sabato 20 dicembre 2014

pc 20 dicembre - Marlane, non è successo niente... tutti assolti i padroni assassini! La necessità della Rete nazionale ma soprattutto della linea della Rete nazionale

Marlane, tutti assolti gli imputati: non ci fu omicidio colposo e disastro ambientale

Marlane, tutti assolti gli imputati: non ci fu omicidio colposo e disastro ambientale



Per i giudici del Tribunale di Paola, in provincia di Cosenza, sono innocenti i 12 rinviati a giudizio per la morte di un centinaio di operai dell’ex stabilimento Marlane di Praia a Mare, uccisi, secondo l’accusa, dai vapori respirati nella lavorazione dei tessuti

Tutti assolti. Dopo dieci ore di camera di consiglio è questa la conclusione a cui sono giunti i giudici del Tribunale di Paola, in provincia di Cosenza, al termine del processo per la morte di un centinaio di operai dell’ex stabilimento Marlane di Praia a Mare, uccisi, secondo l’accusa, dai vapori respirati nella lavorazione dei tessuti. Una tesi non condivisa dal Tribunale che invece ha assolto i 12 imputati, tra i quali Pietro Marzotto, ex presidente del gruppo, accusati a vario titolo, oltre che di omicidio colposo, anche di disastro ambientale.

I giudici del Tribunale, evidentemente, non hanno riscontrato il nesso di causa-effetto tra i vapori respirati dagli operai e le morti che si sono verificate nel corso degli anni. Ma per sapere quale è stata la loro interpretazione delle perizie e delle testimonianze che si sono succedute in aula, bisognerà attendere le motivazioni che saranno depositate tra 90 giorni. Nella loro requisitoria, il 21 settembre scorso, i pm Maria Camodeca e Linda Gambassi, avevano chiesto la condanna di 11 dei 12 imputati: 10 anni per l’ex sindaco di Praia a Mare, Carlo Lomonaco, imputato in qualità di ex responsabile del reparto tintoria; 6 anni per Pietro Marzotto; 5 anni per Silvano Storer, ex amministratore delegato del gruppo, Jean De Jaegher, Lorenzo Bosetti, ex sindaco di Valdagno (Vicenza) e consigliere delegato e vicepresidente della Lanerossi e Ernesto Antonio Favrin; 8 anni per Vincenzo Benincasa; 3 anni per Salvatore Cristallino; 4 anni e 6 mesi per Giuseppe Ferrari; 7 anni e 6 mesi per Lamberto Priori; e 3 anni e 6 mesi per Attilio Rausse. L’assoluzione era stata chiesta, invece, per Ivo Comegna per non aver commesso il fatto.
Gli imputati sono stati rinviati a giudizio nel novembre 2010 dopo una inchiesta della Procura di Paola durata dieci anni che ha rappresentato la sintesi di tre diversi filoni di indagine, il primo dei quali risalente al 1999 e gli altri al 2006 ed al 2007. I periti nominati dai magistrati hanno sostenuto che esiste un nesso di causalità tra la morte degli operai e le esalazioni tossiche sprigionate dai coloranti utilizzati nella produzione, in modo particolare nel reparto di tinteggiatura. La sentenza di stasera chiude un processo iniziato il 19 aprile 2011, ma, di fatto, cominciato veramente l’anno successivo, il 30 marzo 2012, dopo ben sei rinvii.

*****
Stralci dal comunicato della Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio emesso dopo la sentenza Eternit in Cassazione

......lo Stato borghese prima o poi assolve i suoi padroni assassini. 
Le corti d'appello, la Cassazione sono le fogna a cielo aperto in cui si consuma il più grave dei crimini, quello di rendere legale, legittimi e impuniti le morti sul lavoro, da  lavoro, da disastro ambientale per il profitto dei padroni. 
La sentenza Eternit dice che il reato di disastro ambientale "non è perseguibile"; così come alla fine con la stessa logica non sono perseguibili le stragi, gli assassini sul lavoro, ecc... I governi dei padroni, oggi Renzi, con pacchetti di legge rimuovono via via anche l'obbligo dell'osservanza delle norme di sicurezza. La Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territorio, ha sempre cercato di essere avanguardia e sostegno di tutti coloro che hanno richiesto giustizia, risarcimenti nei processi, ma ha sempre detto, fin dal primo giorno in cui è nata, che lo Stato del capitale, i suoi Tribunali e i suoi giudici - anche quelli più impegnati e volenterosi - non sono in grado di dare giustizia e che quindi i Tribunali non potevano e non possono essere teatro di semplice contesa legale ma occasione di denuncia e scontro, uno dei terreni, non il principale della lotta di classe. Perchè solo una rivoluzione politica e di massa poteva e può mettere fine ad un sistema che mette il profitto al primo posto ai danni della vita degli operai, delle popolazioni nei territori.
Questa battaglia  va ripresa esplicitamente dalla fine e per questo fine

Lavorare perchè  anche  i tribunali siano terreno di scontro tra masse e Stato, lavorare perchè ogni processo diventi un processo popolare, lavorare perchè ogni occasione come queste servano il lavoro per la rivoluzione...
...facciamo appello ad entrare in questa nuova logica, affinchè si costruisca insieme questa nuova fase della battaglia.

Per condurre adeguatamente questa battaglia occorre anche scegliere il terreno su cui questo costituisca un fatto reale e un nuovo segnale. 

E' evidente a tutti che il processo a Padron Riva e complici a Taranto è una sorta di "madre" di tutti i processi di questo genere...

Serve una riunione nazionale a Taranto nel futuro e tocca a noi che la Rete l'abbiamo proposta, animata in questi anni convocarla anche eventualmente per dichiarare conclusa questa esperienza nelle forme attuali e pianificare insieme come proseguirla.


Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul
territorio
bastamortesullavoro@gmail.com



pc 20 dicembre - Stralci dell'intervento di SRP all'assemblea nazionale contro la repressione di Teramo di oggi

                                         i compagni brasiliani imprigionati ci salutano dal carcere

"Da nord a sud assistiamo e siamo protagonisti di lotte di varia natura (no tav, contro la militarizzazione e le guerre imperialiste a vicenza, niscemi e sardegna, antifasciste, antirazziste, contro l’attacco ai diritti dei lavoratori, dei disoccupati per il diritto al lavoro, studentesche, senza casa e posti occupati ecc ecc.) che hanno di fronte lo stesso nemico: il sistema capitalista e lo stato imperialista con i suoi apparati repressivi, primo ostacolo che si para davanti ad ogni lotta portata avanti coerentemente.

Infatti qualsiasi vincolo alla protesta imposto dalle questure e dal ministero degli interni, a cui vorrebbero farci abituare, ha l’obiettivo di rendere inefficaci le lotte che al contrario, in particolare nelle ultime settimane, tendono a scavalcare coerentemente il recinto imposto dal nemico e a confrontarsi con le sue forze repressive.

Ciò diventa palese in occasioni di grandi giornate nazionali di lotta solo per citare quelle degli ultimi anni dal 14 Dicembre degli studenti al 15 Ottobre al 19 Ottobre al 12 Aprile, in queste occasioni spesso le forze del movimento riescono ad attaccare il nemico sul campo, ma siamo carenti nel difenderci dall’offensiva repressiva che avviene subito dopo... Da un lato lo stato imperialista con il suo apparato poliziesco e giudiziario organizzato, dall’altro il movimento di opposizione che necessita di una soglia minima di organizzazione comune, di un fronte che sia in grado di respingere colpo su colpo gli attacchi del nemico.

Da Genova 2001 siamo in una fase in cui vi è una tendenza in questo paese di “moderno fascismo che avanza tramite lo stato di polizia”. Il moderno fascismo non è un “nuovo fascismo” bensì il fascismo di fine xx secolo inizio xxi, partorito dalla borghesia imperialista, è un fenomeno a 360 gradi sistematicamente presente nel campo economico, politico, culturale. Il moderno fascismo fa si che partiti riformisti e propri esponenti cambino di natura e diventino fascisti, basti pensare all’attuale PD e alle dichiarazioni del governo sul diritto di sciopero tanto per citarne una...

