. 18. Ma forse si intendevano “tutele crescenti per i datori di lavoro”. Allora l'espressione è giusta... la reintegrazione nel posto di lavoro si potrà ottenere solo nei residuali casi di licenziamento orale, nullo o discriminatorio, sempre che si riesca a darne la difficile prova in giudizio. Negli altri casi si avrà diritto solo ad un'indennità che non sarà più “risarcitoria” (come invece prevede l'art. 18) in quanto non legata al danno subito dal lavoratore, ma semplicemente alla sua anzianità di servizio: due mensilità dell'ultima retribuzione per ogni anno di servizio, con un minimo di quattro e un massimo di ventiquattro mensilità (art. 3, comma 1). Per poter arrivare ad una somma di 24 mensilità, il lavoratore dovrà avere un'anzianità di servizio di almeno 12 anni...
Peraltro, sarà più facile licenziare perché per rendere effettiva l'estinzione del rapporto di lavoro, grazie al Jobs Act (rectius, decreto legislativo n. 23/2015), basta imputare al lavoratore un fatto qualsiasi, purché sussistente, non importa se non così grave da giustificare un licenziamento. La riforma, infatti, preclude al giudice l'indagine sulla proporzionalità tra fatto commesso dal lavoratore e recesso del datore. È quindi possibile che si perda il posto di lavoro, ad esempio, per essere arrivati al lavoro in ritardo.
Altra novità dal sapore ottocentesco è il venir meno della previsione (contenuta, invece, nell'art. 18) del diritto alla reintegra nel caso di illegittimo licenziamento del lavoratore in malattia o infortunio (senza superamento del periodo tutelato, così detto di comporto), con il rischio che, persino in questi casi, il licenziamento, seppure illegittimo, resti efficace.
Il datore di lavoro che licenza ingiustamente viene, dalla riforma, persino premiato, come risulta dalla disposizione che concede allo stesso la possibilità di evitare il giudizio offrendo al lavoratore una somma non solo dimezzata nell'importo, ma anche depurata da oneri contributivi. Per consentire tale “tutela” del datore che licenzia ingiustamente si dovranno accantonare importi crescenti negli anni (ecco le tutele crescenti!) di risorse pubbliche: 2 milioni di euro per l'anno 2015, 7,9 milioni di euro per l'anno 2016, 13,8 milioni di euro per l'anno 2017, 17,5 milioni di euro per l'anno 2018, 21,2 milioni di euro per l'anno 2019, 24,4 milioni di euro per l'anno 2020, 27,6 milioni di euro per l'anno 2021, 30,8 milioni di euro per l'anno 2022, 34,0 milioni di euro per l'anno 2023 e 37,2 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2024. Si noti, infine, che tali risorse verranno attinte da quelle riservate, tra l'altro, agli ammortizzatori sociali, ai servizi per il lavoro e le politiche attive.
In altri termini, mentre i datori di lavoro scorretti vengono premiati, i lavoratori licenziati ingiustamente vengono penalizzati due volte: prima riducendone la tutela contro l'ingiusto licenziamento, poi riducendo la tutela per la consequenziale disoccupazione.

...il diritto viene capovolto...il legislatore si preoccupa di tutelare non è più quello debole ma quello forte, in cui la libertà sindacale ed il controllo giudiziario, invece che garanzia di uguaglianza e democrazia vengono ridotti a fastidiosa limitazione della discrezionalità imprenditoriale...

Nuove regole, così si trasforma il precariato e si bluffa sulle assunzioni
...I nuovi licenziamenti facili senza articolo 18 hanno provocato come primissimo effetto, guarda caso, un’ondata di licenziamenti collettivi in uno dei settori più fragili del mercato del lavoro, che già aveva un costo del lavoro più basso degli altri e un’occupazione temporanea più alta: nei call-center Almaviva sono stati messi a rischio 7mila posti di lavoro per poterli sostituire con nuove assunzioni meno tutelate. 
Ora Tito Boeri, dal suo nuovo seggio dell’INPS, dice che 76mila aziende hanno fatto domanda a febbraio di accedere alla decontribuzione per le nuove assunzioni.... ma nell’80% dei casi si tratta di regolarizzazioni di collaborazioni a progetto, partite Iva e altra varia precarietà e solo nel restante 20% di nuove assunzioni...
Per agevolare le assunzioni con quello che dallo scorso 7 marzo si propone come il nuovo contratto standard, il governo, tramite la legge di Stabilità, ha messo sul tavolo un favoloso pacchetto di decontribuzione che arriva ad un massimale di 8.060 euro a persona... con valutazioni ottimistiche del ministro Poletti: avrebbe portato all’inserimento lavorativo di 900mila giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano nel giro di 24 mesi. Secondo il centro studi Adapt... su un bacino potenziale di 2.254 mila giovani Neet, gli iscritti al piano sono soltanto 435.729. Il flop non si ferma qui. Solo il 48% degli iscritti ha ottenuto un primo colloquio di lavoro e solo l’8,1% ha avuto una qualche proposta di lavoro, spesso assolutamente generica e senza alcuna formazione o apprendistato. Del resto, per “avvicinare i giovani al lavoro”, durante l’Expo si farà ampio ricorso a stage gratuiti o “pagati” con qualche ticket-restaurant. Per i non più tanto giovani e già specializzati invece si farà ampio uso di voucher, strumento che si delinea come nuovo salario d’ingresso.
I buoni-lavoro, concepiti inizialmente come forma di emersione puntiforme del lavoro nero accessorio – baby-sittering e altri “lavoretti” - ormai sono utilizzati in quasi ogni settore, dal turismo all’agricoltura stagionale, dalle aziende familiari alle imprese con fini di lucro e perfino nelle amministrazioni pubbliche e nei tribunali. Ogni ticket da 10 euro incorpora una minima contribuzione Inps e Inail e nelle indicazioni si riferisce a una paga oraria, ma il voucher è un pagamento a prestazione, perciò troppo spesso viene usato per pagare una attività giornaliera, non necessariamente di otto ore. Non prevede malattia o nessuna altra indennità, è una specie di gratta e vinci del lavoro, acquistabile e riscotibile anche nelle tabaccherie autorizzate oltre che online grazie a una apposita carta Poste-pay...
Nel frattempo si sono perse le tracce del decreto che dovrebbe eliminare i cococo (sempre possibili tramite accordo aziendale) e sfoltire la giungla contrattuale di altre due tipologie, il job-sharing e il lavoro a somministrazione. Tra tagli all’Irap e decontribuzione fiscale pare manchino le coperture...

...dal punto di vista di chi cerca un lavoro, dai tirocini gratuiti fino al punto d’arrivo del contratto unico a fantomatiche tutele crescenti, passando per i voucher, si vede solo una trappola infinita della precarietà legalizzata.

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