lunedì 23 febbraio 2015

pc 23 febbraio - Le masse hanno portato al governo Syriza-Tsipras, ma il governo sceglie la rinuncia agli impegni assunti verso le masse - il partigiano M. Glezos fa sentire la sua voce

Grecia. Syriza al bivio, Manolis Glezos rompe l’incanto

Glezos è sì molto anziano, ma ancora lucido e battagliero e in questi ultimi mesi non si è certo risparmiato. Le foto che lo ritraggono ancora lo scorso anno mentre è in prima fila nelle manifestazioni e nei tafferugli davanti al parlamento – spintonato dalla polizia in assetto antisommossa o intossicato dai lacrimogeni CS – parlano da sole.

Per il leader di Syriza e capo del governo greco scaturito dalle elezioni del 25 gennaio, la bozza di accordo raggiunta tra Atene e l’Eurogruppo nei giorni scorsi equivaleva ad aver “vinto una battaglia, anche se non la guerra”.
Ma gli analisti più onesti non avevano potuto notare che il governo ellenico aveva rinunciato a molte, a troppe delle sue richieste nei confronti dei 18 paesi dell’Unione Europea, della Banca Centrale, della Commissione, del Fondo Monetario. Ad esempio accettando che l’odiato Memorandum, invece di essere cancellato e stracciato come chiedeva e continua a chiedere il popolo greco, sia prolungato di 4 mesi. In cambio di misure che il governo greco si è impegnato a implementare, che non saranno forse quelle imposte ai precedenti esecutivi in cambio dei prestiti, ma che comunque dovranno ricevere l’approvazione dei ‘creditori’ e dovranno mirare a una riduzione della spesa pubblica o almeno a non sforare i bilanci dello stato.
Difficile vedere in un compromesso del genere una vittoria del popolo greco.
La formazione del governo insieme alla destra dei Greci Indipendenti e poi la scelta di eleggere un ex ministro degli Interni di Nuova Democrazia alla presidenza della Repubblica hanno presto riacceso le polemiche e le animosità all’interno degli organi di direzione e della base del partito. Finché il dietrofront rispetto ad alcune delle promesse fatte in questi anni e sancite da una campagna elettorale portata avanti come una sorta di contratto con gli elettori – “voi ci votate e ci permettete di governare, noi stracciamo il Memorandum e cacciamo la Troika” – sono state sostituite da compromessi sempre più evidenti.

l’ex partigiano Manolis Glezos, colui che simbolicamente viene ritenuto l’iniziatore della resistenza greca contro gli invasori nazi-fascisti che avevano invaso la Grecia e che si è incaricato della redazione del documento che chiede a Berlino il pagamento di 153 miliardi di euro di danni di guerra mai versati
ha scritto ieri da Bruxelles

“Se ribattezzi la Troika in ‘Istituzioni’, i Memorandum in ‘Accordo’ e i Creditori in ‘Partners’ è come se chiami la carne con il nome del pesce, senza cambiare la situazione precedente.
Nessuno può cambiare, però, l’esito del voto del popolo greco alle elezioni del 25 gennaio 2015. Il popolo ha votato per quello che ha promesso Syriza: abolire il regime di austerità, che non è solo una strategia dell’oligarchia della Germania e degli altri paesi creditori dell’UE, ma anche dell’oligarchia greca. Abolire i Memorandum e la Troika, cancellare tutte le leggi di austerità. Il giorno dopo le elezioni, abolire con una legge la Troika e le sue conseguenze. È passato un mese e questo annuncio non è ancora diventato un atto concreto. E’ un peccato e anche una vergogna. Da parte mia chiedo scusa al popolo greco perché ho contribuito ad alimentare questa illusione. Prima che il male prosegua, prima che sia troppo tardi, dobbiamo reagire.
Com­pa­gni, amici e soste­ni­tori di Syriza, a tutti i livelli delle diverse orga­niz­za­zioni, dobbiamo deci­dere con riu­nioni straor­di­na­rie se accet­tare o no que­sta situazione. 
Alcuni sosten­gono che in un nego­ziato occorra rinunciare a qualcosa.
Ma, primo, tra oppres­sori e oppressi non può esserci alcun com­pro­messo, tra lo schiavo e l’occupante l’unica solu­zione è la libertà. Ma anche se accet­tas­simo que­sta assur­dità, le con­ces­sioni già fatte dai pre­ce­denti governi in ter­mini di disoc­cu­pa­zione, auste­rità, povertà, sui­cidi sono già andate oltre ogni limite”. 

stralci da
marco santopadre - contropiano

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