Questa avanzata reazionaria qualitativa prevede l’utilizzo sistematico dello stato di polizia. Questo clima fa si che gli sbirri assassini rimangano impuniti e che aumentino gli assassinii da parte dei poliziotti contro giovani e proletari in particolare.


È necessario rispondere a tutto ciò colpo su colpo in maniera organizzata. Ciò non significa mettere in piedi una “semplice” campagna contro la repressione

Dobbiamo e possiamo osare qualcosa di più... questo cauto ottimismo ha una base materiale e concreta proveniente dalle lotte degli ultimi mesi: ultimamente le masse in lotte più o meno organizzate hanno assunto un carattere maggiormente offensivo: vedi le lotte per la casa, quelle degli operai della logistica, degli studenti e degli antifascisti...

Questo governo e questo stato sono sempre più delegittimati agli occhi delle masse, noi dobbiamo denunciare a gran voce un tribunale che assolve un assassino in divisa e che contemporaneamente mette in galera chi lotta per dei diritti spesso sbandierati dalla loro stessa costituzione

Noi dobbiamo rivendicare il fatto che i palazzi del potere e istituzionali compresi i tribunali della loro (in)giustizia, gli esponenti del governo e di questo sistema sono obiettivi legittimi da parte delle masse costrette a subire le angherie e lo sfruttamento della classe dominante. 

Dire e praticare questo significa lottare e rispondere alla repressione con la consapevolezza che il nemico che abbiamo davanti sotto la millantata democrazia nasconde il volto della dittatura Anche grazie a questa condotta offensiva anche nei tribunali abbiamo accolto la notizia che i giovani compagni no tav non sono stati condannati per terrorismo ma in ogni caso stanno scontando 3 anni e mezzo solo per il fatto di lottare per una causa giusta, stesso discorso per Davide, Mauro e tutti gli altri prigionieri politici. 
Dobbiamo costruire un fronte unito con il compito di solidarizzare concretamente con tutti i prigionieri politici in carcere, lottare contro tutte le montature giudiziarie e poliziesche contro compagni e organizzazioni proletarie e di movimento. Questo lavoro unitario per forza di cose deve allo stesso tempo smascherare i “falsi amici” che ostacolano le lotte e che provano a dividere il movimento in buoni e cattivi, violenti e non violenti e così via.

Noi invece dobbiamo affermare che contro lo sfruttamento, il fascismo e il razzismo va usato ogni mezzo necessario e che se la repressione tocca uno toccano tutti indipendentemente dalle appartenenze politiche, nella lotta contro la repressione

L’altro compito indispensabile e parallelo al primo è lottare coerentemente nel solco degli episodi che ho citato poc’anzi e che sostanzialmente sono mossi dal principio che la “migliore difesa e l’attacco”, il movimento no tav nel nostro paese ce lo mostra in maniera organica, e che la “repressione alimenta la ribellione” e non ci intimidisce, anzi se così possiamo dire ci dà uno stimolo in più alla lotta contro il sistema che la partorisce che questa lotta contro di essa, avanzata, ci fa avanzare qualitativamente contro il sistema che la produce, in un certo senso ci aiuta a combattere meglio contro l’obiettivo, ci pone potenzialmente su un terreno di unità contro il nemico comune e questa assemblea potrebbe rappresentare un piccolo passo in avanti in questo."

pc 20 dicembre - 19 dicembre 2000-2014 - Non dimenticare mai la lotta e il massacro nelle carceri turche - info Soccorso Rosso Proletario Italia - srpitalia@gmail.com - dichiarazione dei compagni turchi


Nel dicembre 2000, le forze di sicurezza dello Stato fascista turco hanno iniziato una sanguinosa operazione contemporaneamente in 22 carceri, che è sfociata nell'uccisione di 28 prigionieri rivoluzionari. La direttiva di questa sanguinosa operazione è stata data dal governo di coalizione di allora DSP, ANAP e MHP, e durante l'operazione centinaia di prigionieri sono stati feriti. Nelle carceri come quelle delle province di Diyarbakir, Buca, Ümraniye e Ulucanlar venne messo in atto, dopo il 19 dicembre, il sistema di celle di Tipo-F (sistema di isolamento) - che era stato pianificato da tanto tempo. Dal momento della messa in funzione del sistema carcerario di Tipo-F e fino ad oggi è continuata la repressione contro i prigionieri rivoluzionari.

Le prigioni di Tipo-F significano: isolamento, “rieducazione” mentale, una politica di controllo del pensiero e della mente dei prigionieri rivoluzionari per farli arrendere. Il sistema di Tipo-F non era solo una politica contro le carceri ma una politica contro l'intera società. È stato soprattutto il prodotto di una strategia a lungo termine della politica imperialista per controllare e sopprimere la società. Nonostante tutta l'oppressione e i massacri i prigionieri rivoluzionari non si sono piegati al sistema di isolamento. Anche se hanno perso diritti conquistati hanno mostrato un atteggiamento deciso nella loro resistenza, nonostante tutte le grandi difficoltà. Dopo la strage del 19 dicembre, 122 persone sono morte per lo sciopero della fame fino alla morte dentro e fuori le carceri, centinaia sono diventate disabili permanenti a causa dell'intervento forzato.

Il periodo delle prigioni di Tipo-F, iniziato con il massacro del 19 dicembre, continua fino ad oggi. Il governo fascista AKP da 11 anni al potere – pratica e impone il sistema delle prigioni di Tipo-F: isolamento, divieto di visite, divieto di libri e riviste, divieto di lettere; i prigionieri sono sotto sorveglianza video, si attuano trasferimenti arbitrari verso altre prigioni senza informare i parenti o i loro avvocati e gli esuli. I prigionieri politici si trovano ad affrontare tutti i tipi di trattamenti inumani e le torture. Inoltre, molti prigionieri hanno ricevuto l'ergastolo da quando l'AKP è salito al potere. Come risultato di queste politiche oppressive e repressive, 162 prigionieri soffrono di malattie terminali e 544 sono malati. A causa di questo trattamento arbitrario il ministero della giustizia e le amministrazioni carcerarie stanno bloccando i trattamenti urgenti per i prigionieri malati.

Mentre la fame, la povertà, la miseria e la disoccupazione sono in aumento ogni giorno nel paese, il governo AKP si fa avanti con le bugie come il "pacchetto democratico" da imporre alla società, ma continua con nuovi massacri. Nel 13° anniversario del massacro del 19 dicembre noi ancora una volta condanniamo le politiche fasciste, razziste e oppressive del governo dell'AKP. Facciamo appello a tutte le organizzazioni e istituzioni rivoluzionarie e democratiche ad essere attivi contro la repressione nelle carceri.
  • Rilascio immediato di tutti i prigionieri malati e immediato inizio delle cure sanitarie!
  • Fine delle punizioni disciplinari nelle celle!
  • Fine delle torture e cure sanitarie!
Mettere fine al sistema di celle di Tipo-F - Libertà per tutti i prigionieri politici!
Noi non abbiamo dimenticato e non dimenticheremo la Strage del 19 dicembre!
soccorso rosso proletario italia
19-12-2014
srpitalia@gmail.com



Turkey -December 19th 2000: Never forget! Never forgive!

