lunedì 16 marzo 2015

pc 16 marzo - ROMA - I LAVORATORI ITALIANI CON GLI OPERAI DELL'INDIA DELLA MARUTI SUZUKI

Venerdì scorso, in un buon clima militante si è svolto l'incontro di solidarietà internazionalista con la lotta degli operai dell'India. 
In particolare è stato raccolto l'appello degli operai della Maruti Suzuki dell'area industriale di Gurgaon-Bawal che hanno intrapreso una dura lotta contro i padroni che hanno reagito con migliaia di licenziamenti e contro la repressione poliziesca del governo Modi che ha portato in carcere 147 operai. 
L'incontro si è tenuto presso la camera del lavoro autorganizzata a Roma, nel quartiere proletario del Quarticciolo, organizzato da USI (Unione sindacale italiana) e dallo SLAI COBAS per il sindacato di classe. I lavoratori presenti hanno partecipato con interesse, prendendo i materiali informativi e il dossier preparato per l'iniziativa, intervenendo con proprie riflessioni e facendo domande, a conferma che sempre più i lavoratori vogliono stringere i legami internazionalisti tra i lavoratori dei diversi paesi, questione invece cancellata dai sindacati confederali complici per legare i lavoratori agli interessi e compatibilità padronali.

Nell'informare i lavoratori i promotori sono partiti dalla situazione economica e politica in India, dal suo “spettacolare sviluppo” che ha prodotto ricchezza per pochi e miseria per i lavoratori e la popolazione, della giovane classe operaia che è protagonista nella scena sociale e politica dell'India, prendendo il posto dei contadini; le politiche di privatizzazione, di sviluppo "selvaggio" del capitalismo (anche se il termine è improprio perchè il capitalismo si può sviluppare solo in maniera "selvaggia"), di svendita totale delle risorse naturali a vantaggio delle multinazionali imperialiste, dei vari governi, in ultimo quello di Modi, che fanno gli interessi dei padroni del subcontinente e degli imperialisti; il Jobs act all'indiana; la repressione, la guerra contro il proprio popolo Green Hunt.
In questo contesto è esplosa la rivolta degli operai della Maruti, un vero spartiacque nella lotta operaia del gigante asiatico, che ha unito operai a tempo indeterminato e precari degli appalti contro licenziamenti, la repressione e la militarizzazione del governo. La loro autorganizzazione ha portato alla formazione del loro sindacato M.S.W.U. (MARUTI SUZUKI WORKERS UNION), l'autonomia operaia, l'esercizio della forza/violenza ha messo in discussione il comando padronale in fabbrica, dove i miglioramenti degli accordi non erano più sufficienti, ma è il lavoro salariato la catena da spezzare; l'atmosfera liberata in fabbrica, i forti legami tra lavoratori con contratti diversi.

E' stato ricordata la giornata internazionalista del 29 gennaio nel nostro paese: a Bergamo tra gli operai Dalmine e gli operai della logistica, a Palermo tra gli operai della Fincantieri, a Taranto tra gli operai Ilva.

I lavoratori presenti sono intervenuti chiedendo di conoscere la composizione numerica della classe operaia indiana e dove è dislocata nel subcontinente; un altro intervento è stato sullo sviluppo dei paesi BRICS dove la crescita inasprisce la lotta di classe; altri sono intervenuti vedendo analogie storiche con l'Italia degli anni '60 o con le esperienze operaie autorganizzate negli USA. I lavoratori vogliono continuare questo legame internazionalista con gli operai indiani, hanno chiesto di fare circolare il dossier Maruti tra gli iscritti al loro sindacato. A questo proposito abbiamo avanzato la proposta di preparare un'iniziativa davanti all'ambasciata indiana per chiedere la liberazione degli operai in carcere e la fine della repressione. Abbiamo proposto un messaggio da inviare agli operai indiani e i lavoratori lo hanno sottoscritto e lo faranno circolare tra gli iscritti e, tradotto, nella loro rete internazionale sindacale.

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