venerdì 30 gennaio 2015

pc 30 gennaio - Oggi 'proletari comunisti' alla Fiat Sata Melfi - per riprendere la strada della riorganizzazione di classe e di massa degli operai vecchi e nuovi della Fiat

Fiat Sata Melfi - 1

Marchionne aveva promesso mille assunzioni a Melfi. Oggi ne ha assunti trecento ma con il contratto interinale. Quindi non è la Fiat ad assumerli? Li prende dalle agenzie, per mollarli quando vuole? E gli operai che a Melfi erano in cassa integrazione sono rientrati tutti? Come mai nessuno ne parla? Forse Marchionne vuole liberarsi dei vecchi dipendenti, approfittando del Jobs act che toglie la giusta causa nei licenziamenti? 
Si sono aperti  i cancelli dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat-Fca per trecento nuovi lavoratori assunti con contratto interinale in seguito all’aumento di produzione dei due nuovi mini-suv, la Jeep Renegade e la 500X. Si sono presentati davanti all’ingresso C della fabbrica Lucana, alcuni dei quali molto giovani (hanno fra i 19 e i 29 anni) e accompagnati dai genitori, un po’ come se fosse il primo giorno di scuola. I trecento nuovi assunti seguiranno un corso di formazione e poi  passeranno direttamente sulla linea di produzione.

Fiat Sata Melfi  - 2

E' stata abolita la mezz’ora della pausa mensa.
L’accordo è stato firmato dal Fim Cisl e Fismic, che si giustificano dicendo che è provvisorio, fino a febbraio quando dovrebbero partire a pieni giri i 18 turni di lavoro.
Questo accordo è stato imposto agli operai, senza consultazione alcuna e tantomeno referendum o votazione.
Col 1° febbraio tornerà la mezz’ora di pausa mensa? E i ritmi di lavoro resteranno invariati?
Mentre il 2015 è cominciato con la sbrodolata di 1.500 assunzioni, in realtà sono 300 interinali, è stata taciuta la notizia dell’abolizione della pausa mensa e di cosa prevede veramente questo accordo, che di fatto costituisce un pericoloso precedente, in quanto firmato in deroga al contratto del gruppo Fiat. Grazie agli accordi firmati da Fim Cisl e Fismic, dal gennaio 2015 un operaio di 3° livello della Fiat, ha una paga base più bassa di un operaio metalmeccanico che non sia della Fiat.
 Fiat Sata Melfi - 3

 L’annuncio delle 1.000 assunzioni che Fca si appresta a fare nello stabilimento di Melfi, in cui rientreranno anche tutti i 5.418 dipendenti in cassa integrazione, è stato accolto con soddisfazione anche dalla maggior parte delle sigle sindacali, . Ma i numeri complessivi relativi ai lavoratori Fiat Chrysler in Italia raccontano una realtà ben lontana dagli annunci trionfalistici. Soprattutto se li si confronta con quelli di una decina di anni fa, prima dell’arrivo di Sergio Marchionne alla guida del gruppo. Infatti – fermo restando che nel 2004 il manager italo-canadese ha preso le redini di un’azienda in un rosso e a un passo dal fallimento, mentre oggi la Fiat post fusione con Chrysler è in utile – il bilancio in termini di posti di lavoro è drammatico. Nel 2003 gli occupati di Fiat nel settore auto erano, nella Penisola, 44.653 (su 174mila occupati totali nel mondo) mentre ora sono meno di 23mila (su 225.587 complessivi). E di questi quasi la metà è in cassa integrazione ocontratto di solidarietà.
Di conseguenza è tutto da vedere se gli operai di Cassino, circa 3.800 attualmente in cassa a rotazione, potranno riprendere l’attività a ritmo pieno.
Quanto a Mirafiori, che – ricorda Berta – “dal 1929 agli anni 80 è stata la più grande fabbrica italiana per addetti e capacità produttiva” – qui il “processo di snellimento iniziato già nei primi anni 90 ha subito con Marchionne un’accelerazione fortissima: oggi resta in funzione solo la linea dell’Alfa Mito, mentre entro fine 2015 dovrebbe iniziare la produzione del suv Levante ma in volumi modesti”. Di conseguenza “se le cose vanno bene, al massimo verranno riassorbiti i circa 4mila lavoratori in cassa”. Che insieme ai circa 2.700 della Maserati di Grugliasco, dove la produzione è a pieno regime e l’estate scorsa sono stati trasferiti 500 lavoratori di Mirafiori, andranno a costituire il nuovo “polo del lusso” di Fca. Infine Pomigliano, dove si produce la Panda: fino allo scorso autunno era un’isola (relativamente) felice, nel senso che solo una parte dei 4.500 dipendenti era in contratto di solidarietà, ma in ottobre l’azienda ha chiesto la prima settimana di cassa integrazione a causa del calo della domanda.
 Quel che è certo è che nel 2003 la Fiat produceva in Italia quasi 1 milione di auto, mentre oggi sono meno di 400mila su un totale di 4,4 milioni di veicoli assemblati nel mondo da Fca. Il piano industriale presentato da Marchione nel maggio scorso prevede che il numero complessivo salga a 7 milioni nel 2018. Di cui però solo 500mila nella Penisola.

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