Carry the Death-fast Resistance to Victory!-December 2000
Call by the Central Committee of the Communist Party of Turkey (Marxist-Leninist) 

Fourteen years ago today Turkish military and police carried out “Operation Return to Life” to impose the F-type isolation regime against revolutionary prisoners on hunger strike. Thirty were killed
return_gr

The process we are now in clearly shows that the crisis of the comprador bourgeoisie and big landlords is growing deep, both politically and economically. The ruling classes are putting the financial cost for their crisis.onto the backs of the workers, peasants and other oppressed people. The state wants to smash the resistance of the democratic demands of the Kurdish nation and other minorities and to attack the democratic demands of the workers, peasants and students.
The fascist Turkish state also attacked the communists and revolutionaries who are between the four walls of the prisons, wantingto capture them not only physically but also ideologically and politically. There are more bloody attacks on the political prisoners now than ever in the past. For this reason they have put forward the “F- type” prisons.
As a result of this policy of the fascist Turkish state, in the-prisons the TKP(ML), DHKPC and TKIP political prisoners have put their bodies into the death-fast and have started a glorious resistance. Their belief in revolution is leading their spirit of resistance, and our Party, the TKP(ML), is certain that the communist and revolutionary prisoners will win. The political prisoners, who are freedom’s sun in the prisons, quickly mobilised their families. Revolutionary resistance against the state has had a big impact on the oppressed masses in a very short time, and has brought people into the streets to protest and fight against the state in cities across Turkey.
The Turkish state has tried different manoeuvres in an unsuccessful attempt to pacify.the masses, but the oppressed masses, communists and. revolutionaries have been writing history with their blood. Our Party, the TKP(ML), has saluted the communists and revolutionaries’ resistance with practical actions. In Karadeniz (Black Sea area), in Dersim (Kurdistan), in Marmara (Istanbul area), and abroad the Party has mobilized all its supporters and other masses in order to unite with the straggle of. the communist and revolutionary prisoners, and the Party has played a crucial. role in this struggle everywhere.
In every corner of the world, waves of revolution are developing and rising. This new wave is scaring the imperialists and the reactionary ruling class. This struggle in Turkey is part of this new wave. With the support of imperialism, in September 1992, Chairman Gonzalo (leader of the Communist Party of Peru) was captured by Peru’s Fujimori regime. But imperialism and reaction couldn’t stop the People’s War in Peru. As Gonzalo himself said on 24 September 1992 in his speech from the cage, this is just a “bend in the road” of the People’s War.
Just as the Fujimori regime in Peru has isolated Chairman Gonzalo, the fascist Turkish state wants to isolate the communist and revolutionary political prisoners in Turkey. As Maoists the task today is to fight against collaboration and capitulation wherever we are, in the process ofbuilding people’s democracy, socialism and communism, and smashing imperialism and the reactionary ruling class.
Long Live the Death-fast Resistance!
Long Live People’s War!
Glory to Our Party TKP(ML), Our Army TIKKO and Our Youth Organisation TMLGB

pc 20 dicembre - Marocco - sciopero della fame dei prigionieri politici rivoluzionari - massima informazione e solidarietà di Soccorso Rosso Proletario Italia - info: srpitalia@gmail.com

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testo in via di traduzione

Hunger Strikes in jails of the Moroccan reactionary State

These strikes are mainly conducted to denounce the conditions of detention of comrades and to secure their rights violated.

Who are these comrades?

Aziz Elkhalfaoui was arrested on 04.09.2014. his case is still in progress: No sentence was pronounced against to this day. This is a pure political trial.

This comrade  was the head of the mass movement of the 20 february and the masses of student Marrakech.

This is a an authentic communist and has been one of the leaders of the student movement Moroccan Marxist - Leninist - Maoism

He leads a hunger strike since 03.12.2014 in the prison in Marrakech.

Rédouane el Aadimi was arrested too on 04.09.2014. his case is still in progress:

No sentence was pronounced and is one of the activists of the trend students of the democratic path basiste maoist of Marrakech.

He has actively participated in the reconstruction of this trend ideological, political, and organizational.

That this person have received a blow in the year 2008. these two comrades are waging a Hunger strike for several reasons:

* to lift the isolation in which they find themselves.
* to restore the right to visit their families.
* for the acceleration of their trial.
* to wrest the authorization to pursue their studies.
* so that they can benefit from the library of the prison.
* to denounce daily harassment of prison guards.
* to denounce the ban their is made for the use of phones in the prison In order to be able to communicate with their families.

The health of these comrades is worsening day by day.

Comrade Elkhalfaoui was taken last monday in a hospital, outside of the prison, While he was in a coma. It is suffering, in addition, acute pain in the stomach - accompanied by diarrhoea and blood loss. In addition, it is no longer able to speak or to move. Finally, it should be noted that the comrade has asthma.

Rédouane el Aadimi, too, began a hunger strike since 03.12.2014., he Suffers from acute pain in the head and can no longer either move or speak . finally, it should be noted that these two mates are threatened to be thrown to the cachot s ' They are toiling in their hunger strike. After several days of hunger strike, two other comrades imprisoned in the prison of Tiznit, South of Morocco, have joined them in this hunger strike:

Aziz Elbour is one of them. This comrade has - as for him - was arrested on 15.02.2014 and sentenced to 3 Years imprisonment. He was also activist in the trend student democratic path basiste maoist of Marrakech.

He began a hunger strike open since the 10.12.2014 in solidarity with his comrades of Marrakech and also to claim his right to continue his studies. This comrade had already begun with his comrades Emouden, Elmskini, Talhaoui, several hunger strikes:

One in solidarity with Georges Ibrahim Abdallah ; another in solidarity with the uprising of the people in Turkey last year ; another still in solidarity with the people's movement and the political prisoners in Morocco.

Because of these hunger strikes repeated, his state of health is becoming catastrophic, and it has already been transferred to the hospital several times.

Mohamed Elmouden was arrested on 15.02.2013 ; he was sentenced to 3 years prison  It is one of the leaders of the trend students of democratic path basiste maoist of Marrakech.

This is the second time he gets arrested because of his activism.

It will start a new hunger strike on friday 19.12.2014 in solidarity with the comrades of Marrakech.

He also has already commenced a number of hunger strikes with his group of 10.

These comrades will constitute the  solid core as a rock of the reactionary regime could not break. These are militants Marxist - Leninist - Maoists.

Their only purpose is to advance the revolutionary process at the highest point in order to solve the contradictions. The difficulty that exists between the alliance révolutionary against the alliance of dominant classes.

The activists are among the best communist activists in Morocco.

This is why it is the duty of each and all of the support by all means.

Solidarity is our weapon. It should be in used

Long live the proletarian solidarity!

Long live the international  and Moroccan revolution !

Long Live Marxism Leninism Maoism

pc 20 dicembre - Brasile ancora in prigione Igor Mendes del Movimento rivoluzionario popolare studentesco - si sviluppa la campagna internazionale

Estimados companheiros, 
Segue notícia sobre a decisão da justiça do Rio de Janeiro que negou liberdade para Igor Mendes. Ao entrar no tribunal Igor Mendes, Fabio Raposo e Caio Silva, ergueram os punhos e algemados gritaram "NÃO PASSARÃO!" grito seguido pelos otros 23 ativistas que também estavam presentes na primeira audiencia do julgamente. Segue abaixo um artidgo do Jornal a Nova Demcracia sobre a audiência e fotos da campanha.

JUDICIÁRIO FASCISTA NEGA LIBERDADE À IGOR MENDES: "A CAMPANHA PELA LIBERDADE DOS PRESOS POLÍTICOS SEGUE FIRME E AUMENTARÁ!"

Por RAFAEL GOMES PENELAS / A Nova Democracia

Com a moral elevada e punhos erguidos, o ativista Igor Mendes compareceu à audiência realizada hoje, 16 de dezembro, no Tribunal de Justiça do Rio de Janeiro. Mesmo com o habeas corpus negado pelo judiciário, tal fato não abalou o jovem que, de cabeça erguida, clamou 'Liberdade!' e 'Não passarão!'.

Nossa reportagem chegou em frente ao TJ, no Centro da cidade, às 10h da manhã e lá permaneceu até o fim da noite. Conversamos com ativistas e notamos a disposição de luta daqueles que se decidiram por prestar firme e decidido apoio não só a Igor, mas a todos os 23 ativistas perseguidos de forma arbitrária pelo poder judiciário, pelo monopólio da imprensa e pela polícia, e também pela liberdade de Caio Silva e Fábio Raposo.

Quando os presos se manifestaram com gestos simbólicos de resistência durante a audiência, o juiz Flávio Itabaiana, "do alto de sua arrogância e prepotência", como afirmou uma ativista, bradou: "Aqui não ó! Isso aqui não é rua não!". 

"Cão que ladra não morde", ironizaram os que receberam a notícia do lado de fora.

Durante a tarde fomos informados pela advogada Camila Vale que "o juiz mandou que todos se retirassem, inclusive advogados e familiares". Somente os veículos do monopólio da imprensa, como a Rede Globo, puderam permanecer.

Certamente, embora Igor tenha sofrida uma pequena derrota temporária, ele deixa seu exemplo de firmeza e mantém de pé a frase que havia dito quando da sua prisão em 3 de dezembro: "Levantem a cabeça erguida e não se deixem abater pela perseguição desse Estado fascista". 

"Assim será! A campanha pela libertação dos presos políticos segue firme e aumentará!", afirmou outro manifestante.






venerdì 19 dicembre 2014

pc 19 dicembre - Amianto - ancora padroni e manager assassini di operai processati

Amianto all'Olivetti: chiesto giudizio per De Benedetti, Passera e Colaninno
La Procura di Ivrea ha chiesto il rinvio a giudizio per 33 persone, tra le quali anche Carlo De Benedetti, Corrado Passera e Roberto Colaninno. L'ipotesi di reato è omicidio colposo per la morte dei lavoratori legata a malattie professionali.
Per 33 dei 39 indagati nell'inchiesta sulle morti per amianto alla Olivetti la Procura di Ivrea ha chiesto il rinvio a giudizio. Tra i destinatari del provvedimento, firmato dai pm Laura Longo e Lorenzo Boscagli, ci sono Carlo De Benedetti, Corrado Passera e Roberto Colaninno. L'ipotesi di reato è omicidio colposo. Per quanto riguarda la famiglia De Benedetti, il fratello di Carlo e i suoi figli hanno presentato memorie difensive.
Nelle prossime settimane si svolgerà l'udienza preliminare, in cui verranno citati gli imputati e le persone offese, sarà anche la sede per la richiesta di costituzione di parte civile.
I magistrati procedono per lesioni e omicidio colposo in merito alle malattie, di sospetta origine professionale, che hanno colpito una quindicina di lavoratori dello stabilimento della Olivetti. Carlo De Benedetti è coinvolto in quanto amministratore delegato e presidente dell'azienda dal 1978 al 1996; suo fratello Franco in quanto amministratore delegato dal 1978 al 1989, vicepresidente dal 1989 al 1992 e consigliere di amministrazione fino al 1993; il figlio Rodolfo poiché consigliere di amministrazione dal 1990 al 1997; l'ex ministro Corrado Passera perché consigliere di amministrazione dal 1990 al 1996 e amministratore delegato dal 1992 al 1996. Colaninno, invece, è stato amministratore delegato a partire dal 1996.

pc 19 dicembre - A MILANO all'ombra della Lega razzista paracriminale di Salvini si raccolgono i nazisti d'Europa protetti dalla polizia del governo Renzi - questo convegno non s'ha da fare

Milano: a convegno fascisti e nazisti di tutta Europa, grazie alla Lega 

A contestare l’incontro per ora è indetto un presidio presso la Camera del Lavoro, a poca distanza da Via Corridoni, dalle 14.30 di domani. Ma alcune realtà potrebbero scegliere di opporsi all’intollerabile raduno utilizzando modi, per così dire, meno convenzionali.


Milano: a convegno fascisti e nazisti di tutta Europa, grazie alla Lega
Si rafforza sempre di più il legame tra il variegato arcipelago italiano ed europeo di estrema destra e la ‘nuova’ Lega di Maroni che ha abbandonato le rivendicazioni liberiste e separatiste per orientare la propria propaganda in senso nazionalista.
Il partito di Salvini è impegnato in tutta Italia, centro e sud compreso, in un’operazione di allargamento che di fatto si poggia sull’assimilazione di pezzi gruppi fascisti finora indipendenti o interni al Pdl prima e a Forza Italia poi. Basti citare la formazione di un gruppo “Per la Lega dei Popoli” all’Assemblea Capitolina di Roma, costituitosi proprio in questi giorni grazie a un vecchi arnese della politica come Marco Pomarici, transitato nel partito xenofobo e populista insieme ad altri 5 consiglieri municipali eletti nelle liste del Ncd di Alfano.
E non è un mistero il legame preferenziale che la Lega in versione nazionalista ha stretto fin dalla campagna elettorale per le Europee con i “fascisti del terzo millennio”, alcuni dei quali sono stipendiati dal gruppo di Salvini al Parlamento di Strasburgo mentre i figliocci politici di uno Iannone sempre meno presente costituiscono ormai la manovalanza per i tentativi degli ex padani di mettere radici nei quartieri della capitale o di altre città del centro-sud.
Ma evidentemente il progetto di Salvini e company va ben al di là sia dal punto di vista politico che territoriale, puntando alla creazione di legami più o meno ufficiali con un arcipelago di forze neofasciste e neonaziste di dimensioni continentali.
E proprio domani, a Milano, va in scena un convegno dell’ultradestra europea ospitato al centro congressi della Provincia di Milano e che vedrà la presenza di Forza Nuova, Alba Dorata e di neonazisti di vari paesi, grazie all’ospitalità della consigliera regionale Maria Teresa Baldini (gruppo misto, eletta nella Lista Maroni Presidente) alla quale interverrà Ettore Fusco, consigliere metropolitano del Carroccio. La direzione della Lega nega coinvolgimenti ufficiali, ma c’è da giurare che i due esponenti citati non saranno i soli domani a dare un tocco di verde alla nera convention.
Una convention all’insegna del classico slogan delle formazioni fasciste, neonaziste e terzoposizioniste (oggi si direbbe rosso-brune) di tutto il continente - “Europa, una grande e libera” – in arrivo nel capoluogo lombardo per dar vita ad un coordinamento che si vorrebbe stabile delle destre estreme di tutto il continente.
“Oggi - si legge nel farneticante comunicato degli organizzatori - i movimenti nazionalisti europei hanno deciso di coordinarsi per costruire il fronte dei popoli liberi e sovrani. Popoli che aspirano alla libertà e respingono il modello globalizzatore che, attraverso l’indiscriminata immigrazione dal sud del mondo, spinge verso un’Europa multietnica, multiculturale e multireligiosa. Popoli che aspirano alla pace e respingono la folle politica militarista di Nato e Usa tesa a ricostruire il muro della vergogna all’interno del nostro continente. A Milano, il 20 dicembre, si presenterà il partito europeo Alleanza per la Pace e la Libertà”.
Ad accogliere i camerati giunti nell’auditorium di Via Corridoni ci sarà Roberto Fiore (Forza Nuova) mentre l’elenco delle presenze prevede l’ex generale greco Eleftherios Synadinos, europarlamentare di Alba Dorata, il leader del partito neonazi svedese Svenskarnas Parti Stefan Jacobsson, il presidente dei fascisti inglesi del British National Party, Nick Griffin, che Fiore ha conosciuto quando era latitante a Londra; e poi ancora Gonzalo Martìn, del gruppo spagnolo Democracia Nacional; Udo Voigt, europarlamentare del Partito Nazionaldemocratico tedesco; e ancora Olivier Wyssa, consigliere regionale francese che ha abbandonato il Front National in polemica con la “svolta moderata” impressa al movimento fascista d’0ltralpe da Marine Le Pen.
In molti hanno chiesto – alcuni senza far nulla di fattivo per perorare la propria richiesta – che la provincia ritiri la concessione della sala all’allegra combriccola di camerati. Ma il presidente della Provincia, Guido Podestà, si giustifica ricordando che la richiesta è venuta dal gruppo metropolitano della Lega e che quindi dal punto di vista formale nulla osta.

pc 19 dicembre - A ROMA tutti i fascisti sono oltre che aggressori vigliacchi... anche tutti porci criminali! Tutte le loro sedi vanno chiuse, tutte le loro associazioni vanno sciolte!



Altri fascisti arrestati per l'omicidio del "cassiere di Mokbel"

Altri fascisti arrestati per l'omicidio del "cassiere di Mokbel" 

Nuovi arresti e perquisizioni in tutta Italia per l'omicidio di Silvio Fanella, meglio noto come il cassiere di Gennaro Mokbel, ucciso a luglio nella sua abitazione di Roma alla Camilluccia.
Solo due nomi di arrestati sono stati finora rivelati dagli investigatori, un è assai noto ed è quello del fascista Emanuele Macchi di Cellere, ex membro dei Nar, già arrestato nel marzo 2012 - poi condannato a 12 anni, in primo grado - per un traffico internazionale di cocaina da Santo Domingo ma stranamente mandato rapidamente agli arresti domiciliari. Da cui era naturalmente subito evaso, venendo però poco dopo fermato dalla polizia francese in Provenza. Contropiano si era già ocupato della vicenda più volte, come si può vedere ai link che seguono
http://contropiano.org/archivio-news/documenti/item/26260-arrestato-in-francia-fascista-pesante-italiano-evaso-dai-domiciliari,
http://contropiano.org/politica/item/7737-il-lavoro-sporco-dei-fascisti-del-terzo-millennio, http://contropiano.org/politica/item/7258-arrestato-un-fascista-e-trafficante-di-droga-strano?
L'altro è Manlio Denaro, già coinvolto nelle indagini sulla truffa Fastweb Telecom Sparkle messa in piedi da Mokbel, ma meglio noto per essere stato legato per anni a Luca Signorelli e altri fascisti “militari” degli anni '60 e '70. Non proprio uno di primo pelo, insomma.
Gli arrestati di oggi sarebbero però quattro, tra cui una donna. Per l'omicidio di Fanella erano già stati arrestati, come esecutori materiali, Giovanni Battista Ceniti, di Casapound, rimasto ferito durante il delitto, Egidio Giuliani e Giuseppe Larosa, rintracciati a Roma e a Novara lo scorso 7 settembre. E proprio Novara sembra essere uno dei centri principali dell'indagine. È stata infatti perquisita la sede della cooperativa sociale Multidea, fondata tra gli altri da Egidio Giuliani, nata per fornire un lavoro ai detenuti del carcere locale, in modo che potessero accedere ai benefici di legge. Larosa è invece uno dei “soci”.
Ma l'operazione riguarda anche numerosi altri territori, come il litorale romano di Ostia, in Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige. Gli indagati sarebbero tutti personaggi della destra fascista “pesante”, ed anche malavitosi con cui avrebbero fatto “affari”.
La cosa da sottolineare è che l'operazione è guidata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, non dagli organismi che istituzionalmente seguono l'eversione fascista (Digos, la sezione specifica dell'Aise, ecc). Come se la frenetica attività dei vari Carminati, Brugia, Giuliani, Macchi di Cellere e compagnia cantando non fossero mai state ritenute degne di attenzione. Una “stranezza” che ci conferma in pieno i dubbi sollevati in occasione dell'ultima relazione semestrale dei servizi segreti al Parlamento (http://contropiano.org/editioriali/item/25153-servizi-segreti-e-fascisti-distratti-indulgenti-complici?). In particolare, ci risultava davvero curioso che l'estensore della relazione considerasse inutile monitorare le attività dei fascisti, dedicando loro solo una mezza paginetta secondo cui sarebbero stati “impegnati nel sociale e nell'attività sulla rete per allargare la base della loro militanza”. Come “allargamento”, tra Mafia Capitale e omicidi per contendersi diamanti o appalti, non c'è male...

pc 19 dicembre - Poletti ministro del lavoro, si alla cooperativa della fascio-mafia della capitale - questo ministro e tutto il governo Renzi se ne devono andare!

Mafia Capitale, coop di Buzzi “29 giugno” ha un appalto al ministero di Poletti

Mafia Capitale, coop di Buzzi “29 giugno” ha un appalto al ministero di Poletti


Nel 2014 la "29 giugno" subentra alla coop Antares nel servizio di pulizia di tre sedi del dicastero. Chi le affida l'incarico? Lo fa, "previo consenso del ministero", il Consorzio nazionale servizi, il cui dirigente romano Salvatore Forlenza è indagato per turbativa d’asta nell'inchiesta. E nel cui consiglio di sorveglianza siede il braccio destro di Carminati

E ora la foto simbolo di Mafia Capitale rischia di diventare per Giuliano Poletti ancora più imbarazzante. Il servizio di pulizie del ministero del Lavoro, infatti, cinque mesi fa è stato affidato direttamente alla cooperativa “29 giugno“. La stessa finita al centro dell’inchiesta romana e presieduta fino al momento degli arresti da Salvatore Buzzi, uno dei protagonisti del “mondo di mezzo” ritratti nello scatto del 2010 a cena con l’allora presidente di Lega Coop e attuale ministro. La forza pervasiva con cui Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati, riusciva a ottenere lavori per la sua cooperativa ha finito dunque per arrivare fino ai palazzi del governo.
La gara per i servizi di pulizia delle sedi ministeriali di via Flavia, via Fornovo e via De Lollis viene aggiudicata nel 2011 a un raggruppamento temporaneo di imprese formato dalla società Sea Sud e dal Cns, il Consorzio nazionale servizi con sede a Bologna citato nelle carte dell’inchiesta oltre che per Buzzi, membro del suo consiglio di sorveglianza, anche per Salvatore Forlenza, il direttore commerciale del Centro Italia indagato per turbativa d’asta. L’appalto al ministero del Lavoro ha una durata di quattro anni a partire dal 2012, quando iniziano effettivamente i lavori, e il suo valore è intorno ai 3 milioni di euro, il 58%dei quali è in capo al Cns. Il consorzio all’inizio affida i lavori alla cooperativa Antares, una delle sue associate, che però lo scorso luglio viene fatta fuori perché non in regola con la documentazione che prova la regolarità dei versamenti contributivi dei lavoratori. L’irregolarità viene segnalata dallo stesso ministero al Cns. “In casi come questo – fanno sapere dal consorzio – è previsto che si proceda all’affidamento a un’altra associata, con il benestare dell’ente cui viene comunicato il cambio dell’associata”. Il ministero viene dunque informato che i servizi di pulizia verranno assegnati alla “29 giugno”, anch’essa associata al Cns, e avalla tale scelta dopo avere ottenuto conferma che la cooperativa è in possesso dei requisiti necessari e che assumerà tutti i lavoratori impiegati in quel momento.
Sebbene l’appalto non risulti essere tra quelli finiti sotto la lente dei magistrati, una domanda è lecita: come mai la scelta cade proprio sulla “29 giugno”? Dal Cns sostengono che la cooperativa era una delle tante associate papabili per sostituire Antares: “Nel Lazio fatturiamo 140 milioni di euro, di cui solo 11 milioni con la ’29 giugno’, meno del 10 per cento”. Ammettono però che tale decisione era di competenza della struttura commerciale del consorzio, che per l’area del Centro Italia, come detto, aveva come responsabile proprio Forlenza, indagato per un appalto da 12 milioni per la raccolta differenziata affidato al Cns dall’Ama, l’azienda romana che si occupa di gestione dei rifiuti. Per lui la procura di Roma aveva chiesto le misure cautelari, ma il gip Flavia Costantini non le ha concesse escludendo l’aggravante mafiosa. Tuttavia nell’ordinanza che ha portato all’arresto delle prime 37 persone, su Forlenza viene sottolineato come “l’illecito penale sia una modalità abituale di cui egli si avvale nell’esercizio della sua attività economica“.
IlFattoQuotidiano.it ha chiesto chiarimenti sul subentro nei lavori della “29 giugno” prima alla direttrice della divisione Acquisti beni e servizi del ministero, ricevendo come risposta una telefonata chiusa in faccia. Poi all’ufficio stampa, che ha risposto con una nota che ripercorre la storia dell’appalto e fa sapere che “in data 3 dicembre 2014, a seguito delle notizie apparse sugli organi di stampa sono stati richiesti chiarimenti al Cns sulle iniziative che avrebbe assunto al fine di tutelare l’interesse di questa amministrazione, nonché dei lavoratori assunti in relazione all’appalto di cui è affidataria”. A tale richiesta il Cns ha comunicato il 12 dicembre di avere revocato l’assegnazione nei confronti della “29 giugno”, “provvedendo ad individuare una nuova associata in possesso dei requisiti morali e tecnico professionali necessari”.
La risposta fornita oggi era stata negata nei giorni scorsi al Movimento 5 Stelle, che aveva presentato, a firma tra gli altri di Claudio Cominardi e del deputato Massimo Enrico Baroni, un’interpellanza urgente a Poletti in cui si evidenziavano i potenziali conflitti di interesse del ministro per il ruolo ricoperto in passato in Lega Coop e si chiedeva se gli risultasse che “la cooperativa ‘29 giugno’ intrattenga al momento rapporti con il ministero del Lavoro e delle politiche sociali e, in caso positivo, quali siano e attraverso quali procedure sia stata selezionata”. Domanda alla quale il sottosegretario Teresa Bellanova, in aula venerdì al posto di Poletti, non aveva risposto, tanto che nella sua controreplica Baroni aveva riproposto l’interrogativo, definendo “inquietante” il modus operandi di certi personaggi: “Si va alle cene per un appaltino di qua, un contatto con questo e quello, il numero di telefono giusto. Il risultato finale è l’appalto, ovvero le pulizie di un ministero, ovviamente quello guidato dall’amico, che nel frattempo è diventato ministro”.

pc 19 dicembre - Per il dibattito - L’ascesa dell’imperialismo tedesco e la pretesa “minaccia russa”

james petras


Il principio ideologico di base che assicurò al nazismo il massiccio supporto politico-finanziario da parte dei maggiori comparti industriali tedeschi, fu la minaccia comunista e sovietica. Il maggiore impegno militare nazista, in cui furono impiegati i due terzi delle truppe migliori a disposizione, fu diretto a oriente verso la conquista e la distruzione della Russia. La “minaccia russa” giustificò la conquista e l’occupazione tedesca dell’Ukraina, dei Balcani, dell’Europa dell’Est e dei Paesi Baltici, anche con l’aiuto considerevole di collaboratori nazisti locali. Dopo la sconfitta, la divisione e il disarmo  della Germania, e in seguito all’espansione del potere sovietico, gli USA reinstallarono al loro posto gli industriali nazisti e le grandi banche, come pure gli ufficiali e gli operativi dell’intelligence e dei servizi segreti del passato regime nazista. In una prima fase del dopoguerra, tutte queste forze furono utilizzate per ricostruire l’economia nazionale e nel consolidare il potere politico in collaborazione con le forze di occupazione americane.
Alla fine degli anni ’60, la Germania riconquistò il primato economico in Europa e si pose in prima linea nel processo di integrazione Europea insieme alla Francia e all’Inghilterra. In breve tempo giunse a dominare lo stesso processo decisionale che portò alla formazione dell’Unione Europea (EU). La EU in definitiva è servita alla Germania come strumento nascosto di conquista. Anno dopo anno, attraverso gli “aiuti” e i prestiti agevolati, la EU ha facilitato la penetrazione capitalistica tedesca e la sua espansione finanziaria nei mercati dell’Europa meridionale e centrale. La Germania ha dettato l’agenda dell’Europa Occidentale, guadagnando supremazia economica e beneficiando della strategia di accerchiamento e sovversione dell’Europa dell’Est, della Russia e dei Paesi Baltici e Balcanici messa in atto dagli Stati Uniti.

Il Grande Salto in Avanti Tedesco: l’annessione della Germania Est e la dismissione dell’URSS 
La velleità tedesca di un potere su scala mondiale non sarebbe stato possibile se la Germania Est non fosse stata annessa. Nonostante le dichiarazioni sulla “beneficenza” e gli aiuti all’est, il regime di Bonn si assicurò nel processo l’acquisizione di diverse migliaia di ingegneri molto preparati, di operai e tecnici specializzati, di fabbriche ancora attive, di azienda agricole produttive e – cosa più importante – si assicurò l’accesso diretto ai mercati dell’Est Europa e della Russia per prodotti industriali del valore di miliardi di dollari. La Germania fu trasformata così da un influente paese europeo emergente, nel più dinamico potere europeo in espansione, specialmente nei confronti dei paesi dell’Ex patto di Varsavia. 
L’annessione della Germania Est e il rovesciamento dei regimi comunisti nell’Europa dell’Est consentì ai capitalisti tedeschi di dominare i mercati del blocco orientale. Come primo partner commerciale, la Germania assunse progressivamente il controllo delle maggiori imprese industriali est-europee attraverso privatizzazioni corrotte portate a termine dai nuovi regimi clientelari e neo-capitalistici. Nel momento in cui Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e i Paesi Baltici “privatizzavano” e “de-nazionalizzavano” i settori strategici dell’economia, commercio, media e servizi sociali, la “Germania Unita”  era in condizione di occuparne i luoghi chiave. E quando la Russia cadde nelle mani dei gangster, degli oligarchi emergenti e dei sodali politici dei capitalisti occidentali, la sua intera infrastruttura industriale fu decimata e convertita in un gigantesco serbatoio per l’esportazione di materie prime. A questo punto la Germania convertì le sue relazioni con la Russia da un rapporto fra eguali a un modello di tipo “coloniale”: la Germania esportava prodotti industriali ad alto valore tecnologico e importava dalla Russia gas, petrolio e materie prime.
La potenza tedesca si è dunque ampliata esponenzialmente con l’annessione “dell’altra Germania”, la restaurazione del capitalismo nell’ Europa orientale e l’ascesa dei nuovi regimi clientelari liberisti entusiasti e disposti a sottomettersi a una Unione Europea dominata dalla Germania e da un comando militare NATO diretto dagli Stati Uniti.
L’espansione politico-economica tedesca via “rivolte popolari” fu presto accompagnata da un’offensiva militare statunitense innescata dai movimenti separatisti. La Germania intervenne in Jugoslavia, appoggiando i separatisti in Slovenia e Croazia. Sostenne poi il bombardamento USA-NATO della Serbia e ha sostenuto infine l’esercito di liberazione del Kosovo (KLA) – organizzazione paramilitare di estrema destra –  impegnato in una guerra terroristica in Kosovo. Belgrado fu così sconfitta e il cambio di regime portò alla formazione di uno stato clientelare di tipo neo-liberale, gli Stati Uniti hanno costruito in Kosovo la più grande base militare in Europa, il Montenegro e la Macedonia sono diventati satelliti della EU. Mentre la NATO ampliava e rafforzata la presenza militare degli Stati Uniti fino ai confini della Russia, la Germania diventava la potenza economica predominante in Europa.

La Germania e il Nuovo ordine Mondiale
Mentre i presidenti Bush e Clinton annunciavano un “nuovo ordine mondiale” sulla base della loro unipolare supremazia militare, la Germania avanzava verso il suo nuovo ordine imperiale, esercitando le sue leve politiche ed economiche nel vecchio continente. Ciascuno dei due centri di potere, la Germania e gli Stati Uniti, condividevano la ricerca comune di una rapida integrazione dei nuovi regimi capitalistici nelle loro rispettive organizzazioni regionali – l’Unione Europea (UE) e la NATO – ed estendere in questo modo la loro portata globale. Date le origini reazionarie e la naturale vocazione al vassallaggio degli Stati Orientali, Baltici e Balcanici, e date anche le loro paure di una eventuale reazione popolare alla perdita di posti di lavoro, di garanzie sociali e dell’indipendenza tout-court, derivante dalla attuazione delle selvagge politiche d’assalto neoliberiste, i governanti dei nuovi regimi immediatamente si proposero per l’adesione come membri subordinati della UE e della NATO, smerciando la sovranità, i mercati e la titolarità nazionale dei mezzi di produzione in cambio di prebende economiche e del libero movimento della forza lavoro, una valvola di sfogo questa per i milioni di lavoratori neo disoccupati dei loro rispettivi Paesi. Il grande capitale tedesco e inglese ne ricavò nuova forza lavoro sotto forma di milioni di lavoratori immigrati qualificati e pagati al di sotto dei salari medi del mercato del lavoro europeo, e il libero accesso alle risorse e ai mercati di origine. Gli Stati Uniti assicurarono altre basi militari alla NATO e reclutarono forze militari per le guerre imperiali in Medio Oriente e nell’Asia meridionale. La dominazione economico-militare tedesco-americana in Europa era basata in definitiva sul ritenere la Russia un paese debole e quasi vassallo e sulla continua crescita economica della loro economie che aveva seguito il saccheggio iniziale delle economie ex comuniste. Per gli Stati Uniti, la incontrastata supremazia militare in tutta Europa è stata il trampolino di lancio per la quasi simultanea espansione imperiale in Medio Oriente, Asia meridionale, Africa e America Latina. La NATO è stata ‘internazionalizzata’ in un’alleanza militare globale di carattere offensivo: prima in Somalia e Afghanistan,  poi in Iraq, Libia, Siria e Ukraina.

L’Ascesa della Russia, La Resistenza islamica e la Nuova Guerra Fredda
Durante la ‘decade dell’infamia’ (1991-2000 ) le estreme misure di privatizzazione da parte dei governanti russi per conto degli investitori europei e statunitensi e dei gangster oligarchi russi, si sommarono al vasto saccheggio di tutta l’economia, del tesoro pubblico e del patrimonio nazionale russo. L’immagine e la realtà di un gigante stato vassallo prostrato, incapace di portare avanti una politica estera indipendente, incapace di fornire la parvenza minima di una moderna economia funzionante e di mantenere lo stato di diritto, era diventato il panorama entro il quale la EU e gli USA definivano la Russia. La Russia post-comunista, uno stato fallito sotto ogni aspetto, fu  denominata una “democrazia liberale” da ogni politico capitalista occidentale e così era ripetuto da tutti i loro accoliti e dai mezzi di comunicazione di massa. L’ascesa al potere di Vladimir Putin e la graduale sostituzione di alcune delle più eclatanti figure di funzionari-liquidatori neo-liberali e,  più importante ancora, la ricostruzione dello Stato russo con un adeguato budget e il ritrovato  funzionamento delle istituzioni nazionali, è stato immediatamente percepito come una minaccia alla supremazia militare degli Stati Uniti e all’espansione economica tedesca. La transizione della Russia da una condizione di  vassallaggio occidentale verso la riconquista del suo status di nazione indipendente e sovrana ha messo in moto un’aggressiva controffensiva da parte USA-EU. Questi hanno allora incominciato col finanziare un’opposizione politica sostenuta da una oligarchia neo-liberale nel tentativo di ripristinare il vassallaggio della Russia attraverso manifestazioni di piazza e scadenze elettorali. I loro sforzi per cacciare Putin e ristabilire uno stato vassallo dell’occidentale sono però stati vani. Ciò che aveva funzionato nel 19991 con la presa del  potere di Eltsin contro Gorbaciov, era ora inefficace contro Putin. La stragrande maggioranza dei russi non ha voluto un ritorno al decennio dell’Infamia.
All’inizio del nuovo secolo, Putin e la sua squadra stabilirono nuove regole di base, secondo le quali gli oligarchi avrebbero potuto mantenere la loro ricchezza illecita e i loro conglomerati industriali, a condizione che non avrebbero utilizzato le loro leve economiche per impadronirsi del potere. In secondo luogo, Putin fece rivivere e restaurò le istituzioni scientifiche, tecniche, militari, industriali e culturali, e riportò il centro decisionale del commercio e degli investimenti all’interno di una vasta cerchia di manager pubblici e privati non legati ai politici occidentali. In terzo luogo iniziò a rivalutare e riformare le agenzie della sicurezza nazionale con particolare attenzione a quanto riguardasse le minacce provenienti da movimenti separatisti sponsorizzati dall’Occidente  nel Caucaso, in particolare in Cecenia, e dall’inizio delle ‘rivoluzioni colorate’ sostenute dagli USA in Ucraina e in Georgia.  In una prima fase, Putin aveva ottimisticamente ipotizzato che, essendo la Russia uno Stato capitalista, e senza alcuna ideologia antagonista nei confronti dell’Occidente, la normalizzazione e la stabilizzazione dello stato russo sarebbe stato accolto con favore dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Aveva anche previsto che questi avrebbero accettato la Russia come partner economico, politico, e perfino come possibile membro della NATO. Putin aveva anche fatto le prime aperture volte a avvicinarsi a cooperare con la NATO e l’UE. L’Occidente non ha cercato di dissuadere Putin delle sue illusioni. In realtà lo hanno incoraggiato anche quando intensificavano il loro sostegno all’opposizione politica interna e preparavano una serie di guerre imperiali in Medio Oriente destinate a colpire gli storici alleati russi in Iraq, Siria e Libia. Nel momento in cui la strategia eversiva ‘interna’ non riusciva però a rimuovere il Presidente Putin e lo Stato russo finiva col prevalere sui neo-vassalli, la demonizzazione di Putin è diventata  una costante e stridula tiritera. L’Occidente passò quindi con decisione ad una strategia “non convenzionale” finalizzata ad isolare, circondare e indebolire lo Stato russo, minando alla base i suoi alleati e i suoi partner commerciali.

USA e Germania affrontano la Russia: la fabbricazione della “minaccia russa” 
La Russia fu invitata a sostenere le guerre degli Stati Uniti e della NATO in Iraq, Afghanistan e Libia in cambio della promessa di una più profonda integrazione nei mercati occidentali. Gli Stati Uniti e l’UE accettarono la cooperazione russa, che includeva l’accesso a rotte di approvvigionamento e l’uso di basi militari per la loro invasione e per l’occupazione dell’Afghanistan. Le potenze della NATO si assicurarono anche  il sostegno russo sulle sanzioni contro l’Iran. Le stesse potenze anno sfruttato infine l’ingenuo sostegno della Russia nella “no-fly zone” sulla Libia al fine di lanciare una guerra aerea totale in quel paese. Gli Stati Uniti hanno poi palesemente finanziato le cosiddette “rivoluzioni colorate” in Georgia e in Ucraina, prova generale – quest’ultima – per il colpo di stato del 2014. Ogni presa violenta del potere ha permesso alla NATO di imporre governanti anti-russi desiderosi e disponibili di servire come vassalli la Germania e gli Stati Uniti.
La Germania da parte sua ha guidato l’avanzata imperiale europea nei Balcani e in Moldavia, paesi con forti legami economici con la Russia. Alti funzionari tedeschi “hanno visitato” i Balcani per rafforzare i loro legami con i regimi vassalli in Slovenia, Bulgaria, Slovacchia e Croazia. Sotto la direzione tedesca, l’Unione Europea ha ordinato al regime bulgaro di Boyko “booby” Borisov di bloccare il passaggio del gasdotto di proprietà russa South Stream in Serbia, Ungheria, Slovenia e oltre. La Bulgaria ha perso in questo modo 400 milioni di dollari di entrate annue. La Germania e gli Stati Uniti hanno messo a libro paga i politici filo NATO e UE in Moldavia – assicurandosi l’elezione di Iurie Leanca alla carica di primo ministro. Il risultato della pedissequa inclinazione al vassallaggio di Leanca, ha portato la Moldavia a perdere 150 milioni di dollari di esportazioni verso la Russia. Le politiche pro UE di Leanca vanno in netto contrasto con il punto di vista della maggior parte dei moldavi,  il 57% dei quali vede la Russia come il partner economico più importante del paese. Quasi il 40% della popolazione moldava in età lavorativa è impiegata in Russia e il 25%  degli  otto miliardi di dollari del PIL moldavo è dovuto alle rimesse dall’estero.
I costruttori dell’Impero tedesco- statunitense hanno annichilito le voci di dissenso levatesi in Ungheria, Serbia e Slovenia, nonché in Moldova e Bulgaria, le cui popolazioni soffrono a causa del blocco del gasdotto e  del flusso del petrolio russo. Ma la guerra economica della Germania contro la Russia ha la precedenza rispetto agli interessi degli stati vassalli: spetta  a loro sacrificarsi per il ‘Bene  Maggiore’ del nascente impero economico tedesco e dell’accerchiamento militare della Russia ad opera di USA e NATO. I crudeli diktat della Germania – articolati attraverso l’Unione Europea – e la volontà dei regimi balcanici e baltici di sacrificare i propri interessi economici fondamentali, sono i migliori indicatori del nascente impero tedesco in Europa.
Parallelamente alla rabbiosa campagna economica anti-russa della Germania, gli Stati Uniti tramite la NATO sono impegnati in una vasta operazione di concentrazione militare lungo tutta la frontiera russa. Il fantoccio degli Stati Uniti, il capo della NATO Jens Stoltenberg, si vanta del fatto che nell’anno in corso la NATO ha aumentato di cinque volte il numero degli aerei da guerra e dei bombardieri che pattugliano le frontiere marittime e terrestri russe, e che questi effettuano esercitazioni militari ogni due giorni e che  – come se non bastasse – è notevolmente aumentato il numero di navi da guerra della Nato nel Mar Baltico e nel Mar Nero.

Conclusioni
Quello che è assolutamente chiaro è che gli USA e la Germania vogliono fare ritornare la Russia allo stato di vassallaggio degli anni ’90. Dal momento in cui Putin si è mosso per restaurare lo stato russo e la sua economia, i poteri occidentali si sono gettati in una serie di interventi politici e militari, eliminando ad uno ad uno gli alleati russi, i partner commerciali e gli stati indipendenti vicini alle frontiere russe. L’emergere dei regimi estremisti e visceralmente anti-russi in Polonia, Lettonia, Estonia e Lituania è servito da scudo per l’avanzamento della Nato e per l’occupazione economica tedesca. Il sogno di Hitler di conquistare l’Est europeo attraverso l’invasione militare ha ora preso la forma, sotto il Primo Ministro Merkel, di una conquista nascosta nell’Europa centrale e settentrionale, del ricatto economico nei Balcani e dei colpi di stato violenti in Ukraina e Georgia. La classe dirigente tedesca è divisa fra un settore dominante pro-USA che è propensa a sacrificare il pur profittevole commercio con la Russia di oggi nella speranza di dominare e saccheggiare l’intera economia di una Russia post-Putin (controllata dai rinati cloni di Yeltsin), e un settore minoritario dell’industria che vuole la fine delle sanzioni e il ritorno ad una normale relazione fra eguali con la Russia. La Germania teme che i suoi governanti fantocci –specie nei Balcani – diventino vulnerabili a causa degli sconvolgimenti sociali dovuti ai sacrifici economici imposti alla popolazione. E’ per questo che la Germania è completamente a favore della nuova forza di dispiegamento rapido della Nato apparentemente progettata per contrastare l’inesistente “minaccia russa”, ma utile in realtà per sostenere i vacillanti regimi vassalli.
La ‘Minaccia Russa’, l’ideologia che sta guidando l’offensiva tedesca e nordamericana in tutta l’Europa e nel Caucaso, è una replica della stessa dottrina che Hitler aveva usato per ottenere a suo tempo il sostegno dei banchieri e degli industriali nazionali e dei conservatori e collaboratori stranieri delle destre radicali estreme in Ucraina, Ungheria, Romania e Bulgaria. La presa del potere USA-EU attraverso politici vassalli sostenuti da oligarchi corrotti e combattenti di strada nazisti in Ucraina ha fatto esplodere la crisi attuale. La presa del potere in Ucraina rappresenta una minaccia per la sicurezza e per l’esistenza stessa della Russia come stato indipendente. Dopo la presa del potere, la NATO ha spinto il suo regime fantoccio di Kiev in una guerra civile al fine di eliminare militarmente le regioni autonome del sud-est e occupare la Crimea, eliminando così totalmente la posizione strategica della Russia nel Mar Nero. La Russia, vittima della presa del potere della NATO, è stata etichettata come “l’aggressore”. L’intero apparato ufficiale e i mezzi di comunicazione di massa ha ripetuto all’infinito la Grande Bugia. Due decenni di progressi militari USA-NATO ai confini della Russia e l’espansione economica tedesco-EU  nei mercati russi sono stati vanificati. L’Ucraina è la più importante piattaforma strategica militare da cui gli Stati Uniti e la NATO possono lanciare un attacco al cuore della Russia e il singolo più grande mercato per la Germania dai tempi dell’annessione della Germania Est. Gli Stati Uniti e la Germania vedono la conquista dell’Ucraina di estremo valore in sé, ma anche come la chiave per lanciare un’offensiva a tutto campo per strangolare l’economia russa attraverso le sanzioni e la caduta del prezzo del petrolio oltre che minacciare militarmente la Russia. L’obiettivo strategico è quello di ridurre la popolazione russa alla povertà, riattivare la quasi moribonda opposizione per rovesciare il governo di Putin e riportare la Russia ad una condizione di vassallaggio permanente. Ma le elite imperiali tedesco-statunitensi guardando anche oltre la Russia, ritengono che se controlleranno la Russia, potranno circondare, isolare e attaccare la Cina da Ovest oltre che da East. Non sono questi politici fanatici dagli occhi selvaggi. Ma in quanto sostenitori rabbiosi di una guerra permanente che ha lo scopo di eliminare la presenza della Russia in Europa e di minare l’emergere della Cina come potenza mondiale, essi sono disposti ad arrivare sull’orlo di una guerra nucleare. Il fulcro ideologico dell’espansione imperiale  US-Germania e della conquista in Europa e nel Caucaso è la “Minaccia Russa”. Essa è  la pietra di paragone che definisce oggi amici e nemici. I paesi che non rispettano il diktat delle sanzioni diventano a loro volta possibili bersagli. I mass media dal canto loro ripetono la menzogna.  La “Minaccia Russa” è diventato il grido di guerra di petulanti vassalli – la giustificazione fasulla per imporre sacrifici terribili nel servire i loro “padroni” di Berlino e Washington – temendo la ribellione della popolazione ormai allo stremo. Non c’è dubbio che, sotto assedio, la Russia sarà costretta a fare sacrifici. Gli oligarchi fuggiranno in occidente, i liberali dovranno strisciare a nascondersi sotto il letto. Ma proprio come i sovietici cambiarono le sorti della guerra a Stalingrado, il popolo russo, passati i primi due anni di assedio, riuscirà a sopravvivere e diventerà ancora una volta un faro di speranza per tutti i popoli che cercano di liberarsi della tirannia del militarismo USA-NATO e della dittatura economica tedesco-europea.
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Traduzione a cura di Pi per Vineyardsaker.it
Articolo di James Petras del 07 Dicembre 2014